Scrivere questo pezzo mi è costato moltissimo. E’ stato difficile trovare le parole giuste, ed evitare conseguentemente la querela, per commentare l’articolo apparso il 13 maggio su Repubblica.it a firma Walter Galbiati (si veda riquadro), nel quale, attraverso una grossolana e tendenziosa ricostruzione, corredata da cifre più o meno giuste, si è cercato di concludere maldestramente che la Juventus di Andrea Agnelli oggi camminerebbe con le proverbiali pezze al culo, e che il merito di queste pezze fosse da ricondurre appunto alla gestione di colui che è al timone della società dall’estate del 2010.
La tesi del giornalista è: hanno vinto tre scudetti, ma si sono rovinati finanziariamente. Una tesi assolutamente falsa, che poggia su una analisi incompleta e, nel migliore dei casi, in una scarsa conoscenza dei fatti accaduti dal 2010 ad oggi. Stupisce inoltre la tempestività dell’articolo, pubblicato pochi minuti dopo il rilascio della trimestrale di bilancio, quasi come se fosse una specie di coccodrillo tenuto nel cassetto e preparato con largo anticipo.
Vediamo quindi di spiegare le cose come stanno. La prima sciocchezza che Galbiati scrive è che per vincere “servono debiti e conti in rosso”. E’ evidente che questa è una sciocchezza sesquipedale. Il Bayern, ad esempio, l’anno scorso ha vinto tutto facendo 14 mln di utili. E qui bisogna fare la prima considerazione, innanzitutto sulla natura del debito, e successivamente sulla sua sostenibilità. Il problema di una società non è il suo debito, ma la sostenibilità dello stesso. Nel caso della Juventus l’indebitamento finanziario strutturale che attualmente ammonta a circa 200 mln di Euro è assolutamente sostenibile, e genera oneri per circa 10 mln all’anno, poco più del 3% del monte ricavi.
Tuttavia la sostenibilità non dipende solo dal costo dell’indebitamento, ma anche dalla struttura dello stesso. Come già scritto in articoli precedenti “la struttura del debito finanziario della Juventus è assolutamente equilibrata per durata ( breve, medio e lungo termine) e per forma tecnica (scoperto di c/c, mutui, leasing, factoring) e soprattutto per circa un terzo, circa 65 mln, è costituito da debito cosiddetto “virtuoso” ai fini del fair play finanziario, e cioè direttamente riconducibile ad investimenti infrastrutturali. Esiste inoltre copertura per il rischio di tasso per i debiti a lungo termine. L’aumento dell’indebitamento degli ultimi due esercizi, peraltro previsto dal piano industriale, dovrebbe raggiungere il suo picco nel prossimo esercizio per poi progressivamente calare sia in termini assoluti, per gli ammortamenti e il pagamento della rate in corso, che in termini relativi, atteso che sono previsti in aumento i ricavi da diritti TV e da sponsorizzazioni”.
L’aumento dell’indebitamento, quindi, è servito in gran parte a supportare gli investimenti ed era già previsto nel piano industriale presentato dal management. Un piano industriale fortemente focalizzato sul rafforzamento patrimoniale e immobiliare della società, che ha pesantemente investito sullo Stadio, sui terreni adiacenti su cui sorgerà la nuova Sede e il nuovo centro di allenamento, e sull’allargamento del Centro di Vinovo che diventerà punto di riferimento del settore giovanile. Al povero Galbiati posso solo raccomandare di fare un corso accelerato di partita doppia e di leggere meglio il bilancio la prossima volta, rivolgendo lo sguardo anche alla colonna di sinistra, quella degli attivi, dove potrà notare circa 130 mln di Eur di investimenti in terreni e fabbricati di vario tipo. Senza contare che tale cifra è destinata ad aumentare, per effetto delle nuove iniziative avviate nell’Area Continassa e con la prossima definitiva acquisizione di ulteriori terreni adiacenti alla struttura di Vinovo.
