Il processo illecito
Il processo illecito - Pareri: Cossiga, Biagi e Sacchi
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COSSIGA .
Stavolta è Cossiga a parlare (sia ben chiaro che non vogliamo entrare minimamente nel merito del colore politico di chi rilascia le dichiarazioni...). Siamo a fine giugno, all'inizio del processo farsa.
POSIZIONE FORTE - Il senatore a vita Francesco Cossiga afferma cose forti, nel fare i complimenti alla nazionale per il superamento dei quarti di finale del Mondiale. Ma come fa ad essere certo che il dramma di Pessotto sia da collegare alle inchieste sul calcio? "Sono assolutamente sicuro - replica l'ex presidente della Repubblica -. Dopo le famiglie distrutte da mani pulite senza nessun contributo alla moralizzazione del Paese, ora con gli stessi attori non avremo grazie a calciopoli nessuna moralizzazione: o se la danno i club o non sarΰ certamente Borrelli a darla loro. E corriamo il rischio di avere un'altra sequela di suicidi, tentati suicidi e famiglie distrutte. I ragazzi della nazionale stanno reggendo a questa persecuzione psicologica ed hanno retto anche al dolore per la vicenda di Pessotto. Per questo dico loro bravi". ATTACCO - Cossiga ha avuto parole durissime anche per la Caf. "L'altro giorno – ha detto - mi sono vergognato per quella parodia della giustizia che è la commissione di appello federale: mi ha molto meravigliato che un serio giurista sia sceso così in basso da andare a presiederla. Il che vuol dire che lo pagano bene perché altra giustificazione non l'avrebbe".
ENZO BIAGI.
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
Enzo Biagi, tratta da un'intervista al Tirreno del 16 luglio 2006
ARRIGO SACCHI .
"Moggi? Un capro espiatorio"
ROMA - Secondo Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan ed ex ct dell'Italia vicecampione del mondo a Usa 1994, Luciano Moggi e' stato solo "un capro espiatorio" nello scandalo intercettazioni che, la scorsa estate, ha scosso il mondo del calcio. "L'allontanamento di Moggi un bene? No, e' stato un capro espiatorio", ha dichiarato Sacchi a Radio Radio Tv. "C'e' stato un ambiente con connivenze e collusioni e in Italia c'e' stata una cultura sportiva che non ci ha permesso di saper perdere", ha proseguito l'ex tecnico di Fusignano. "Abbiamo avuto tre organi giudicanti e tutti e tre si sono espressi in un modo diverso dall'altro: o era sbagliata la prima sentenza, o la seconda o la terza". (Agr).
Nota dello Staff: con questo articolo termina la pubblicazione de "Il processo illecito". Ringraziamo gli autori per la gentile concessione e, come da loro espressa volontà, alleghiamo il libro in formato PDF, perchè chi lo ha trovato interessante lo possa comodamente inviare ai suoi "contatti" di posta eletronica.
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Il processo illecito - Pareri: Christian Rocca/2
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Continuiamo nella pubblicazione di articoli che hanno messo in risalto l'immane porcheria che si è consumata.
E' un articolo di Rocca scritto agli albori di calciopoli ma illuminante sul senso della vicenda.
Siamo un paese fatto così. Da una settimana gli italiani hanno la prova mediatica che la Juventus compra gli arbitri. Ma questa "prova" arriva da una richiesta di archiviazione che, al contrario e senza alcun dubbio, prova come la Juventus non abbia comprato gli arbitri. Buffo, no? La richiesta di archiviazione non è stata scritta da un magistrato del porto delle nebbie né da un amichetto del quartierino né da un ipergarantista, ma da quel Marcello Maddalena che in un libro-intervista a Marco Travaglio disse che "quello immediatamente successivo all’arresto è un ‘momento magico’…" (pagina 27, righe 4 e 25). Le intercettazioni che in questi giorni abbiamo letto sui giornali sono allegate al documento depositato da Maddalena che chiede al Tribunale di chiudere la pratica perché si tratta di una "indagine indubbiamente destinata a durare per anni e a riempire in eterno le pagine dei giornali e le trasmissione radiotelevisive ma per il cui avvio, lo si ripete, non è rimasto, allo stato (dopo tutti gli accertamenti che sono stati effettuati), neppure uno straccio di ‘notizia’ che lo consenta". Avete letto bene, anche se in tv e sui giornali non viene ricordato: il magistrato ha scritto che dopo tutti gli accertamenti non esiste "neppure uno straccio di notizia" che consenta di continuare l’indagine. In un paese normale ci sarebbero state le scuse pubbliche alla Juventus e soltanto, ripeto: soltanto, un severo giudizio etico e disciplinare nei confronti del designatore degli arbitri e del direttore di una società sportiva colti a intrattenere rapporti troppo stretti. Le inchieste di Roma e Napoli riguardano altro, a quanto se ne sa: la gestione di calciatori, non di arbitri. Dai processi si può uscire soltanto in due modi, o da innocenti o da colpevoli. Moggi, Giraudo e il designatore degli arbitri ne sono usciti da innocenti, sia in punta di diritto sia in punta di fatto.
