Il processo illecito
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (5)
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LANESE: PRO O CONTRO?
Abbiamo qui un altro esempio di come all’insieme di telefonate inconcludenti e soprattutto alle quali Luciano Moggi non partecipa neanche è stato dato un significato di illecito sportivo.
L’idea comune, a seguito del bailamme mediatico, è che si tratti comunque di telefonate nelle quali viene davvero commesso qualcosa di illecito, magari poco, ma comunque qualcosa.
In realtà sono telefonate dalle quali non emerge davvero nulla. E’ l’interpretazione palesemente falsa, illogica, distorta, assurda, per niente corrispondente alla realtà, che fa loro assumere un significato negativo per la Juventus.
E, da notare bene, le intercettazioni sono tutte dello stesso tenore.
Fonte: Il libro nero del calcio vol. 1
pagina 210
Si parla di De Santis (Capitolo: Il legame tra De Santis e Moggi): si riporta che l’arbitro in questione avrebbe diretto la gara Parma-Juventus 1-1 in maniera “sfacciatamente favorevole alla Juventus”.
Il motivo per cui i CC sostengono questa tesi è che ci sarebbe una telefonata di Tullio Lanese con Boschi (osservatore ufficiale dell’incontro) nella quale il presidente dell’AIA chiede conto all’osservatore dell’arbitraggio di De Santis.
L’osservatore risponde che ci sono stati alcuni episodi poco chiari: un rigore non concesso (ma non specifica a favore di chi sarebbe stato quel rigore) e due ammonizioni non comminate a giocatori della Juventus, evidenziando poi che ne aveva parlato successivamente con l’arbitro e gli aveva fatto notare quanto sopra.
Lanese: “...a parte l’episodio del rigore…” “te lo dico che ...per ammonire un giocatore della Juventus uno di debba dà una coltellata altrimenti non ammonisce è...”.
Quindi, a giudizio di Lanese, il fatto grave non sarebbe tanto il rigore non concesso quanto piuttosto le due ammonizioni non sanzionate, perché i giocatori della Juventus devono venire ammoniti come gli altri e non “aspettare che diano delle coltellate”.
Da qui potremmo effettuare due semplici osservazioni:
1. Per quale motivo Lanese, che si sospetta sia una rotella dell’ingranaggio malavitoso che fa capo a Moggi, si lamenta tanto se non vengono sanzionate due ammonizioni nei confronti dei giocatori Juventini?
2. Perché ai poco investigativi (ma solo in questo caso) CC non viene la curiosità di sapere a favore di chi sarebbe stato il rigore?
La prima domanda è retorica e non merita risposta se non nel comune buon senso di valutazione della realtà.
Per quanto riguarda la seconda domanda, troviamo la risposta a pagina 219: il rigore era per la Juventus.
Quindi, l’arbitro filo juventino per antonomasia arbitra in modo sfacciatamente favorevole una partita per la Juventus (a giudizio dei CC), concedendo due ammonizioni in meno alla Juve ma negandole un rigore sacrosanto, poi un membro della gang che muove le fila a favore di Moggi si lamenta per l’arbitraggio: non per il rigore non concesso alla Juventus (quello ci può stare: “...a parte l’episodio del rigore…”) ma specificatamente per le ammonizioni non sanzionate alla Juve.
Le incongruenze si moltiplicano e sono di diversa specie:
1. De Santis non concede il rigore (mentre dovrebbe essere naturalmente propenso a fischiarlo stante quanto sostenuto in tutto il dossier) 2. Lanese si lamenta per gli errori commessi a favore della Juventus (dovrebbe essere lui stesso a volerli)
3. Lanese si lamenta SOLO per gli errori commessi a favore della Juventus (in veste istituzionale, dovrebbe invece lamentarsi per entrambi)
4. L’arbitraggio viene giudicato sfacciatamente favorevole alla Juventus (ma un rigore negato non vale ben di più di due ammonizioni non sanzionate?).
E’ CONSENTITO DEDURNE
Sentenza CAF, pagina 84
"Ora, se potrebbe anche essere ipotizzabile che Pairetto e Bergamo avessero una lecita necessità di comunicare tra loro, tale ipotesi non appare sostenibile nei rapporti tra Moggi e i designatori. Se le comunicazioni tra loro vi sono state (la circostanza è pacifica) e se lo stesso Moggi si è dato carico di fornire (almeno a Bergamo) il telefonino ed ha provveduto a ricaricarlo a sue spese, è consentito dedurne che l'oggetto delle conversazioni (non essendo state prospettate altre ipotesi plausibili da parte degli incolpati) non dovesse essere del tutto lecito."
Se é consentito dedurre per condannare, allora consentiteci di dedurre che Guido Rossi (Commissario Straordinario FIGC / Commissario Straordinario Telecom), Massimo Moratti (Consigliere Telecom), Carlo Buora (Vice Presidente Telecom) nel commissionare e fornire le intercettazioni (illegali e non richieste da organi di Stato) a 7 procure per poi riuscire a farsele accettare da quella di Napoli, avessero qualche interesse in quanto rispettivamente Consigliere Amministrazione Inter, Presidente Inter, Vice Presidente Inter.
LA PROVA DELLE AMMONIZIONI MIRATE
“Il libro nero del calcio” vol. 2
A pagina 9 si parla del “fenomeno dei calciatori assenti per squalifica delle squadre che incontrano la Juventus”.
In tale ottica si assiste ad una delle conclusioni più allucinanti dell’intero dossier, ovvero al considerare come prova d’illecito la dichiarazione di un dirigente del Milan.
