stampaTale Massimiliano Gallo, su Il Riformista del 20 ottobre, ha scritto un articolo sulla Juventus. Lo ha fatto dopo aver ben intinto la sua penna nel curaro. L'articolo, portato a conoscenza del popolo del web, su diversi forum, ha scatenato il giusto risentimento di tanti tifosi bianconeri, tanto che sulla edizione online del giornale compare una pagina con il seguente messaggio:
"Se vi piace Moggi, comprate Libero.
In soli due giorni abbiamo ricevuto un bel po' di lettere di juventini incazzzzati (come il nostro slogan pubblicitario) col Riformista. alcune le abbiamo pubblicate, ad altri abbiamo risposto privatamente. Ci accusano di voler infangare la nobile storia della Juventus...
Vorremmo qui rassicurare i tifosi: non siamo e non saremo un giornale visceralmente e pregiudizievolmente anti-Juventus...


Sotto questo annuncio, che abbiamo riportato "fedelmente", compresa la minuscola di "alcune" dopo il punto, sono pubblicati appena 4 commenti (uno del 22 e tre del 23 ottobre) ed il form per inserire i commenti. E' l'unico modo che hanno concesso per comunicare. Sul sito, davvero spartano, tipo la prima benzomobile ma un po' più sfornito, non è indicata neppure una casella a cui poter indirizzare una mail.
Molti utenti hanno compilato quel form per i commenti e li hanno poi riportati su diversi forum, ma sul sito de Il Riformista non compaiono. Non volendo spingerci a pensare che un giornale che decide di chiamarsi riformista possa adottare la censura dei commenti, propendiamo per un organico molto ridotto. Chissà quando entra in servizio chi deve autorizzare la pubblicazione dei molti commenti ricevuti. Quattro commenti non rappresentano la mole di commenti inviati (ed anche noi lo abbiamo fatto).

Il signor Gallo nel suo articolo dimostra, inoltre, ignoranza della materia che ha deciso di trattare, diffondendo informazione falsa ai lettori: Carlo Ancelotti con è stato "cacciato" dopo la partita di Perugia ma è stato "sostituito" l'anno successivo, dopo la fallita rincorsa alla Roma, nel campionato del "liberi tutti", quando si modificarono le regole del gioco a poche giornate dalla fine del campionato, giusto pochi giorni prima di Juventus-Roma.
Riportiamo l'articolo di Gallo:

"Storie da Juventus. Qui le persone perbene hanno sempre fallito, persino Ancelotti
SIVORI, FURINO, BENETTI, MOGGI
FACCE DA CANAGLIA, NON DA NOBILTA'


STILE. Altro che Michel Platinì, l'orgoglio bianconero è simbololeggiato dal ghigno del dottor Agricola al processo per doping.

di Massimiliano Gallo

Dici la Juventus e pensi alla squadra nobile, alla squadra di quell'Avvocato che per mezzo secolo ha dettato lo stile in Italia, convincendo un Paese intero che persino l'orologio sul polsino della camicia fosse figo. Eppure, a rifletterci bene, da sempre la Juventus è tutt'altro che una Signora, sia pure vecchia. Con buona pace di Gianni Agnelli, la storia dei bianconeri non può essere identificata con Michel Platinì, l'eleganza fatta calcio che il Signor Fiat ha portato con sè nel cuore. Anzi, le cosidette persone perbene (con l'eccezione di Boniperti) non hanno mai riscosso fortuna a Villar perosa: basta pensare a Marchesi, alla dirigenza di oggi, o anche ad Ancelotti, forse il caso più eclatante: mai amato da parte della tifoseria, fu cacciato da Moggi-Giraudo dopo aver perduto un campionato all'ultima giornata nel fango di Perugia.
La Juve ha sempre legato i suoi successi ai giocatori o dirigenti che non sono mai diventate icone di stile.
Definirli facce da canaglia, e nemmeno tanto simpatiche, non offende i tifosi bianconeri. Anzi, li inorgoglisce.
Vincere è bello, ma vincere rubacchiando non ha prezzo. Oggi nemmeno a pagarlo si trova uno juventino che sia contento di essersi sbarazzato di Luciano Moggi. Della questione morale (Mughini ci perdoni se usiamo questi termini) non sanno che cosa farsene.
Sin dai tempi di Sivori, l'angelo dalla faccia sporca, inarrivabile dribblomane , calciatore sopraffino, ma anche una carogna mica da ridere. Come, parecchi anni dopo, Furino, una vita da mediano nella Juve del Trap, l'uomo che beccava più fischi di tutti negli stadi avversari, simbolo della squadra tignosa che non mollava mai e menava sempre. Come Cuccureddu, Gentile, Benetti, gente che se ti prendeva ti faceva male, persino Tardelli, che randellava e di brutto prima di passare alla storia per quel sinistro fuori area nella finale mondiale del 1982, o anche Fabio Capello, che ci ritornerà da allenatore per svignarsela quando la casa cominciò a bruciare. Sudore e polevere, questo è lo stile juve. Se vuoi fare la fighetta o ti chiami Platini o te ne vai a casa. Da queste parti hanno cacciato persino Henry ( a dire il vero Ancelotti lo odiano anche per questo), mentre il mastino Davids ha offerto il meglio di se.
L'orgoglio dei tifosi bianconeri lo leggi negli occhi del dottor Riccardo Agricola, con quel ghigno sbattuto in faccia ai giudici del primo processo doping fatto a una squadra di calcio ( fu assolto in appello dopo essere stato condannato in primo grado). In quell'aula sfilò la squadra della triplice. Facce da Juve- compresa quella di Zidane- che lontano dai campi sembravano aver perduto la loro tracotanza. Su tutto aleggiava quello sbuffo di sigaro di Marcello Lippi, l'uomo più amato dagli juventini. Che in tanti anni nello spogliatoio della Juve non si è mai accorto di nulla. Un uomo piuttosto distratto, avrebbe detto di lui De Andrè. Che non a caso tifava Genoa.
Il Riformista 20.10.08


