Ottobre, una volta il mese dei funghi e delle castagne, nell'Italia postmoderna è invece il tempo di altre (in)sane abitudini: l'Inter che esce dalla lotta per il campionato, gli scioperi selvaggi e i calendari delle soubrette. Farsopoli è passata e il primo godimento autunnale con lei. Rimangono gli scioperi e le gnocche.
Ora, da un mio esame preliminare, parrebbe che tale Sara Varone sbaragli decisamente la concorrenza nella seconda categoria per i mesi a venire. Ho come l'idea che quella milionata di "googlate" non gliele leva nessuno.
La mia scorrettezza è palese. Voglio farvi venire qui a leggere e metto in mezzo Sara Varone. Anzi, guarda come sono intelligente, lo scrivo anche sbagliato - Sara Varrone - a beneficio dei più distratti, e perchè non aiutare i sudamericani nerassurri: Sara Barone. Voilà.
Ora, dato che qui non si pratica il moralismo d'accatto e per le signorine vi è gran rispetto, esteso al giustamente preteso marchio di fabbrica, fate una bella cosa: dopo aver letto questo articolo, andate pure in edicola a regalarvi un anno di turbamenti.
Ora ci sarà sempre un Cannavò che vi sfinirà di sensi di colpa per questa scelta, e allora tanto vale sfinirsi con le proprie mani, poi d'altronde alla Gazzetta sono maestri a conciliare le proprie rigidissime posizioni etiche da editoriale o da posta dei lettori con le esigenze proprie del marketing. Come quella volta che Arturi faceva la morale a Batistuta per l'esultanza con la mitraglia, e in allegato trovavi il Dvd con Batistuta in copertina nel gesto del vietcong. O come oggi, dove in home page si trova la solleticante notizia prettamente calcistica: "Sesso in spiaggia, due britannici si beccano 3 mesi di carcere".
Una tantum, entro anch'io nella giungla. Perchè la notizia merita. Eccome se merita. Un bacio a Sara Varone.
Interrogazione al Senato del 7 ottobre, presentata da dieci senatori del Pd, al Ministro della Giustizia e al Presidente del Consiglio. Notizia mooolto importante. E decisamente ignorata.
I senatori fanno, infatti, notare al governo una situazione decisamente curiosa per quanto attiene al corretto funzionamento della macchina giudiziaria. Come abbiamo imparato da Farsopoli, il controllo giurisdizionale sulla giustizia sportiva è devoluto in primo grado al TAR del Lazio e in appello al Consiglio di Stato, ossia tribunali ordinari che devono vigilare sul rispetto delle leggi dello Stato da parte dei giudici sportivi. Barzellette, per dirla a la Cossiga, o aborti giuridici, per dirla a la Di Biase, devono essere evitati da questi due organi. Quelli a cui hanno fatto ricorso Moggi, Giraudo e tanti imputati di Calciopoli. E al cui fondamentale giudizio, in uno stato di diritto, hanno deciso di sottrarsi forse solo Giovanni Cobolli Gigli e Dan Aykroyd in "Una poltrona per due". E a tutti e due sappiamo com'è andata.
Non è andata bene neanche a Moggi, tu dici.
Ma quest'interrogazione forse ti spiega perchè.
Risulta, infatti, che ben 13 magistrati amministrativi impiegati al TAR del Lazio e al Consiglio di Stato svolgono contemporaneamente attività giudiziale per la Corte di Giustizia Federale e la Commissione di garanzia per la giustizia sportiva, presso la FIGC, e per la Camera di conciliazione di arbitrato per lo sport, presso il Coni. Sono le due cariche incompatibili?
Secondo gli onorevoli qui sopra sì. E naturalmente anche secondo noi. Far parte dell'organo che giudica e di quello che controlla la correttezza di tale giudizio, va da sè, è un palese conflitto di interessi. Per chiarirci, è un po' come se Berlusconi facesse il giudice costituzionale. L'organo che prende una decisione e l'organo che controlla la correttezza di tale decisione, devono presentare composizione distinta.
Non bastasse questo discorso ineccepibile teoricamente, ci sono pure i fatti.
Di fronte a una media nazionale negli altri settori di ricorsi ai tribunali amministrativi con esito positivo del 40%, la statistica per i ricorsi presentati contro Figc e Coni davanti al Tar del Lazio ed al Consiglio di Stato risulta, come dicono i senatori, "anormalmente bassa", addirittura soltanto del 7% circa. Una differenza talmente vistosa che rafforza evidentemente la tesi prima esposta.
Ce n'è ancora. Il TAR del Lazio vanta qualcosa come 160.000 ricorsi pendenti alla data dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, e cifra simile risulterebbe per il Consiglio di Stato. Eppure, nonostante una situazione che richiederebbe più lavoro e quindi più personale, perdura la pratica delle doppie cariche, a ovvio detrimento della fluidità e della regolarità dei processi in corso. Che secondo una stima dei senatori, necessitano circa 80 anni per vedersi tutti completati, a questo ritmo. E allora perchè non si costringe, come diritto vuole, ad abbandonare le cariche a chi già ne ha una evidentemente incompatibile con questa?
Il malevolo dice - ma in fondo che si può dire di diverso? - che ci sono delle decisioni da blindare.
Che Calciopoli non può diventare una barzelletta o un aborto giuridico, come autorevolmente sostenuto.
Calciopoli non deve morire.
