La fila è lunghissima ed inoltre i posti sono tutti prenotati.
Abbeverarsi alla fonte dell’antimoggismo è diventato ormai, insieme al Grande Fratello, il sistema più veloce per avere visibilità mediatica.
Prima o poi la SIAE dovrà seriamente discutere (si fa per dire) la faccenda delle royalties a cui avrebbe diritto il nostro emerito Lucianone. D’altronde le sue vicende personali da anni consentono a “rinomati” giornalisti di riempire gli editoriali con banali luoghi comuni, come quello de “Er Paletta”, oppure addirittura di coniare neologismi gazzettoidi, come l’immondo e fuorviante “Moggiopoli”.
Ma, soprattutto, ha consentito negli ultimi due anni a svariati personaggi più o meno addetti ai lavori, di assurgere agli onori della cronaca solo perchè, con il loro vociare, offrivano una sponda più o meno valida a sostenere il traballante teorema messo in pista dai PM di Napoli con la collaborazione di inquirenti abituati a frequentare, nel loro “tempo libero”, i Direttori Sportivi di squadre regolarmente sconfitte sul campo dalla Juventus.
E’ il caso dell’Avv. Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, docente presso le Università di mezza Italia e consulente legale di molte squadre di calcio professionistico. Un signore che senza dubbio possiede un curriculum di tutto rispetto. Niente male per uno che aveva cominciato in FIGC come componente della Commissione Tesseramenti nel periodo 1998-2002.
Dunque, se i curriculum che girano in Internet sono corretti, il nostro Grassani era componente della Commissione Tesseramenti della FIGC proprio quando mezza Serie A si divertiva ad abbindolare la suddetta Commissione presentando documenti contraffatti o peggio ancora falsi.
Ma non è su questo che vogliamo intervenire, lasciamo infatti il succulento racconto dello Scandalo Passaporti ai più volenterosi che avranno la pazienza rileggere nostri vecchi articoli (La vera storia del passaporto di Veron, La storia del passaporto di Recoba), bensì sui contenuti della lunga intervista che il nostro avvocato ha rilasciato sul nr. 45 del Guerin Sportivo anno 2008, uscito pochi giorni fa.
L’intervista contiene parecchi spunti che ci consentono di tornare proficuamente sull’argomento Calciopoli, e già dalla prima domanda si intuisce quale sarà il tono dell’intervista:
E’ corretto definire Moggiopoli l’ultimo scandalo del calcio?
“Si perché l’epicentro di tutto quello che è stato poi accertato come illecito sportivo o come tentativo volto ad influenzare il campionato era riconducibile a Luciano Moggi”
Grassani evidentemente non ha letto bene le carte oppure fa finta di non ricordare Carraro che raccomanda Lazio e Roma, Collina che da appuntamento a Galliani in maniera carbonara, Galliani che parla di griglie con Bergamo, Paparesta che cerca “raccomandazioni” in casa Milan, oppure le ripetute denunce di scomodi testimoni che scoperchiavano il pentolone della doppia contabilità in FIGC proprio ai tempi in cui lui stesso ne era un funzionario!
In realtà coniare ed utilizzare il termine Moggiopoli è servito, e serve, a focalizzare su un unico capro espiatorio tutto il malcostume che negli ultimi 15 anni, a causa della incapacità gestionale e della mancanza, dolosa o casuale, di efficaci controlli, ha ridotto il calcio italiano ad un carrozzone dove gli unici illeciti erano ( e probabilmente sono) quelli di tipo finanziario amministrativo commessi da Presidenti .
In questa melma Luciano Moggi si muoveva con la consapevolezza di chi, da un lato, doveva far quadrare i bilanci e, dall’altro, allestire e gestire una squadra di calcio difendendola dalle prevaricazioni di chi deteneva il vero potere, quello mediatico, finanziario, politico.
La seconda perla la tira fuori quando gli chiedono del Processo farsa dell’estate 2006:
Il processo sportivo che è stato celebrato è stato fatto nel migliore dei modi e nel rispetto totale delle regole giuridiche?
“La fretta non è stata sempre buona consigliera e i vari gradi di giudizio avrebbero potuto approfondire di più le responsabilità. Nell’era post-carrariana e durante il regime di commissariamento di Guido Rossi si poteva cogliere l’occasione per riformare il calcio dalle fondamenta e si è scelto invece, di cambiare sol il tetto”
In pratica se nella risposta precedente il Grassani elogiava la giustizia sportiva che aveva individuato in Moggi “l’epicentro” di tutti i mali, adesso invece la ricusa, ammettendo che le cose furono fatte in fretta e con molta superficialità.
D’altronde l’Avv. Grassani non è la prima volta che ci sorprende con questi trasformismi.
