Sono passati 7 anni, molte cose sono cambiate.
Dopo quattro campionati aziendali e uno di transizione, giusto per poter far dire a Galliani che negli ultimi [(a+b) · (b-c)]/2 anni il Milan è la migliore squadra del mondo, l'Inter è tornata a fare quel che faceva ai tempi di Moggi, cioè perdere, anzi facendolo in modo peggiore rispetto ai tempi di Moggi; la Juve è tornata a vincere come e forse meglio che ai tempi di Moggi, alla presidenza è tornato un Agnelli, che ha rinnovato una dirigenza appiattita su una proprietà allo sbando, e alla guida della squadra è arrivato un grandissimo allenatore, per di più juventino dalle viscere, perfino dalla stampa ritenuto probabilmente superiore a Zeman e Stramaccioni.
Anche il tifo e l'opinionismo bianconero, quest'ultimo sempre più fiorente e in cerca di uno spazio originale sempre più difficile da trovare, sono cambiati, ma non in modo unidirezionale. C'è chi è passato dal cobollismo all'agnellismo, sia pure con qualche imbarazzo, e sia il benvenuto; chi è riuscito a passare dal cobollismo all'oltranzismo antiagnelli senza imbarazzo alcuno; chi oltranzista era prima e lo è rimasto anche dopo il cambiamento societario, ed è anche questo un modo inconsapevole di cambiare la propria posizione.
L'errore ricorrente nel giudizio del tifoso e dell'opinionista (bruttissima parola, questa, ma la usiamo per far capire di chi si parla) è quello di giudicare trascurando la realtà oggettiva della situazione, proiettandosi invece in una realtà virtuale, indimostrabile, molto spesso parto della passione, se non della fantasia, della smania di visibilità o della presunzione. Onde evitare equivoci, va detto che da questo "andare oltre" ad ogni costo nessuno è andato totalmente esente nel corso degli anni.
Ma ora, come detto, di anni ne sono passati sette e probabilmente dovremmo essere diventati tutti più maturi tanto da poter fare il punto della situazione, non confondere i nostri sentimenti e desideri con i dati oggettivi della realtà e, se ancora si crede che una strada ci sia, percorrerla, anche se ci appare difficile e stretta.
Tre dati reali sono sotto gli occhi di tutti:
1) le sentenze sportive non sono state impugnate dalla società Juventus nel 2006, o meglio l'impugnazione baldanzosamente proposta venne in un amen ritirata. Da qui gli scudetti sono 31 per noi e 29 per la FIGC e tutta la compagnia cantante;
2) nel processo penale a carico di Luciano Moggi, direttore sportivo della società, è intervenuta condanna in primo grado e si attende il giudizio d'appello;
3) nel processo penale a carico di Antonio Giraudo, amministratore delegato della società, è intervenuta condanna anche in appello e si attende il giudizio di Cassazione.
Le sentenze sportive
Queste pronunce mettono un punto fermo su questo versante, sono "passate in giudicato" perché la Juve rinunciò all'impugnazione.
Se l'avesse proposta, forse sulla ricostruzione dei fatti la Juventus avrebbe avuto qualche difficoltà prima delle rivelazioni successive, ma sul punto che l'illecito strutturato non era contemplato dal codice di giustizia sportiva qualche buon argomento già l'avevano, fosse stato anche tutto vero quel che si diceva negli atti del processo sportivo.
All'epoca, per passione e generosità, ci fu chi "andò oltre", impugnando la sentenza sportiva come singoli o associazioni, anche se l'esito era pressoché scontato: legittimata all'impugnazione era solo la società.
Noi scegliemmo un'altra linea: il danno era stato fatto e la Juve aveva perso lo strumento diretto per contrastare i verdetti, ancora restava forse una via indiretta, ma la condizione necessaria era che la società cambiasse linea per poterla sostenere.
E questo è avvenuto, a giudicare dalle numerose iniziative giudiziarie intraprese, che sono la cosa essenziale.
Non è mancato chi ha criticato la società, per essersi limitata a chiedere alla FIGC la revoca dello scudetto di cartone, senza pretenderne la restituzione. Critica "oltre" anche questa, per due motivi: le rivelazioni sull'Inter ed altre squadre, successive alle sentenze sportive, non erano tali da consentirlo, non riguardando la posizione della Juve, se non parzialmente e indirettamente ed essendo invece, per la parte che ci interessa, rilevante quel che poteva accadere nei processi penali, ancora in corso. Va notato che la FIGC, non volendo entrare nel merito della questione perché non era in grado di motivare la conferma del cartone nerazzurro, si disse incompetente. Decisione anch'essa già impugnata dalla società.
La stessa decisione della società di aprire un contenzioso per risarcimento dei danni aggira l'effetto preclusivo delle sentenze sportive, basandosi sulla disparità di trattamento operata dalla giustizia sportiva: per il momento non si discute del danno da retrocessione perché cozzerebbe contro il giudicato della giustizia sportiva, si discute invece dei due pesi e delle due misure usati dalla giustizia sportiva.
