Negli ultimi 30 anni di calcio europeo, i giocatori che hanno concluso la carriera vincendo tutto quello che c'era da vincere a livello internazionale con i club e la Nazionale (Europei-Mondiali-Champions-Intercontinentale) sono 6. Di questi sei, cinque hanno giocato nella Juventus, unica loro squadra italiana.
Il sesto è l'infaticabile laterale basco del Bayern Monaco, Bixente Lizarazu.
I nostri cinque: Zinedine Zidane, Didier Deschamps, Andreas Moeller, Stefan Reuter e Jürgen Kohler.
Ora: se prendiamo i tedeschi, ci rendiamo bene conto che Reuter è stato molto fortunato, e Andy Moeller abbastanza, ma Jürgen Kohler era un campione come i due francesi.
Kohler, il nemico di Van Basten, come in una storia da cinema.
Il cigno nella parte del buono, il renano nei panni del cattivo. Quanti duelli, a valere da soli il prezzo del biglietto: il centravanti più forte del pianeta contro il difensore più forte del pianeta.
In Olanda si consuma il primo atto, durante gli Europei del 1988, che vedono opposte in semifinale Germania Ovest e Paesi Bassi.
Un derby di fuoco, sentitissimo, che ancora oggi rispolvera i fantasmi della Seconda Guerra Mondiale. Il calcio brillante degli olandesi contro la solidità dei tedeschi, un classico immortale, che ha toccato il suo culmine nella finale del 1974, vinta dai tedeschi del Kaiser contro l'Olanda di Cruijff, versione calcistica dei provos e del '68. Una tragedia nazionale per gli olandesi, per cui questa è sempre più di una partita.
Questa volta vince Van Basten, che decide la partita a un minuto dalla fine, per poi bissare con un goal clamoroso in finale contro l'Unione Sovietica. Il 23enne Kohler, al tempo al Colonia, concede un metro di troppo al centravanti di Utrecht che, fino a quel momento, era stato impalpabile e questi beffa tutti con un goal in scivolata. Jürgen si butta alla disperata ma senza successo: è costretto a chinare la testa all'astro nascente del calcio mondiale.
Due anni dopo, ai Mondiali italiani, la sorte mette ancora a confronto olandesi e tedeschi negli ottavi. Scontro di totale asperità, dominato dai falli e dalle scorrettezze, ma, mentre da un lato del campo Rijkaard e Voeller si prendano a sputazze, dall'altra Jürgen Kohler tiene a bada Van Basten con la consueta durezza, ma senza prodursi in slealtà. La Germania vince l'incontro per 2-1 e vola verso la conquista del titolo, grazie a una difesa granitica imperniata sul trio Augenthaler-Kohler-Buchwald, prototipo del 3-5-2, che tanta fortuna avrà negli anni '90 anche nel nostro paese.
Luca di Montezemolo, organizzatore del Mondiale italiano, ha l'occhio lungo.
Infatti sceglie di pescare dalla Nazionale tedesca per costruire la Juve della stagione successiva, che lo vede in prima linea nel ruolo dirigenziale: per la squadra di Maifredi sceglierà Thomas Haessler, microcentrocampista dall'assoluta inconsistenza.
L'anno successivo, complice la dipartita di Montezemolo, la Juve torna a fare le cose sul serio per cercare di opporre una credibile resistenza al Milan pigliatutto. E' il 1991 e Boniperti sceglie Kohler per ricostruire una difesa da museo degli orrori, agli ordini di un redivivo Trap.
Da lì in poi i duelli tra Kohler e Van Basten saranno i duelli tra Juve e Milan. La tradizione del calcio italiano, a digiuno da ormai troppo tempo, contro il nuovo potere che ha dominato in lungo e in largo in quegli anni in Europa. L'anno dell'arrivo di Kohler in Italia coincide però con il cambio di panchina in casa rossonera: al posto di Sacchi arriva Capello. Il Milan diventerà meno bello, ma sicuramente più efficace: nasce la squadra detta "degli Invincibili".