Galbiati insiste, inoltre, pontificando sul fatto che i primi tre esercizi della gestione di Andrea Agnelli hanno generato complessivamente 160 mln di perdite. La cifra è complessivamente corretta ma la memoria del Galbiati deve essere corta, nella migliore delle ipotesi. Il primo esercizio di Andrea Agnelli, il 2010-2011 si è in effetti chiuso con una perdita di 96 milioni circa, che costrinse gli azionisti, piccoli e grandi, a mettere mano al portafogli per finanziare un aumento di capitale di circa 120mln. Quello che Galbiati non dice però è che la paternità di quel risultato disastroso non poteva essere assolutamente addebitata al neo Presidente, ma era frutto dell’onda lunga della scellerata gestione Cobolli-Blanc che aveva affossato risultati finanziari e sportivi, e determinato fuga di sponsor e calciatori. Andrea Agnelli in quel primo anno attuò un profondo e incisivo rinnovamento i cui frutti cominciarono a vedersi l’anno successivo. La perdita fu dimezzata, ma soprattutto si torno velocemente alla vittoria e all’aumento progressivo dei ricavi. Risultati ancora migliori ci sono stati nell’esercizio 2012-2013, in cui la perdita si è ancora ridotta, a -15mln, in costanza di ottimi risultati sportivi e di investimenti tecnici sui calciatori.
Il trend della gestione Agnelli è quindi chiaramente positivo. Certo, qualche errore è stato fatto, ma non si può nascondere ai lettori di Repubblica che oggi la Juventus è fondamentalmente una società finanziariamente equilibrata, che, in un contesto congiunturale complicato, ha aumentato i ricavi e ha creato decine di posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’esercizio in corso, quello che si chiuderà a giugno 2014, è interessante riportare le parole che emergono dal comunicato ufficiale della società: “Evoluzione prevedibile della gestione Nel corso della prima fase della Campagna Trasferimenti 2013/2014 la Società ha effettuato significativi investimenti per rafforzare ulteriormente la rosa della Prima Squadra e aumentarne la competitività. Il conseguente incremento dei costi relativi alla gestione sportiva, anche per effetto della vittoria del campionato di Serie A 2013/2014, non sarà compensato da incrementi di ricavi, principalmente a seguito dell’eliminazione dalla UEFA Champions League dopo la disputa del Group Stage. Pertanto, nonostante gli effetti positivi derivanti dalla successiva partecipazione alla UEFA Europa League fino alla disputa della semifinale e dalle azioni di ottimizzazione poste in essere, allo stato si prevede che l’esercizio in corso evidenzierà una perdita superiore a quella dell’esercizio 2012/2013. Nell’ultimo trimestre dell’esercizio la gestione continua ad essere focalizzata sull’obiettivo di ridurre l’entità della perdita per proseguire nel trend di miglioramento dei risultati economici evidenziato nel corso degli ultimi due esercizi.”
Quello che si intuisce è che il tendenziale di bilancio sarebbe presumibilmente peggiore dello scorso anno (mia stima -35/-40 mln sull’anno), ma che nel trimestre aprile-maggio-giugno si lavorerà sulla gestione e sui “conti” per ricondurre la perdita d’esercizio verso cifre inferiori a quelle dello scorso anno e quindi compresa tra i -10 e i -15 mln, a cui si farebbe fronte attingendo dalle riserve patrimoniali.
In definitiva siamo di fronte ad una società che coraggiosamente, in un momento storicamente drammatico, sta dando fondo alle proprie risorse per crescere e rendersi finanziariamente indipendente, obiettivo che dovrebbe essere raggunto nel giro di qualche anno. E che la strada sia quella giusta lo indica non solo l’andamento dei ricavi (passati dai 172 mln del 2010/2011, primo anno di Andrea Agnelli, agli oltre 280 del 2012/2013, cifra che sarà molto simile anche quest’anno), ma anche la circostanza non secondaria che i conti della società sono assolutamente all’interno dei parametri previsti dal fair-play finanziario, nonostante i cospicui investimenti sostenuti.
E anche stavolta, a Repubblica, dovranno farsene una ragione.
Ma mi faccia il piacere…..
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- By Salvatore Cozzolino