Unico modo per togliere dai piedi la sentenza sportiva definitiva (retrocessione e scudetti) è il giudizio di revisione in sede sportiva.
Qualcuno pensa che la FIGC sia disponibile ad accoglierlo, se dovesse avere anche un solo pretesto per non farlo?
Evidentemente sì, se qualcuno, andando "oltre" anche dopo sette anni, critica la società perché non l'ha ancora proposto. Ai loro occhi poco rileva che due processi penali sono pendenti e che sarebbe qualcosa più che un pretesto per la FIGC il fatto che per il momento ci sono state solo condanne, Moggi in primo grado e Giraudo in appello. Vero è che, leggendole, ci sono anche cose positive, ma se ne dirà più avanti.
Due cose bisogna avere bene presenti. Che i nostri convincimenti, anche fossero la verità, non vanno confusi con le sentenze, occorre che divengano motivazioni di sentenze. E che la FIGC restituirà i due scudetti solo con la pistola alla tempia di sicure o probabili condanne a risarcimenti in caso di mancata restituzione. A quel punto soltanto andrà proposta la revisione del processo sportivo. E fa bene la società a non muoversi ora.
Il processo Moggi
Come detto, ci sono state sentenze di condanna in primo grado. E qui va fatta una riflessione valida anche per il processo Giraudo: le cose scritte in questa sentenza, i fatti ritenuti accertati e le valutazioni su di essi sono provvisori, altri giudici potrebbero fare valutazioni diverse fino a sentenza definitiva.
Per esempio, quanto si dice sull'alterazione del campionato sotto inchiesta, ritenuta a Napoli insussistente, come su svariate altre cose. Interessante poi è l'esclusione della responsabilità civile della Juventus, citata per i danni dalle parti civili (cosa possibile nel giudizio ordinario, ma non nel giudizio abbreviato): la sentenza sul punto è sbrigativa, affermando l'estraneità della condotta di Moggi al suo rapporto con la società; non lo dice esplicitamente, ma è sottinteso che non considera Moggi amministratore o rappresentante della Juventus, altrimenti avrebbe affrontato il problema, decidendo probabilmente diversamente.
La motivazione della sentenza, inoltre, pare abbastanza debole. La condanna pare pronunciata sul filo di una pronuncia di assoluzione ed evidenzia anche residui motivi di perplessità sulla decisione presa. Ci sono margini per un ribaltamento del verdetto.
Vale ricordare che in questo processo, svolto con rito ordinario, sono confluite tutte le rivelazioni successive, portate dall'attività del collegio difensivo. Tra il materiale probatorio a disposizione dei giudici non ci sono i corposi rapporti di Auricchio, ma le deposizioni rese in udienza da lui e dai suoi collaboratori. E così è per tutte le prove dichiarative, ci sono solo quelle rese all'udienza e non anche quelle rese durante le indagini. Queste ultime i giudici non le conoscono neppure e comunque non sarebbero utilizzabili.
Il processo Moggi è quello che noi abbiamo analizzato e che conosciamo meglio e non bisogna credere che sia identico al processo Giraudo, svolto secondo le regole del giudizio abbreviato per volontà di Giraudo stesso. Sono due processi distinti con materiale probatorio assai diverso.
Il processo Giraudo
In questo processo c'è già condanna in appello e a breve si andrà in Cassazione per ottenerne l'annullamento con o senza rinvio a diverso giudice di appello.
Come detto, la Juve non compare come responsabile civile, perché in giudizio abbreviato non è possibile. Potrà essere citata davanti ad un giudice civile, se le parti che si ritengono danneggiate lo faranno.
Inutile nascondere però che Giraudo era amministratore delegato della Juventus e non semplice direttore sportivo come Moggi.
Qui i giudici hanno a disposizione tutti gli atti delle indagini preliminari, rapporti di Auricchio compresi. Non essendoci nel giudizio abbreviato il dibattimento, le dichiarazioni dei testi sono quelle rese alla polizia giudiziaria o al P.M..
Non siamo in grado di valutare quanta parte delle prove dibattimentali del processo Moggi i difensori di Giraudo siano riusciti a travasare nel loro processo e quindi non siamo in grado neppure di valutare il possibile esito.
Si tenga comunque conto che davanti alla Corte di Cassazione si discute di questioni di legittimità e principalmente della sussistenza di vizi logici nella motivazione della sentenza di appello. Nessun teste da sentire, solo discussione tra le parti. E questo rende ancor più difficile fare previsioni.
E se i due processi finissero con pronunce contrastanti tra loro, come possibile viste le premesse? Inutile parlarne ora, ma non sarebbe ancora finita.
Calciopoli, il punto della situazione
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- By Diego De La Vega