Infatti si dice: “…tale fenomeno (nda: quello delle ammonizioni mirate) non sfugge neanche al dirigente milanista Leonardo Meani” e a prova si riporta una telefonata tra tale dirigente ed il guardalinee Copelli, quello che Moggi avrebbe dovuto professionalmente distruggere (e che invece andrà ad arbitrare ai Mondiali in Germania).
È il 20 marzo 2005: pochi minuti dopo il termine della partita Inter-Fiorentina l’assistente chiama il dirigente rossonero per fargli notare che due giocatori della Fiorentina già diffidati sono stati ammoniti e verranno squalificati per la prossima partita con la Juventus. Meani si lamenta quindi per quella che secondo lui sarebbe una pratica diffusa.
Questa telefonata ci dà occasione per alcune osservazioni:
1. per quale motivo un guardalinee che ha arbitrato Inter e Fiorentina sente la necessità di telefonare a fine partita a un dirigente del Milan?
2. quale valenza di colpevolezza per la Juventus può avere quanto asserito in una conversazione privata da un dirigente di una squadra avversaria della Juventus stessa?
La difesa di Giraudo porterà nel processo di secondo grado a discolpa una statistica nella quale si farà notare che i diffidati delle avversarie della Juventus erano assolutamente nella media. Inutile dire che l’equanime corte non vorrà nemmeno visionare tale documento.
Quindi, la sintesi è questa: un guardalinee telefona ad un dirigente di una squadra (Milan) alla fine di una partita preoccupato di giocatori diffidati che non potranno incontrare una seconda squadra (Juventus) sua concorrente al titolo ed il contenuto di tale telefonata, in cui i due interlocutori sproloquiano su un’arzigogolata teoria da loro inventata, è considerato un punto cardine per dimostrare un illecito della seconda squadra.
LE PARTITE INCRIMINATE
Vorremmo ora analizzare più in dettaglio i punti forti dell’accusa federale: le circostanze che più evidenzierebbero gli estremi della frode sportiva da parte della dirigenza juventina.
Il libro nero del calcio, vol. 2
Capitolo: La frode sportiva (da pag. 2 a pag. 74).
Ci limiteremo a riportare esclusivamente le 5 partite prese in considerazione dalla stampa, per le ipotesi di colpevolezza. Le altre partite sono ancora meno significative: basti pensare che vengono considerate atto di frode anche le partite perse dalla Juventus e addirittura la partita Livorno-Juventus disputata dopo la matematica conquista dello scudetto!
Le partite analizzate sono:
Lecce – Juventus 0-1 disputata il 12.11.04
Juventus – Lazio 2-1 disputata il 05.12.04
Bologna – Juventus 0-1 disputata il 12.12.04
Juventus – Udinese 2-1 disputata il 13.02.05
Roma – Juventus 1-2 disputata il 05.03.05
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (4)
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Il libro nero del calcio, vol. 1
Pagina 217
Intercettazione del presidente del Cagliari, Cellino:
“...che vada ad arbitrare la JUVE fisso e non ci rompa i coglioni! Gli faccia vincere il campionato e non ci rompa il c**** DE SANTIS!”
A parte la scurrilità dell’eloquio, questa sua affermazione ci porta a fare un’osservazione: se De Santis avesse arbitrato tutte le partite di campionato della Juventus, con quanti punti avrebbe concluso il campionato la Juventus?
Risposta: Con 53 punti.
E’ sufficiente un’equivalenza 5:7=38:x, ovvero, se in cinque partite arbitrate da De Santis la Juventus ha totalizzato sette punti quanti ne avrebbe totalizzati in trentotto partite? 53.
Contro gli 86 realmente ottenuti a fine campionato (una bella differenza...) non avrebbe neanche ottenuto un posto in Champions’ League.
Questo confronto teorico è possibile sulla base dei reali dati delle partite della Juventus arbitrate da De Santis nel corso della stagione 2004-2005:
Juventus-Atalanta 2-0 (2a giornata) 3 punti
Lecce-Juventus 0-1 (12a giornata) 3 punti
Parma-Juventus 1-1 (17a giornata) 1 punto
Palermo-Juventus 1-0 (23a giornata) 0 punti
Juventus-Inter 0-1 (32a giornata) 0 punti
Quindi punti totali 7 su 15 a disposizione: un pò pochino da un arbitro asservito!
Ma questa evidenza non sembra interessare molto agli organi inquisitori.
Interessa invece ai CC trarre la seguente conclusione:
“ulteriori CONFERME che il De Santis è legato a Moggi vengono fornite da alcune frasi pronunciate dal presidente del Cagliari Massimo Cellino”.
Queste interpretazioni si commentano da sole.
IL “POTERE” DI MOGGI
Una semplice constatazione:
Tra gli arbitri teoricamente “non allineati” a Moggi ci sarebbero Collina, Rosetti, Messina, Paparesta, Farina.
Tra gli arbitri teoricamente “allineati”, secondo le interpretazioni: De Santis, Bertini, Racalbuto ed altri non bene identificati...
Questa la teoria basata sulle intercettazioni.
I fatti reali dicono che i primi sono tutti e cinque internazionali e tra loro ci sono coloro che hanno arbitrato gli ultimi due mondiali; mentre tra i cosiddetti “amici” abbiamo arbitri che addirittura non sono mai stati neanche promossi ad internazionali....
Complimenti a Moggi... un grande potere.
GLI INVESTIGATORI CHE COMMENTANO LE 40 TELEFONATE
Il 19 luglio 1992 il giudice Borsellino veniva dilaniato da una bomba mafiosa con gli uomini della sua scorta. Un carabiniere, dopo qualche ora, si avvicinò ai resti dell'auto e raccolse la borsa del magistrato. Ora è indagato a Caltanissetta per avere trafugato l'agenda di Borsellino con gli appunti sull'omicidio Falcone e probabili spunti sulla trattativa tra Stato e mafia.