Per la precisione, nel processo non ci sono nemmeno entrati perché la stessa procura della Repubblica che ha ipotizzato nei loro confronti prima il reato di associazione a delinquere, poi di corruzione e infine di frode sportiva – e per questo li ha iscritti nel registro degli indagati – ha deciso che gli elementi raccolti, vale a dire le telefonate che abbiamo letto sui giornali, non solo non erano sufficienti a sostenere l’ipotesi accusatoria in un processo, ma non bastavano nemmeno a far continuare le indagini né per il reato di associazione, né per il reato di corruzione né per il reato di frode sportiva. Addirittura, ha scritto il pm Maddalena, "in ordine a eventuali designazioni di arbitri finalizzate a favorire la Juventus, dalla oggettiva analisi della documentazione non solo non si trae conferma alla iniziale ipotesi investigativa, ma al contrario si traggono elementi probatori di segno opposto, indicativi della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni arbitrali pilotate da parte del Pairetto". Di nuovo, ci sarebbe da chiedere scusa alla Juventus. Invece, con la stessa foga dei bei tempi di Mani Pulite, si usano intercettazioni giudicate dai magistrati "elementi probatori di segno opposto" "indicativi della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni arbitrali pilotate" per condannare in diretta televisiva e sui soliti giornali mozzorecchi chi nelle aule giudiziarie è risultato senza alcun dubbio innocente. Al carnevale giustizialista partecipa il solito Marco Travaglio, per l’occasione riesumato da Repubblica, il vice Torquemada della Gazzetta dello Sport e un paio di ridicoli deputati che, in quanto interisti o romanisti, si sono presi una licenza dalla loro presunta fede garantista nei confronti di Craxi e Berlusconi.Ripeto: fatto salvo il tono delle telefonate, il linguaggio da bar dello sport e la millanteria dei protagonisti l’unica cosa che emerge dalle intercettazioni è l’inelegante intimità di rapporti tra uno dei due designatori e Moggi. La richiesta di avere taluni arbitri alle partite amichevoli, che peraltro dalle intercettazioni risulta avvenire dopo la designazione, è consentita ed è legittima visto che le amichevoli sono partite organizzate dalle società e non dalla federazione (parole sempre del pm). Quanto alla partita di Champions League, dalle intercettazioni viene fuori che Moggi avrebbe preferito un arbitro diverso da quello poi effettivamente designato. E il magistrato spiega che in generale "pare alquanto limitata la possibilità di Pairetto di pilotare le designazioni arbitrali", mentre nel caso specifico "emerge come per tale partita la designazione dell’arbitro non sia stata affatto pilotata dal Pairetto". Un’altra intercettazione riguarda una Maserati sollecitata da Moggi a casa Agnelli. A leggere i giornali e ascoltare la tv sembra che Moggi abbia regalato una macchina costosa a Pairetto.
