Eh sì, Gianfelice Facchetti ha sfrucugliato un nido d'api e creato qualche imbarazzo. Quando in un precedente articolo abbiamo ipotizzato che le nuove sommarie informazioni testimoniali di Nucini potessero essere collegate alla deposizione di Gianfelice Facchetti avevamo visto giusto e la conferma ci viene dalla lettura di un articolo di Alvaro Moretti su Tuttosport del 12 gennaio 2011.
Moretti riporta così un brano significativo della deposizione di Nucini: "Dopo aver saputo che il figlio di Facchetti ha reso dichiarazioni (il 26 aprile 2010, ndr) sul rapporto tra Giacinto e me ho deciso di raccontare fino in fondo la realtà dei fatti. Purtroppo non mi sono state fatte domande… Ho incontrato Facchetti innumerevoli volte a Bergamo, con un rapporto stretto e confidenziale dall’estate 2002… Io non ho fatto realmente parte di detta organizzazione".
Che siano stati i pm a prendere l'iniziativa di questo nuovo riascolto, o Nucini a chiederlo, poco interessa, perché è più rilevante il fatto che Nucini ammetta il collegamento con la deposizione di Facchetti Jr, e che in conseguenza di questa si sia deciso a dire la verità "fino in fondo", cosa che avrebbe dovuto fare già a maggio del 2009 quando ha deposto a Napoli come teste dell'accusa, dopo aver giurato e pronunciato la formula di impegno: "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo, con la mia deposizione mi impegno a dire la verità e non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza".
Nucini si era impegnato a dire tutto quanto era a sua conoscenza e il presidente Casoria gli aveva ricordato: "Le ricordo che Lei è obbligato a dire la verità, la legge prevede pene per i falsi testimoni". Avrebbe dovuto andare fino in fondo già da allora.
Secondo quanto riporta Tuttosport Nucini cerca di scrollarsi di dosso la responsabilità di non essere andato "fino in fondo" già da allora attribuendo le colpe ad altri: "Purtroppo non mi sono state fatte domande…", cosa non vera perché sul rapporto tra lui e Facchetti le difese di domande ne hanno fatte davvero tante, soprattutto gli avvocati Prioreschi e Morescanti, e Nucini avrebbe dovuto raccontare quei particolari che ha aggiunto il primo dicembre, quando a Milano sono andati ad interrogarlo i marescialli Avolio e Maione per conto dei pm di Napoli.
LA CUPOLA. La parte più rilevante della nuova deposizione, e che conferisce "solidità" alla nostra ipotesi, è nella frase. "Io non ho fatto realmente parte di detta organizzazione".
Se Nucini avverte il bisogno di fare questa puntualizzazione è evidente che o ha conoscenza dei contenuti della deposizione di Gianfelice Facchetti, oppure è arrivato alle nostre stesse conclusioni in base a quanto riportato dai giornali su quella deposizione e quel "Memoriale" molto pubblicizzati. Noi avevamo unito spezzoni di una verità "scremata" che spuntavano in diversi articoli e, usando la logica, eravamo giunti alla conclusione che la storia raccontata da Facchetti Jr doveva essere diversa da quella raccontata da Nucini e, probabilmente, questo creava qualche problema all'accusa che, infatti, non aveva chiesto l'acquisizione della deposizione spontanea di Gianfelice Facchetti. Dare credito a Facchetti Jr e indebolire un teste dell'accusa, o salvaguardarne la figura di accusatore? Un teste dell'accusa sul quale i pm devono aver riflettuto a lungo, visto che è stato ascoltato per la prima volta dai carabinieri solo il 23 settembre 2007, sedici mesi dopo che era salito alla ribalta con un'intervista di Mensurati su Repubblica nella quale accusava la Juve, i designatori ed il "sistema".
La logica corre in soccorso della nostra prima ipotesi: Se nessuno avesse riferito fatti in modo da lasciare il dubbio che l'ex arbitro possa essere stato parte dell'organizzazione, perché Nucini sente il bisogno di aggiungere che "ho solo fatto in modo che apparisse..."?
Infatti, continuando nella lettura di quanto riportato da Tuttosport apprendiamo che Nucini avrebbe dichiarato: "Ho solo fatto in modo che apparisse che io fossi entrato per scoprire i meccanismi che il gruppo aveva messo in atto: questo era il proposito che io e Giacinto Facchetti ci eravamo prefissati per far venire fuori tutta la verità. In pratica, ci scambiavamo continuamente informazioni sia telefonicamente sia da vicino. Ci incontravamo a Bergamo, al Bar Tasso o al bar Balzer o presso l’ufficio di Facchetti, altre volte nell’ufficio del fratello a Milano, ho preso anche una multa per divieto di sosta lì, sono stato anche a casa sua, a Cassano d’Adda. Avevo tutti i suoi numeri e qualche volta ci siamo incontrati presso il parcheggio della Malpensata e dello stadio di Bergamo. Incontri avvenuti nella Jaguar blu di Facchetti in maniera riservatissima".
Qui non possiamo evitare una doppia considerazione: sul piano della giustizia sportiva Moggi e Giraudo sono stati condannati anche per aver intrattenuto "incontri con modalità non pubbliche", mentre un arbitro, allora in attività, sostiene di aver più volte incontrato Facchetti, dirigente dell'Inter, in vari luoghi, uffici, in auto, in maniera "riservatissima", e l'hanno fatta franca entrambi e l'Inter. Sul piano della giustizia penale ribadiamo che questi particolari andavano riferiti da Nucini quando i legali hanno posto tante domande sui suoi rapporti ed incontri con Facchetti, come è facile rilevare dalla trascrizione della deposizione.