Questa è la mail di un nostro lettore inviata a Polito, direttore de Il Riformista:

Gentile Sig. Polito,
sul Suo quotidiano è apparso un articolo, tre giorni fa, che definire ridicolo è poco. L’autore, al quale La prego di girare questa mia, è tale Massimiliano Gallo, l’oggetto era la Juventus.

Tutti possiamo scrivere un pezzo infelice, sarà successo anche a Montanelli; ma abbiamo degli obblighi, quando rendiamo pubbliche le nostre opinioni su un giornale: il rispetto per i lettori e per la verità storica, e questi – mi permetta – sono venuti meno. Vede, chi Le scrive conosce la storia della Juventus, è amico di un grande come Beppe Furino, un uomo onesto con gli stinchi pieni di cicatrici, e sa che valore ha la leggenda del club nel mondo, da chi è stata costruita, rappresentata, divulgata.

Poi esistono omini piccoli, frustrati, che senza argomenti a sostegno, ma col solo servizio della calunnia, della becera denigrazione, della critica superficiale e biliosa gettano veleno non avendo altro da proporre nella loro veste di giornalisti. Mi dispiace, caro Polito, che Lei abbia lasciato “passare” un articolo così sciatto. Oltretutto condito da errori pacchiani (Ancelotti non andò via dopo lo “scudetto” – primo campionato in Italia assegnato per ragioni di ordine pubblico – di Collina a Perugia, ma l’anno successivo, dopo il “trionfo” della Roma dei Rolex e dei 400 miliardi di debiti)

I riferimenti al “ghigno” del dottor Agricola, inoltre, sono di una meschinità che si commenta da sola. Lo stile Juventus, caro Gallo, è Gianluca Pessotto che proprio nella pozzanghera del Curi, con la Juve sotto 1-0, corregge il guardalinee che si era sbagliato dando la rimessa laterale a lui, e restituisce la palla al Perugia. Lo stile Juventus è Claudio Ranieri che – unico nel dopopartita di martedì sera – per prima cosa fa le condoglianze ai familiari dei tifosi morti sull’autobus che veniva a Torino per Juve-Real Madrid. Lo stile-Juventus è la Triade, pensi un po’, che concede alla Lazio di posticipare un match a Torino per riavere in tempo i sudamericani in giro con le loro nazionali; lo stile Juventus è Firenze che accoglie scettica tre “gobbi” come Di Livio, Torricelli e Trapattoni, salvo doverne poi riconoscerne qualità professionali ed umane. Lo stile Juventus è il rigore di Liam Brady, è la forza gentile di John Charles, è l’umanità di Luciano Bodini, la classe pura di Carlo Parola, la juventinità totale di Giampiero Boniperti, il talento cristallino di Franco Causio, la determinazione operaia di Salvadore, la dedizione artigiana di Cuccureddu, il nerbo di Marco Tardelli, l’immensità di Dino Zoff.

