De SantisRiportiamo la trascrizione delle dichiarazioni di Massimo De Santis durante la trasmissione La Juve è sempre la Juve, andata in onda sull'emittente T9 il 10 maggio 2007

TUTTO COMINCIÒ CON JUVENTUS-PARMA

In questa partita ho commesso due errori: innanzitutto concedere al Parma un calcio d’angolo che non c’è. Il guardalinee era dall’altra parte e l’angolo l’ho concesso io. Successivamente all’esecuzione del calcio d’angolo vedo uno scontro tra Cannavaro e Kovacevic, lo considero fallo poi, rivedendolo in televisione è stato sicuramente uno scontro fortuito ma l’arbitro in quei frangenti controlla tante coppie di giocatori, per cui focalizzi quell’immagine, vedi la parte finale e puoi essere tratto in inganno. Comunque è stato tutto appurato, io ho fischiato prima.
Da questa partita nasce tutto quanto, questo meccanismo particolare. Si può leggere anche dalle informative dei Carabinieri e dall’avviso di garanzia che ci è stato recapitato l’anno scorso che tutto parte da questa partita dove si dice che lì già si era consolidatra questa associazione a delinquere, finalizzata a favorire la Juventus, costruita non so come. L’associazione sicuramente, secondo me, è stata solo un qualcosa per autorizzare certi tipi di indagini. Questo lo vedremo, i legali meglio di me sapranno difendere queste posizioni. Qui di associazioni non c’è mai stato nulla. […] Gli arbitri, ognuno per proprio conto, cercava di arrivare più in alto dal punto di vista della carriera […] Ci sono troppe cose oscure che necessariamente hanno voluto mettere in queste informative. Io vorrei pure precisare che i pm sono la parte finale delle informative fatte dai Carabinieri di via Inselci e in queste informative ci sono troppe cose… dettate dalla fantasia… non voglio dire altro […]
Dopo Juventus-Parma del 2000 l’accusa più forte e quello che mi volevano far confessare, anche a livello di giornalisti, perché molti giornalisti mi telefonavano in quel periodo e mi dicevano: “cerca di dire che è questo, così dici la verità”, ma io non ho mai avuto telefonate con Moggi neanche in quell’occasione. Ci fu anche un’indagine della Magistratura perché indagò la Procura di Torino su questo Juventus-Parma e, alla fine, uscì fuori che io non avevo effettuato nessun tipo di telefonata con il direttore generale della Juventus.

I RAPPORTI CON LE SOCIETÀ

Noi avevamo un rapporto con le società. Tante spesse volte, se poteva servire un biglietto, una maglia, qualche cosa… il problema era che, se avevi determinate necessità, perché spesse volte venivano fatte richieste di maglie a noi arbitri per fare delle azioni benefiche, quindi è normale la maglietta dell’arbitro poteva valere X, la maglietta di un calciatore di serie A, Y. Per cui le telefonate erano… se io dovevo chiedere un gadget a una società avevamo i numeri di telefono, non andavo a chiedere a quello che poteva essere il direttore generale o il presidente ma alla segreteria che poi ci spediva queste maglie. […]