''E' noto che stiamo indagando sulla scomparsa dell'agenda di Borsellino''. Lo ha detto il procuratore aggiunto nisseno, Di Natale. Il pm non ha voluto commentare l'iscrizione nel registro degli indagati del tenente colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli, dopo la notizia pubblicata su ''Repubblica'' secondo cui l'ufficiale sarebbe indagato per furto aggravato e false dichiarazioni al pubblico ministero proprio per la scomparsa dell'agenda rossa.
Quel carabiniere è Giovanni ARCANGIOLI: è lui a coordinare le indagini Calciopoli ed avere istruito le intercettazioni.
Al suo fianco c’è Aurelio AURICCHIO. Anni fa venne accusato di avere manipolato intercettazioni telefoniche. Lui querelò per diffamazione chi lo accusava di taroccare le intercettazioni, ma i tribunali gli diedero torto. Gli investigatori (Arcangioli e Auricchio) che hanno lavorato alle intercettazioni sono uomini di assoluta fiducia del generale Mori, capo del Sisde.
Il fratello del generale dirige le attività di “sicurezza” di MEDIASET.
I pm della Procura di Napoli, Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice, sono stati i titolari dell’inchiesta "Off-side", operazione atta a riscontrare presunte irregolarità del campionato di calcio 2004/2005.
Il tenente colonnello Giovanni Arcangioli, comandante del Nucleo Operativo di Roma, e il maggiore Attilio Auricchio, sono stati i titolari dell'indagine.
L'indagine, che non ha avuto nella discrezionalità il suo punto di forza, è stata caratterizzata da una fuga di notizie che ha reso mediatico il processo: il frutto del loro lavoro - le intercettazioni telefoniche - sono diventate di pubblico dominio durante lo svolgersi dell'indagine stessa.
Al termine delle indagini su calciopoli, i due investigatori sono stati trasferiti a nuovi incarichi.
30 settembre 2006 - Cambio della guardia al vertice del Nucleo operativo dei carabinieri di Roma: dopo quattro anni il tenente colonnello Giovanni Arcangioli lascia l'incarico per andare al Comando del primo battaglione allievi carabinieri; al suo posto subentra il tenente colonnello Fernando Nazzaro, 43 anni. Il maggiore Aurelio Auricchio diventerà docente di tecniche investigative presso la scuola Ufficiali sull'Aurelia a Roma.
Questo è il commento di Borrelli (da intervista su La Stampa):
Ha saputo? I due ufficiali dei carabinieri protagonisti di quell’indagine, il maggiore Auricchio e il tenente Arcangioli sono stati trasferiti. Cosa è successo? «Non so se ci siano e quali siano le ragioni. Certamente la perdita di Auricchio come sostegno investigativo credo che sia sofferta dai colleghi di Napoli come una perdita abbastanza grave».
IL RUOLO DEL CNAG
Nel 2004 la Procura di Napoli dispone presso il CNAG, il Centro Nazionale Autorità Giudiziaria della Telecom, le intercettazioni delle utenze di Moggi, Bergamo, Pairetto.
Il CNAG è dotato di una serie di computer di ultima generazione che da due anni a questa parte e' in grado di memorizzare, grazie a dei potenti hard disk, i numeri di telefono, le utenze intercettate e le persone alle quali sono intestate. A questa banca dati ha accesso solo la Direzione Investigativa Antimafia (DIA).
Alla guida del CNAG, la cui sede centrale è a Milano, c'è un ex-sottufficiale dei ROS dei Carabinieri, Giuliano Tavaroli, già responsabile della sicurezza anche per conto di Pirelli e Telecom.
La vicenda di Tavaroli non ha bisogno di note e per di più non è ancora noto l'intero filone dell'inchiesta della magistratura milanese.
Per rimanere nel contesto dell'operazione "Off-side", ci basta porre in rilievo una diffusissima teoria che vuole Tavaroli a conoscenza dell'inchiesta dei PM napoletani e che, quantomeno per lealtà verso il proprio datore di lavoro, può riferire a Carlo Buora, (Amministratore Delegato Telecom e Vice Presidente dell’Inter). Questa teoria rileva che la dirigenza della squadra dell'Inter, quantomeno, è al corrente dell'indagine e quindi può evitare telefonate "compromettenti" ai numeri di telefono intercettati.
Un'altra teoria, nata dalla dietrologia delle dichiarazioni di Paolo Bergamo vuole addirittura le intercettazioni epurate della parte compromettente per le persone (e le società) care a Tavaroli. Curiosa a tal proposito una pagina web comparsa sul sito de La Stampa a firma di Massimo Gramellini e scomparsa dopo poche ore.
Nell'articolo si leggeva: "Tutti hanno capito che le intercettazioni sono state filtrate e fornite al bacio alla Procura di Napoli dalla lobby Telecom di Tronchetti & C. attraverso Tavaroli."
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (3)
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Il libro nero del calcio, vol. 1
pagina 167
“Il caso Paparesta”
La vicenda è nota: dopo la partita Reggina-Juventus 2-1, in cui la squadra bianconera è stata pesantemente sfavorita dall’arbitro Paparesta (cosa ammessa incredibilmente anche dai tiggì di regime), Moggi si reca nello spogliatoio per sfogarsi con l’arbitro e alla fine dello sfogo se ne va chiudendo l’arbitro nello spogliatoio lasciando la chiave inserita (questo almeno è ciò che risulta da una telefonata, ma non da tutte: in un’altra Moggi lascia intendere che “avrebbe voluto” chiuderlo dentro).