Lo stile Juventus non è un freddo catalogo di comandamenti, non è la giacca e la cravatta, non è un codice di buone maniere; è il rispetto della propria grandezza nel tempo, dei suoi 111 anni di storia. Lo stile Juventus è vincere senza salire sul piedistallo e vivere di rendita, è guardare avanti con una tensione ideale che non si ferma a celebrare e compiacere (per questo non è stata ritirata la casacca di Gaetano Scirea, né di nessun altro). Lo stile Juventus è proprio Omar Sivori, sissignore, che opinionista a Mediaset, difendendo la sua Vecchia Signora, replicò così: “Io non sono di parte: io sono della Juve, è diverso”.

Perché, come disse nel luglio 2001 Marcello Lippi, “La diversità della Juventus non è demerito degli altri, è soprattutto merito suo. Qui hanno fatto dell’esperienza un capitale, qui hanno avuto tempo e modo di sbagliare e correggersi decine di volte. Qui ci sono serietà e professionalità ad altissime dosi. Chi è stato alla Juventus lo sa: la Juventus ti mancherà sempre.”.

La ringrazio per l’attenzione concessami, una Vostra replica sarebbe ovviamente gradita. Nel frattempo chiedo scusa per i toni molto schietti e saluto cordialmente.

Andrea D****i


Questo, invece, è il commento inviato a Gallo dall'utente Masonmerton, del forum giulemanidallajuve.com:

Caro Sig. Gallo,
non c'è rassicurazione che possa tenere. L'articolo che Lei ha scritto è, senza ombra di dubbio, visceralmente anti-juventino.
Vede Sig. Gallo non mi sarei offeso se Lei si fosse limitato a sostenere che sono sovente nate discussioni o sospetti sulle nostre vittorie. Sarebbe un dato di fatto. Del resto, così è avvenuto anche per le altre squadre che nella loro storia hanno, con una certa continuità, raggiunto successi.

Così è per esempio per l'Inter dei tempi di Mazzola, avvolta dall'ombra del doping (come scritto sul libro del fratello Ferruccio ndr). Per non parlare di Oriali e del passaporto di Recoba, con illecito sportivo realmente commesso: con buona pace del da voi odiato Moggi, per il quale, nonostante TUTTI i giudici dei procedimenti sportivi (2, giacchè un grado di giudizio, per la sola e unica volta nella storia ,è stato sospeso e nessuno ha mai spiegato il perchè) siano stati sostituiti e scelti accuratamente da Guido Rossi stesso, non ci fu la possibilità di riscontrare l'illecito sportivo (non c'è infatti), dovendo ricorrere forzatamente alla teoria della cupola e alla figura dell'illecito strutturale, non prevista dal diritto sportivo.
Così fu per il Milan, con lo scandalo del calcio-scommesse prima e con la componente Meani, in quel di calciopoli, poi.

Si fosse Lei limitato a sostenere che i grandi successi sono spesso accompagnati da aloni di sospetto (a prescindere dunque se fondati o meno), non mi sarei offeso.
Forse gli italiani non sostengono che per diventare grandi e potenti manager bisogna per forza avere "il pelo sullo stomaco"? E non è forse la stessa cosa che paventare una mancanza di stile? Ma certo che è così.
No, davvero non mi sarei offeso. Sono abbastanza adulto, razionale e pragmatico da guardare in faccia la realtà e non scandalizzarmi come una giovane educanda.
Ma Lei in questo articolo non si limita per nulla ad introdurre questo concetto.
E no!

1. Scrivere "STILE. Altro che Michel Platinì, l'orgoglio bianconero è simbololeggiato dal ghigno del dottor Agricola al processo per doping"  è emettere l'ennesima sentenza postuma. Ghigno non equivale a sorriso. Il ghigno è quello dipinto sul volto di chi ha commesso una porcata e sa che l'ha fatta franca. Con il termine "ghigno" Lei (artatamente, non crederò mai non ci sia pregiudizio, un giornalista per mestiere DEVE pesare le parole e non lasciare liberamente correre le dita sulla tastiera) veicola un concetto ben preciso: la colpevolezza del dott. Agricola. Torni a leggersi le sentenze: MAI ci fu condanna per doping alla Juventus!

2. "Vincere è bello, ma vincere rubacchiando non ha prezzo". Questa frase si commenta da sola, vero? O vuol farmi credere che non c'è nessuna pregiudiziale nel termine "rubacchiando", ma che è un termine simpatico che utilizza con gli amici davanti ad una birretta?