LECCE-JUVENTUS

Tra tutte queste 10.000 pagine, quando sono arrivati gli avvisi di garanzia, io e il mio avvocato ci siano messi lì a cercare, anche se io ero già convinto in partenza che telefonate non ce ne avevo, perché io sapevo bene con chi avevo avuto telefonate o meno, e non abbiamo trovato nessun tipo di telefonata con il direttore generale della Juventus e né con altri appartenenti a questa pseudo associazione. Per cui nessuna telefonata, avevo nei capi di imputazione alcune partite e l’unica partita che riguardava la Juventus era Lecce-Juventus e Lecce-Juventus me la trovavo per due motivi: perché, secondo secondo queste informative, avevo un rapporto particolare con la Juventus e il direttore generale della Juventus perché io, ma non solo io, era tutta la quaterna arbitrale, venivo omaggiato da venti maglie della Juventus. E sembra chissà che cosa avessimo fatto di particolare. E poi perché io avrei avvantaggiato la Juventus perché la gara si era svolta su un campo impraticabile e questa condizione aveva favorito la Juventus. […] Ma la cosa strana è questa: in quel periodo c’erano i telefoni sotto controllo, almeno il mio. Prima di questa partita io ho avuto quattro o cinque chiamate, già dalla mattina, di un dirigente del Lecce che mi diceva che il campo era praticabile. Fui chiamato in albergo. Arrivati al campo, con gli assistenti e il quarto uomo facemmo questo sopralluogo e parlando con i giocatori, per tutti il campo era praticabile.
Prima di cominciare la partita, io ho avuto delle telefonate anche con Bergamo e con Pairetto, perché loro erano a casa e vedevano ed erano preoccupati per la situazione, quindi parlando con Bergamo, cosa che era normale… parlare con i designatori prima della partita era normale, come anche hanno dichiarato gli altri arbitri in fase di deposizione. Queste telefonate con Bergamo in cui ci dicevamo di valutare la situazione, di parlare negli spogliatoi, non sono state menzionate nelle informative dei Carabinieri. Io andai negli spogliatoi del Lecce e della Juve, di tutte e due le squadre e mi dissero che erano propense ad iniziare la partita. Ci fu un Ascoli-Milan alla prima giornata, dove io fui attaccato dal Milan, fui attaccato da tutti i giornali, soprattutto la Gazzetta dello Sport, e invece Lecce-Juventus mi aveva attaccato dicendo che il campo pesante sfavoriva la squadra più debole, mentre in Ascoli-Milan stranamente sfavoriva la squadra più forte…

LE STRANEZZE DI CALCIOPOLI

A livello giornalistico, a livello televisivo a nessuno ha fatto comodo far conoscere quello che stava accadendo in quei giorni di questo processo al calcio che si celebrava davanti a questi pseudo-tribunali di giustizia. I problemi sono cominciati già con l’ufficio indagini…
[…] Io e il mio legale abbiamo capito fin da subito di essere finiti in un ingranaggio più grande di noi e da solo abbiamo affrontato le telecamere l’anno scorso quando personaggi più importanti potevano avere pià peso rispetto a me erano tutti in silenzio e forse potevano parlare. Siamo stati gli unici ad abbandonare i giudizi sportivi per motivi un pochino strani […] alla fine , in questo calcio, esclusi gli appartenenti alla cupola, sono rimasti tutti lì, piantati sulle loro poltroncine e sulle loro sedie.

LA PROPOSTA INDECENTE DI GALLAVOTTI

Io stesso, in fase di conciliazione, ho avuto delle proposte, di dire… mi è stato detto da un avvocato della Federcalcio (Gallavotti, ndr) di cominciare a dire che avevo sbagliato, che avevo commesso degli errori, che sicuramente la mia posizione non era da art.6, quella di Lecce-Parma, non era da art.6 ma forse da art.1 e se io avessi iniziato ad andare meno in televisione e cominciato a dire che qualcosa avevo sbagliato, sicuramente l’arbitrato avrebbe aiutato anche me nella diminuazione della squalifica. A quel punto, per me Massimo De Santis, l’arbitraggio era finito, mi era stato tolto un Mondiale non mi interessava continuare, però mi interessava continuare a fare una battaglia per dimostrare che io in questa storia non c’entro niente, che non facevo parte di nessuna cupola.