Commento dei CC: “…questo episodio denota […] ancora maggiormente la notevole capacità dello stesso di ricorrere disinvoltamente alle più caratteristiche condotte dell’intimidazione di tipo delinquenziale”.
A parte il fatto che l’episodio è stato iper-amplificato a differenza di un episodio analogo che, invece, guarda caso non ha avuto la stessa rilevanza: alla fine della partita Inter-Juventus 1-2 del 12 febbraio 2006, partita vinta dalla squadra torinese meritatamente ad opinione generale dei media, il giocatore Stankovic, in diretta TV chiudeva negli spogliatoi arbitri, guardalinee, giornalisti, giocatori e dirigenti vari, i quali per alcuni minuti rimanevano intrappolati in quelle stanze. Ci volle l’intervento del compagno di squadra Materazzi per riportare alla ragione il giocatore nerazzurro. Due episodi: in un caso il protagonista è stato accusato di sequestro di persona, nell’altro non si è neanche ritenuto di aprire un’inchiesta.
Quello che è invece interessante verificare è che fine farà l’arbitro, ovvero, se è vero che la minaccia di Moggi nei confronti dell’arbitro si concretizza. Stando all’assunto dei CC, ciò dovrebbe essere automatico perché questo episodio denota “…ancora maggiormente la notevole capacità dello stesso di ricorrere disinvoltamente alle più caratteristiche condotte dell’intimidazione di tipo delinquenziale”.
Nella realtà, invece, l’arbitro pur con i palesi errori commessi non verrà neanche squalificato (come avviene spesso per qualsiasi arbitro che abbia commesso gravi errori durante un arbitraggio), ma verrà semplicemente relegato ad un arbitraggio in serie B per due giornate.
Alla faccia del polso e dello strapotere di Moggi, vorremmo dire. Ma questi sono probabilmente particolari insignificanti che i solerti CC non ritengono neanche di dover verificare: quello che avviene nella realtà non ha nessuna valenza ai fini processuali, conta solo quello che viene detto per telefono.
Vorremmo inoltre ricordare che i commenti alle intercettazioni da parte dei CC verranno presi alla lettera nelle accuse federali e riportati nelle sentenze.
L’INTERROGATORIO DI PAPARESTA
Interrogatorio di Paparesta da parte del capo dell'ufficio indagini FIGC Borrelli:
A pag. 2 della prima parte:
"Paparesta: Sulla scia di queste proteste dopo aver raggiunto con difficoltà il tunnel che portava agli spogliatoi, raggiungevo il mio spogliatoio e nelle vicinanze dello stesso trovavo i dirigenti della Juventus, Moggi e Giraudo, molto agitati così come agitati eravamo tutti. Io ero con gli assistenti e, subito dopo, sopraggiungeva anche l'osservatore arbitrale. I due dirigenti della Juventus, paonazzi, si lamentarono dentro lo spogliatoio. A quel punto io dissi di mantenere la calma e in quel momento era presente anche l'osservatore arbitrale, dicendo ai dirigenti juventini che se fosse risultato un nostro errore sicuramente ne avremmo subito le conseguenze".
Si continua a pag. 3:
"Moggi si rivolse al guardialinee Copelli, dicendogli che era vergognoso non dare un rigore del genere; poi passò a Di Mauro e, puntandogli il dito, gli ricordò che tre anni prima a Bergamo aveva commesso degli errori a danno della Juventus".
Ancora a pag. 3:
"Giraudo mi disse, dandomi del lei a differenza di Moggi che, nel suo stato di particolare agitazione, dava il tu a tutti, che lei con noi è sempre sfortunato. A quel punto ho invitato i due ad uscire. Ingargiola ( l'osservatore arbitrale, sarà deferito per non aver denunciato il "fatto"...n.d.r.) vedeva tutto. Di lì ad un quarto d'ora, rientravano negli spogliatoi Moggi e Giraudo, questa volta in compagnia del presidente della Reggina, Sig. Foti. Giraudo mi disse che tutti i moviolisti d'Italia gli stavano dicendo che tutti gli episodi erano stati valutati erroneamente a danno della alla Juventus. Foti, però, intervenne e disse che, per onore del vero, doveva dire che il goal annullato all'ultimo era risultato in fuorigioco. Moggi si innervosì anche con Foti e, a quel punto, io invitai tutti a uscire nuovamente dagli spogliatoi".
Infine, ancora a pag. 3:
"Paparesta: Sono stato negli spogliatoi dopo la partita un'ora circa. Non ho avuto alcuna percezione di essere stato chiuso. Ho appreso questo fatto dai giornali".
Ma quest’ultimo passaggio, lo hanno notato davvero tutti?
Non ci sembra sia stato evidenziato più di tanto dall’informazione, stampata e televisiva. Né tantomeno preso in considerazione dagli organi inquirenti.
In pratica: l’unica prova presa in considerazione è una millanteria telefonica dell’accusato, mentre l’ipotetica vittima nega di essersi accorta del reato.
Altro esempio di contro-giustizia. E contro-informazione.
ANALISI DELLE EVIDENZE NEL CASO PAPARESTA
1. Quando il Direttore (Moggi) e l'Amministratore Delegato (Giraudo) entrano nello spogliatoio non se la prendono con Paparesta: se la prendono con Copelli, reo di non aver visto un fallo di mano in area a favore della Juventus e aver invece visto il fuorigioco di Kapo.
