la gazzetta rosa fonte di AuricchioChe strano paese è il nostro, dove si fanno le docufiction per santificare la bravura di un gruppo di investigatori, o un'indagine, e non si mette mai abbastanza in rilievo che la bravura viene meno e non porta mai a nulla quando c'è da investigare sulle "talpe" che provocano la fuga di notizie dalle caserme o dalle Procure. E' successo, come sempre, anche con Calciopoli. Noi affrontammo il discorso negli articoli:
La pubblicazione illegale delle intercettazioni
Calciopoli, la fuga di notizie.

La fuga di notizie si è affacciata anche nel processo in corso a Napoli.
Nell'udienza del 30 marzo 2010 c'è stato questo scambio tra l'avvocato Gallinelli, che difende De Santis, Auricchio ed il pm;
Avv. Gallinelli: Si ricorda se ci fu un procedimento sulla fuga di notizie poi pubblicate da parte de L'Espresso?
Auricchio: Sono sicuro che c'è stata un'inchiesta attivata proprio da mie dichiarazioni.
Avv. Gallinelli: Venne accertato se questa fuga avvenne all'interno del nucleo investigativo?
Il pm intervenne e stoppò la risposta: "Opposizione, domanda non ammessa".

Noi scrivemmo "Peccato, speravamo di sentire finalmente, dopo quattro anni, almeno una "impressione", una "sensazione" (come quelle di tanti testimoni d'accusa messe a verbale in questo processo), che potesse fare un po' di luce sulla "talpa", quella contro cui si scagliarono Beatrice, Narducci e Lepore, dichiarandosi danneggiati da quella fuga di notizie."
Oggi possiamo dire che ne sappiamo di più, sappiamo quello che NESSUN giornale ha mai riportato, neppure quelli che con gli investigatori andavano a braccetto. Le notizie vanno cercate, questo è alla base del dovere di informazione, troppo speso disatteso da tanti. Da cocciuti, quali siamo, siamo andati in fondo alla questione, ed abbiamo scoperto che l'indagine sulla fuga di notizie è stata archiviata, perché non si è potuta stabilire, con "certezza", la paternità della manina "infedele delle istituzioni" che aveva passato alla stampa le informative. Siamo anche venuti a conoscenza dei verbali di assunzione di informazioni di Auricchio e del Di Laroni, con le dichiarazioni rese ai pm il 22 maggio 2007. E di cose nuove ed interessanti da sapere ce ne sono.

La protezione del materiale d'indagine.
Alla fine scopriamo che "I magnifici 12" dell'Operazione Off-side, secondo Repubblica e secondo la docufiction de La 7, tanto magnifici non erano. Nella protezione del materiale d'indagine, per esempio. Password poco sicure e facili da violare, conosciute da tanti. Password cambiate e criteri più sicuri di protezione adottati solo dopo che i buoi erano scappati dalla stalla, a fuga di notizie avvenuta. E poi l'armadio dove era conservato il materiale cartaceo; per Auricchio protetto da chiave in possesso dei suoi uomini, per Di Laroni, invece, aperto e, diremmo, accessibile. Vediamo cosa hanno dichiarato Auricchio e Di Laroni ai pm su questo punto:

Auricchio: Ho solo inserito una password sulle tre informative riepilogative, condivisa. Più o meno a maggio 2006 sono venuto a conoscenza che la Procura di Torino conosceva aspetti particolari dell'indagine di Napoli e quindi ho ritenuto di dover adottare maggiori cautele sui files delle informative. Ho mutato la password comunicandola solo a Di Foggia e Di Laroni. La documentazione cartacea era in una armadio dell'ufficio le cui chiavi erano gestite dai marescialli.
Dopo che si verificò la fuga di notizie adottai un altro criterio di protezione più rigido.

[...] Preciso che non so da chi è stata presa la determinazione di copiare le tre informative creando altra directory. Ho quindi cambiato la password e il Col. Arcangioli mi ha chiesto perché l'avevo fatto.
Di Laroni: Le informative venivano scritte con i colleghi sotto la direzione del Magg. Auricchio. Inizialmente questi mise la password della sua data del matrimonio, poi la variò con la data di nascita, perché non ci ricordavamo la data. Non mi risulta che venne creata altra directory con copia dei files. Dopo l'uscita delle notizie sulla stampa fu adottato un criterio di protezione rigido. [...] La documentazione cartacea era in un armadio dell'ufficio non chiuso a chiave.
Poi abbiamo creato un dvd con le prime due informative ed un cd con la terza. Ciò all'incirca tra settembre e natale 2005 e, quanto al cd, a febbraio 2006. Avevamo ciascuno di noi una copia. Supporti informatici non sono stati mandati ad altri uffici prima del maggio 2006.


L'interesse del Colonnello Arcangioli.
Le due deposizioni di Auricchio e Di Laroni sembrano sollevare dei dubbi sull'interesse del loro superiore per l'indagine, dopo che in una puntata di Matrix, seguente all'interrogatorio di Paparesta del 13 maggio 2006, era stato diffuso il verbale, cosa poi avvenuta anche su Corriere della Sera.