FIORENTINA-MILAN

Questo Lecce-Parma mi è rimasto qui. Non mi va giù. […] Siccome stai indagando da settembre, perché non è che stai indagando da quel giorno, la prima partita su cui indaghi e metti sotto intercettazione il telefono, almeno per la mia breve esperienza da Commissario di Polizia Penitenziaria, che faccio? Io investigatore guardo chi è l’arbitro di Fiorentina-Brescia, metto sotto controllo il telefono di quell’arbitro, degli assistenti di quella partita e dei dirigenti delle due squadre. A quel punto faccio un’indagine seria. Perché se la Fiorentina non vince contro il Brescia…. (Plastino chiede chi era l’arbitro). L’arbitro era Collina […] I Carabinieri scrivono: non facciamo le indagini perché Collina è un arbitro al di sopra di tutti i sospetti. Non ci permettiamo di giudicare. Però su De Santis si permettono di giudicare e di dire di più di tutto. […] La Juventus dice di salvare la Fiorentina. Io vado ad arbitrare la vigilia di Milan-Juventus, ovvero Fiorentina-Milan, partita decisiva: la Fiorentina si deve salvare e il Milan è l’antagonista della Juventus. Il risultato più ovvio, se io sono contattato, faccio parte della Cupola, faccio tutto… vince la Fiorentina, abbiamo sistemato la Fiorentina, abbiamo sistemato il Milan e abbiamo dato il vantaggio alla Juventus… Oltretutto che succede? Il Milan, io ho visto dalle indagini fatte dai Carabinieri che sono bravo nelle ammonizioni, ad “eliminare” i giocatori prima della partita, visto che ero stato bravo a togliere Petruzzi e Nastase, con tutto il rispetto… che succede? Io leggo, siccome mi documento, per ammonire mi devo documentare sui diffidati e so che il Milan ha tra i diffidati Nesta, Rui Costa e Seedorf… e non ne ammonisco nessuno! ho una situazione al limite per ammonire od espellere Stam, che faccio? Lo ammonisco. C’è un possibile rigore, dove sicuramente si sarebbe discusso, potevo darlo o non darlo, non lo do e il Milan vince 2-1. Quando leggo nelle informative, la Fiorentina siccome entrava nel contesto con questa cupola, viene da sei domeniche di risultati positivi, perde solo con il Milan, ma non si dice che l’arbitro ero io!

IL CASO IBRAHIMOVIC

Non si dice poi che io arbitro Juventus-Inter, non si dice che viene squalificato Ibrahimovic per la prova televisiva […] Dato che ci sono le intercettazioni avranno capito chi è che mi telefonava per paura che io potessi dire che Ibrahimovic l’avevo controllato io. Io ero a Lisbona, le telefonate mi arrivavano, perché dovevo arbitrare la semifinale di coppa Uefa. Ibrahimovic penso che fosse importante, soprattutto prima di Juventus-Milan… cioè… se avessero sentito le intercettazioni avrebbero saputo benissimo chi erano quelli che si preoccupavano affinché io e gli assistenti (i due assistenti che avevano fatto Juventus-Inter erano con me a Lisbona)… soltanto l’arbitro poteva far saltare la prova televisiva dicendo “ho controllato, e quindi…”, ecco questi erano gli stessi che si sono preoccupati e sono stati così bravi nel momento in cui io ho scritto tutto dopo Lecce-Parma per quello che riguardava vignaioli, che forse meritava 5-6 giornate… io ho telefonato alla persona, all’Ufficio che doveva concedere le squalifiche al giudice sportivo: “ma scusate, Vignaioli con quello che ho scritto sul referto prende una giornata?” Risposta: “Sì, vabbé, ma era l’ultima giornata…” (Plastino chiede chi è che lo chiamava per fare pressioni riguardo alla squalifica di Ibrahimovic) Questo lo dirò quando ci sarà il processo penale, qualcosa mi devo riservare (ride) C’erano le intercettazioni, non le hanno messe, forse non le hanno ritenute… (Plastino: “cioè, che ti hanno detto? Chi era del Milan che ti telefonava? Ti invitavano a che cosa fare, a dire?”) si preoccupavano se io eventualmente avessi detto che non c’era prova televisiva… (il conduttore interrompe per annunciare la fine della trasmissione ma De Santis lo interrompe a sua volta per aggiungere un’ultima dichiarazione). C’era anche un dirigente Fifa, che poi io farò il nome (Walter Gagg?), che mi telefonava per nome e per conto dell’amicizia che aveva con… non si può fare il nome perché altrimenti rischio le querele… perché poi… ma io devo difendere me (Plastino lo incalza e dice che si tratta di un dirigente (Venditti: “squadra?”) Inter, vicino all’Inter. Farò il nome quando risponderò all’accusa penale. (Plastino chiede perché non ha denunciato questa cosa) Non l’ho denunciato perché, secondo me, la prendevo tutto normale. Oggi a posteriori ho tanti rimpianti: una volta la ritenevo una cosa normale, oggi la penso diversamente.