2. In realtà, i nostri nutrono già forti dubbi sull'operato di Copelli, indipendentemente da Paparesta.
3. Paparesta non si è accorto di essere stato chiuso nello spogliatoio e lo ha appreso dai giornali: questa è la sua deposizione da Borrelli.
4. La mattina dopo la partita Paparesta chiama Moggi per scusarsi di averli buttati fuori non una, ma due volte. Questa è l'unica telefonata fra Moggi e un arbitro, iniziata dall’arbitro e finita con il Direttore che chiude bruscamente la comunicazione.
5. La telefonata fra l'Amministratore Delegato Giraudo e il Moggi, dopo che questi ha parlato con Paparesta, chiarisce che i due non ce l'hanno con Paparesta, ma viene confermato che nutrono forti dubbi su Copelli.
CONCLUSIONI SUL CASO PAPARESTA
"Il libro nero del calcio" vol.1
pagina 167
"Quello che preme evidenziare in questa sede non è, ovviamente, la reazione legata all'evento negativo in sè ma la strategia di ASSOLUTA PORTATA CRIMINALE, che da un lato viene finalizzata alla PUNIZIONE di chi indistintamente se a torto o a ragione ha in qualche modo attaccato, si badi bene, la sua persona e dall'altro in direzione di un'azione che resti di monito assoluto e deterrente per il futuro”.
Tutto questo viene detto prima di esporre le telefonate, come preambolo accusatorio.
Sorvolando sul contenuto e il senso dell'interpretazione dei CC, poiché si commenta da solo nella sua efficacia e lucidità, vorremmo piuttosto far notare che nella vicenda più eclatante (anzi l'unica) degli sfoghi di Moggi, si cerca mettere in evidenza il potere CRIMINALE e PUNITIVO dello stesso.
Il punto debole di questa tesi così solertemente esposta dai CC è che nessuna delle presunte vittime degli strali di Moggi subirà alcuna conseguenza se non quelle previste (e a dire il vero applicate in maniera leggera nello specifico) dal codice degli arbitri: Copelli si ritroverà addirittura ad arbitrare i Mondiali di Calcio in Germania, con assegnazione (è bene sottolinearlo) precedente allo scoppio del caso calciopoli.
Detto questo, il fatto che la ricostruzione della vicenda fatta da Moggi sia un'autentica operazione di millanteria è testimoniato solo una decina di righe sotto i consistenti commenti e interpretazioni dei CC di cui sopra.
Si passa, infatti, alla sintesi delle telefonate:
Moggi alla moglie: "ho chiuso l'arbitro nello spogliatoio e mi sono portato le...... le chiavi in aeroporto" (vds prog 137 utenza 335/54....).
Moggi al giornalista Damascelli: "so entrato....so entrato nello spogliatoio e li ho fatti neri tutti quanti!! Poi li ho chiusi a chiave e VOLEVO portà via le chiavi, me le hanno levate, sennò le portavo via" (vds prog. 140 utenza 335/54..).
Le due versioni sono diametralmente opposte e questo, aggiunto al fatto che Paparesta neanche si accorge dell'accaduto, avrebbe dovuto forse portare i CC ad approfondire meglio la circostanza ed esporre le tesi accusatorie in modo più cauto.
Ma nella realtà parallela di calciopoli (come in una novella wonderland al contrario), non conta quello che si fa, ma SOLTANTO quello che viene detto. E tutto ciò che viene detto, ma SOLTANTO quello che viene detto al telefono. E neanche tutto ciò che viene detto al telefono, ma SOLTANTO nelle telefonate selezionate.
E neanche complete, ma SOLTANTO in alcuni stralci di esse.
E’ invero una realtà veramente attendibile, non c'è che dire.
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (2)
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Corte Federale d’Appello.
Cesare Ruperto, Presidente della Corte nella prima sentenza, aveva validato la tesi del procuratore federale Stefano Palazzi, quella che la Juventus sarebbe stata da punire severamente in quanto una somma di art.1 (comportamento inopportuno e sleale) sarebbe stata risultante di un art. 6 (illecito sportivo); la difesa juventina aveva risposto nella richiesta di appello che ciò non era giuridicamente accettabile (proponendo la metafora delle tre offese verbali che non consentono di condannare per omicidio).
Piero Sandulli, Presidente della Corte Federale d’Appello, nella seconda sentenza ha replicato il concetto in questo modo (pag. 63 Sentenza di Secondo Grado):
"Logicamente, nessun diaframma è ragionevole interporre ad una doppia valutazione di rilevanza di una medesima condotta, sussumendola nei binari del generale disvalore deontologico e, in ottica diversa, concependola come ineliminabile tassello strumentale nella realizzazione dell’illecito ex art. 6, senza che ciò si traduca – a differenza di quanto sostenuto dalle difese nel corso della discussione orale in una (inammissibile) somma algebrica di singole condotte qualificate come antidoverose ex art. 1 e senza che l’operazione valutativa, di cui si dice, determini l’assorbimento di tali condotte nel paradigma dell’illecito sportivo con (insussistente) perdita della loro originaria natura e rilevanza (ed in questo senso va rettificata la motivazione di primo grado, senza effetti quoad poenam, in difetto di appello)".
La pappardella di cui sopra, in parole semplici, vuole comunicarci che una condotta che ricada nell’art. 1 può invero essere considerata un “tassello” nella strada dell’illecito che porta all’art.6.
Ma perfino uno scolaretto di prima elementare potrebbe osservare con noi che in una somma algebrica uno degli addendi può essere considerato “come ineliminabile tassello strumentale nella realizzazione” del totale, quindi di somma algebrica si parlava nella prima sentenza e di somma algebrica, nonostante il pecoreccio tentativo da dialettica da quattro soldi, si continua a parlare nella seconda.
