Per dirla con Cristian Rocca, tragico destino quello degli interisti. Gli unici tra loro che non fanno ridere sono i comici.
Prendi Javier Zanetti ad esempio. E dimmi che non fa ridere, anche se piange sempre. Gli chiedono della sentenza GEA e lui risponde:
"Adesso sono più tranquillo e sereno perchè ho capito il motivo per cui succedevano certe cose. Prima non capivo e in campo mi arrabbiavo. Me la prendo meno perchè so che gli arbitri sbagliano in buona fede e sono più giovani di prima. Bisogna dare loro il tempo di crescere. Quello che conta è la buona fede e ora c'è."
Glielo diceva il maestro a mamma Zanetti: "Signora suo figlio non è intelligente però non si applica".
Aspettiamo che sia il nipote, magari davanti a un caminetto, mentre bercia nel suo approssimativo italiano un cantilenante "la sciufe ruvva", a spiegargli che venerdì Moggi è stato assolto da quasi tutte le imputazioni a suo carico, tranne un paio di reati ascrivibili alla categoria di quelli che possono essere, con un po' di sfortuna, imputati anche a chi si pregia di essere onesto. E che gli arbitri comunque non c'entravano.
Fa ridere dai, non dite di no.
Per questo francamente non comprendo l'iniziativa commerciale della Gazzetta dello Sport che allega al quotidiano una serie di dvd "GazZelig", dedicato ai protagonisti del programma di Canale 5, in gran parte interisti che non fanno ridere. Non ce n'è francamente bisogno. Di interisti ce ne sono già abbastanza in redazione. E fanno scompisciare.
Da giovedì, poi. E' una commedia umana, quella dei redattori rosa, che tocca i vertici più alti, l'intima essenza del comico. Roba di livello. Comico come era comico Kafka o Gogol.
Moggi viene assolto per 11 capi di imputazione. Condannato per aver tagliato la strada a Blasi e Amoruso. Loro titolano "Condannati i Moggi". Moggi è incazzato come una iena. Palombo titola l'editoriale "Punito e Contento". E in tutto questo, Franco Arturi chiosa: "Non abbiamo tesi precostituite da difendere.". Se li volessi prendere in giro, direi che sembrano i Trettrè. Ma io muoio dalle risate: questi sono i fratelli Marx, altrochè.
Il giorno dopo, tentano di cambiare approccio. Intervista ad Alessandro Moggi. Oh, hai visto che finalmente hanno un po' di pietà. Ma misteriosamente vengo attratto da un box sulla destra, che ha un titolo di cui non scorgo la connessione con il tema. Insomma, i temi legali da trattare sono tanti: c'è la possibile revocazione ex. art.39, le conseguenze sul processo di Napoli, la cui fase inquirente è similare, un turbinio di dichiarazioni da parte di addetti ai lavori e esperti di diritto. Su Tuttosport ci sono due ottimi interventi tecnici di D'Onofrio e Grassani. No, sulla Gazzetta, non si parla di diritto, nè di etica: quella viene buona solo per pontificare in eterno sul concetto di onestà, ma insomma mica siamo una rivista per filosofi. Si parla di persone. E, se come ci insegna Ostellino "i gentiluomini parlano di princìpi; la servitù delle persone", non me ne stupisco affatto.
Il box si intitola: "Giovedì giudicava ieri querelava" ed è dedicato a Felicia Genovese, giudice a latere del processo GEA. Scrivono: "due giorni intensi per Felicia Genovese, giudice a latere del processo Gea, (giovedì ha condannato Luciano e Alessandro Moggi), ieri a Salerno nei panni dell' imputata (l' indagine è quella sulle Toghe lucane) ma pure querelante dell' ex pm Luigi De Magistris."
E cosa vuoi che ce ne freghi? La Gazzetta la butta lì, curiosità giuridica. Sa tanto però di schizzettino di fango sulla sentenza, mettendo subdolamente il dubbio sull'integrità della giudicante che, ricordiamocelo tutti, dice la Gazzetta, ha condannato i Moggi, ma, aggiungiamo noi e la Gazzetta lo sa bene, li ha anche assolti per le imputazioni più gravi.