3. Poi scrive di nuovo: "L'orgoglio dei tifosi bianconeri lo leggi negli occhi del dottor Riccardo Agricola, con quel ghigno sbattuto in faccia ai giudici del primo processo doping fatto a una squadra di calcio ( fu assolto in appello dopo essere stato condannato in primo grado)". Agricola Fu condannato per ABUSO di FARMACI, che è una cosa diversissima dal doping. Lo sanno anche i sassi. Lo sa anche lei. Ma scritto così fa molto più scena, non è vero?

Non continuo, il senso del suo articolo è chiaro e non avrebbe senso pesare ogni singola frase.
Siamo orgogliosi di essere gente da "sudore e polvere"? Oh sì!
Io lo sono non solo come juventino, ma anche nella mia vita di cittadino di tutti i giorni, di professionista nel mio lavoro, come padre, come marito, come figlio. Sudore e polvere indicano concretezza, voglia di farcela, impegno, dedizione, umiltà.
Grazie al cielo, e magari all'educazione dei miei genitori, ho cercato di mettere in pratica un po' di tutto ciò per riuscire nella vita. E qualcosa mi sta anche riuscendo.
Certo non diventerò un giornalista da quotidiano nazionale.
Utilizzando il suo "stile", direi che non mi potrebbe riuscire, giacchè mi manca quella malizia di scrivere "porcatine" per fare un po' di clamore e vendere di più la mia merce.

Sia chiaro, non ho nessun pregiudizio verso di lei.
Tant'è che ho scritto "porcatine" anzichè "ne****ezze", così come Lei, che non ha pregiudizi, ha scritto "rubacchiare" anzichè "comprare gli scudi".

Distinti saluti
Uno juventino incazzzzzato


Secondo round: Moggi contro Gallo.

Gallo, ieri 23 ottobre, scrive questo secondo articolo:

Se vi piace Moggi, comprate Libero. 
di Massimiliano Gallo

ll direttore Polito è preoccupato. In soli due giorni abbiamo ricevuto un bel po’ di lettere di juventini incazzzzati (come il nostro slogan pubblicitario) col Riformista. Alcune le abbiamo pubblicate, ad altri abbiamo risposto privatamente. Ci accusano di voler infangare la nobile storia della Juventus, squadra regina in Italia e principessa nel mondo. Vorremmo qui rassicurare i tifosi: non siamo e non saremo un giornale visceralmente e pregiudizialmente anti-Juventus. Ne canteremo le gesta, a cominciare da quelle dell’altra sera contro il Real Madrid. Ma non chiedeteci la riabilitazione di Luciano Moggi. Quello no. Se siete nostalgici, potete leggere Libero, dove lo hanno ingaggiato come editorialista. Sul Riformista non troveretemai la sua riabilitazione. Seppure siamo pronti a riconoscere la sua grandissima competenza calcistica. Aveva creato una squadra che probabilmente avrebbe vinto lo stesso. Ma non possiamo trascurare i metodi utilizzati per agevolare il compito: dal controllo dei giocatori attraverso la Gea a quello degli arbitri. E chissenefrega se sarà assolto al processo. In ogni caso, la giustizia sportiva lo ha già condannato. Comunque, Moggi non è la storia della Juventus. Un giorno non ci si ricorderà di lui, come di Scirea, Zoff e tantissimi altri. Come Del Piero, una bandiera che incarna lo spirito indomito della Juventus. Un fuoriclasse che l’altra sera, per l’ennesima volta, ha preso la Juve per mano e l’ha condotta alla vittoria sul Real. E per farlo è rientrato in difesa a recuperare fino all’ultimo minuto. Uno che ha sempre parlato sul campo. Mai fuori. Insomma, una di quelle facce da Juve che ci piacciono. Perché lo sappiamo che non sono tutte da canaglia. Ma non è colpa nostra se agli juventini le canaglie piacciono.