E’ recentissimo infatti il suo commento caustico nei confronti degli organi di Giustizia Sportiva, rei a suo parere di aver commesso un ingiustizia ai danni del Napoli Calcio:
L'avvocato Grassani parla di ultimo episodio di 'mala gestio' della giustizia
NAPOLI - Duro attacco quello dell'avvocato del Napoli, Mattia Grassani, alle istituzioni dello Stato, nella fattispecie al collegio arbitrale, per non aver scontato la squalifica delle curve dello stadio San Paolo che resteranno chiuse anche sabato sera nell'anticipo di campionato con la Juventus. Il legale, intervenuto sulle frequenze di 'Radio Kiss Kiss Napoli', parla di "sistema poco credibile con giudici non professionisti". In particolare la società si ritiene offesa per aver creduto a una possibile riduzione della pena presentando l'immediato ricorso: "Se ci avessero informato di qualche perplessità in ordina a questo tipo di conclusione non avremmo presentato nemmeno ricorso conciliativo d’urgenza, accettato tra l’altro dal Coni, poi ridotto nei termini nella fase arbitrale. Ci hanno fatto comparire, assegnandoci termini per presentare le difese di merito, quindi documentazioni e argomenti che attenessero al cuore del problema, poi in lodo arbitrale, il collegio si è ricordato a maggioranza di non essere competente a giudicare. Questo epilogo è senz’altro sconcertante, oltre che inaspettato. In questo modo non si amministra correttamente e con raziocinio la giustizia sportiva -ha spiegato l'avvocato Grassani-. La sensazione di totale abbandono, coerenza comportamentale, principi certi contraddistinguono l’operato di questa giustizia. Quello del Napoli, a partire dal caso-Catania per arrivare a Moggiopoli, può essere insegnato come l’ultimo esempio 'mala gestio' di giustizia sportiva. Quando mai un organo che è la 'Cassazione delle Cassazioni dello Sport', come la Camera di Conciliazione ed Arbitrato del Coni, su un tema così delicato e completo - in cui comunque il Napoli aveva sostenuto con documenti, attestati e prove che le sue responsabilità, le dinamiche, i ruoli, erano fortemente diversi rispetto a quelli che avevano portato la Corte di Giustizia Federale a ridurre la chiusura delle curve di una sola giornata, ebbene quando mai la Camera di Conciliazione - assume la decisione più pilatesca e contrastata che si potesse immaginare? Avrei capito se fossero state confutate le ragioni del Napoli, ma nel merito. Questo non è stato fatto, o meglio, non si è voluto farlo ed anche il tenore del lodo, che non è stato all’unanimità ma addirittura con menzione espressa di uno degli arbitri in palese disaccordo con gli altri due - evento peraltro senza precedenti - fa capire che all’interno del Collegio ci sia stata una netta spaccatura. La strategia è stata quella di una deresponsabilizzazione del Collegio arbitrale, perché se ritieni di avere elementi di sostanza, vai alla sostanza. In questo allucinante ed agghiacciante iter, il Napoli ha dato segnali molto forti in relazione agli aspetti che nel calcio non funzionano. Quello che noto è un’attenzione marginale, parziale e molto superficiale rispetto a temi di primari importanza, sia dal punto di vista imprenditoriale e sportivo, ma da quello della credibilità: non è affidabile, infatti, un sistema in cui interessi milionari sono gestiti da giudici prestati a tempo perso a questi organismi di giustizia sportiva, che nella vita fanno altri mestieri, che per un ritorno economico minimale si trovano addirittura a dirimere controversie da cui può dipendere anche il fallimento di società sportive. Ci hanno dato le carte per giocare, poi ci hanno impedito di sederci al tavolo e questa - ha concluso Grassani - è la sconfitta del concetto di giustizia perché proprio dalla giustizia mi aspetto una risposta".
Come si può leggere, l’Avvocato Grassani parla di mala giustizia, di mancanza di credibilità dei giudici e di mancanza di raziocinio.
Strano però che le stesse osservazioni non le ha fatte al cronista del Guerino quando si è trattato di parlare del Processo Farsa con cui sono stati scippati scudetti ed onore alla società più gloriosa d’Italia!
Subito dopo rincara la dose nel botta e risposta successivo:
Come sono le regole del diritto sportivo?
“E’ quanto di più arbitrario e incerto ci possa essere. Sarebbe auspicabile riscrivere tutte le norme dallo statuto in poi. Si pensi solo al fatto che mentre gli arbitri che scendono in campo in A prendono 250.000 euro l’anno, i giudici sportivi ne prendono 40 a riunione. Non è possibile!”.
Lasciamo ai nostri lettori giudicare quest’uomo e le sue idee un pò volubili.
Ma il nostro avvocato non è solo un pò banderuola.
In alcuni casi dimentica anche di completare alcuni concetti.
Ad esempio nelle domande successive denuncia il fatto che a Guido Rossi non è stato dato il tempo di finire il lavoro che aveva cominciato:
Si è persa una grandissima occasione?
“Si. Il percorso di Guido Rossi è stato solo iniziato e non si è mai completato.”
Quindi?
“Il fatto stesso che in primo grado, dopo la decisione della commissione d’appello federale presieduta da Ruperto, tre squadre fossero state retrocesse e il Milan pesantemente penalizzato, mentre nell’ultimo grado di giudizio, sempre federale, a poche ore dal termine dell’iscrizione all’Uefa dei nostri club, due di queste tre società siano state riammesse in A sia pur con penalizzazione, dimostra che uno dei due giudici ha sbagliato la sentenza. Lasciamo al lettore capire chi. Certamente Ruperto e il nuovo corso di Guido Rossi avevano retrocesso Juventus, Lazio e Fiorentina”.
Insomma carissimo Avvocato, ci spieghi meglio: dice che le sentenze sportive hanno decapitato il malaffare e la cupola che gestiva il calcio. Ma se la “cupola” è stata eliminata non dovrebbe spiegarci, allora, chi sono le persone che hanno impedito a Guido Rossi di completare il lavoro?? Faccia i nomi, Avvocato. Non nasconda la mano dopo aver lanciato il sasso. Chi è che ha impedito ha Guido Rossi di riformare il calcio? Chi è che aveva il potere, in piena bufera mediatica, di influenzare i giudici e modificare così pesantemente le sentenze? Chi è che costringe poi Guido Rossi alle dimissioni? Forse la vera cupola non era quella di Moggi? Forse i nomi che dovrebbe fare sono quelli di suoi potenziali futuri clienti? Allora noi la perdoniamo visto che anche Lei, come tanti, appare piegarsi alla “italica” logica del “tengo famiglia”.
Come vede l’assegnazione dello scudetto a tavolino all’Inter? E’ una scelta giuridica fondata?
“Mentre in passato ai tempi di Arpinati, si scelse di non assegnare il titolo al Bologna, in quella specifica occasione si pensò che il calcio moderno non si potesse permettere addirittura due campionati senza vincitore. E si sposò così l’idea dei saggi del Coni con la conseguente assegnazione a tavolino di quel titolo tricolore”.
