Quest'oggi ripercorriamo le testimonianze relative a due episodi molto famosi.
Il primo è Lecce-Parma, ultima giornata del campionato 2004-2005 che, secondo l'esimio professor Sandulli, presidente della Corte Federale FIGC, era l'unica partita che lasciava qualche dubbio di illecito. Tralasciamo la conseguenza che tutte le altre, comprese quelle della Juve, erano dunque regolari. Tralasciamo che il risultato finale, quel 3-3, non si presta molto a un'ipotesi di tarocco, soprattutto considerando che la salvezza della Fiorentina (obiettivo della cupola moggiana nel teorema dell'accusa) dipendeva anche dall'esito di altre partite. Fatto sta che anche l'ultimo dubbio di Sandulli, stando ai testimoni dell'accusa, dovrebbe ormai considerarsi fugato.
Il secondo episodio è forse il più celebre della saga mediatica di Farsopoli: il rapimento dell'arbitro Paparesta, desunto da una telefonata in cui un Moggi giustamente infuriato per un arbitraggio scandalosamente anti-Juve, si sfoga con un'amica, con tutta evidenza millantando.
LECCE - PARMA, QUELL'UNICO DUBBIO DI SANDULLI
Pietro Carmignani: Allenatore del Parma che pareggiò 3-3 a Lecce, nell'unica partita su cui Sandulli dichiarò di avere dei dubbi, non porta alcun riscontro all'ipotesi di malafede dell'arbitro di quel match, l'imputato De Santis, ammettendo che le cinque ammonizioni comminate ai suoi uomini ci stavano e che in generale le proteste contro la direzione di quella partita, come in un precedente Lazio-Parma 2-0, erano alla fine recriminazioni tipiche di una partita di calcio.
Fabio Vignaroli: Sempre in quella partita, i pm hanno voluto approfondire un'accusa fatta a De Santis dal giocatore Vignaroli, che ha raccontato di aver udito l'arbitro dirgli: "Questa non la vincete". La frase avrebbe un unico testimone, Vignaroli stesso, che a fine partita si rese protagonista di una veemente protesta nei sui confronti, il che gli valse una giornata di squalifica. Troppo poco, secondo l'accusa, ma De Santis refertò la protesta, quindi difficile che si sentisse in difetto.
Zdenek Zeman: Riguardo a Parma-Lecce, non porta alcun elemento utile all'accusa. Anzi, gli unici comportamenti discutibili che sottolinea sono quelli dei suoi stessi giocatori, che nel secondo tempo smisero di giocare, perché il Lecce, a differenza del Parma, non aveva più nulla da chiedere al risultato. Gli si chiede di un'altra partita, quella a Lecce con la Juve, e anche lì, nulla di strano. Alla fine, la sua presenza in aula ha senso solo in quanto mediaticamente considerato grande vessato dalla cupola moggiana; ma anche su questo punto, le argomentazioni che porta sono campate in aria, quando non risibili, come quando parla di sé gloriandosi di una carriera che forse tanto di successo non è stata. Lo stesso Presidente lo riprende con ironia più volte.
Luca Baraldi: Ex AD del Parma (allora in amministrazione controllata), viene sentito in merito a presunti arbitraggi finalizzati a far salvare la Lazio. Su Lazio-Parma e Lecce-Parma riporta valutazioni personali su decisioni e comportamenti arbitrali, ma nessun elemento concreto. In particolare, su Lecce-Parma, rievoca la vicenda di Vignaroli (vedi la relativa deposizione), per la quale inizialmente fece dichiarazioni di fuoco, ma in seguito, di fronte all’ufficio indagine, ritrattò. Contestò anche le ammonizioni di De Santis in quella partita, ma ammette che non ci furono errori tecnici.
LO SPOGLIATOIO DI REGGIO COME L'ASPROMONTE
Romeo Paparesta: Ex arbitro anni '80, padre di Gianluca, smentisce per primo la leggenda del rapimento del figliolo. Smentisce anche i Carabinieri, che avevano attribuito al figlio una sim svizzera moggiana che in realtà usava lui. Con Moggi si sentiva per commentare gli arbitraggi cui assisteva o che analizzava alla moviola di un canale digitale. Frequentava Lucianone perché convinto che ciò l'avrebbe favorito nella carriera in CAN e invece non ne ebbe alcun giovamento.
Gianluca Paparesta: Arbitro che penalizzò la Juve in più di un'occasione. Indimenticabile in un Milan-Juve 2-0 del 25 marzo 2000, nel quale concesse un rigore inesistente ai rossoneri e ne negò uno solare a Del Piero, favorendo la rimonta della Lazio. Nell'ottobre 2004, la stagione in cui si sentiva con Meani per segnalare a Galliani un dossier da far avere a Letta sulla società per cui lavorava, a Reggio Calabria ne combinò un sacco e una sporta, facendo perdere per 2-1 i competitors dei rossoneri per la conquista dello scudetto. Moggi e Giraudo andarono a protestare a fine partita e un paio di successive telefonate di Moggi diedero ai media l'occasione per creare la leggenda del suo sequestro, ovviamente smentita in aula. La sim svizzera attribuitagli dai carabinieri (anche in aula, anche dopo la sua deposizione) non era sua e il giorno dopo la partita usò il telefono del padre per chiamare Moggi e rimproverarlo della sua reazione e delle sue proteste sui media. Dalla sua testimonianza si intuisce che probabilmente nemmeno Bertini ne possedeva una.
Aniello Di Mauro: Uno degli assistenti di Paparesta nella famigerata partita di Reggio Calabria. Non solo nega anche lui l'episodio della chiusura dello spogliatoio, ma non udì nemmeno minacce da parte dei dirigenti Juventini. Annullò il pareggio della Juve per un fuorigioco in realtà dubbio e qualche giorno dopo chiamò Bergamo per scusarsi dell'errore. Pensate: Bergamo non solo lo consolò, senza rimproverarlo, ma lo rassicurò che non sarebbe stato sospeso come si sarebbe aspettato da una "Cupola". Infatti, ricevette solo una giornata di stop.
Cristiano Copelli: Secondo assistente a Reggio, conferma la ricostruzione di Paparesta e di Di Mauro sul fatto che non ci fu alcun "sequestro". Nel suo caso, c'è da sottolineare che in quel periodo aveva un intenso rapporto telefonico con l'addetto agli arbitri milanista Meani, cui una volta si rivolse per cercare di calmare il ds del Palermo Foschi, furioso per una sua decisione a Genova. Meani chiamò così Galliani definendolo "il nostro uomo". Guarda caso, fu lui il protagonista dell'errore più clamoroso della partita di Reggio, non accorgendosi di un rigore abnorme da assegnare alla Juve, pur avendo la visuale migliore.
Silvana Garufi: Presidentessa di un'onlus alla quale la Juve faceva donazioni, è stata coinvolta in quanto Moggi ricevette qualche chiamata sul telefonino "svizzero" mentre veniva intercettato con lei. Tra l'altro, quando Moggi, dopo Reggio, le disse di aver chiuso Paparesta nello spogliatoio, lei rise e sbuffò, dimostrando di aver capito subito che si trattava di una boutade.
PUNTATE PRECEDENTI:
Farsopoli, i testi d'accusa/1 - Testi chiave senza toppa e parti lese non da Moggi
Farsopoli, i testi d'accusa/2 - Le cupole senza Moggi
Farsopoli, i testi d'accusa/3 - Media e regali: solo fuffa
Farsopoli, i testi d'accusa /4 - Le favole di Lecce-Parma e del ratto di Reggio
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