ECCO CHE COSA SCRIVE MADDALENA: "L’IPOTESI ACCUSATORIA… NON HA TROVATO ALCUN RISCONTRO, NON POTENDOSI RITENERE TALE IL PRESUNTO INTERVENTO DA PARTE DI MOGGI PER ANTICIPARE LA CONSEGNA DI UNA AUTOVETTURA MASERATI DESTINATA A CONOSCENTI DI PAIRETTO (AUTOVETTURA REGOLARMENTE PAGATA DAGLI ACQUIRENTI)". LEGGETE QUI: "L’INTERESSAMENTO RICHIESTO A MOGGI NON RIGUARDA LA CONSEGNA A TITOLO GRATUITO DELL’AUTO E NEMMENO LA CONCESSIONE DI SCONTI, BENSÌ IL FATTO CHE I TEMPI ORDINARI DI CONSEGNA DELL’AUTO SONO MOLTO LUNGHI, CIRCA UN ANNO DI ATTESA".LE PAROLE DEL PM MADDALENA, DI NUOVO, SONO DEFINITIVE: "IN TUTTA L’IMPONENTE MASSA DELLE CONVERSAZIONI INTERCETTATE EMERGE IN VERITÀ UN ATTEGGIAMENTO INTEGRANTE UNA SORTA DI ‘PRESUNZIONE’ O ‘COMPLESSO DI SUPERIORITÀ’ CHE POTREBBE SUONARE COSÌ: ‘NOI SIAMO I PIÙ BRAVI, I PIÙ FORTI, I PIÙ BELLI, I PIÙ TUTTO:ERGO, NON ABBIAMO BISOGNO DI ARBITRI COMPIACENTI O DI FAVORI, MA SOLO DI ARBITRI BRAVI, ONESTI E CORRETTI, CHE ARBITRINO SECONDO LE REGOLE… E COSÌ VINCEREMO’. ED IN EFFETTI TUTTE LE OSSERVAZIONI, I COMMENTI, LE INDICAZIONI (PER LE PARTITE AMICHEVOLI), I SUGGERIMENTI RIGUARDANTI GLI ARBITRI SEMBRANO PORSI SEMPRE NELL’OTTICA DELLA RICERCA DELL’ARBITRO MIGLIORE PER LE PARTITE DELLA JUVE, DELL’ARBITRO CIOÈ CHE MEGLIO GARANTISCA IL REGOLARE ANDAMENTO ED IL REGOLARE ESITO DELLA COMPETIZIONE SPORTIVA".
Le intercettazioni si sono protratte fino a comprendere le prime quattro giornate di campionato. Scrive il pm: "Per tre di queste partite non sono state registrate conversazioni utili tra gli indagati, nel senso che gli arbitraggi di tali gare non sono stati oggetto di particolari commenti e valutazioni". Si è parlato, invece, di Samp- Juve, finita 0-3. E qui c’è una delle più incredibili mistificazioni giornalistiche degli ultimi anni. I giornali legano a quella partita una telefonata a Pairetto da parte dell’arbitro Dondarini (quella dei "cinquanta occhi che guardano"). La richiesta di archiviazione invece dice chiaramente ed esplicitamente l’opposto: i due non parlavano di Juventus, ma dell’inserimento di Dondarini nella lista degli arbitri internazionali nelle liste Uefa. L’arbitro sarebbe stato sotto i riflettori dell’Uefa, non di Moggi. Leggete che cosa ha scritto il magistrato: "E quindi si tratta di conversazione assolutamente… innocua (anche nell’ottica della peggior cultura del sospetto) perché di Samp-Juve non si parla proprio e, men che meno, si parla o si accenna a un arbitraggio di favore per la Juventus".
INFINE, HA SCRITTO IL PROCURATORE MADDALENA: "FERME RESTANDO TUTTE LE PERPLESSITÀ CHE SUSCITA L’ECCESSIVA CONTIGUITÀ TRA IL DESIGNATORE ARBITRALE PAIRETTO ED I DIRIGENTI DELLA JUVENTUS, RIMANE LA CONSIDERAZIONE – OBBIETTIVA – CHE DI QUATTRO PARTITE DI CAMPIONATO GIOCATE AD INTERCETTAZIONI IN CORSO, E QUINDI POSSIBILI OGGETTI DI FRODE SPORTIVA, SU TRE NON SI SONO REGISTRATI COMMENTI DI ALCUN GENERE IDONEI A SUPPORTARE L’IPOTESI DI REATO, E SU UNA – APPUNTO SAMPDORIA-JUVENTUS – SONO STATE INVECE REGISTRATE SIGNIFICATIVE CONVERSAZIONI TRA TUTTI I PROTAGONISTI DELLA IPOTIZZATA POSSIBILE FRODE, MA DA ESSE NON SOLO NON SI TRAGGONO RISCONTRI ALLA IPOTESI INVESTIGATIVA, BENSÌ PIUTTOSTO ELEMENTI DI PROVA DI SEGNO CONTRARIO".