In questo caso, caro Avvocato non vorremmo deluderLa ma a noi risulta che i tre saggi non si sono mai riuniti. Secondo le nostre fonti sembra che la decisione fu presa da Guido Rossi in persona con al telefono Moratti. E che i tre “saggi” si limitarono a ratificare. Per quanto riguarda poi quello che il calcio moderno si può permettere, dovrebbe mollare gli atti giudiziari ed impugnare i bilanci. Vedrebbe che specialmente dalle parti di Roma e di Milano il calcio si dovrebbe permettere davvero poco. Anzi niente.
Invece si continuano ad inventare nebulose acrobazie contabili per iscrivere le squadre ai campionati di competenza e ad alterare le classifiche alterando le partite, visto che certi giocatori e certi allenatori multimiliardari alcune squadre non se li potrebbero neanche permettere.
Tra l’altro a lanciare l’allarme su questo argomento fu proprio una Sua vecchia conoscenza, il signor Gazzoni Frascara, ex Presidente del Bologna, che è stato argomento della parte centrale dell’intervista.
Torniamo al Bologna?
“Una ferita aperta sia sotto il profilo professionale, sia sotto quello professionale. Personale dato che sono un accanito tifoso dei rossoblu, professionale perché quando si sono verificati i casi Reggina e Calciopoli nel 2006, pur avendo a mio avviso ragione, è uscito sconfitto”.
E cosa pensa di Gazzoni Frascara?
“Ha dato più di quello che ha ricevuto”.
Quello che ha dato Gazzoni Frascara noi non lo sappiamo, ma sappiamo bene quello che ha ricevuto. E cioè un bell’avviso di indagine per bancarotta fraudolenta. E a tal proposito è interessante leggere un articolo di Repubblica, un organo di informazione non certamente vicino a Moggi, che in maniera spietata descrive i guai giudiziari del Gazzoni:
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/Le-...pallone/1272685
[...] Gazzoni ha sempre detto che era stata Calciopoli ad affondare irrimediabilmente la srl che non poteva certo godere di buona salute dopo il declassamento del Bologna in B. Se, come tutti pensavano, i rossoblù fossero rimasti in A, i mezzi ci sarebbero stati, eccome. Ma l'analisi degli specialisti e degli avvocati degli istituti di credito racconta un´altra verità. O per lo meno insinua molti dubbi. I numeri, intesi come soldi, dicono chiaro e tondo che la srl sarebbe stata male amministrata. Come interpretare sennò un debito di 50 milioni a fronte di un capitale praticamente nullo? La società spendeva e spandeva pur avendo la cassa praticamente vuota. Perciò anche se il Bologna fosse rimasto in A, anche se Calciopoli fosse stato soltanto un brutto sogno, niente e nessuno ce l'avrebbe fatta a ripianare quel passivo stellare. Il pronostico era scritto nei bilanci, dice chi se ne intende: tempo due anni, magari tre, e comunque Victoria era destinata a colare a picco…..
E su Gazzoni Frascara è stato chiarissimo anche Franco Carraro:
http://news.kataweb.it/item/389174
“Vorrei solo ricordare — ha dichiarato l’ex presidente della Figc — che la Corte dei Conti ha sì chiesto ad alcuni soggetti 120 milioni di euro di danni, ma ha indagato anche me e ha ritenuto che non ci fossero responsabilità da parte mia. Io sono indagato non per associazione per deliquere ma per frode sportiva e ovviamente penso e spero di essere assolto. Ricordo che il 15 maggio 2006 Gazzoni disse a "Porta a Porta" che la nazionale italiana non avrebbe dovuto partecipare al campionato del mondo in Germania. Inoltre vorrei ricordare che Gazzoni Frascara è indagato dalla Procura di Bologna per bancarotta fraudolenta nella vicenda del fallimento del Bologna e quando segue queste cose probabilmente lo fa perché da una parte gli interessano e dall’altro ritiene che abbiano qualche connessione con un processo nel quale è indagato”.
E citiamo Carraro perchè Lei stesso, caro Grassani, lo riabilita nella risposta alla domanda successiva, nella parte finale dell’intervista:
Il ruolo di Carraro.
“A seguito del proscioglimento del giudice preliminare del Tribunale di Napoli dopo Calciopoli credo che come figura dirigenziale del pallone, come comandante, come ammiraglio della nave calcio, vada riabilitato. Carraro ha subito negli anni decine di processi e di denunce e non è stato mai condannato. Se ha una colpa, è stata quella di non aver sufficientemente vigilato o di aver avuto uomini inadatti che dovevano controllare al suo posto”.
Piuttosto, dopo la risposta su Carraro, lascia perplessi l’atteggiamento tenuto nei confronti del Processo di Caciopoli a Napoli:
Cosa ci possiamo aspettare dal Processo di Napoli a Calciopoli?
“Io credo che l’attività svolta dai due pm Beatrice e Narducci sia molto importante. E’ un’attività che davanti al vaglio del gip De Gregorio ha retto per la quasi totalità (hanno prosciolto solo Carraro e il suo segretario Ghirelli). Una parte degli indagati ha scelto il rito abbreviato e la stragrande maggioranza verrà valutata normalmente. Mi stupirei se tutta questa attività di indagine, di interrogatori (processuali in fase preliminare), che è costata parecchio denaro pubblico, di noi contribuenti, si concludesse in una bolla di sapone. La sostanza c'è”.
In pratica, secondo l’avvocato Grassani, il Processo deve concludersi per forza con qualche condanna, non fosse altro per la mole di "denaro pubblico" spesa per le indagini. Insomma il nostro intervistato ritiene una questione di buona creanza dare a Moggi almeno una condannina sociale, giusto per non fare la figura dei polli. Infine parla di una fantomatica “sostanza” che a suo parere ci sarebbe nelle carte di Napoli. A quale sostanza si riferisca non è dato sapere. Di certo non lo sapevano neanche i giudici sportivi visto che si sono dovuti inventare le classifiche che si alteravano senza che le partite fossero alterate. E soprattutto la sostanza si dissolve quando una amara statistica (amara per i PM) ci informa che nelle partite dirette dagli arbitri accusati di possedere ed utilizzare una SIM estera fornita dal Fuhrer di Monticiano (copyright Trillo su www.venti9.it) la Juventus ha ottenuto risultati sensibilmente e complessivamente peggiori rispetto alle partite dirette dagli arbitri “normali”.