Ti incazzi? Ma no dai che fa ridere. Pensaci: domani ti esce un travaglio qualsiasi e ti dice che De Magistris è nemico di Mastella che è amico di Moggi. Sai che ridere? Io mi spiscio. Così in basso non li avevo quasi mai visti.
E poi il Galdi, domenica. "Gea, nessuna revisione delle sentenze sportive". Dice: "Luciano Moggi è stato chiamato in giudizio come socio occulto della Gea e non in quanto dg della Juve". Errore: per i capi di imputazione per cui è stato assolto sta bene, ma per quelli per cui è stato condannato niente affatto. Verosimilmente (poichè le motivazioni non sono state depositate) i reati contestati a Moggi riguardano la sua attività come dg, non potendosi spiegare in altro modo la condanna per il caso Amoruso. Sulla revisione delle sentenze, vedasi l'art.39 del Cgs. E' vero che questo processo non ha avuto un suo parallelo nella giustizia sportiva, ma è altresì vero che sembrano, nel corso del processo, essere emersi fatti nuovi. E ulteriore fatto nuovo, ci sembra la singolare dichiarazione di Sandulli, ossia la dichiarazione del presidente della Corte di avere proceduto contro la Juventus in base a un principio che non stava nel codice di giustizia sportiva. Non è nella convenienza degli imputati comunque chiedere la revisione ora, prima di una sentenza a Napoli. Nessuna pietra tombale sull'opportunità, però.
Infine il Cannavò. Dice che gli juventini che esultano per la sentenza, gli ricordano quei gentiluomini che pasteggiavano a cannoli dopo la condanna a 5 anni per Cuffaro. Cannavò, mettiti il cuore in pace, non c'entra niente, e il paragone è assai poco elegante. Luciano Moggi è stato assolto per il capo di imputazione più grave, quello che afferiva a un presunto condizionamento del campionato.
Non c'è stato.
Noi juventini, onesti, disonesti, ipocriti pelosi, glabri idioti, esultiamo per questo. E' una sentenza che legittima le vittorie sul campo. Se poi Moggi ha mandato un miliardario in prestito a Perugia, dove per altro giocò alla morte la partita del nubifragio, e lo vogliono condannare, cosa toglie alle vittorie della Juventus? E' un fatto che risale al 2000. L'ha vinto la Lazio degli onesti quello scudetto.
Se Moggi ha negato un aumento di contratto a Blasi, e non voleva trattare con Antonelli, cosa ci toglie? Anche i suoi amici dell'Inter non volevano trattare con Alessandro Moggi l'ingaggio di Cassetti.
Però la cosa dei cannoli fa ridere. Quasi quasi ne porto un vassoio ai miei amici del Team, quando ci vediamo. Anche se a lei dispiace, noi non dobbiamo vergognarci di niente. Noi.
E adesso, per farci le ultime risate, giochiamo a "Indovina Chi L'Ha Detto". Le soluzioni in fondo.
1) "lo spudorato rapporto protezionistico Moggi-arbitri su società inserite nel giro della Gea"
2) "Lui tesseva, infaticabile, le fila di designatori compiacenti di arbitri compiaciuti, dispensava tramite loro favori alle squadre amiche e dispiaceri a quelle ribelli, gestiva insieme al figlio le preziose pedine del gran gioco, cioè calciatori, allenatori e in qualche caso presidenti di società, attraverso un' organizzazione, la Gea, che era molto ma molto di più di un' agenzia di procure sportive."
3) "La Gea ha portato lo stesso schema nel grande calcio. E per convincere i club ad «affiliarsi» ha usato tre messaggi quanto mai convincenti: 1) la Juve, con la sua forza, era l' alleata ideale per godere delle simpatie del Palazzo e dei benefici economici legati ai diritti televisivi; 2) la presenza nella struttura gestita da Alessandro Moggi dell' azionista Chiara Geronzi garantiva una formidabile copertura economica legata al mondo di Capitalia; 3) le società amiche avrebbero beneficiato dei rapporti che Luciano Moggi aveva con la classe arbitrale (dai designatori, ai singoli direttori di gara)".
