Mattia Losi non ci sta. Per lui le dichiarazioni di Andrea Agnelli, che rivendica la propria "contabilità" in fatto di scudetti, sono inaccettabili, e dalle pagine del Sole24Ore manifesta tutta la sua indignazione per le parole del presidente della Juventus. Il discorso è trito e ritrito, dalle piccole lotte d'informazione portate avanti dal 2006 alla deflagrazione definitiva della polemica sulle 3 stelle in occasione del trentesimo scudetto vinto (con buona pace di Losi) due anni fa dalla Juventus. Si ripropone oggi, dopo la vittoria della scudetto numero 32, che per l'albo d'oro ufficiale è il trentesimo, quello che darebbe diritto alla Juve a mettere sulle maglie la terza stella con l'assenso della Federazione: un diritto sacrosanto per alcuni tifosi, una resa alle condizioni della FIGC per altri. La terza via scelta da Andrea Agnelli è quella di maggior classe e, a mio personalissimo giudizio, la più conforme al cosiddetto "stile Juve": quando qualcun altro arriverà a mettere la seconda, la Juventus metterà la terza, per sottolineare la differenza. A quanto pare invece al giornalista del Sole, Mattia Losi, questa soluzione non è piaciuta.
I concetti principali espressi nel suo articolo sono fondamentalmente quattro:
1) "Uno dei capisaldi del mondo dello sport è la piena accettazione, da parte di atleti e società, delle sentenze della giustizia sportiva. Vale per il calcio, per la pallacanestro, per la pallavolo, per gli atleti che corrono i cento metri piani, per i pugili: insomma per tutti." Il caro vecchio refrain che non passa mai di moda, come le canzoni dei Beatles: la giustizia sportiva è indipendente, emette le sue sentenze e queste vanno accettate, come fanno anche negli altri sport fior fior di campioni. Non solo, secondo il Losi bisognerebbe addirittura metterci una pietra sopra, non parlarne mai più. Come se quel processo sportivo fosse stata una cosa normale, tra gradi di giudizio aboliti, giudici nominati ad hoc, tempi ristretti sia per le difese che per i giudici perché "bisognava consegnare all'Uefa l'elenco delle iscritte per le coppe europee" e altre amenità di quella tragica estate del 2006. Troppo comodo dire che bisogna accettare le sentenze anche quando queste sono basate sul nulla (illecito strutturato di sandulliana memoria), o peggio sul sentimento popolare.
Qui si potrebbe anche aprire un discorso più ampio: perché il gioco è sempre quello di far sembrare che la Juve non accetti le sentenze per mero capriccio. Quante volte avete letto o sentito in questi anni parlare degli "scudetti che erano stati sottratti alla Juve per i fattacci di Calciopoli" o locuzioni simili? Tutto ciò al lettore ignaro dei fatti suona come "la Juventus ha commesso dei fattacci, è stata giustamente punita e non accetta la punizione". Per quanto sia comprensibile il fatto che non si possa ripercorrere l'intera storia della vicenda ogni volta, non va nemmeno bene mistificare la realtà in questa maniera. Quei "fattacci" sono tutt'altro che definiti ed accertati. L'unica cosa che certamente viola le regole e il diritto, sia sportivo che ordinario, è il processo stesso.
E bene fa la Juventus a tenere la questione aperta. In questi anni infatti non sono mancati i casi in cui le sentenze della giustizia sportiva, inattaccabile secondo Losi, sono state completamente ribaltate, dal caso di doping riguardante Guardiola alla cosiddetta "Calciopoli portoghese", in cui la retrocessione del Boavista è stata cancellata da un tribunale amministrativo.