L’unica sostanza che vediamo, dunque, è quella dei numeri. Gli stessi numeri che parlano di una finale di Coppa del Mondo nel 2006 con ben 15 protagonisti appartenuti alla Juventus della Triade.
Grassani poi pontifica sul dopo Calciopoli:
E’ cambiato qualcosa dopo calciopoli?
“Seppur nell’incompletezza dell’opera iniziata da Guido Rossi questo scandalo ha profondamente modificato le gerarchie. Prima sarebbe stato impensabile un Albinoleffe in lotta per la A e trovare in B un Cittadella. Non ci sono più centri di potere: forse si sbaglia di più, ma in tutte le direzioni”.
Avere Collina come designatore aiuta?
“E’ un figura che da sola dà garanzia di imparzialità, di sicurezza e protezione a questa categoria. Era l’unica persona credibile per un ambiente che doveva gestire uno dei campionati più importanti al mondo”.
Ancora una serie di “imprecisioni”, a voler essere generosi: parla di gerarchie modificate ma non specifica cosa intende per gerarchie. Forse intende che finalmente Collina, dopo gli appuntamenti notturni (che dicono tentati ma non realizzaati ndr) nei ristoranti chiusi con Galliani è finalmente diventato designatore?? E poi parla di Albinoleffe e Cittadella, dimenticando che il Chievo è arrivato agli onori della serie A proprio durante la dominazione di Lucianone, come il Castel di Sangro in serie B. Infine sottolinea che adesso gli arbitri sbagliano in tutte le direzioni…… peccato che Zamparini, Cairo e lo stesso Campedelli non siano molto d’accordo con lui. E lo scorso anno non lo furono neanche Rosella Sensi e i tifosi della Roma, dopo che i Collina-boys accompagnarono la bagnarola di Moratti allo scudetto con una serie impressionante di “aiutini ed “aiutoni”.
Tra l’altro a Grassani non poteva mancare la passerella sul caso Paparesta
“Prima 4-5 arbitri gestivano tutta la A. Oggi le designazioni ruotano senza esclusione e non ci sono più arbitri che si fanno chiudere negli spogliatoi e telefonano poi al proprio sequestratore per scusarsi facendosi mandare a quel paese”.
Questa risposta è la fiera del falso e ci sono SENTENZE che lo sanciscono definitivamente: Paparesta non fu chiuso ne si fece chiudere, Moggi non fu il sequestratore di nessuno; questo lo dice una sentenza di archiviazione che forse è sfuggita a Grassani. Per quanto riguarda la telefonata di Paparesta siamo convinti che, dopo un arbitraggio scandaloso e a senso unico come quello di Reggina-Juventus, le scuse dell’arbitro ai dirigenti della squadra danneggiata siano il minimo previsto dal manuale della buona educazione. Anche perchè era usanza consolidata, per i dirigenti, fare quattro chiacchiere con l’arbitro a fine gara, cosa che quella volta avvenne in maniera alquanto burrascosa. Paparesta evidentemente ritenne giusto chiarire definitivamente il giorno dopo e a mente fredda ciò che era accaduto. Anche perché i fatti dimostrano che Moggi non aveva il potere di far fermare nessun arbitro, nonostante lo millantasse regolarmente nel corso delle sue conversazioni telefoniche.
L’intervista si conclude tristemente con le solite domande generaliste:
Cosa manca al calcio?
“Mancano regole attuali, etica, moralità e un contenimento dell’area professionale”.
Quale moralità Avv. Grassani? Quella di pagare 10 milioni di ingaggio ad un allenatore?
Oppure quella di incassare 200 e spendere 350 cercando poi di recuperare i soldi dal mercato azionario?
Quale etica Avv. Grassani? Quella di fare i gesti dell’ombrello in Tribuna d’onore? Oppure quella di vendere i marchi a se stessi? O peggio ancora quella dei giocatori che stappano champagne in suite d’albergo dopo aver firmato il contratto della loro vita e poi qualche anno dopo si presentano in Tribunale a testimoniare contro colui il quale quel contratto miliardario glielo aveva proposto e controfirmato?
Rapporti fra banche e calcio?
“Sono figli di questi cortocircuito viziato all’origine. Una volta i presidenti pagavano i debiti di tasca propria, ora sempre di più troviamo le banche proprietarie dei club e le banche che condizionano il sistema calcio. Un ultimo esempio recentissimo: l’Ascoli non è stato in grado di pagare gli stipendi ai giocatori perché il denaro necessario doveva arrivare da un investimento nel mercato americano con una finanziaria che è andata in crisi. Una volta tutte le squadre si iscrivevano regolarmente e non come è successo anche quest’ultima estate dove 9 club sono stati cancellati. E chissà quanti altri ci saranno nei prossimi anni”.
Sul finale dell’intervista, forse sfiancato, il nostro avvocato sembra recuperare lucidità e, seppure senza fare nomi, ammette che c’è qualcosa che non quadra negli aspetti finanziari del movimento calcistico italiano. Purtroppo arriva in ritardo. Noi dello Ju29ro Team lo stiamo denunciando da tempo. Alcuni grossi club hanno un profilo contabile finanziario di assoluto allarme. Però i loro galoppini mediatici fanno a gara per rassicurare l’ambiente.
L’intervista e’ finita.
L’avvocato Grassani trova il modo e la voglia di inviare un augurio al mondo del calcio.
“Contro ogni mio interesse, un mondo meno conflittuale in cui si parli meno di tribunali e di avvocati e in prima pagina nei giornali vada sempre lo sport attivo con i suoi valori e non si parli più di bancarotta, fallimento, illecito e doping”.
Stia tranquillo, avvocato, il suo interesse non c’entra nulla.
Sui giornali, in merito agli argomenti da Lei citati, si tornerà a parlare solo se qualcuno troverà il modo di infilarci il nome “JUVENTUS”.