Né associazione a delinquere, né corruzione né frode sportiva, "PIUTTOSTO ELEMENTI DI PROVA DI SEGNO CONTRARIO". Moggi sarà impresentabile, ma se al Quirinale ci fosse uno come D’Alema, uno che la gogna delle intercettazioni sa che cosa sia, tutto ciò, diciamo, non accadrebbe. Christian Rocca, 9 maggio 2006
Facciamo notare: è vero che le conclusioni di Maddalena riguardano solo la parte di intercettazioni uscite da Torino (quelle di Napoli uscirono fuori dopo la pubblicazione dell'articolo), ma sono estendibili tranquillamente anche a quelle di Napoli, dove i contenuti sono IDENTICI (e forse anche meno gravi); e poi non si capisce per quale motivo se Moggi voleva "alterare la classifica" come dicono i buoni sandulli e ruperto abbia cominciato a farlo dalla quinta giornata del campionato, oppure come mai la procura di Torino (non certo tenera nei confronti della Juventus) non abbia con grave leggerezza messo in conto che Moggi potesse cominciare ad alterare il campionato proprio nel momento in cui venivano interrotte le intercettazioni, ovvero alla quinta giornata....
Queste conclusioni sono IMPORTANTISSIME perché sono le uniche tirate non in clima di caccia alle streghe e soprattutto le uniche al momento note rilasciate dalla ben più seria giustizia ordinaria.
Il processo illecito - Lo studio statistico
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LO STUDIO STATISTICO
di FABRIZIO BIASIN
Da Libero di giovedì 14 Dicembre 2006
Guarda un po': dopo le chiacchiere, le accuse, i fiumi di parole e le polemiche varie, nell'ambito del celebre caso Calciopoli salta fuori uno studio quantomeno singolare.
Quattro cervelloni dell'Università di Londra (Walter Distaso e Leo Leonida della "Queen Mary University") e dell'Università di Messina (Dario Maimone e Pietro Navarra), si sono arrovellati su fatti, arbitri indagati, sfaccettature e numeri del torneo di serie A 2004-05. Per capirci: quello vinto dalla Juventus, ma sottratto alla stessa dopo mesi di indagini da parte della procura di Napoli. «Moggi e i suoi hanno condizionato questo e quell'arbitro» si diceva, e quindi «è giusto togliere il tricolore dalle maglie dei bianconeri». Così è stato fatto, storia dell'ultima, focosa estate.
Passano i giorni, le temperature si abbassano e i suddetti studiosi si lanciano in un calcolo a 360 gradi neanche troppo complicato. Cosa risulta dalle scartoffie? Pensa te, i bianconeri con gli arbitri inizialmente indagati (De Santis, Rodomonti, Bertini, Dondarini, Rocchi, Messina, Gabriele, Racalbuto e Tagliavento) conquistavano meno punti che con quelli cosiddetti "puliti". E in numeri - si sa - non mentono. A far quattro conti risulta che Del Piero e compagni - capaci di mantenere una media punti pari a 2,63 nelle partite dirette dagli arbitri senza macchia - con quelli sotto inchiesta si sono dovuti accontentare di una media punti pari a 1,89. Mica male se si tiene presente un altro dato: sul totale di 38 partite i bianconeri sono stati fischiati equamente dai "corretti" e dai "corrotti" (diciannove partite dirette per categoria).