E’ una cretineria evidente quella che scrive Sandulli, però agli atti questo viene accettato.
Da notare bene che è lo stesso Sandulli a definire la somma “INAMMISSIBILE”, nella stessa sentenza.
BERGAMO, PAIRETTO E LA GESTIONE DELLE ALTRE SQUADRE
Fonte: "Il libro nero del calcio", vol. 1
pagina 145
C’è, tra le varie intercettazioni esposte al pubblico giudizio, un discorso interessante di Paolo Bergamo (designatore arbitrale) con Innocenzo Mazzini (vicepresidente FIGC), stranamente caduto nel vuoto, sia da parte degli organi di stampa, sia da parte degli organi inquirenti e giudicanti.
“...e l’altr’anno ho cercato di gestì la ROMA, ho gestito il MILAN... ho gestito l’INTER… loro perdevano non c’avevano squadra e hanno perso. Oh Innocenzo ma ora sennò veramente io gioco mica a centravanti! Io devo designà gli arbitri” poi ancora “...te lo sai, poi, Gigi (NdA: Pairetto) risponde alla Sampdoria, al Milan, all’Inter, al Verona, al Vicenza, al Palermo a tutti quelli dove ci sono grandi magazzini, lui ha bisogno di lavorare…”.
Ovviamente una frase del genere se riferita alla Juventus sarebbe stata considerata una prova schiacciante, ma visto che si trattava di altre squadre non si è neanche pensato di indagare.
TESTIMONI O COMPLICI?
Sentenza CAF, 15/7/2006:
Pag. 121
Capitolo IV
Per quel che concerne la Fiorentina, nell’atto di deferimento si espone: - che, fino al mese di aprile 2005, la dirigenza di tale società aveva, in tutti i modi, cercato di contrapporsi alle posizioni assunte, di volta in volta, dalla Juventus e dal Milan nel tentativo di costituire un altro polo, di analoga rilevanza e peso economico, che potesse contrapporsi a quello rappresentato da tali società; - che detta strategia non era stata priva di conseguenze per la Fiorentina, la quale era stata penalizzata da una serie di arbitraggi sfavorevoli, l’ultimo dei quali durante la partita con il Messina svoltasi il 17 aprile 2005, in occasione della quale la Fiorentina, che stava conducendo per 1 a 0, si era vista raggiungere dal Messina grazie ad un recupero di ben sei minuti accordato dal direttore di gara (Nucini), il quale aveva, per giunta, espulso un calciatore della Fiorentina per le proteste proprio contro un recupero di tale entità.
Quindi, secondo quanto hanno inteso i giudici di primo grado, il signor Nucini (l’arbitro che andò da Facchetti a "denunciare" il potere di Moggi e a suggerire contromisure) prestava le sue abilità arbitrali per penalizzare la Fiorentina che aveva osato contrapporsi all'asse Juventus-Milan.
Ma qualcuno l’avrà forse detto a Ruperto e soci che il signor Nucini è uno dei punti oscuri e fondamentali dalla quale son nati filoni che tutt'ora devono essere sciolti? Che è quantomeno curioso che il signor Nucini avvantaggiasse Juventus e Milan e contemporaneamente andava a denunciare illegalità al “lindo” Facchetti?
Ma non solo: per quanto riguarda la Juventus, non è stato ritenuto opportuno andare ad esaminare neanche mezzo secondo di partita (ad esempio per verificare che la farsa delle "ammonizioni mirate" era appunto tale); invece in questo caso viene presa come prova inconfutabile i 6 minuti di recupero di una partita.
Come se concedere scientificamente 6 minuti di recupero garantisse la realizzazione di una rete decisiva, tra l’altro senza poi preoccuparsi se il gol fosse regolare o meno.
Nel caso in esame, il gol era poi regolare.
Il fatto poi che l'arbitro in questione fosse proprio Nucini è addirittura strabiliante.
LA TELEFONATA DELLE GRIGLIE
Continuando nella disamina delle intercettazioni con il supporto del documento ufficiale “Il libro nero del calcio”, vol. 1, vorremmo a mettere in risalto alcuni aspetti che hanno fatto molto rumore mediatico e sui quali è stato basato il bombardamento a senso unico nei confronti della Juventus: Cominciamo da pagina 143: la famosa telefonata in cui si discute delle griglie e vorremmo sottolineare che è l’unica. E’ un particolare molto importante: non ce ne sono prima e non ce ne saranno dopo, pur se il bailamme mediatico questa veniva presentata come una consuetudine.
Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che non sia il massimo dell’etica sportiva parlare con il designatore arbitrale e discutere di griglie (“discutere” e non “imporre” come la canea mediatica ha voluto far credere).
Ma vogliamo sottolineare alcune osservazioni:
- la griglia non determina chi arbitra una determinata partita perché la designazione vera e propria avviene tramite sorteggio (che è bene chiarirlo non era truccato - pagina 83 sentenza di primo grado confermata dal secondo grado - anche se molti “giornalisti” continuano a dibattere su questo tema)
- per stessa ammissione di Bergamo erano soprattutto altri i dirigenti che avevano quest’abitudine (Bergamo in trasmissione MATRIX in data attorno a Giugno-Luglio 2006, interviste a Bergamo su QN a Gennaio 2007).
- non si può configurare illecito sportivo ex art. 6 CGS, perché non si può influire sullo svolgimento della partita (tanto è vero che Moggi sarà condannato per quest’infrazione sulla base dell’art.1, quello sulla slealtà) e la stessa accusa chiederà la semplice violazione dell’art.1.