Abbeverarsi alla fonte dell’antimoggismo è diventato ormai, insieme al Grande Fratello, il sistema più veloce per avere visibilità mediatica.
Prima o poi la SIAE dovrà seriamente discutere (si fa per dire) la faccenda delle royalties a cui avrebbe diritto il nostro emerito Lucianone. D’altronde le sue vicende personali da anni consentono a “rinomati” giornalisti di riempire gli editoriali con banali luoghi comuni, come quello de “Er Paletta”, oppure addirittura di coniare neologismi gazzettoidi, come l’immondo e fuorviante “Moggiopoli”.
Ma, soprattutto, ha consentito negli ultimi due anni a svariati personaggi più o meno addetti ai lavori, di assurgere agli onori della cronaca solo perchè, con il loro vociare, offrivano una sponda più o meno valida a sostenere il traballante teorema messo in pista dai PM di Napoli con la collaborazione di inquirenti abituati a frequentare, nel loro “tempo libero”, i Direttori Sportivi di squadre regolarmente sconfitte sul campo dalla Juventus.
E’ il caso dell’Avv. Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, docente presso le Università di mezza Italia e consulente legale di molte squadre di calcio professionistico. Un signore che senza dubbio possiede un curriculum di tutto rispetto. Niente male per uno che aveva cominciato in FIGC come componente della Commissione Tesseramenti nel periodo 1998-2002.
Dunque, se i curriculum che girano in Internet sono corretti, il nostro Grassani era componente della Commissione Tesseramenti della FIGC proprio quando mezza Serie A si divertiva ad abbindolare la suddetta Commissione presentando documenti contraffatti o peggio ancora falsi.
Ma non è su questo che vogliamo intervenire, lasciamo infatti il succulento racconto dello Scandalo Passaporti ai più volenterosi che avranno la pazienza rileggere nostri vecchi articoli (La vera storia del passaporto di Veron, La storia del passaporto di Recoba), bensì sui contenuti della lunga intervista che il nostro avvocato ha rilasciato sul nr. 45 del Guerin Sportivo anno 2008, uscito pochi giorni fa.
L’intervista contiene parecchi spunti che ci consentono di tornare proficuamente sull’argomento Calciopoli, e già dalla prima domanda si intuisce quale sarà il tono dell’intervista:
E’ corretto definire Moggiopoli l’ultimo scandalo del calcio?
“Si perché l’epicentro di tutto quello che è stato poi accertato come illecito sportivo o come tentativo volto ad influenzare il campionato era riconducibile a Luciano Moggi”
Grassani evidentemente non ha letto bene le carte oppure fa finta di non ricordare Carraro che raccomanda Lazio e Roma, Collina che da appuntamento a Galliani in maniera carbonara, Galliani che parla di griglie con Bergamo, Paparesta che cerca “raccomandazioni” in casa Milan, oppure le ripetute denunce di scomodi testimoni che scoperchiavano il pentolone della doppia contabilità in FIGC proprio ai tempi in cui lui stesso ne era un funzionario!
In realtà coniare ed utilizzare il termine Moggiopoli è servito, e serve, a focalizzare su un unico capro espiatorio tutto il malcostume che negli ultimi 15 anni, a causa della incapacità gestionale e della mancanza, dolosa o casuale, di efficaci controlli, ha ridotto il calcio italiano ad un carrozzone dove gli unici illeciti erano ( e probabilmente sono) quelli di tipo finanziario amministrativo commessi da Presidenti .
In questa melma Luciano Moggi si muoveva con la consapevolezza di chi, da un lato, doveva far quadrare i bilanci e, dall’altro, allestire e gestire una squadra di calcio difendendola dalle prevaricazioni di chi deteneva il vero potere, quello mediatico, finanziario, politico.
La seconda perla la tira fuori quando gli chiedono del Processo farsa dell’estate 2006:
Il processo sportivo che è stato celebrato è stato fatto nel migliore dei modi e nel rispetto totale delle regole giuridiche?
“La fretta non è stata sempre buona consigliera e i vari gradi di giudizio avrebbero potuto approfondire di più le responsabilità. Nell’era post-carrariana e durante il regime di commissariamento di Guido Rossi si poteva cogliere l’occasione per riformare il calcio dalle fondamenta e si è scelto invece, di cambiare sol il tetto”
In pratica se nella risposta precedente il Grassani elogiava la giustizia sportiva che aveva individuato in Moggi “l’epicentro” di tutti i mali, adesso invece la ricusa, ammettendo che le cose furono fatte in fretta e con molta superficialità.
D’altronde l’Avv. Grassani non è la prima volta che ci sorprende con questi trasformismi.
