Meno di un mese prima dell’inizio dei processi Guido Rossi ha sostituito i giudici già presenti in Federcalcio con altri membri di sua scelta, addirittura dopo il pronunciamento delle incolpazioni, violando i principi fondamentali in materia di costituzione del giudice naturale. La motivazione della deposizione del precedente giudice Caf Martellino furono le accuse rivoltegli da Preziosi. Non si capisce allora perché a dirigere la Corte Federale sia stato posto Piero Sandulli che solo sei mesi prima aveva ricevuto dalla Cassazione due condanne definitive per aver assunto, unitamente alla giunta del comune di Roma (di cui era assessore), alcuni esperti per consulenze esterne.
Ecco un estratto della sentenza 1378 del 25 gennaio 2006:
«La Corte ravvisava profili evidenti di colpa grave nelle deliberazioni con le quali la Giunta del Comune di Roma, provvedendo alla copertura degli uffici di staff istituiti dal regolamento consiliare degli uffici e dei servizi a supporto delle funzioni di vertice politico e amministrativo e nell'ambito dei poteri attribuiti dall'art. 51, comma 7, l. 142/1990, come modificato dall'art. 6, comma 8, l. 127/1997 e dichiarato d'applicazione retroattiva dall'art. 2, comma 2-bis, d.l. 8/1999 convertito in l. 75/1999, aveva nominato esperti estranei all'ente locale, nella circostanza discostandosi dai criteri di eccezionalità, temporaneità e specificità espressamente previsti dalle richiamate norme regolamentari e cagionando, in tal modo, l'ingiusto danno corrispondente ai compensi erogati agli esperti in questione».
Sandulli è stato condannato a risarcire al comune di Roma 35.643 euro per questa sentenza, più 16.333 euro per la successiva (1379). Il tutto senza contare che Sandulli è un noto tifoso laziale nonché, come gli altri membri scelti per la Corte Federale, un amico di Franco Carraro. Sarà un caso che la sentenza da lui scritta abbia assolto il Poltronissimo e riportato la Lazio in serie A?
Ma a destare ancora più perplessità è la subordinazione delle decisioni della Corte Federale alle pressioni mediatiche e popolari, come conferma un altro brano della già citata intervista al giudice Mario Serio:
«Da tutto quello che è successo nelle ultime due settimane ai mondiali, poi le condanne dure, le rivolte di piazza, i sindaci che appoggiano le squadre colpite, il dibattito bipartisan sul perdono... E l’indulto, dimenticavo l’indulto in Parlamento. Un giudice è un uomo e io credo sia giusto interpretare il diritto prefigurando le conseguenze delle proprie decisioni. I delitti li abbiamo accertati confermando l’impianto della Caf, abbiamo scelto di trasformare gli articoli 6 in articoli 1 per alleviare le pene (tranne che per la Juventus, nda). Il quantum, ecco. Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo. Abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda».
Una decisione certamente poco serena, sulla quale forse hanno pesato anche le pressioni dei tifosi romanisti che si accalcavano attorno allo stadio Olimpico, sede del processo, chiedendo la testa della Juventus. Questo clima giustizialista è stato colto anche da Moggi il quale, nella puntata di Lunedì di rigore dell’11 settembre 2006, ha avuto modo di dichiarare: «Io sapevo benissimo come sarebbe stato il processo sportivo, e pensavo con tutta tranquillità che dimettendomi e tirandomi fuori dall’ordinamento avrei avuto maggiori possibilità di difendermi, dato che so che in certe sedi, senza testimoni, questa chance non è relativa, ma zero».
Dello stesso avviso anche l’ex giudice sportivo Giuseppe Benedetto in un’intervista al Foglio del 18 luglio 2006:
«Come si fa a portare avanti un processo senza alcun criterio oggettivo? C'è una cupola che ha condizionato il campionato senza condizionare le singole partite. E poi Guido Rossi ha avuto la non proprio eccellente idea di nominare tutti i nuovi giudici praticamente alla vigilia del processo. Ma non sono stati sostituiti solo i magistrati. È stata direttamente rivoluzionata tutta la Caf. Sono stati cambiati anche gli avvocati. Se io dovessi essere processato da un giudice nominato dal mio accusatore e che durante la camera di consiglio pensa pure di andarsene in Parlamento a spiegare cosa è l'etica e cosa è un sistema pulito e sano, io sinceramente non starei tanto tranquillo. Quindi o il processo è una farsa oppure qui ognuno fa un po’ come crede sia giusto fare. Non sono state rispettate neanche le regole e sono state utilizzate modalità piuttosto anomale nella strutturazione del processo».
La non terzietà dei giudici
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