Il totale disinteresse dei grandi media, con l'eccezione di Tuttosport, nei confronti delle intercettazioni di Meani e del Milan, che stiamo evidenziando in questo dossier, è la cartina di tornasole di chi ha ed aveva davvero dalla sua il potere mediatico. Non avevamo bisogno di prove, perché che il Milan appartenesse alla galassia Mediaset noi lo sapevamo, mica come Auricchio. Certo è singolare che media e giornalisti abbiano anche scioperato per difendere la libertà di pubblicare delle intercettazioni e poi snobbino quelle la cui pubblicazione è ammessa perché già agli atti di un dibattimento. Evidentemente sono più attratti dalla pubblicazione delle intercettazioni quando non è consentita. Sarà il fascino del proibito, o forse la ragione di tanto disinteresse è nel fatto che i giornalisti hanno famiglia e stanno ben attenti a non disturbare chi ha un potere smisurato.
Secondo Auricchio il potere lo aveva solo la "compagine moggiana" e nessuno poteva competere ed eguagliarlo. Secondo la Procura, come riferito da Galdi e Piccioni: "Il Milan in quel campionato ha percezione che le cose stanno in quel modo e attraverso il solo Meani cerca di contenere questo strapotere attraverso la designazione di assistenti. Solo opera di contenimento. Le chiavi in mano le avevano altre persone. Non per niente Pisanu (ministro dell'Interno) chiama Moggi e non Galliani per parlare della possibile morte del Papa. L'Inter? Un gruppo di sfrantumati (disorganizzati, ndr)".
Già le poche telefonate rossonere selezionate nel 2006 dimostravano che non di soli assistenti si occupava Meani ma anche di rapporti diretti con arbitri, come risulta maggiormente dalle telefonate evidenziate ora dalla difesa di Moggi. Inoltre, come si fa a dire con certezza che "Pisanu chiama Moggi e non Galliani" se manca la controprova non essendo Galliani nel calderone degli intercettati? Gli investigatori hanno selezionato quella telefonata di Pisanu perché Moggi era intercettato, ma se Pisanu avesse chiamato dieci volte Galliani, o mezza serie A per un parere consultivo, non lo avremmo saputo, visto che non era lui l'intercettato.
Alla ricostruzione della Procura che cita come esempio Pisanu è facile ribattere, solo per fare un altro esempio, citando Collina: Non per niente Collina vuole incontrare Galliani al ristorante nel giorno di chiusura e non Moggi.
E non ci avevano detto della telefonata che Collina dice di aver ricevuto da Galliani, o di quella nella quale si preoccupa di sentire le reazioni del Milan dopo Siena. Hanno detto che Collina progettava quell'incontro con modalità carbonare con Galliani nel ristorante del Leo solo per parlare della sua candidatura a designatore, quasi non fosse già un'implicita ammissione del potere che aveva Galliani nella duplice veste di dirigente del Milan e Presidente della Lega Calcio. Già conoscevamo la famosa telefonata "Spinga, spinga" del 31 maggio 2005, dove Galliani chiede: "Son gente di fiducia? Spinga allora", e Meani: "Spingo come un pazzo, e Puglisi bisogna fare di tutto per metterlo in A e B, eh". Questo potere è evidenziato anche dalla telefonata che esaminiamo oggi, nella quale Puglisi dice di voler parlare con Galliani per trovare una sistemazione adeguata per la stagione successiva, con Meani che non lo dissuade, anzi lo incoraggia a telefonare al "Capo", che "lui fa presto, chiama Lanese...".
Un assistente juventino doc che nell'intervallo delle partite chiami Moggi per sapere cosa stia facendo la Juve, o che lo chiami per dirgli che vuole parlare con Giraudo perché lo sistemi in qualche modo nei quadri arbitrali, non l'hanno trovato.
E Puglisi, analizzando l'ipotesi che possa arrivare Collina a fare il designatore, si definisce "riciclabile, perché sono della sua scuderia". Questa della scuderia è nuova. Collina aveva una scuderia? Quale era e da chi era composta?
Nella telefonata che ascoltiamo oggi Meani e Puglisi all'inizio parlano ancora di Cavasin, poi Meani riferisce quello che ha detto a Rosetti, alla fine parla ancora dell'ex assistente Lulli, ma la parte che riteniamo di maggior interesse è quella dal minuto 23.09, dove Puglisi progetta il suo futuro e vorrebbe l'appoggio di Galliani.
Puglisi-Meani, 10 aprile 2005, ore 11.25.
Puglisi: Poi prima del... dovrò parlare... dovrò parlare con Galliani... No, così, perché è giusto, perché voglio... vorrei... vorrei... l'anno prossimo far qualcosa.
Meani: Esatto!
Puglisi: Cioè, allora, l'unica persona...
Meani: E' lui!
Puglisi: Se può darmi una mano... però vorrei... vorrei parlargli e dirglielo... dirglielo.
Meani: Lui fa presto, chiama Lanese.
Puglisi: Giusto, giusto, allora... allora adesso voglio vedere come va...
Meani: Lui chiama Lanese e gli dice: "Allora Puglisi, se non ca... o in C o in A, da qualche parte".
Puglisi: Insomma in modo che io cioè...
Meani: Chi è che c'è in C adesso a fare gli assistenti?
Puglisi: Guarda, se va Lanese, io posso andare anche con Lanese eh...
Meani: Ah sì vero...
Puglisi: Non è che io ho dei problemi io...
Meani: Esatto!
Puglisi: Cioè non.. cioè adesso se non va Collina... cioè o mi danno la deroga e sto ancora lì, oppure se Lanese deve fare la squadra io vado anche con Lanese, non è che me ne frega un ca... cioè anche perché diciamo che nel momento in cui dovesse anche arrivare Collina io son sempre riciclabile no? Son della sua scuderia...
Meani: Anzi meglio...
Puglisi: Cioè...
Meani: Che conosci l'andazzo...
Puglisi: Eh, cioè non ho...
Questa, invece, è la telefonata già nota dal 2006 dello "Spinga, spinga" (del 31 maggio 2005), nella quale Meani continua a perorare la causa del Puglisi, che aveva già parlato con Galliani:
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