E’ recentissimo infatti il suo commento caustico nei confronti degli organi di Giustizia Sportiva, rei a suo parere di aver commesso un ingiustizia ai danni del Napoli Calcio:
L'avvocato Grassani parla di ultimo episodio di 'mala gestio' della giustizia
NAPOLI - Duro attacco quello dell'avvocato del Napoli, Mattia Grassani, alle istituzioni dello Stato, nella fattispecie al collegio arbitrale, per non aver scontato la squalifica delle curve dello stadio San Paolo che resteranno chiuse anche sabato sera nell'anticipo di campionato con la Juventus. Il legale, intervenuto sulle frequenze di 'Radio Kiss Kiss Napoli', parla di "sistema poco credibile con giudici non professionisti". In particolare la società si ritiene offesa per aver creduto a una possibile riduzione della pena presentando l'immediato ricorso: "Se ci avessero informato di qualche perplessità in ordina a questo tipo di conclusione non avremmo presentato nemmeno ricorso conciliativo d’urgenza, accettato tra l’altro dal Coni, poi ridotto nei termini nella fase arbitrale. Ci hanno fatto comparire, assegnandoci termini per presentare le difese di merito, quindi documentazioni e argomenti che attenessero al cuore del problema, poi in lodo arbitrale, il collegio si è ricordato a maggioranza di non essere competente a giudicare. Questo epilogo è senz’altro sconcertante, oltre che inaspettato. In questo modo non si amministra correttamente e con raziocinio la giustizia sportiva -ha spiegato l'avvocato Grassani-. La sensazione di totale abbandono, coerenza comportamentale, principi certi contraddistinguono l’operato di questa giustizia. Quello del Napoli, a partire dal caso-Catania per arrivare a Moggiopoli, può essere insegnato come l’ultimo esempio 'mala gestio' di giustizia sportiva. Quando mai un organo che è la 'Cassazione delle Cassazioni dello Sport', come la Camera di Conciliazione ed Arbitrato del Coni, su un tema così delicato e completo - in cui comunque il Napoli aveva sostenuto con documenti, attestati e prove che le sue responsabilità, le dinamiche, i ruoli, erano fortemente diversi rispetto a quelli che avevano portato la Corte di Giustizia Federale a ridurre la chiusura delle curve di una sola giornata, ebbene quando mai la Camera di Conciliazione - assume la decisione più pilatesca e contrastata che si potesse immaginare? Avrei capito se fossero state confutate le ragioni del Napoli, ma nel merito. Questo non è stato fatto, o meglio, non si è voluto farlo ed anche il tenore del lodo, che non è stato all’unanimità ma addirittura con menzione espressa di uno degli arbitri in palese disaccordo con gli altri due - evento peraltro senza precedenti - fa capire che all’interno del Collegio ci sia stata una netta spaccatura. La strategia è stata quella di una deresponsabilizzazione del Collegio arbitrale, perché se ritieni di avere elementi di sostanza, vai alla sostanza. In questo allucinante ed agghiacciante iter, il Napoli ha dato segnali molto forti in relazione agli aspetti che nel calcio non funzionano. Quello che noto è un’attenzione marginale, parziale e molto superficiale rispetto a temi di primari importanza, sia dal punto di vista imprenditoriale e sportivo, ma da quello della credibilità: non è affidabile, infatti, un sistema in cui interessi milionari sono gestiti da giudici prestati a tempo perso a questi organismi di giustizia sportiva, che nella vita fanno altri mestieri, che per un ritorno economico minimale si trovano addirittura a dirimere controversie da cui può dipendere anche il fallimento di società sportive. Ci hanno dato le carte per giocare, poi ci hanno impedito di sederci al tavolo e questa - ha concluso Grassani - è la sconfitta del concetto di giustizia perché proprio dalla giustizia mi aspetto una risposta".
Come si può leggere, l’Avvocato Grassani parla di mala giustizia, di mancanza di credibilità dei giudici e di mancanza di raziocinio.
Strano però che le stesse osservazioni non le ha fatte al cronista del Guerino quando si è trattato di parlare del Processo Farsa con cui sono stati scippati scudetti ed onore alla società più gloriosa d’Italia!
Subito dopo rincara la dose nel botta e risposta successivo:
Come sono le regole del diritto sportivo?
“E’ quanto di più arbitrario e incerto ci possa essere. Sarebbe auspicabile riscrivere tutte le norme dallo statuto in poi. Si pensi solo al fatto che mentre gli arbitri che scendono in campo in A prendono 250.000 euro l’anno, i giudici sportivi ne prendono 40 a riunione. Non è possibile!”.
Lasciamo ai nostri lettori giudicare quest’uomo e le sue idee un pò volubili.
Ma il nostro avvocato non è solo un pò banderuola.
In alcuni casi dimentica anche di completare alcuni concetti.
Ad esempio nelle domande successive denuncia il fatto che a Guido Rossi non è stato dato il tempo di finire il lavoro che aveva cominciato:
Si è persa una grandissima occasione?
“Si. Il percorso di Guido Rossi è stato solo iniziato e non si è mai completato.”
Quindi?
“Il fatto stesso che in primo grado, dopo la decisione della commissione d’appello federale presieduta da Ruperto, tre squadre fossero state retrocesse e il Milan pesantemente penalizzato, mentre nell’ultimo grado di giudizio, sempre federale, a poche ore dal termine dell’iscrizione all’Uefa dei nostri club, due di queste tre società siano state riammesse in A sia pur con penalizzazione, dimostra che uno dei due giudici ha sbagliato la sentenza. Lasciamo al lettore capire chi. Certamente Ruperto e il nuovo corso di Guido Rossi avevano retrocesso Juventus, Lazio e Fiorentina”.
Insomma carissimo Avvocato, ci spieghi meglio: dice che le sentenze sportive hanno decapitato il malaffare e la cupola che gestiva il calcio. Ma se la “cupola” è stata eliminata non dovrebbe spiegarci, allora, chi sono le persone che hanno impedito a Guido Rossi di completare il lavoro?? Faccia i nomi, Avvocato. Non nasconda la mano dopo aver lanciato il sasso. Chi è che ha impedito ha Guido Rossi di riformare il calcio? Chi è che aveva il potere, in piena bufera mediatica, di influenzare i giudici e modificare così pesantemente le sentenze? Chi è che costringe poi Guido Rossi alle dimissioni? Forse la vera cupola non era quella di Moggi? Forse i nomi che dovrebbe fare sono quelli di suoi potenziali futuri clienti? Allora noi la perdoniamo visto che anche Lei, come tanti, appare piegarsi alla “italica” logica del “tengo famiglia”.
Come vede l’assegnazione dello scudetto a tavolino all’Inter? E’ una scelta giuridica fondata?
“Mentre in passato ai tempi di Arpinati, si scelse di non assegnare il titolo al Bologna, in quella specifica occasione si pensò che il calcio moderno non si potesse permettere addirittura due campionati senza vincitore. E si sposò così l’idea dei saggi del Coni con la conseguente assegnazione a tavolino di quel titolo tricolore”.