Strano no? Di più, secondo lo studio la stessa sorte è toccata ad altre due squadre penalizzate: il Milan (2,19 punti in media contro 2) e la Fiorentina (1,22 punti in media contro 0,93). In pratica solo la Lazio tra le squadre penalizzate ha ricevuto vantaggi (e che vantaggi) dagli arbitri sotto inchiesta; secondo lo studio, infatti, i biancocelesti (arbitrati 11 volte dagli arbitri sotto inchiesta contro 27 direzioni "pulite") hanno toccato una media punti pari a 2 con i primi e pari a 0,81 con i secondi. Ora, o la Lazio era maestra indiscussa nel cosiddetto "campionato parallelo", o qualcosa non torna: ma come, questi qua condizionavano i fischietti a loro piacimento e con gli stessi ottenevano meno punti? Parola a uno dei promotori dello studio, Pietro Navarra: «Il nostro è uno studio puramente statistico. Non ci interessa, né siamo in grado di stabilire, se Moggi e gli altri dirigenti indagati potevano condizionare le partite, ma dal nostro punto di vista possiamo mettere in evidenza tre ipotesi più che valide: o non esisteva alcun condizionamento arbitrale nel torneo 2004-05, o esisteva ma non ha prodotto risultati rilevanti, o è possibile pensare a uno scontro tra dirigenti per l'acquisizione del sistema calcio che ha dato luogo a società vincenti e perdenti in quello che possiamo definire "campionato parallelo"». Tre ipotesi e un solo punto fermo: Juventus (in maniera evidente), Fiorentina e Milan in termini complessivi non hanno ottenuto vantaggi dagli arbitri inquisiti.
«In più - continua Navarra - nello studio abbiamo tenuto conto anche della forza degli avversari affrontati dalle squadre coinvolte. La Juventus, per esempio, ha incontrato squadre più forti nelle partite dirette dagli arbitri sotto inchiesta. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, la considerevole differenza nella media punti complessiva».
Il processo illecitto - Pareri: Christian Rocca/1
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Un altro esemplare articolo volto a mettere in risalto le assurdità di Calciopoli. E' una perla di vero giornalismo di Christian Rocca il quale esprime tutto il suo dissenso con arguzia ed equilibrio.
Un articolo che è un capolavoro di sintesi: basterebbe leggere questo per capire che cosa è stato realmente il cosiddetto processo “farsopoli”.
Facciamo notare che l'articolo è datato 18 luglio 2006, quindi successivo alla prima sentenza ma precedente la seconda. Questo non cambia comunque molto perchè come stiamo mettendo in evidenza, tra la prima e la seconda sentenza l'unica differenza di rilievo consiste nell'assurda spiegazione che vorrebbe eliminare il concetto di somma sostituendolo con il papocchio dialettico - giuridico degli "ineliminabili tasselli strumentali alla realizzazione" ...... della somma!
Per la Corte del calcio tanti non illeciti fanno una temperie illecita. (La Juve è colpevole, anche se è innocente, per il semplice fatto che è colpevole: Perchè? Perchè è l'opinione di tutti) da "Il Foglio" articolo di Christian Rocca:
Al Bar dello Sport sotto casa non avrebbero saputo fare di meglio. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, cioè per non aver comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, nemmeno una (pagina 76). La Caf guidata da Cesare Ruperto ha spiegato che nel calcio italiano non c’era nessuna cupola (pag. 74), che il sistema Moggi è un’invenzione della Gazzetta dello sport (pag. 74), che i 50 sorteggi non erano truccati (pag. 83), che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla grande così (pag. 103). Cinque, praticamente sei, arbitri su otto sono stati assolti e i due condannati non sono stati puniti per le partite della Juventus. Ma se è così, ed è così, come mai la Juventus e le altre (tranne il Milan) sono state condannate a uno, due o forse quattro anni di B? La tesi colpevolista è questa: i rapporti stretti tra i dirigenti della Juventus e i designatori arbitrali, anzi uno solo: Paolo Bergamo, hanno creato “un’atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A” per cui è stata lesa la terzietà, l’autonomia e l’indipendenza del settore arbitrale.