Di questo passo, appuntamento al 2088, per saperne qualcosa in più sugli scudetti revocati.
Ma può un Paese scientemente abbeverarsi di bugie, anche solo per un altro anno ancora?
E, a proposito, le tette di Sara Varone sono vere o false?
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Ora, da un mio esame preliminare, parrebbe che tale Sara Varone sbaragli decisamente la concorrenza nella seconda categoria per i mesi a venire. Ho come l'idea che quella milionata di "googlate" non gliele leva nessuno.
La mia scorrettezza è palese. Voglio farvi venire qui a leggere e metto in mezzo Sara Varone. Anzi, guarda come sono intelligente, lo scrivo anche sbagliato - Sara Varrone - a beneficio dei più distratti, e perchè non aiutare i sudamericani nerassurri: Sara Barone. Voilà.
Ora, dato che qui non si pratica il moralismo d'accatto e per le signorine vi è gran rispetto, esteso al giustamente preteso marchio di fabbrica, fate una bella cosa: dopo aver letto questo articolo, andate pure in edicola a regalarvi un anno di turbamenti.
Ora ci sarà sempre un Cannavò che vi sfinirà di sensi di colpa per questa scelta, e allora tanto vale sfinirsi con le proprie mani, poi d'altronde alla Gazzetta sono maestri a conciliare le proprie rigidissime posizioni etiche da editoriale o da posta dei lettori con le esigenze proprie del marketing. Come quella volta che Arturi faceva la morale a Batistuta per l'esultanza con la mitraglia, e in allegato trovavi il Dvd con Batistuta in copertina nel gesto del vietcong. O come oggi, dove in home page si trova la solleticante notizia prettamente calcistica: "Sesso in spiaggia, due britannici si beccano 3 mesi di carcere".
Una tantum, entro anch'io nella giungla. Perchè la notizia merita. Eccome se merita. Un bacio a Sara Varone.
Interrogazione al Senato del 7 ottobre, presentata da dieci senatori del Pd, al Ministro della Giustizia e al Presidente del Consiglio. Notizia mooolto importante. E decisamente ignorata.
I senatori fanno, infatti, notare al governo una situazione decisamente curiosa per quanto attiene al corretto funzionamento della macchina giudiziaria. Come abbiamo imparato da Farsopoli, il controllo giurisdizionale sulla giustizia sportiva è devoluto in primo grado al TAR del Lazio e in appello al Consiglio di Stato, ossia tribunali ordinari che devono vigilare sul rispetto delle leggi dello Stato da parte dei giudici sportivi. Barzellette, per dirla a la Cossiga, o aborti giuridici, per dirla a la Di Biase, devono essere evitati da questi due organi. Quelli a cui hanno fatto ricorso Moggi, Giraudo e tanti imputati di Calciopoli. E al cui fondamentale giudizio, in uno stato di diritto, hanno deciso di sottrarsi forse solo Giovanni Cobolli Gigli e Dan Aykroyd in "Una poltrona per due". E a tutti e due sappiamo com'è andata.
Non è andata bene neanche a Moggi, tu dici.
Ma quest'interrogazione forse ti spiega perchè.
Risulta, infatti, che ben 13 magistrati amministrativi impiegati al TAR del Lazio e al Consiglio di Stato svolgono contemporaneamente attività giudiziale per la Corte di Giustizia Federale e la Commissione di garanzia per la giustizia sportiva, presso la FIGC, e per la Camera di conciliazione di arbitrato per lo sport, presso il Coni. Sono le due cariche incompatibili?
Secondo gli onorevoli qui sopra sì. E naturalmente anche secondo noi. Far parte dell'organo che giudica e di quello che controlla la correttezza di tale giudizio, va da sè, è un palese conflitto di interessi. Per chiarirci, è un po' come se Berlusconi facesse il giudice costituzionale. L'organo che prende una decisione e l'organo che controlla la correttezza di tale decisione, devono presentare composizione distinta.
Non bastasse questo discorso ineccepibile teoricamente, ci sono pure i fatti.
Di fronte a una media nazionale negli altri settori di ricorsi ai tribunali amministrativi con esito positivo del 40%, la statistica per i ricorsi presentati contro Figc e Coni davanti al Tar del Lazio ed al Consiglio di Stato risulta, come dicono i senatori, "anormalmente bassa", addirittura soltanto del 7% circa. Una differenza talmente vistosa che rafforza evidentemente la tesi prima esposta.
Ce n'è ancora. Il TAR del Lazio vanta qualcosa come 160.000 ricorsi pendenti alla data dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, e cifra simile risulterebbe per il Consiglio di Stato. Eppure, nonostante una situazione che richiederebbe più lavoro e quindi più personale, perdura la pratica delle doppie cariche, a ovvio detrimento della fluidità e della regolarità dei processi in corso. Che secondo una stima dei senatori, necessitano circa 80 anni per vedersi tutti completati, a questo ritmo. E allora perchè non si costringe, come diritto vuole, ad abbandonare le cariche a chi già ne ha una evidentemente incompatibile con questa?
Il malevolo dice - ma in fondo che si può dire di diverso? - che ci sono delle decisioni da blindare.
Che Calciopoli non può diventare una barzelletta o un aborto giuridico, come autorevolmente sostenuto.
Calciopoli non deve morire.
Di questo passo, appuntamento al 2088, per saperne qualcosa in più sugli scudetti revocati.
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