Ancora una volta, fate l'esercizio di tornare all'estate 2006, ai titoli dei giornali di allora. Si parlava di infiltrazione della cupola nei media, si sosteneva che Moggi condizionasse i programmi televisivi, in particolare il cabarettistico Processo di Biscardi. Una volta in aula, tutto si riduce alla deposizione di due giornalisti RAI, uno mosso da risentimento per il proprio capo di allora, l'altro che ammette di aver attaccato la Juve pesantemente (flebo di Cannavaro alla vigilia del big match col Milan). Alla faccia. Di Biscardi e Baldas, quattro anni fa ridicolmente descritti come bracci armati bianconeri, nessuna traccia.
Altro argomento risibile: i gadgets o gli sconti Fiat come strumento di corruzione. D'altronde, non è stato possibile rinvenire di meglio, date le ripetutamente inutili perquisizioni e accertamenti della Guardia di Finanza (ricordate? in piena inquisizione 2006 si arrivò a ipotizzare conti neri di Moggi in Banche Vaticane). Certo, a paragone dei Rolex romanisti (tanto per dirne una), definiti nell'informativa di Auricchio, in chiave giustificatoria, "goffo tentativo di Sensi di proporsi in chiave di simpatia con la struttura arbitrale", il dono di maglie bianconere alla terna arbitrale è un fatto che non lascia dubbi.
Ecco le testimonianze riguardanti questi due argomenti.
LA CUPOLA MEDIATICA
Francesca Sanipoli 1 e 2: Inviata romana di RAI Sport, particolarmente indisciplinata fino a farsi riprendere dal giudice perché invece di rispondere alle domande continua a farle lei, si mostra più adatta a una platea giornalistica che a un'aula di tribunale. Dalla sua deposizione emerge un forte livore verso il suo ex responsabile Ignazio Scardina e invidia verso il collega Ciro Venerato, che faceva l'inviato alle partite della Juve al posto suo. Incoerente la sua illazione secondo cui tutto ciò avveniva per volere di Moggi, anche perché è poi costretta ad ammettere che era Scardina a decidere. Il fatto che a Moggi potesse risultare sgradita, non è un argomento. Anche Ibra non ama avere a che fare con Sacchi. E dunque?
Enrico Varriale: Chiamato a supportare la tesi-Sanipoli di una Juve che avrebbe preteso di boicottare alcuni giornalisti RAI sgraditi, deve alla fine ammettere di avere avuto problemi solo nel periodo in cui l'azienda trasmise un vecchio filmato dello juventino Cannavaro che si faceva una flebo ai tempi del Parma, tra l'altro prima del match decisivo col Milan. Inoltre, le "ritorsioni" bianconere non si capisce bene quali siano state, dato che racconta che Capello, Moggi e lo stesso Cannavaro intervennero nelle sue trasmissioni. Testimonianza fuffa, da parte di uno che ha suscitato reazioni ben peggiori in personaggi come Zenga e Mourinho.
I PICCIOTTI BIANCONERI
Maurizio Capobianco: Ex dipendente juve, licenziatosi nel 2005 col dente avvelenato, dopo lo scandalo Farsopoli rilasciò una famosa intervista a Repubblica in cui lasciò intendere di avere in mano le prove di come Moggi pagava gli arbitri, rimandando all'aula di tribunale per i dettagli. Giunto finalmente il grande momento, tutto quel che porta è un lunghissimo elenco di nominativi di destinatari di buoni sconto per l'acquisto di auto FIAT, risalente al 1995, nel quale sono compresi, oltre a numerosi personaggi del mondo del calcio e non, due fischietti torinesi, i quali per il meccanismo della preclusione mai avrebbero potuto arbitrare la Juve.
Vittorio Pastore: Capo officina Fiat, chiamato a deporre sulla consegna di auto scontate tramite contratto Fiat-Juve, ricorda l'acquisto da parte di Pairetto di una Bravo e di una Musa, e ricorda anche che in seguito Pairetto portò un amico, tal Mussetto, il quale, dopo aver acquistato una Thesis scontata, fece un ordine per otto auto a prezzo pieno per la propria ditta, senza sconto. Più che un affare per la Juve, un affare per la Fiat.
Morena Mosca: Impiegata alla segreteria Juve, è protagonista di un interrogatorio grottesco, nel quale si cerca di dimostrare che gadgets e biglietti omaggio ai designatori potessero costituire una qualche forma di corruzione. Soprattutto se si considera che esistono fior di telefonate in cui si sentono designatori e/o arbitri chiedere direttamente a dirigenti di altri squadre (due a caso: Inter e Milan) le stesse cose. Fuffa, esattamente come i contatti con i dirigenti della Fiorentina, di cui le viene chiesto conto, come se ci fosse qualcosa di strano nel fatto che società di calcio abbiano contatti fra di loro. La questione dei gadget viene ridicolizzata direttamente da Moggi, in una dichiarazione spontanea, quando ricorda che regalare gadgets e biglietti è un'usanza consolidata e finanche banale per una società di calcio, tanto che ne approfittavano pure i carabinieri che periodicamente si recavano in visita ispettiva nella sede di Corso Galfer.
Giancarlo Bertolini: Dipendente Juve, viene chiamato a deporre in relazione al teorema delle SIM svizzere. Fu lui, dietro richiesta di Moggi nel giugno del 2004, a scegliere il negozio di Chiasso nel quale, nell'arco di un anno e mezzo, si recò 7-8 volte a comprare delle schede telefoniche straniere. Le spese per queste Sim erano regolarmente pagate dall’amministrazione della Juve (tranne la prima volta, in cui Moggi gli diede i soldi personalmente).
PUNTATE PRECEDENTI
Farsopoli, i testi d'accusa/1 - Testi chiave senza toppa e parti lese non da Moggi