Come e dove e con quali arbitri, per i giudici non è importante, perché si tratta di una specie di concorso esterno in campionato di calcio, per cui è sufficiente provare il rapporto di contiguità tra Moggi e un designatore per essere certi che gli arbitri fossero comunque condizionati, anche se non ce n’è prova di alcun tipo. Il problema è che questo reato nel codice sportivo non esiste. Tra l’altro questa contiguità di rapporti tra Moggi e i designatori, più che dalle innocue telefonate intercettate si evince da quelle che non conosciamo, cioè dal fatto che Moggi avesse consegnato a Paolo Bergamo una scheda sim svizzera non intercettabile e che i due si vedessero regolarmente a cena. Un reato che non c’è, basato su telefonate e cene di cui nessuno conosce il contenuto, accertato in un processo che ha saltato a pie’ pari il dibattimento e che è cominciato direttamente con la formulazione delle richieste da parte del procuratore come in Urss. Per il resto la sentenza della Caf ha smontato le principali accuse avanzate dalla procura federale e dalle varie gazzette – che a sua volta aveva rigettato lo schema Borrelli della Cupola Juve contrapposta a quella Milan. Ne ha accettato però lo schema accusatorio, che è questo: gli atti commessi dai dirigenti della Juve “di per sé” costituiscono comportamenti contrari a principi di lealtà (art. 1). Una violazione del codice sportivo innegabile sulla base di quelle telefonate, ma che non comporta l’automatica retrocessione a una serie inferiore delle squadre, proprio perché sono atti che, “di per sé”, non configurano alcun illecito sportivo ex articolo 6, cioè non costituiscono il tentativo di alterare lo svolgimento o il risultato di una gara. L’accusa principe quindi è caduta, non c’è, non esiste, è pura Curva Sud, come sa chiunque capisca un pizzico di calcio e abbia seguito il campionato sotto inchiesta senza la sciarpa dell’Inter o della Roma intorno al collo. Eppure la corte ha condannato ugualmente la Juventus, trasformando le tre violazioni dell’articolo 1 in illecito sportivo ex art. 6 (quello che comporta la retrocessione). Più che un principio giuridico, sembra abbiano applicato la regola in vigore nei campi dell’oratorio, dove ogni tre corner viene assegnato un calcio di rigore. Three strikes and you’re out, come se tre reati di diffamazione – per il semplice fatto di essere tre – possano trasformarsi in un bell’omicidio. Leggete con attenzione che cosa dice la sentenza: “La Procura federale, con riferimento all’addebito contestato alle persone indicate nel capo di incolpazione in esame, ha individuato talune condotte, costituenti di per sé comportamenti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva (art.1), ed ha ritenuto che l’insieme di tali condotte sia stato idoneo a realizzare il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale a vantaggio della Juventus, e quindi sia stato violato l’art. 6, integrando la pluralità delle condotte l’attività diretta a procurare alla Juventus un vantaggio in classifica”.
Quindi, comportamenti di per sé non configuranti l’illecito sportivo diventano arbitrariamente (è il caso di dire) un illecito sportivo perché ripetuti nel tempo. La Caf sostiene che questi comportamenti sleali abbiano procurato un vantaggio in classifica alla Juventus. Ora, come è noto, in natura esistono soltanto due modi per ottenere vantaggi in classifica: chiedere e ricevere aiuti arbitrali nelle proprie partite, colpire i diretti avversari nelle loro gare. La sentenza dice che non c’è stata interferenza su nessun match della Juventus, né in quelli delle dirette avversarie.
L’articolo 6 è molto chiaro e dice che costituisce illecito sportivo “il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica”. Non c’è traccia del principio secondo cui più violazioni dell’articolo 1 costituiscano una violazione dell’articolo 6. La corte nega che la Juve abbia compiuto atti diretti ad “alterare lo svolgimento di una gara” e nega anche che la squadra campione d’Italia abbia compiuto atti diretti ad “alterare il risultato di una gara”. Condanna la Juve, invece, per aver compiuto atti volti a ottenere “vantaggi di classifica”. Resta da capire quale possa essere il vantaggio in classifica scaturito da altro che l’aver truccato le partite.
La Corte non sa spiegarlo. Si limita a dire che “è concettualmente ammissibile l’assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall’alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara”. Concettualmente.
“Infatti, se di certo, la posizione in classifica di ciascuna squadra è la risultante aritmetica della somma dei punti conseguiti sul campo, è anche vero che la classifica nel suo complesso può essere influenzata da condizionamenti, che, a prescindere dal risultato delle singole gare, tuttavia finiscono per determinare il prevalere di una squadra rispetto alle altre”.
Punto. Sono colpevoli, anche se sono innocenti, per il semplice fatto che sono colpevoli. Il capolavoro, più da Paolo Liguori che da Cesare Ruperto, si trova a pagina 79: “Nella valutazione del materiale probatorio la Commissione (la Caf, ndr) si limiterà ad indicare quegli elementi di sicura valenza, che non si prestano ad interpretazioni equivoche, perché già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”. Avete letto bene: “L’opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio”. Chissà, magari gravitavano al Bar dello Sport.