In questo caso, caro Avvocato non vorremmo deluderLa ma a noi risulta che i tre saggi non si sono mai riuniti. Secondo le nostre fonti sembra che la decisione fu presa da Guido Rossi in persona con al telefono Moratti. E che i tre “saggi” si limitarono a ratificare. Per quanto riguarda poi quello che il calcio moderno si può permettere, dovrebbe mollare gli atti giudiziari ed impugnare i bilanci. Vedrebbe che specialmente dalle parti di Roma e di Milano il calcio si dovrebbe permettere davvero poco. Anzi niente.
Invece si continuano ad inventare nebulose acrobazie contabili per iscrivere le squadre ai campionati di competenza e ad alterare le classifiche alterando le partite, visto che certi giocatori e certi allenatori multimiliardari alcune squadre non se li potrebbero neanche permettere.
Tra l’altro a lanciare l’allarme su questo argomento fu proprio una Sua vecchia conoscenza, il signor Gazzoni Frascara, ex Presidente del Bologna, che è stato argomento della parte centrale dell’intervista.
Torniamo al Bologna?
“Una ferita aperta sia sotto il profilo professionale, sia sotto quello professionale. Personale dato che sono un accanito tifoso dei rossoblu, professionale perché quando si sono verificati i casi Reggina e Calciopoli nel 2006, pur avendo a mio avviso ragione, è uscito sconfitto”.
E cosa pensa di Gazzoni Frascara?
“Ha dato più di quello che ha ricevuto”.
Quello che ha dato Gazzoni Frascara noi non lo sappiamo, ma sappiamo bene quello che ha ricevuto. E cioè un bell’avviso di indagine per bancarotta fraudolenta. E a tal proposito è interessante leggere un articolo di Repubblica, un organo di informazione non certamente vicino a Moggi, che in maniera spietata descrive i guai giudiziari del Gazzoni:
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/Le-...pallone/1272685
[...] Gazzoni ha sempre detto che era stata Calciopoli ad affondare irrimediabilmente la srl che non poteva certo godere di buona salute dopo il declassamento del Bologna in B. Se, come tutti pensavano, i rossoblù fossero rimasti in A, i mezzi ci sarebbero stati, eccome. Ma l'analisi degli specialisti e degli avvocati degli istituti di credito racconta un´altra verità. O per lo meno insinua molti dubbi. I numeri, intesi come soldi, dicono chiaro e tondo che la srl sarebbe stata male amministrata. Come interpretare sennò un debito di 50 milioni a fronte di un capitale praticamente nullo? La società spendeva e spandeva pur avendo la cassa praticamente vuota. Perciò anche se il Bologna fosse rimasto in A, anche se Calciopoli fosse stato soltanto un brutto sogno, niente e nessuno ce l'avrebbe fatta a ripianare quel passivo stellare. Il pronostico era scritto nei bilanci, dice chi se ne intende: tempo due anni, magari tre, e comunque Victoria era destinata a colare a picco…..
E su Gazzoni Frascara è stato chiarissimo anche Franco Carraro:
http://news.kataweb.it/item/389174
“Vorrei solo ricordare — ha dichiarato l’ex presidente della Figc — che la Corte dei Conti ha sì chiesto ad alcuni soggetti 120 milioni di euro di danni, ma ha indagato anche me e ha ritenuto che non ci fossero responsabilità da parte mia. Io sono indagato non per associazione per deliquere ma per frode sportiva e ovviamente penso e spero di essere assolto. Ricordo che il 15 maggio 2006 Gazzoni disse a "Porta a Porta" che la nazionale italiana non avrebbe dovuto partecipare al campionato del mondo in Germania. Inoltre vorrei ricordare che Gazzoni Frascara è indagato dalla Procura di Bologna per bancarotta fraudolenta nella vicenda del fallimento del Bologna e quando segue queste cose probabilmente lo fa perché da una parte gli interessano e dall’altro ritiene che abbiano qualche connessione con un processo nel quale è indagato”.
E citiamo Carraro perchè Lei stesso, caro Grassani, lo riabilita nella risposta alla domanda successiva, nella parte finale dell’intervista:
Il ruolo di Carraro.
“A seguito del proscioglimento del giudice preliminare del Tribunale di Napoli dopo Calciopoli credo che come figura dirigenziale del pallone, come comandante, come ammiraglio della nave calcio, vada riabilitato. Carraro ha subito negli anni decine di processi e di denunce e non è stato mai condannato. Se ha una colpa, è stata quella di non aver sufficientemente vigilato o di aver avuto uomini inadatti che dovevano controllare al suo posto”.
Piuttosto, dopo la risposta su Carraro, lascia perplessi l’atteggiamento tenuto nei confronti del Processo di Caciopoli a Napoli:
Cosa ci possiamo aspettare dal Processo di Napoli a Calciopoli?
“Io credo che l’attività svolta dai due pm Beatrice e Narducci sia molto importante. E’ un’attività che davanti al vaglio del gip De Gregorio ha retto per la quasi totalità (hanno prosciolto solo Carraro e il suo segretario Ghirelli). Una parte degli indagati ha scelto il rito abbreviato e la stragrande maggioranza verrà valutata normalmente. Mi stupirei se tutta questa attività di indagine, di interrogatori (processuali in fase preliminare), che è costata parecchio denaro pubblico, di noi contribuenti, si concludesse in una bolla di sapone. La sostanza c'è”.
In pratica, secondo l’avvocato Grassani, il Processo deve concludersi per forza con qualche condanna, non fosse altro per la mole di "denaro pubblico" spesa per le indagini. Insomma il nostro intervistato ritiene una questione di buona creanza dare a Moggi almeno una condannina sociale, giusto per non fare la figura dei polli. Infine parla di una fantomatica “sostanza” che a suo parere ci sarebbe nelle carte di Napoli. A quale sostanza si riferisca non è dato sapere. Di certo non lo sapevano neanche i giudici sportivi visto che si sono dovuti inventare le classifiche che si alteravano senza che le partite fossero alterate. E soprattutto la sostanza si dissolve quando una amara statistica (amara per i PM) ci informa che nelle partite dirette dagli arbitri accusati di possedere ed utilizzare una SIM estera fornita dal Fuhrer di Monticiano (copyright Trillo su www.venti9.it) la Juventus ha ottenuto risultati sensibilmente e complessivamente peggiori rispetto alle partite dirette dagli arbitri “normali”.