Disperata la rincorsa per colmare il gap: Kohler è il baluardo di una difesa che vede accanto a lui giocatori come De Marchi e il lentissimo brasiliano Julio Cesar. It's a long way to the top.
Il Milan continua a pigliar tutto: la Juve di Kohler e Baggio conquista due secondi posti, un quarto e una Coppa Uefa, costituendo di fatto l'unica alternativa al dominio milanista.
Gran parte del merito è del difensore tedesco: veloce in chiusura, insuperabile di testa, costante nell'anticipo, implacabile in marcatura. Piedi grezzi, certo, ma, seppur ancora non per molto, è ancora l'era del libero e dello stopper. E lui stopper lo è per antonomasia: non gli sfugge nessuno.
Tranne Van Basten, che in più di un'occasione riesce a farlo secco. Ma il mismatch con il Milan è semmai rappresentato dalle volte in cui ci impallina Marco Simone, imprendibile per il De Marchi di turno.
Eh sì, perché si può' ben dire che alla lunga i duelli tra Kohler e Van Basten terminino in pareggio, seppur a vincere sia sempre il Milan, che schiera giocatori di livello ovunque, a nostra differenza.
Questo sino all'avvento della Triade, che al tedesco affianca Ciro Ferrara in marcatura. E' l'anno dello scudetto, della Coppa Italia, e di una finale di Coppa Uefa persa sfortunatamente. Finale raggiunta proprio grazie a Jürgen che sigla il goal della qualificazione nel match di ritorno contro il Borussia Dortmund. Uno dei suoi 8 goal in maglia bianconera, che in 4 stagioni, per un difensore, rappresentano un altro valore aggiunto a quelli già espressi in fase difensiva.
La vincente stagione 1994/95 è il culmine della rincorsa al Milan. Finalmente, la Juventus supera i rossoneri, caso unico durante la gestione Capello, grazie a un nuovo approccio, e a una dirigenza attrezzata per competere nel calcio-business, in cui anche una vecchia volpe come Boniperti aveva stentato a tenere il passo.
Il nuovo corso, ahimè, comporta sacrifici, e a farne le spese alla fine della stagione sono proprio Baggio e Kohler, i simboli del quadriennio precedente. Il tedesco, giunto ai 30 anni, viene ceduto al Borussia per monetizzare e rinnovare la squadra, e verrà rimpianto assai più del Codino nazionale. A succedergli, in realtà, è un anziano Pietro Vierchowod, cui viene proposto comunque un contratto annuale. Un passaggio di consegne simbolico tra gli ultimi due stopper veri del calcio moderno, i migliori dell'ultima decade, senza ogni dubbio.
La Juve porterà a casa la Coppa dei Campioni con lo Zar al centro della difesa. Kohler porterà a casa l'Europeo inglese, ma soprattutto eviterà il bis allo squadrone di Lippi. E' infatti protagonista della finale del 1997 in cui il Borussia piega 3-1 la Juve in finale, aggiudicandosi la Coppa. Per un Andreas Moeller, irritante e infantile nelle provocazioni ai giocatori juventini, c'è un Jürgen Kohler che sorridente tiene in un solo braccio la coppa orecchiuta e al collo la sciarpa juventina. Perché il suo grande amore, lo dirà lui stesso, è stato quello.
Un Borussia, quello che ci batte, in cui figurano anche Reuter, Moeller, Paulo Sousa e il suo vecchio sodale difensivo Julio Cesar, tutti ex della Signora.
Si dice Moggi non ci abbia preso, nella sua ansia di rinnovamento. In realtà, la Juve centrerà la finale anche l'anno successivo, mentre gli juventini tutti si sono accorti che l'unico da rimpiangere è l'uomo coi baffi, quello con la sciarpa al collo, Jürgen Kohler.
Ritratti: Jürgen Kohler
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