Soluzioni: 1 - Cannavò, 2 - Verdelli, 3 - Calamai.
Prendi Javier Zanetti ad esempio. E dimmi che non fa ridere, anche se piange sempre. Gli chiedono della sentenza GEA e lui risponde:
"Adesso sono più tranquillo e sereno perchè ho capito il motivo per cui succedevano certe cose. Prima non capivo e in campo mi arrabbiavo. Me la prendo meno perchè so che gli arbitri sbagliano in buona fede e sono più giovani di prima. Bisogna dare loro il tempo di crescere. Quello che conta è la buona fede e ora c'è."
Glielo diceva il maestro a mamma Zanetti: "Signora suo figlio non è intelligente però non si applica".
Aspettiamo che sia il nipote, magari davanti a un caminetto, mentre bercia nel suo approssimativo italiano un cantilenante "la sciufe ruvva", a spiegargli che venerdì Moggi è stato assolto da quasi tutte le imputazioni a suo carico, tranne un paio di reati ascrivibili alla categoria di quelli che possono essere, con un po' di sfortuna, imputati anche a chi si pregia di essere onesto. E che gli arbitri comunque non c'entravano.
Fa ridere dai, non dite di no.
Per questo francamente non comprendo l'iniziativa commerciale della Gazzetta dello Sport che allega al quotidiano una serie di dvd "GazZelig", dedicato ai protagonisti del programma di Canale 5, in gran parte interisti che non fanno ridere. Non ce n'è francamente bisogno. Di interisti ce ne sono già abbastanza in redazione. E fanno scompisciare.
Da giovedì, poi. E' una commedia umana, quella dei redattori rosa, che tocca i vertici più alti, l'intima essenza del comico. Roba di livello. Comico come era comico Kafka o Gogol.
Moggi viene assolto per 11 capi di imputazione. Condannato per aver tagliato la strada a Blasi e Amoruso. Loro titolano "Condannati i Moggi". Moggi è incazzato come una iena. Palombo titola l'editoriale "Punito e Contento". E in tutto questo, Franco Arturi chiosa: "Non abbiamo tesi precostituite da difendere.". Se li volessi prendere in giro, direi che sembrano i Trettrè. Ma io muoio dalle risate: questi sono i fratelli Marx, altrochè.
Il giorno dopo, tentano di cambiare approccio. Intervista ad Alessandro Moggi. Oh, hai visto che finalmente hanno un po' di pietà. Ma misteriosamente vengo attratto da un box sulla destra, che ha un titolo di cui non scorgo la connessione con il tema. Insomma, i temi legali da trattare sono tanti: c'è la possibile revocazione ex. art.39, le conseguenze sul processo di Napoli, la cui fase inquirente è similare, un turbinio di dichiarazioni da parte di addetti ai lavori e esperti di diritto. Su Tuttosport ci sono due ottimi interventi tecnici di D'Onofrio e Grassani. No, sulla Gazzetta, non si parla di diritto, nè di etica: quella viene buona solo per pontificare in eterno sul concetto di onestà, ma insomma mica siamo una rivista per filosofi. Si parla di persone. E, se come ci insegna Ostellino "i gentiluomini parlano di princìpi; la servitù delle persone", non me ne stupisco affatto.
Il box si intitola: "Giovedì giudicava ieri querelava" ed è dedicato a Felicia Genovese, giudice a latere del processo GEA. Scrivono: "due giorni intensi per Felicia Genovese, giudice a latere del processo Gea, (giovedì ha condannato Luciano e Alessandro Moggi), ieri a Salerno nei panni dell' imputata (l' indagine è quella sulle Toghe lucane) ma pure querelante dell' ex pm Luigi De Magistris."
E cosa vuoi che ce ne freghi? La Gazzetta la butta lì, curiosità giuridica. Sa tanto però di schizzettino di fango sulla sentenza, mettendo subdolamente il dubbio sull'integrità della giudicante che, ricordiamocelo tutti, dice la Gazzetta, ha condannato i Moggi, ma, aggiungiamo noi e la Gazzetta lo sa bene, li ha anche assolti per le imputazioni più gravi.