L’IMPOSSIBILITA’ A DIFENDERSI

(Domanda di Bertinetti: De Santis si è sentito poco tutelato, visto che ha dovuto ricorrere ad un tribunale ordinario?) Che io non avessi fiducia nella giustizia sportiva l’ho detto dal primo giorno, da quando sono uscito dall’interrogatorio di Borrelli, quando uno dei componenti dell’Ufficio Indagine, l’avvocato Squicquero disse a me e al mio avvocato, dato che eravamo in due presenti: “se pensate di difendervi con i filmati avete sbagliato strada”. Allora, a questo punto dobbiamo essere condannati per forza perché l’unica cosa che facevo… andavo in campo ed arbitravo… se non posso dimostrare con i filmati che ho fatto bene, me ne sto a casa, non vengo per niente. E, d’altra parte, in effetti, aveva ragione… lì già avevamo capito. Però la fiducia c’era ancora verso le istituzioni perché io avevo avuto tanto dalla Federcalcio e pensavo che si arrivasse a fare qualcosa di serio, di concreto, un iter dal punto di vista della giustizia di un certo livello. Quando poi mi sono visto condannato per una partita, Lecce-Parma, dove alla fine forse se condannavano me, o giudicavano me, dovevano giudicare minimo altri 6 colleghi, perché quella partita era collegata ad altre sei partite. E il 3-3 è un risultato a detta di tutti normale, non c’è un episodio, non c’è niente. Però forse io avevo capito già quale doveva essere la strada visto che per decidere di non mandarmi al Mondiale ci sono voluti 5 minuti. Io ricevetti una telefonata da Ghirelli, oltretutto indagato nella stessa vicenda, che mi disse se avevo intenzione di dare le dimissioni dal Mondiale. Io non feci in tempo a dire no che, mentre attaccavo il telefono, già passava la notizia sul Televideo che già mi era stato revocato l’accredito per il Mondiale. Non abbiamo chiesto subito questo provvidemento ma non mi è stato dato. Io so per certo che quel provvedimento l’ha firmato l’attuale pesidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, che forse è stata l’unica cosa che ha fatto in quel periodo di vacanza, rapidamente e velocemente, per poi passare al commissariamento di Guido Rossi di cui si è già molto parlato.

ACCUSE AL MILAN E A BORRELLI-PALAZZI

(Plastino: non riesco a capire perché i media oscurano l’intercettazione che ritengo agghiacciante dal punto di vista etico che ho sentito tra Meani e Collina per il famoso appuntamento con Galliani in questo famoso ristorante nel giorno di chiusura […] Chiedo a Massimo che è successo e perché da una parte si attacca e dall’altra si oscura.) Questa indagine dei Carabinieri, premettiamo una cosa, quando è scoppiato il casino esce questo famoso libro nero, secondo me una cosa vergognosa, qualcuno ha fatto uscire queste informative dei Carabinieri. Bisognerebbe fare un’indagine per sapere chi le ha tirate fuori. In questo libro nero del Milan non se ne parla, poi si comincia ad alzare un po’ di polverone ed esce il libro rosso e c’è questa intercettazione, ma non solo questa. Ci sono intercettazioni con altri arbitri, altri assistenti… di Meani. Io l’ho detto, io avevo con Meani… tabulati… quantomeno questo se la Telecom non ha avuto la possibilità di modificarli, perché io mi aspetto di tutto… e qualcuno ha già detto che l’Inter mi ha pedinato, quindi… e premetto questo: è passato un anno… a settembre, la prima volta che è uscita questa cosa sono stato da Borrelli… Per Calciopoli in tre giorni via processo e condanne, per questa indagine siamo fermi a non so quando… […] Non solo non sono state approfondite le indagini, ma nessuno di tutti quegli arbitri è stato giudicato, perché è stata tirata fuori una pseudo mancanza di giurisdizione, poi la palla è passata all’Aia, l’Aia l’ha rimandata a Palazzi ma poi è passato un anno… Collina che ha detto di essere stato assolto, non è stato assolto, non è stato giudicato!
Oggi, addirittura, su delle pseudo-celle, su qualcosa che non c’è si stanno condannando, già dal punto di vista mediatico, degli arbitri. Di fronte ad intercettazioni concrete, di richieste di contatto e tutto quanto non è stato fatto neanche un giudizio, non è stato fatto nulla. E’ stato messo tutto da parte. Allora mi domando, fidejussioni, polizze false, tutto abbiamo avuto in questi anni del calcio. Non si è mai fatto un processo vero.
[…] Il procuratore federale è ancora Palazzi, c’è ancora Borrelli a fare le indagini. Io a Borrelli chiesi, insieme al mio avvocato, che su Lecce-Parma erano uscite dichiarazioni di Zeman, che non era mai stato tenero nei miei confronti e neanche verso la Juventus, dove dice che in Lecce-Parma io non c’entro niente e che forse c’era qualcun altro che è intervenuto, c’è stato un comportamento dei giocatori, abbiamo chiesto uno stralcio su questa partita… no, io dovevo essere condannato e mi si poteva condannare solo con quella partita. […] Io questa partita l’ho arbitrata bene, ci sono i filmati ma non me li hanno accettati, non li hanno voluti […] I Carabinieri dicono che io parlo e dico “ho fatto un capolavoro” e tutto quanto, poi siccome parlo con Mazzini dell’atteggiamento e di uno scontro avuto con il direttore sportivo del Parma nello spogliatoio, dicono che questa telefonata la faccio per sviare. Ma allora io da una parte sapevo di essere intercettato e da una parte no, se io so di essere intercettato forse non dico “capolavoro” e non dico il resto e forse non parlo per niente, mi sembra la cosa più logica.