2) "Uno scivolone che si poteva risparmiare e che fa rimpiangere ancora di più l'ironia con cui suo zio, Gianni Agnelli, sapeva sciogliere le tensioni." Per la serie "quando c'era lui, caro Lei", la nostalgia per le battute dell'Avvocato, come se fosse l'unica cosa che era capace di fare. Come se lui avrebbe mai lasciato che la Juventus venisse trattata in questa maniera, processata e retrocessa senza prove, e quant'altro, per poi venirsene fuori semplicemente con una frase a effetto. Non solo, Losi rimpiange anche i vecchi duelli tra "avvocati" con Prisco. Personalmente alle battute al veleno di Prisco preferisco quelle del recentemente scomparso Boskov il quale, invece che dare dei ladri agli avversari. accettava che "squadra che vince scudetto è quella che ha fatto più punti". Per non parlare della differenza tra il celeberrimo "rigore è quando arbitro fischia" e le dichiarazioni dell'avvocato Prisco sull'altrettanto celebre rigore non dato a Ronaldo del 1998: "Il rigore dello juventino su Ronie? Non è furto. Quando c'è la Juve è sempre ricettazione. Gli juventini a volte confessano i furti ma mai la refurtiva." Se la vogliamo mettere sulle battute, signor Losi, direi che non ci siamo proprio. Per quanto riguarda lo stile invece, probabilmente l'idea di Andrea Agnelli di mettere la terza stella solo in caso qualcuno arrivi a mettere la seconda avrebbe certamente soddisfatto e reso orgoglioso l'Avvocato.
3) "Continuare in una inutile reiterazione del ritornello '32 sul campo' significa non riconoscere il verdetto della giustizia sportiva, peraltro ampiamente corroborato dalla giustizia ordinaria con la sentenza del tribunale di Napoli del 17 dicembre 2013. Sentenza dove si parla di 'molteplici e articolati elementi probatori', sentenza dove chi avesse la voglia di sfogliare oltre duecento pagine troverebbe citate una per una le partite condizionate dal sistema Moggi. Capisco che sia una fatica, ma forse ne vale la pena". Questa è meravigliosa. In primo luogo la logica del rispetto della giustizia sportiva viene messa da parte per un momento, in favore del rispetto della sentenza penale che "corrobora" quella sportiva. La domanda è: nel caso non avesse corroborato sarebbe stato Losi così coerente dal citarla ugualmente, oppure in tal caso ci si sarebbe rifugiati nel classico argomento della giustizia sportiva indipendente? Non solo, perché il giornalista del Sole invita anche ad andare a leggerla quella sentenza, un appello che noi di Ju29ro.com raccogliamo e condividiamo in pieno. Ci mancherebbe, è dalla sua nascita che questo sito sottolinea l'importanza del leggere le carte, atti e sentenze di Calciopoli.
Tuttavia, viste le considerazioni fatte in seguito, viene da chiedersi se Losi stesso abbia fatto la fatica di leggersela quella sentenza. Perché in quelle duecento pagine lui prende cinque parole, "molteplici e articolati elementi probatori", ma forse gli sono sfuggite le diverse contraddizioni che la sentenza d'Appello ricalca fedelmente dalle informative dei carabinieri. Un suggerimento, faccia un'ulteriore sforzo, signor Losi, e vada a leggersi la sentenza di primo grado. Non dovrebbe esserle troppo di peso visto che, nonostante si affermi che il campionato 2004-2005 non è stato alterato, Moggi viene condannato lo stesso.
4) "Quello che più stupisce è l'ignavia della Federazione, pronta a sanzionare società e atleti per piccole questioni trascurabili, ma totalmente assente quando si tratta di ricordare al presidente della Juventus che non solo gli scudetti sono 30, ma che lui si è impegnato a rispettare quello Statuto che oggi, di fatto, considera carta straccia." E per finire, i veri problemi, quelli che la Federazione dovrebbe combattere senza ulteriori dilazioni: gli scudetti della Juventus. Anzi, il numero di scudetti che la Juventus dice di avere. Ma al di là del facile benaltrismo, in un momento in cui i veri problemi del calcio, più che le stelle sulle maglie, sono rappresentati dalla violenza che pervade l'ambiente pallonaro nostrano (e qui si potrebbe aprire un ampio capitolo sulle responsabilità dei mezzi d'informazione, ma non è questa la sede), non si capisce cos'altro debba fare "l'ignava" Federazione, oltre ad aver impedito alla Juve di mettere le tre stelle già l'anno scorso sulla maglietta. Vietare a tutti i tesserati di parlare di Calciopoli, come paventato in apertura d'articolo? Suvvia, signor Losi, se le dichiarazioni di Andrea Agnelli la infastidiscono così tanto, segua i consigli del saggio Virgilio: non ragioni di loro, ma guardi e passi.
Twitter: @SimoDiDio