A queste osservazioni per quanto banale possa sembrare va dato il giusto peso che è enorme perché tutta la campagna mediatica si è basata considerando questa telefonata come se fosse alla base di un illecito sportivo, il che ovviamente non corrisponde assolutamente alla realtà!
Oltretutto tra dicembre 2006 e gennaio 2007 Moggi ha dimostrato, in diversi interventi televisivi, come sia possibile attraverso nozioni rudimentali di statistica arrivare a predire la griglia arbitrale.
Molte delle telefonate presentate come reato sono in realta’ telefonate incomprensibili a volte, e prive di significato altre.
La maggior parte sono telefonate di “giochi di potere” del tipo “chiama il tizio x e convincilo a votare il tipo y alla Lega”, oppure: “per convincere il tipo z, dobbiamo fare in modo che…, etc. etc, etc”.
Va anche notato che molte telefonate (forse per fare “corpo”) sono riportate per intero anche cinque o sei volte.
Ce ne sono poi anche alcune che, forse per evidenziare il presunto “potere” in mano a Luciano Moggi, sfiorano il ridicolo, tipo quella a pagina 11 (sempre del “Libro nero del calcio vol.1”) in cui per dimostrare il potere di Moggi sul settore arbitrale si passa a considerare un episodio di una partita del settore giovanile in cui un arbitro concede all’89’ un rigore agli avversari precludendo quindi la vittoria alla squadra bianconera che stava vincendo 1 – 0, e sul quale episodio Moggi commenta con l’interlocutore telefonico:
“….ma ora a questo lo metto a posto io, non ti preoccupare……”.
I solerti CC si dimenticano però un piccolo particolare: omettono di dirci cosa sia successo all’arbitro.
L’obiezione è lecita perché sappiamo benissimo che esito avevano queste minacce: sia nel caso di Paparesta (che nonostante gli errori madornali di Reggina-Juventus non subirà alcun tipo di squalifica o penalizzazione), sia per Copelli che secondo i fantasiosi CC Moggi avrebbe voluto distruggere, e invece si ritroverà ad arbitrare addirittura i Mondiali in Germania due anni dopo.
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (1)
- Dettagli
- By Kefeo
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Capitolo “La struttura associativa”
Si sta facendo un elenco delle presunte pregresse “malefatte” di Moggi. A pagina 7, nel completare l’elenco:
“[…] ed infine la vicenda giudiziaria legata allo scandalo dei Rolex destinati agli arbitri”. Curioso, ma c’è scritto proprio questo. Un dirigente della Roma regala orologi di gran valore agli arbitri e questo viene messo nell’elenco delle presunte malefatte non punite di Moggi. Ecco il seguito della fumettistica spiegazione: “La vicenda – pubblicizzata con uno scoop giornalistico evidentemente attivato nell’interesse delle società Juventus e Milan come sostenuto dal giornalista TEOTINO Gianfranco nelle dichiarazioni rese al PM in data17.04.2000 – non ebbe altro effetto che consolidare il sistema di potere gestito da Moggi e dai due designatori Bergamo e Pairetto ridicolizzando il goffo tentativo di Sensi di proporsi in chiave simpatia con la struttura arbitrale”.
In altre parole Sensi commette un illecito sportivo tentando di comprare degli arbitri, e i redattori lo definiscono ”effetto simpatia”. Per di più il dirigente non viene nemmeno sottoposto ad inchiesta, e tutto ciò diventa una prova del potere di Moggi.
In altre parole, sarebbe come dire che se una persona, ad esempio, si trovasse in banca per tentare una rapina, ed una seconda persona ne divulgasse la notizia, risulterebbe invece coinvolta una terza persona (una qualsiasi tra tutte quelle che non sono andate in banca per fare la rapina) che ne trarrebbe vantaggio dal risalto dato all’atto di disonestà perpetrato dalla prima persona.
Niente di eclatante rispetto a quello che si vedrà in seguito, è curioso però notare che già a pagina 7 di tutto l’incartamento mediatico si trovano le tracce del senso di equilibrio ed imparzialità con il quale è stata condotta l’intera indagine.
CARRARO E BERGAMO
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Pagina 126
Viene qui illustrata un’intercettazione telefonica tra Franco Carraro, presidente federale, e Paolo Bergamo, uno dei due designatori arbitrali.
La data è 26 novembre 2004, e di lì a poco ci sarebbero state delle importanti elezioni in seno alla FIGC. Carraro ovviamente ha a cuore che non si abbiamo rumori, scenate, richieste da parte di certa stampa di far cadere delle teste (evidentemente teme per la sua).
Il 28 si gioca Inter - Juventus. I rumori mediatici che possono scuotere l’ambiente e che Carraro teme sono, ovviamente, quelli di una partita decisa magari da un errore arbitrale a favore della Juventus.
Nota: tutta la premessa di cui sopra sulla la situazione dei “rumori mediatici” le elezioni a venire, le cautele di Carraro, ecc., viene illustrata nel documento commentato dai CC preposti all’analisi delle intercettazioni.
Rivolgendosi a Bergamo, alludendo all’arbitro e tenendo conto che le elezioni di cui sopra sono di poco successive a quella partita, Carraro dice quanto segue: “...che faccia la partita onesta per carità, ma che non faccia “errori” a favore della Juventus per carità”.
Apparentemente una frase tutto sommato normale, ma nell’interpretazione che i CC daranno di questa frase compare una delle tante perle di tutta questa vicenda: le due virgolette che delimitano la parola errori.
Sono parte integrante e fondamentale delle conclusioni dei CC.