L’unica sostanza che vediamo, dunque, è quella dei numeri. Gli stessi numeri che parlano di una finale di Coppa del Mondo nel 2006 con ben 15 protagonisti appartenuti alla Juventus della Triade.
Grassani poi pontifica sul dopo Calciopoli:
E’ cambiato qualcosa dopo calciopoli?
“Seppur nell’incompletezza dell’opera iniziata da Guido Rossi questo scandalo ha profondamente modificato le gerarchie. Prima sarebbe stato impensabile un Albinoleffe in lotta per la A e trovare in B un Cittadella. Non ci sono più centri di potere: forse si sbaglia di più, ma in tutte le direzioni”.
Avere Collina come designatore aiuta?
“E’ un figura che da sola dà garanzia di imparzialità, di sicurezza e protezione a questa categoria. Era l’unica persona credibile per un ambiente che doveva gestire uno dei campionati più importanti al mondo”.
Ancora una serie di “imprecisioni”, a voler essere generosi: parla di gerarchie modificate ma non specifica cosa intende per gerarchie. Forse intende che finalmente Collina, dopo gli appuntamenti notturni (che dicono tentati ma non realizzaati ndr) nei ristoranti chiusi con Galliani è finalmente diventato designatore?? E poi parla di Albinoleffe e Cittadella, dimenticando che il Chievo è arrivato agli onori della serie A proprio durante la dominazione di Lucianone, come il Castel di Sangro in serie B. Infine sottolinea che adesso gli arbitri sbagliano in tutte le direzioni…… peccato che Zamparini, Cairo e lo stesso Campedelli non siano molto d’accordo con lui. E lo scorso anno non lo furono neanche Rosella Sensi e i tifosi della Roma, dopo che i Collina-boys accompagnarono la bagnarola di Moratti allo scudetto con una serie impressionante di “aiutini ed “aiutoni”.
Tra l’altro a Grassani non poteva mancare la passerella sul caso Paparesta
“Prima 4-5 arbitri gestivano tutta la A. Oggi le designazioni ruotano senza esclusione e non ci sono più arbitri che si fanno chiudere negli spogliatoi e telefonano poi al proprio sequestratore per scusarsi facendosi mandare a quel paese”.
Questa risposta è la fiera del falso e ci sono SENTENZE che lo sanciscono definitivamente: Paparesta non fu chiuso ne si fece chiudere, Moggi non fu il sequestratore di nessuno; questo lo dice una sentenza di archiviazione che forse è sfuggita a Grassani. Per quanto riguarda la telefonata di Paparesta siamo convinti che, dopo un arbitraggio scandaloso e a senso unico come quello di Reggina-Juventus, le scuse dell’arbitro ai dirigenti della squadra danneggiata siano il minimo previsto dal manuale della buona educazione. Anche perchè era usanza consolidata, per i dirigenti, fare quattro chiacchiere con l’arbitro a fine gara, cosa che quella volta avvenne in maniera alquanto burrascosa. Paparesta evidentemente ritenne giusto chiarire definitivamente il giorno dopo e a mente fredda ciò che era accaduto. Anche perché i fatti dimostrano che Moggi non aveva il potere di far fermare nessun arbitro, nonostante lo millantasse regolarmente nel corso delle sue conversazioni telefoniche.
L’intervista si conclude tristemente con le solite domande generaliste:
Cosa manca al calcio?
“Mancano regole attuali, etica, moralità e un contenimento dell’area professionale”.
Quale moralità Avv. Grassani? Quella di pagare 10 milioni di ingaggio ad un allenatore?
Oppure quella di incassare 200 e spendere 350 cercando poi di recuperare i soldi dal mercato azionario?
Quale etica Avv. Grassani? Quella di fare i gesti dell’ombrello in Tribuna d’onore? Oppure quella di vendere i marchi a se stessi? O peggio ancora quella dei giocatori che stappano champagne in suite d’albergo dopo aver firmato il contratto della loro vita e poi qualche anno dopo si presentano in Tribunale a testimoniare contro colui il quale quel contratto miliardario glielo aveva proposto e controfirmato?
Rapporti fra banche e calcio?
“Sono figli di questi cortocircuito viziato all’origine. Una volta i presidenti pagavano i debiti di tasca propria, ora sempre di più troviamo le banche proprietarie dei club e le banche che condizionano il sistema calcio. Un ultimo esempio recentissimo: l’Ascoli non è stato in grado di pagare gli stipendi ai giocatori perché il denaro necessario doveva arrivare da un investimento nel mercato americano con una finanziaria che è andata in crisi. Una volta tutte le squadre si iscrivevano regolarmente e non come è successo anche quest’ultima estate dove 9 club sono stati cancellati. E chissà quanti altri ci saranno nei prossimi anni”.
Sul finale dell’intervista, forse sfiancato, il nostro avvocato sembra recuperare lucidità e, seppure senza fare nomi, ammette che c’è qualcosa che non quadra negli aspetti finanziari del movimento calcistico italiano. Purtroppo arriva in ritardo. Noi dello Ju29ro Team lo stiamo denunciando da tempo. Alcuni grossi club hanno un profilo contabile finanziario di assoluto allarme. Però i loro galoppini mediatici fanno a gara per rassicurare l’ambiente.
L’intervista e’ finita.
L’avvocato Grassani trova il modo e la voglia di inviare un augurio al mondo del calcio.
“Contro ogni mio interesse, un mondo meno conflittuale in cui si parli meno di tribunali e di avvocati e in prima pagina nei giornali vada sempre lo sport attivo con i suoi valori e non si parli più di bancarotta, fallimento, illecito e doping”.
Stia tranquillo, avvocato, il suo interesse non c’entra nulla.
Sui giornali, in merito agli argomenti da Lei citati, si tornerà a parlare solo se qualcuno troverà il modo di infilarci il nome “JUVENTUS”.