Ti incazzi? Ma no dai che fa ridere. Pensaci: domani ti esce un travaglio qualsiasi e ti dice che De Magistris è nemico di Mastella che è amico di Moggi. Sai che ridere? Io mi spiscio. Così in basso non li avevo quasi mai visti.
E poi il Galdi, domenica. "Gea, nessuna revisione delle sentenze sportive". Dice: "Luciano Moggi è stato chiamato in giudizio come socio occulto della Gea e non in quanto dg della Juve". Errore: per i capi di imputazione per cui è stato assolto sta bene, ma per quelli per cui è stato condannato niente affatto. Verosimilmente (poichè le motivazioni non sono state depositate) i reati contestati a Moggi riguardano la sua attività come dg, non potendosi spiegare in altro modo la condanna per il caso Amoruso. Sulla revisione delle sentenze, vedasi l'art.39 del Cgs. E' vero che questo processo non ha avuto un suo parallelo nella giustizia sportiva, ma è altresì vero che sembrano, nel corso del processo, essere emersi fatti nuovi. E ulteriore fatto nuovo, ci sembra la singolare dichiarazione di Sandulli, ossia la dichiarazione del presidente della Corte di avere proceduto contro la Juventus in base a un principio che non stava nel codice di giustizia sportiva. Non è nella convenienza degli imputati comunque chiedere la revisione ora, prima di una sentenza a Napoli. Nessuna pietra tombale sull'opportunità, però.
Infine il Cannavò. Dice che gli juventini che esultano per la sentenza, gli ricordano quei gentiluomini che pasteggiavano a cannoli dopo la condanna a 5 anni per Cuffaro. Cannavò, mettiti il cuore in pace, non c'entra niente, e il paragone è assai poco elegante. Luciano Moggi è stato assolto per il capo di imputazione più grave, quello che afferiva a un presunto condizionamento del campionato.
Non c'è stato.
Noi juventini, onesti, disonesti, ipocriti pelosi, glabri idioti, esultiamo per questo. E' una sentenza che legittima le vittorie sul campo. Se poi Moggi ha mandato un miliardario in prestito a Perugia, dove per altro giocò alla morte la partita del nubifragio, e lo vogliono condannare, cosa toglie alle vittorie della Juventus? E' un fatto che risale al 2000. L'ha vinto la Lazio degli onesti quello scudetto.
Se Moggi ha negato un aumento di contratto a Blasi, e non voleva trattare con Antonelli, cosa ci toglie? Anche i suoi amici dell'Inter non volevano trattare con Alessandro Moggi l'ingaggio di Cassetti.
Però la cosa dei cannoli fa ridere. Quasi quasi ne porto un vassoio ai miei amici del Team, quando ci vediamo. Anche se a lei dispiace, noi non dobbiamo vergognarci di niente. Noi.
E adesso, per farci le ultime risate, giochiamo a "Indovina Chi L'Ha Detto". Le soluzioni in fondo.
1) "lo spudorato rapporto protezionistico Moggi-arbitri su società inserite nel giro della Gea"
2) "Lui tesseva, infaticabile, le fila di designatori compiacenti di arbitri compiaciuti, dispensava tramite loro favori alle squadre amiche e dispiaceri a quelle ribelli, gestiva insieme al figlio le preziose pedine del gran gioco, cioè calciatori, allenatori e in qualche caso presidenti di società, attraverso un' organizzazione, la Gea, che era molto ma molto di più di un' agenzia di procure sportive."
3) "La Gea ha portato lo stesso schema nel grande calcio. E per convincere i club ad «affiliarsi» ha usato tre messaggi quanto mai convincenti: 1) la Juve, con la sua forza, era l' alleata ideale per godere delle simpatie del Palazzo e dei benefici economici legati ai diritti televisivi; 2) la presenza nella struttura gestita da Alessandro Moggi dell' azionista Chiara Geronzi garantiva una formidabile copertura economica legata al mondo di Capitalia; 3) le società amiche avrebbero beneficiato dei rapporti che Luciano Moggi aveva con la classe arbitrale (dai designatori, ai singoli direttori di gara)".
Soluzioni: 1 - Cannavò, 2 - Verdelli, 3 - Calamai.