MEANI, FACCHETTI E MORATTI

Io ho parlato di Meani e di Facchetti perché sono state le due società che in questa Calciopoli sono emerse. Le telefonate di Meani ci sono e mi sembra che Meani avesse avuto moltissime telefonate con arbitri e assistenti. Addirittura c’è una telefonata dove cerca di accordarsi per una cena con il mio ex collega Pierluigi Collina. Questo non vuol dire che c’è un illecito, ma certo voglio dire, organizzare un ristorante nel giorno di chiusura mi sembra un po’ particolare, però mi sembra che qui né la Magistratura, né l’Ufficio Indagini abbiano detto qualcosa, niente… Se io chiedevo a Moggi di andare in un ristorante a Torino succedeva il finimondo. Ma la giustizia sportiva non ha fatto nulla, non ha giudicato.Io ho sentito dire che questi arbitri e assistenti sono stati giudicati e assolti. Non è vero, non sono stati né giudicati, né assolti. Non sono stati giudicati soltanto per difetto di giurisdizione.
Facchetti mi telefonava, ho detto che mi telefonava e lo dico tranquillamente. Io ho due numeri di cellulare sul mio telefonino, memorizzati che erano di Facchetti (nella puntata di Lunedì di rigore in onda su Antenna 3 la settimana precedenti De Santis ha detto che in due occasioni Facchetti fece richieste un po’ particolari) .... Moratti quando veniva nel mio spogliatoio, prima delle partite si soffermava a lungo. Forse si è dimenticato anche questo, spero di no. Questo forse se lo ricorda, era lui partecipe. Io sono stato seguito e pedinato dal 2002 fino a non so quando, illegalmente. Questo sta agli atti, non l’ho detto io ma lo dice la Procura di Milano a seguito di indagini e accertamenti. Soprattutto Tavaroli e Cipriani dicono che i miei pedinamenti sono stati commissionati dall’Inter, da Facchetti. Moratti ha detto inizialmente “sì, è vero, lo abbiamo fatto seguire” per poi fare una marcia indietro totale. Poi quando ha visto che le cose si mettevano in una maniera particolare, ha fatto marcia indietro…
(Zampini: “I tabulati saranno prodotti in giudizio?”) De Santis: “sicuramente”