CAVALLO DI TROIA. Moretti riporta, inoltre, che Nucini avrebbe dichiarato: "In pratica Facchetti mi propose, e io fui d’accordo, di diventare una sorta di "cavallo di Troia", acquistare fiducia da parte del sistema Moggi/De Santis per acquisire informazioni su come venivano condizionati i risultati. Così sono diventato amico di De Santis".
La stranezza è che Facchetti sembra non abbia riferito al figlio il particolare importante che Nucini era il suo "cavallo di Troia" nella Can, altrimenti Gianfelice lo avrebbe riportato a Narducci e Capuano, non avrebbe dichiarato, come riportato dal tandem rosa Galdi/Piccioni: "Ricordo che mio padre mi confidò che Nucini lo aveva messo al corrente del fatto che quando stava pensando di tirarsi fuori da questo gruppo...", e non sarebbero scaturiti sul ruolo di Nucini quei dubbi che lo stesso ha sentito il bisogno di allontanare con la nuova deposizione.
Insieme a Nucini ha reso una deposizione, di cui nessuno ha parlato, il giornalista del Corriere Fabio Monti, che ci dicono amico di Facchetti. Fabio Monti in passato non ha usato riguardi al "cavallo di Troia" dell'amico Giacinto, come dimostrano un articolo del 24 giugno 2003 nel quale scrive: "Perché un arbitro come Nucini (cinque gare in A nelle ultime due stagioni), in piena era professionistica, continua ad essere mantenuto nei quadri, nonostante abbia 43 anni?", ed un altro articolo del 13 luglio 2004 nel quale scrive: "Non si capisce, ad esempio, perché arbitri oggettivamente mediocri (ad esempio: Nucini), continuino a restare nel giro e non vengano dismessi, come previsto dai regolamenti".
IL POSTO. Ma c'è un altro tema importante toccato nella nuova deposizione di Nucini, quello relativo al posto di lavoro, dove le versioni diventano tre: una di Tavaroli e due di Nucini. Marco Liguori riporta che nel suo interrogatorio Tavaroli ha detto ai pm del caso Telecom: "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". Nucini, invece, con la versione 2 intacca la propria attendibilità come teste smentendo quanto dichiarato in aula nella versione 1. Alvaro Moretti riporta: "Nucini dice di aver cominciato a temere di perdere il posto di arbitro, unica sua attività. «Facchetti mi rassicurò e mi fece fare un giro di colloqui di lavoro presso alcune banche (anche con Paolillo, ndr), perché non avessi paura di una mia fuoriuscita dal mondo arbitrale»".
Nucini parla non di un colloquio occasionale ma, addirittura, di diversi colloqui di lavoro e di "alcune banche", fornendo prove e riscontri.
In questo caso, come anche negli altri, non può dire che non gli siano state fatte domande in aula e, se i pm chiedessero l'acquisizione della sua nuova deposizione, Nucini potrebbe rischiare di vedere una delle difese avanzare la richiesta di una valutazione dell'ipotesi di falsa testimonianza resa il 26 maggio 2009.
Perché Nucini non ha parlato del "giro di colloqui" quando Prioreschi gli ha fatto le domande sul "posto di lavoro"? Un giro di colloqui in diverse banche non è il comportamento di uno che ha rifiutato la proposta di Facchetti di trovargli un lavoro, come ha ripetuto tre volte alla domanda dell'avvocato Prioreschi. Questo il passo della deposizione:
Avv. Prioreschi: Allora senta, Lei a Facchetti ha chiesto qualcosa in cambio della Sua collaborazione... diciamo così?
Nucini: No.
Avv. Prioreschi: Non ha chiesto un posto di lavoro all’interno dell’Inter come responsabile addetto agli arbitri?
Nucini: No.
Avv. Prioreschi: E’ sicuro?
Nucini: Sì, è una diceria che è uscita sui giornali ed anche in televisione… è una chiacchiera che è uscita...
Avv. Prioreschi: No, non è una chiacchiera, guardi...
Nucini: E’ una chiacchiera… Le posso dire tanto per completezza di informazione che lui si era prodigato per cercarmi un posto di lavoro… ma io non gli ho chiesto niente..
Avv. Prioreschi: Quindi è Facchetti che Le ha offerto qualcosa in cambio...
Nucini: No, no, nel momento in cui io avrei dovuto raccontare quello che sono venuto a conoscenza e che ho messo a conoscenza lui, è chiaro che io dovevo abbandonare il settore arbitrale. E lui non si preoccupava del fatto che io lo potessi raccontare o meno, ma si preoccupava del fatto che io poi non arbitravo più e mi trovavo di fronte ad una situazione complicata.
[...]
Avv. Prioreschi: Comunque voglio dire aveva fatto un accordo in questo senso.
Nucini: Non c’era stato nessun accordo… lui si è proposto ed io ho rifiutato.
Avv. Prioreschi: Una proposta unilaterale.
Nucini: No, lui mi ha fatto una proposta ed io mi sono rifiutato.
Avv. Prioreschi: E Lei si è rifiutato.
Nucini: Sì.
Precedenti articoli su Nucini:
Nucini versione 2.0, nuova verità e autosmentita
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