Oggi la lettera/risposta di Luciano Moggi, sul suo blog, a Polito:
 
Egr. Sig. Direttore,
anch’io oggi scrivo da incazzato.  Lo sono per le parole in libertà che ho letto ieri sul Suo giornale a firma di Massimiliano Gallo e che, sono sicuro, faranno ulteriormente crescere il distacco dei tantissimi tifosi juventini dal Suo quotidiano. E si perché, diversamente da Gallo, tutti gli juventini - da ultimo anche il Presidente Cobolli - sono orgogliosi di poter legittimamente rivendicare i due scudetti ignobilmente scippatigli dalla ben nota consorteria calcio/telefonìa. Rivendicazioni che, come hanno già detto in tanti oltre a me, sono davvero più che legittime, perché se è vero che la giustizia sportiva ha voluto ad ogni costo arrivare ad una sommaria condanna mia e di pochi altri lo ha dovuto, comunque, fare escludendo con certezza ogni mia responsabilità per fatti illeciti.
Sono altrettanto sicuro, poi, che l’ingiustificato livore del Sig. Gallo sarà seppellito dallo sprezzo di tutti i suoi lettori (juventini e non ) che si sono visti rifilare il suo farneticante commento legato all’ipotesi, evidentemente possibile, che possa intervenire, nelle vicende che mi riguardano, l’assoluzione in campo penale.
Io di certo continuo ad avere una fedina penale non macchiata e mi sento in diritto di chiedere a Gallo di rendere pubblicamente conto della sua e, successivamente, a riflettere come,  con questo metro di giudizio, dovrebbe essere possibile a tanti piccoli e medi risparmiatori, costituirsi in giudizio per reclamare già da ora (senza cioè attendere l’esito del relativo procedimento penale) un congruo risarcimento per quanto ipotizzato possa essere successo in sede di quotazione in borsa della SARAS dei fratelli Moratti . O, ancora, su come abbia potuto continuare Carraro ad occupare prestigiose poltrone nello sport, in politica o negli affari, quando già da parecchi lustri ha dovuto fare i conti, da indagato come me, con una miriade di procedimenti collegati alle sue attività. Mi sembra, invece, che Gallo meglio avrebbe fatto  a far sapere ai suoi lettori che Moggi è stato un manager che in un mondo come il calcio, sommerso dai debiti e strangolato dalle perdite di bilancio, ha consentito alla Juventus di vincere di tutto e di più senza spargimento di lagrime e sangue da parte degli azionisti. E se anche la Nazionale, di riflesso, si è potuta avvalere del gruppo ideato e forgiato con competenza, lungimiranza ed oculatezza, sostenerlo non offende ma, anzi, esalta l’orgoglio degli italiani tutti. E’ incontestabile, infatti, che il nucleo storico della squadra che Lippi ha condotto da par suo al vertice del mondo è cresciuto in una squadra dove gli stranieri non erano di certo preponderanti ma solo il corollario di una rosa ricca di classe, di voglia, di  determinazione, di disciplina e di professionalità e, guardacaso, è proprio in quel contesto che Del Piero è riuscito a superare un tremendo infortunio tornando a livelli stratosferici. Già lo ha detto molto chiaramente Galliani  che chi i in quel tempo ha vinto tanto lo ha fatto in virtù di valore tecnici di gruppo di gran lunga superiori a quello dell’intero lotto degli altri concorrenti. Io lo voglio qui ribadire per dare modo, anche ai peggiori sordi, di andare a rivisitare le vicende di calciopoli dove non troveranno mai corrotti perché non vi sono stati mai corruttori.
A Gallo, infine, vorrei ricordare che anche il calcio attuale non è un certo un mondo per puritani e nessuno dovrebbe essere incline a  trinciare, con spericolata disinvoltura, giudizi etici senza aver prima considerato che ai vertici del campionato di serie A vi è una squadra egregiamente diretta da un manager incappato nei rigori della giustizia sportiva per un caso di illecito sportivo ai tempi di Pescara e, successivamente, graziato, mentre, nel restante gruppo della squadre di serie A, anche a non voler tenere conto di calciopoli, vi sono abili dirigenti inibiti per illecito sportivi ed altri già sanzionati, anche con una pena di cinque anni, per altre infrazioni disciplinari (base lo stesso art. 1 con il quale si è tentato di depennare me dal calcio). Questo più che fare storcere  naso e bocca ad improvvisati commentatori dovrebbe indurre tutti ad una riflessione sulla capacità di perdono dei sistemi avanzati. E se per Collina, ad es., tutti hanno voluto chiudersi occhi ed orecchie anche a costo di turarsi il naso, il perdono, sono sicuro non sarà negato nemmeno ai managers della Lehman. Perché dovrebbe escludersi nel caso di Moggi al di là di colpe, che tra l’altro, sono ancora tutte da dimostrare?
Luciano Moggi