Dunque, secondo Fulvio Bianchi su 'Repubblica' di ieri, la Juve manderà alla Figc le intercettazioni dei dirigenti interisti sfuggite agli inquirenti ai tempi del grande linciaggio anti-Juve.
Si tratterebbe di 80-85 telefonate, e sarebbero solo una parte, perché tra quelle rese pubbliche finora mancherebbero alcune chiamate fatte da Facchetti dall'utenza intestata all'Inter (ne aveva due, l'altra era intestata all'Agenzia di Assicurazioni per cui lavorava) e contenute in un dischetto guasto, ora duplicato correttamente. Ma già quel che abbiamo ascoltato finora ci porta ad affermare che non sono più innocue di quelle di coloro che vennero puniti dalla giustizia sportiva nel 2006. Anzi.
In questi giorni si sentono illustri opinionisti deplorare la Figc commissariata, per il fatto di non aver richiesto, quattro anni fa, anche le intercettazioni mancanti. Dicono che, per carità, la Juve sarebbe stata punita lo stesso, gravissimi erano gli illeciti di carattere sportivo stando a quanto era emerso in quei giorni, ma certo, se ci fossero state anche quelle dell'Inter, beh, un buffetto sulla guancia di Moratti, magari simile a quello fatto alla squadra di Berlusconi, ci sarebbe stato.
Figuriamoci cos'avranno letto o ascoltato.
Verrebbe quasi, per una volta, da difendere l'operato di Guido Rossi. Non per lo scudetto di cartone, ovviamente: quello va revocato al più presto, gli stessi interisti, almeno quelli meno fanatici, proveranno ormai il desiderio di liberarsi al più presto di quel marchio inglorioso. Il punto è che lo scandalo non venne generato da una fuoriuscita di intercettazioni a sé stanti, ma dalla diffusione di due informative scritte dai Carabinieri di via In Selci a commento della selezione fatta da loro. Furono le informative ad essere illegalmente diffuse al pubblico da una manina rimasta tuttora misteriosa. Insomma, il processo sportivo venne indirizzato dal modo in cui le intercettazioni erano state non solo selezionate, ma pure interpretate e commentate in quei documenti. Come dimenticare, tanto per dirne una, l'instant book dell'Espresso, che pubblicò gli elaborati di Auricchio nel maggio del 2006 in quella illuminatissima operazione editoriale che porta il nome di "Libro nero del calcio"?
Certo, magari, coi pieni poteri di cui era dotato, Guido Rossi avrebbe potuto sollecitare un'informativa suppletiva.
Proprio per aiutare la Federazione Italiana Giuoco Calcio a perseguire un minimo di equità di giudizio, e per sopperire ai mancati solleciti del cuore nerazzurro che gestì la Figc in quei momenti confusi, abbiamo deciso di utilizzare il materiale finora emerso sull'Inter per inserirlo in un'informativa "fantasma", un documento che nel 2006 mancò all'appello, e che ci sarebbe potuto essere se gli inquirenti si fossero messi a indagare anche su chi ancora oggi viene considerato curiosamente "vittima" di un sistema a lui estraneo.
Certo, i dirigenti interisti non erano intercettati direttamente, ma questa dovrebbe essere un'aggravante. Pensate se potessimo ascoltare tutte le telefonate che fecero, non solo quelle captate grazie alle utenze dei soggetti indagati cui, come tutti, telefonavano. Moggi era intercettato direttamente, e la conversazione "peggiore" che son riusciti a rinfacciargli è la famosa telefonata in cui discute col designatore di griglie arbitrali senza per altro chiedere alcunché per la Juve. Inoltre, come ha spiegato anche Fulvio Bianchi, di telefonate interiste ne mancano ancora all'appello. Eppure, già quelle che in un modo o nell'altro i consulenti di Moggi son riusciti a far emergere sono sufficienti a comporre un quadro che, raccontato alla maniera con la quale gli inquirenti composero il quadro relativo alle attività dei dirigenti bianconeri, lascia alquanto sconcertati.
Questo è ciò che esattamente abbiamo provato a fare: raccontare le telefonate interiste nel modo in cui vennero raccontate quelle della cosiddetta "cupola moggiana". Cliccate sul link qua sotto e leggetevi l'informativa che non c'è, e poi chiedetevi se hanno senso i discorsi di coloro che parlano di "vittime".
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L'informativa che non c'è
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