A noi sembra impossibile, in una conversazione telefonica in cui si fa solo uso della voce, pensare di leggere delle virgolette.
A voler pensare male, sembrerebbe pura manipolazione su un dato di fatto, la sintesi più bieca e subdola del significato di pregiudizio, non soddisfacenti le interpretazioni vengono addirittura manipolate le stesse conversazioni.
Quel virgolettato artificiosamente ed indebitamente aggiunto permette dunque ai CC di giungere a questa conclusione, nero su bianco: “...il favoritismo degli arbitri nei confronti della Juventus è notorio nell’ambiente e soprattutto è risaputo anche al presidente federale”.
Ma c’è un piccolo problema: Carraro non ha detto “errori” con le virgolette.
CARRARO E L’INTERPRETAZIONE DEI CC
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Pagina 150.
Questa volta la partita in questione è Roma-Juventus terminata 1-2 il 5 marzo 2005.
La Juventus vince la partita, ma come spesso succede quando la Juventus vince all’Olimpico le polemiche del dopo-partita sono ormai d’obbligo anche nelle trasmissioni televisive. In questa occasione c'è un rigore per la Juventus DUBBIO a velocità normale (era al limite dell’area) MA GIUDICATO POI REGOLARE in moviola.
In questo contesto si inserisce la telefonata di Carraro a Bergamo nella quale il primo ricorda all’interlocutore che era stato molto chiaro: “...se c’è un dubbio per carità che che che che il dubbio non sia a co... a favore della Juventus...”
E poi prosegue: “...dopo di che... che succede... gli dà quel rigore lì?” Il commento dei CC su queste frasi è naturalmente privo di dubbi:
“...anche dalla conversazione che segue emerge, altresì, che il favoritismo degli arbitri nei confronti della Juventus è notorio nell’ambiente e soprattutto, fatto questo ancora più grave è risaputo anche dal presidente federale CARRARO ... ciò a riprova della solidità del meccanismo creato da MOGGI.” Ci permettiamo di far notare che piuttosto, in questo caso, l’affermazione di Carraro è molto grave ma ai danni della Juventus, poiché mentre nel primo caso (quello di cui sopra, relativo a Juventus-Inter) il suggerimento era vago e generico, in questo caso si sostiene che un rigore valido non doveva essere dato in quanto dubbio e poiché questo avrebbe suscitato polemiche: ovvero un rigore a favore della Juventus, anche se regolare, non deve essere dato se dubbio perché ciò avrebbe innescato delle polemiche da parte della stampa e ciò avrebbe probabilmente danneggiato la poltrona di Carraro.
Tanto è vero quanto detto sopra che di lì a poco Carraro aggiunge:
“...allora quando un arbitro dà un rigore al limite dell’area vuol dire che gli scappa che la Juventus voglia... debba vincere la partita...” rimanifestando la sua paura di cui sopra.
Bergamo tra l’altro dice:
“...io non ho sbagliato ieri presidente perché RACALBUTO era preparato e ha sbagliato PISACRETA. Il rigore era un metro dentro...” e Carraro NON nega questa circostanza.
Tirando le somme, quindi, una telefonata in cui il presidente della FIGC dice che nel dubbio bisogna sfavorire la Juventus viene invece interpretata dai CC come prova del potere di Moggi.
L’interpretazione di questa telefonata è emblematica di tutta la faccenda: è da evidenziare che sono proprio questo tipo di intercettazioni quelle che, secondo i CC deputati ad eseguire gli “sbobinamenti”, determinano l’esistenza della “cupola”; intercettazioni e interpretazioni che verranno poi riportate tali e quali nelle tesi accusatorie del procuratore federale Stefano Palazzi.
Non esistono infatti altre telefonate più esplicite e/o con prove accusatorie incontestabili, il che magari giustificherebbe anche la pratica di fornire un’interpretazione personale e non fondata delle telefonate “interpretabili”, simili a quella appena illustrata.
No, tutte le intercettazioni esaminate (e interpretate) sono dello stesso tipo, di cui abbiamo appena letto un esempio brillante.
LE AMMONIZIONI MIRATE
Vediamo ora da dove nasce il discorso delle "ammonizioni mirate", accusa che in larga parte ha contribuito a gettare fumo e ombre sulla figura della dirigenza juventina.
A pagina 128 del "Libro nero del calcio", vol. 1, leggiamo:
“La conversazione dello scorso 5 dicembre fornisce elementi concreti sull’accordo preesistente all’interno della compagine a cui capo v’è Moggi per il raggiungimento ognuno dei propri interessi. Infatti dalla conversazione è possibile rilevare una condotta concreta che evidenzia un preventivo accordo criminoso a monte consistente nella reciproca e predeterminata disponibilità a cooperare al fine di procurare un vantaggio che comporta necessariamente un danno altrui... La conversazione si svolge tra il giornalista Tony Damascelli e Moggi.”
Ecco la telefonata:
D: Oh comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh?
M: Che ha fatto?
D: c’abbiamo i tre gio… i tre difensori del Bologna fuori squalificati tutti e tre
M: ma perché chi c’avevano loro diffidato?
D: Tutti e tre, ehm, come si chiama: Nastase, Petruzzi e Gamberini
M: UHHM
D: non male no?
M: Eh, aho meno male che te devo dì
D: no, no, meglio
Poi cambiano argomento e parlano di temi tecnici calcistici.
A noi sembra proprio che da una conversazione insignificante e nella quale Luciano Moggi casca palesemente dalle nuvole quando si accenna ai fatti di una partita cui non ha assistito, si tirano conclusioni tendenziose, ma definitive e certe, successivamente utilizzate senza dubbi nei processi sportivi.