Auricchio: Ho appreso che il Col. Arcangioli aveva chiesto i verbali al Di Laroni e al Vucetic, anche se poteva vederli on line. Ho ricordato che la domenica sera avevo visto la giornalista Sarzanini con il Col. Arcangioli presso il nostro ufficio. Galdi mi disse di aver visto il verbale sul computer della Sarzanini; mi sembra che lo avesse detto anche al Di Laroni. Credo di aver parlato con Galdi il 18 o il 19 o il 20, comunque dopo la trasmissione Matrix. Non ricordo se mi disse quando aveva visto il verbale sul computer della Sarzanini.
Di Laroni: Un giorno il Col. Arcangioli mi disse che non riusciva ad accedere e mi chiese di conoscere la password ma io non riuscivo ad entrare. Così gli dissi di prendere il mio dvd con le tre informative ma mi disse di no; voleva quella in rete. [...] Durante un'escussione mi ha chiamato l'Arcangioli e mi ha detto di portargli copia dei verbali del giorno prima. Glieli ho portati in veste cartacea. Gli dissi che comunque i verbali erano in rete. Poi ho incontrato il ten. Vucetic che mi ha detto che l'Arcangioli lo aveva redarguito perché non gli aveva portato i verbali. Mi ricordo che durante la redazione del verbale del Paparesta, prima che venisse riletto, Arcangioli venne e si stampò una copia del verbale.

Ma la fuga è precedente.
La fuga di notizie, però, non si è certo manifestata nella puntata di Matrix, perché è precedente. Le prime avvisaglie si ebbero con articoli della Gazzetta dei primi di maggio (il 6 maggio scriveva "Terremoto su Moggi. Si scopre un'informazione di garanzia da Napoli e un'altra è in arrivo. Un anno intero di pesanti intercettazioni è allo studio dei magistrati" ).
I pm devono aver fatto domande precise sui rapporti degli investigatori con alcuni giornalisti ben identificati. Auricchio dice che "la pubblicazione del libro nero è opera della direzione del giornale che deve avere comperato le informative da altro giornale. So che anche Panorama aveva le informative, pubblicate su Internet con riferimento al libro nero de L'Espresso. Quindi penso che L'Espresso è entrato in possesso delle informative quando esse erano già in possesso della stampa. Ho chiesto a Galdi delle informative e mi ha detto che la prima delle tre girava tra la stampa, senza essere preciso". Poi Auricchio risponde sui rapporti con diversi giornalisti: la Augelli, di Milano Finanza, che è stata anche oggetto di una domanda in aula da parte di Prioreschi, Peter Gomez, Marco De Martino del Messaggero e Guido Ruotolo. Auricchio dice che "Io credo che il punto centrale della rivelazione di notizie sia la trasmissione del file della prima informativa. Credo che il giornale Il romanista sia venuto per primo a conoscenza delle notizie. Tale giornale appartiene a Riccardo Luna che mi si dice avere rapporti con ambienti istituzionali."
Notiamo che oltre al "punto centrale" con la prima informativa, poi, la stessa "manina" (o altre "manine") ha passato ai media anche le altre due informative. Dalle risposte di Auricchio apprendiamo che erano diversi i giornalisti che chiedevano dello stato delle indagini. Ma lui, dice Auricchio, non dava informazioni a nessuno. Chissà chi aveva diffuso la voce che Auricchio stava conducendo l'indagine, visto che dice ai pm che la Augelli "Mi ha chiesto notizie esplicative sulla competenza alle indagini ma non gliele ho date", e che anche De Martino "Mi ha tempestato di telefonate per avere notizie che non gli ho dato".

Galdi, la fonte rosa d'indagine al servizio dei "magnifici".
Se negli articoli del 2006, alla prima lettura delle informative, avevamo avuto sentore del ruolo della Gazzetta come fonte principale d'indagine, dopo la deposizione in aula di Auricchio abbiamo solo avuto conferma del ruolo del quotidiano in formato piccolo e rosa. L'allora maggiore Auricchio consultava la Gazzetta, da lui reputato giornale super partes, a differenza di Tuttosport, come ha avuto modo di dire in aula, per trovare riscontri alle ipotesi di reato. Copiava dalla Gazzetta ed incollava sulle informative. E la Gazzetta, allora come oggi, arrivava sempre prima a riportare la voce degli investigatori e della Procura. Dicono che loro arrivano primi perché sono più bravi.
Dagli interrogatori di Auricchio e Di Laroni, invece, si comprende bene il confine della bravura e perché sapessero tutto prima. Così come si comprendono meglio i resoconti di Galdi dalle udienze di Napoli, che abbiamo sempre visto stringati e un po' troppo schiacciati sulle posizioni dell'accusa.
Cosa dicono Auricchio e Di Laroni sul rapporto con Maurizio Galdi? Leggiamolo:

Auricchio: Mentre Galdi era una fonte utile per le indagini sul mondo del calcio, non ho parlato con la Sarzanini. [...] Ho chiesto a Galdi delle informative e mi ha detto che la prima delle tre girava tra la stampa, senza essere preciso. [...] I contatti con Galdi sono iniziati dalla fine del 2003. Siamo amici e io l'ho anche utilizzato per apprendere notizie investigative nell'ambito delle indagini sul calcio. Mi chiamava frequentemente per tenermi informato su tutti i fatti che conosceva all'interno del mondo sportivo. Lo faceva perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori.
Di Laroni: Ho conoscito Galdi durante le indagini sulle fidejussioni presso la Procura di Roma. Durante le indagini per la procura di Napoli abbiamo utilizzato Galdi per chiedere informazioni sul calcio, soprattuto per cercare siti web che fossero utili per le indagini ma anche informazioni in genere. Aveva contatti con il magg. Auricchio e con me; i contatti erano sporadici, a volte a voce a volte al telefono. I contatti sono avvenuti soprattutto all'inizio delle indagini, negli ultimi mesi del 2004. Mi chiamava frequentemente per chiedermi notizie sulle indagini; io lo chiamavo per avere le notizie che mi interessavano. L'11 maggio siamo stati a Napoli per lavorare con i magistrati; egli lo ha saputo e mi ha chiamato spesso. Durante le redazione della seconda informativa noi cercavamo di comprendere le modalità del sorteggio arbitrale e io chiesi notizie al Galdi ed egli sulla casella istituzionale di posta del reparto mi inviò una mail che conteneva le norme in base alle quali i designatori avevano stabilito di fare i sorteggi. Io gli ho fatto per cortesia un ricorso avverso una sanzione per violazione al codice della strada. [..] Aggiungo che il Galdi, dopo la fuga di notizie, si lamentò con me ed il maggiore Auricchio del fatto che lui aveva fornito apporto alle indagini senza nulla ricevere, a differenza di alcuni suoi colleghi. In particolare citò il fatto che aveva notato sul computer della collega Sarzanini i files relativi ai verbali di Paparesta e Pirrone, fornendomene una copia cartacea. Ciò avvenne nella settimana seguente il 12 maggio 2006. Mostrai tali verbali al maggiore Auricchio. Quei verbali sono stati strappati la stessa sera della consegna, dopo verli mostrati al mio superiore.

Quando abbiamo scritto La Gazzetta: testimone dell'accusa? abbiamo fatto un torto al giornale rosa: è stato molto di più che testimone. Un suo giornalista, l'inviato alle udienze del processo di Napoli, è stato "fonte utile", "fornitore di notizie investigative", frequente informatore, lo dice Auricchio, "su tutti i fatti che conosceva all'interno del mondo sportivo".
Galdi dava informazioni ed in cambio portava a casa le "primizie" e, una volta, anche "un ricorso avverso una sanzione per violazione al codice della strada" fatto per suo conto dal Di Laroni.

Ci chiediamo, però, perché dei "magnifici investigatori", per conoscere dei siti web non usassero Google, o perché per "comprendere le modalità del sorteggio arbitrale" non consultassero i siti istituzionali della Federazione, e non un giornalista. Che poi chiamava spesso quando gli investigatori erano al lavoro con i magistrati, perché non aveva raccolto quanto si aspettava: "Si lamentò con me ed il maggiore Auricchio del fatto che lui aveva fornito apporto alle indagini senza nulla ricevere".

Auricchio ha concluso la sua deposizione dichiarando: "Non credo che la rivelazione delle notizie sia avvenuta per motivi economici perché necessiterebbe una mentalità criminale; ritengo invece che si siano accumulati più interessi, come quello di pregiudicare le indagini."
A tal proposito ci chiediamo ancora che indagini stessero conducendo, da un anno, "i magnifici 12", dal momento che non se ne trova traccia, che le intercettazioni erano terminate l'8 giugno 2005, che sul campionato 2005-06 non è stata fatta nessuna indagine, e che la terza informativa, consegnata a febbraio 2006, parlava sempre di fatti del campionato precedente. Ma questa è un'altra storia che approfondiremo presto.
Ma allora perchè sono "fuggite" quelle informative, nonostante il danno potenziale alle indagini?
Secondo noi perché per il livello penale non c'era grande interesse, e quello che interessava alla "talpa" (o alle talpe) era evitare i tempi della prescrizione in sede sportiva, termini che sarebbero decorsi, qualora si fosse atteso l'esito delle indagini per avere la disponibilità dei documenti. La fuga di notizie ha reso il materiale delle indagini penali immediatamente utilizzabile in sede sportiva, poiché veniva meno l'interesse investigativo alla segretezza. Quello che c'era allora bastava ad imbastire Calciopoli e mandare la Juve in B.

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