Manca solo “arbitro cornuto”, ma c’è ancora l’Appello.
Il processo illecito - Pareri: Corrado De Biase
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"Non posso sapere perchè la proprietà della Juventus si sia mossa in un certo modo, ma mi sento di dire, al 99%, che la vicenda è stata abilmente pilotata dai vertici della squadra torinese, a cominciare dalla richiesta di Zaccone, che ha lasciato tutti di stucco. Zaccone non è un incompetente, come molti credono, ma è stato solo un attore di questa vicenda.
Bisogna avere, innanzitutto, il coraggio di affermare una realtà: il procedimento di questa estate ha partorito un autentico aborto giuridico. Quando parlo di "aborto giuridico" mi prendo la piena responsabilità di ciò che dico. Quando si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno 6 mesi solo per un corretto iter investigativo, non può che venir fuori un aborto giuridico.
Quando si cassa, per motivi di tempo, un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concede solo 15 minuti per una arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico.
Quando non si concedono agli avvocati difensori degli imputati i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando, infine, si disassegna un titolo ad una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'Internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. Non è un problema di giustizia ordinaria o sportiva: in ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. E non venitemi a parlare di normative UEFA o di liste da dare alla stessa per le coppe europee: i diritti degli imputati, tra cui quello di potersi difendere con i mezzi che l'ordinamento mette loro a disposizione, vengono prima di una partita di calcio. Il punto che mi fa pensare che Zaccone abbia agito su input della proprietà è un altro, e cioè il modo in cui si sono mossi i vertici dirigenziali della Juventus, con quel finto ricorso al TAR. Come, mi chiedo, tu allontani i dirigenti, praticamente dichiarandoti colpevole, poi assisti inerte ed impassibile ad uno scempio mediatico e giudiziario ai danni della tua squadra e poi minacci di ricorrere al TAR? E' il concetto di chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, se ci pensate bene. Prima ti fai massacrare senza muovere un dito, ti fai disassegnare il titolo, fai stilare i calendari per i campionati e le coppe europee e poi minacci di andare al TAR, strombazzando il tutto sui giornali? Sa tanto di mossa politica per placare l'ira dei tifosi, mi pare. Se Zaccone, che è uomo di valore ed esperienza, avesse avuto il mandato di evitare il disastro si sarebbe mosso in maniera diversa, nel senso che avrebbe fatto notare queste "anomalie" nel tempo intercorso tra la fine del dibattimento e l'annuncio dei verdetti. Quello, infatti, era il momento buono per minacciare di ricorrere al TAR, quando le sentenze non erano ancora state scritte, ma andava fatto in camera caritatis, chiedendo un incontro con Ruperto, Sandulli e Palazzi, e non di fronte ai giornalisti della Gazzetta. Vi prego di notare che non sto discettando di alta strategia dell'arte forense, ma dei principi basici, dell'ABC della professione, di cose che si insegnano ai ragazzi che vengono in studio a fare praticantato: se tu, avvocato difensore, ritieni di avere delle armi da giocare, chiedi un incontro con il giudice e il PM, nel periodo che intercorre tra il processo ed il verdetto, e gli fai notare che, se il responso sarà giudicato troppo severo, le userai. E qua di armi ce ne erano in quantità industriale. Poi, di fronte al fatto compiuto, chi si prende la responsabilità di fermare una macchina che macina miliardi di euro, tanto da essere la sesta industria del paese? Io, per conto mio, posso solo ribadire il concetto già espresso: UNA PENALIZZAZIONE DI 8/10 PUNTI, UNA MULTA E LA SQUALIFICA DI MOGGI E GIRAUDO PER 10/12 MESI, QUESTA ERA LA PENA CONGRUA, A MIO PARERE. OGNI PARALLELO CON LA VICENDA DEL 1980 È IMPROPONIBILE: QUA NON CI SONO TRACCE DI ILLECITO, NÈ DI DENARO O ASSEGNI. L'illecito ambientale non è un reato contemplato da nessun codice, a meno che non si parli di inquinamento atmosferico.”