LA CALCIOPOLI PARALLELA

Le intercettazioni da chi sono state fatte? Dal CNAG, il Centro Nazionale Autorità Giudiziaria, poi vado a leggere che il responsabile di questo centro era Tavaroli, sicuramente mi compare qualcosa di strano sulle intercettazioni telefoniche, visto che questa indagine è basata completamente sulle intercettazioni. […] Io ho due dossier, il dossier ladroni parte1 e non so, non sappiamo fin dove arriva. Io sono stato monitorato per vedere se avevo rapporti con Fabiani e Pavarese. Il dossier parte 1 dice che è risultato tutto negativo, i miei conti bancari erano tutti normali, che la mia vita era normale, che nessuno mi veniva a dare le mazzette. Io non sono mai stato a libro paga di nessuno, né di Moggi e né di nessun altro. Successivamente c’è un dossier Como dove vengono intercettati, a detta della segretaria di Bove, i miei telefoni. Quindi intercettazioni non autorizzate. Venivano intercettati i telefoni di Enrico Ceniccola, di Moggi e di Giraudo. Quindi mi sembra una specie di Calciopoli parallela, aspettiamo la Procura di Milano per vedere quello che accadrà, però Tavaroli dice che si recò negli uffici della Saras da Moratti e Facchetti. Quindi non sono io che tiro in ballo Facchetti, lo tira in ballo qualcun altro, con prove fondate forse, con testimonianze vere.

LA FAZI

(Angelini chiede la storia della Fazi, perché aveva questo potere, capire cos’è questo “bubbone” che lei poteva fare esplodere). Sono convinto io, forse dal ruolo che ho io al di fuori del calcio, che delle indagini non fatte per andare a cercare la verità, ma per andare sempre a colpire quelle persone e quelle cose perché qualsiasi cosa che a discapito degli indagati è stato messo da parte, non è stato approfondito. La Fazi chi era? La Fazi, forse nessuno saprà chi era la Fazi, era la segretaria della Can che, come ruolo, doveva comunicare agli arbitri le partite e le comunicazioni, insieme a Manfredi Martini. Sicuramente la Fazi, come tanti altri impiegati della Federcalcio, rivestiva un ruolo specifico per quello che era il suo livello. La Fazi era un quarto livello, l’ho appreso dalle informative perché prima non lo sapevo, che ha lavorato, che le è stato dato un incarico superiori a quelle che erano le mansioni che poteva rivestire con quella qualifica. Nel momento in cui si cerca di allontanarla non so i motivi perché i motivi dovrebbero dirli altre persone, perché io non ero demandato a saperli (Moggi non era contento della Fazi perché ). Da quello che ho capito la Fazi ce l’aveva con tutte le società. La Fazi e Martino comunicavano a tutte le società gli arbitri e gli assistenti, insomma gli esiti del sorteggio. Si preoccupano perché la Fazi voleva fare una vertenza di tipo lavorativo alla Figc e forse qualsiasi persona, lo comprendo oggi sulla mia pelle, voglia uscire da quel contesto… che sembra che ci sia un recinto… non si può andare al Tar, gli arbitri non possono parlare, tutto deve restare là dentro…la Fazi voleva andare al tribunale ordinario, al giudice ordinario per far valere i suoi diritti, perché lei diceva: “Io ho svolto una mansione che era superiore ai quella che era mia e voglio che mi venga riconosciuta. Quindi, io vado via dalla Can però mi dovete dare lo stesso livello che mi compete con la remunerazione che prendevo in quell’ufficio”.

ASCOLI-CAGLIARI, UNA STRANA PARTITA

Quella partita non è mai finita sotto inchiesta. C’era uno dei vice-capo dell’Ufficio Indagini, Carlo Lolli Piccolomini. Il presidente del Cagliari è Cellino. Io in quella partita mandai via due giocatori del Cagliari quasi nella stessa azione. Uno per chiara occasione da rete e uno perché insistette a protestare con me e con l’assistente. Quindi il Cagliari giocò in 9 per grossa parte del primo tempo e per tutto il secondo tempo. Segnò l’Ascoli l’1-0 e in seguito fu una partita stranissima perché il Cagliari passò sul 2-1 e finiì 2-2 per un rigore che detti io… abbastanza… troppo chiaro, troppo evidente… mi era venuta voglia di andarmene… Venne Cellino e mi abbracciò davanti a quello dell’Ufficio Indagini e mi disse che ero il più bravo di tutti.

Per saperne di più, vedere anche la puntata di Matrix del 20 giugno 2006.