Nonostante il ritorno di prepotenza della Champions League, tra magre figure in terra scandinava e l'impresa del Napoli con il Borussia, si può senz'altro dire che però questa settimana al centro dell’attenzione sia stata soprattutto la beneamata. Ad aprire, o meglio chiudere la settimana ancora prima, è stato il post Inter-Juve a monopolizzare le pagine dei giornali, specialmente quelle tinte di rosa. Sulle quali si celebra, con un articolo tutto dedicato al nuovo allenatore, la grande impresa dell'Inter di strappare un punto in casa contro la Juventus con lo stesso entusiasmo con cui avranno presumibilmente festeggiato i sostenitori del Kobenhavn.
Non saremo ai livelli di "Stramouccioni" dell'anno scorso, con cui venne osannato un po' prima del tempo l'allenatore romano come nuovo fenomeno della panchina, ma siamo lì, Mazzarri naturalmente faccia gli scongiuri. Ma non è finita qui, perché non sia mai che passi un Inter-Juve senza polemiche. Stavolta più che quelle in campo, spazzate via dalla sportività di Vidal, a tenere banco sono quelle fuori dal campo. Il caso, ormai stranoto, è quella dell’aggressione da parte di 20 ultras nerazzurri a un tifoso juventino che nel settore adiacente pare li abbia provocati. Sulla solerzia con cui la Gazzetta si sia gettata alla scoperta della verità, specialmente quella raccontata su bausciacafè.com, ha già scritto ampiamente Alessio Epifani e quindi mi limito semplicemente a rimandarvi al suo articolo.
Passiamo invece all'happening epocale, che non poteva non essere sontuosamente celebrato dalle campane dell'informazione nostrana. Pare fatta per il passaggio epocale di consegne tra massimo Moratti e Thohir per il pacchetto di maggioranza dell'Inter. E dunque per celebrare l'uscita di scena di quello che probabilmente resterà il più grande scialacquatore della storia del calcio nostrano, non possono che smuoversi i Monti, Fabio sul Corriere, Andrea sulla Gazzetta di cui è direttore. Un sobrio articolo dal retrogusto nostalgico quello del primo, molto più passionale l'appello diretto ai tifosi nerazzurri del secondo. Dopo aver ricordato le grandi gesta dell'Inter di Angelo Moratti, quando si tratta di parlare dell'Inter del figlio nel pezzo di Fabio Monti non poteva mancare naturalmente il riferimento a Calciopoli. Ma fosse solo quello, in tre righe riesce a concentrare 10 anni di piagnistei tra il rigore di Ronaldo, gli scudetti persi del 2002 e 2003 (questa poi è nuova, anche lo scudetto del 2003, quello in cui la Juve finalista di Champions rifilava all'Inter un sonoro 3-0 con Nedved che giocò 90 minuti col mal di schiena, è frutto delle trame della cupola?) in cui secondo Moratti: "Vedevo come un muro contro il quale andavo a sbattere, e mi accorgevo che non sarei mai arrivato a vincere, perché c'era un disegno che me lo avrebbe sempre impedito", per finire con un richiamo inevitabile a Calciopoli. Piccola perla, mentre si parla dell’acquisto di Suarez: "L’Inter paga 250 milioni al Barça, che completa le tribune del Camp Nou". Come dire, cari tifosi del Barcellona ricordatevi ogni volta che posate il vostro deretano sui seggiolini per ammirare le gesta di Messi e compagnia, che lo dovete solo alla suprema bontà della famiglia Moratti.
Andrea Monti invece può finalmente cogliere l'occasione per rivolgersi senza dissimulare al suo vero pubblico, i tifosi interisti. Il titolo dice tutto: "Lettera a un interista smarrito". Segue un campionario di immagini più o meno poetiche: da uno scorcio prettamente cinematografico, in cui vediamo già un Moratti ragazzino che alza la coppa Campioni del '64 che sfuma con la maestria degli effetti speciali nell'adulto che la alza a Madrid nel 2010, come ce lo descrive Monti, ai nuovi cori che il direttore già immagina per il magnate indonesiano, futuro proprietario, a speculazioni romantiche sul nome Internazionale. Tutto molto bello, nell'ottica sempre di "orientare l'opinione pubblica", celeberrima citazione del direttore stesso, e far passare come eroica l’uscita di scena di un presidente che dopo anni di spese folli e risultati se non altro discutibili, almeno prima di Calciopoli, deve lasciare oberato dai debiti. Che ci può anche stare, quello che stona è però cercare il plauso collettivo, specialmente di coloro verso cui il suddetto presidente ha sputato veleno per 18 anni. Gentilmente vorremmo sapere perché mai un tifoso juventino dovrebbe applaudire il signor Moratti, a parte ovviamente la facile battuta di averci regalato anni di indimenticabili sconfitte e figuracce? Secondo Monti per via del triplete: "Amici ed avversari, persino il più acerrimo juventino, ne converranno: un grande romanzo di epica sportiva, roba vera". Eh già, roba vera quella, mica come quando vincono gli altri. Perché quando si invertono i ruoli, e tocca all' "acerrimo juventino" festeggiare, allora no, allora il rigore di Ronaldo nel '98 e quello contro il Chievo nel 2002, Moggi, gli arbitri e Farsopoli. Ecco signor direttore, abbia pazienza ma noi, il suo presidente, lo ricorderemo così, come quello che non ci vuole mai stare.
Fenomenologia del social journalist
Inauguriamo qui un nuovo piccolo spazio, necessario in quanto ormai il giornalismo procede non solo sui binari ordinari dei quotidiani ma anche sui social network, dove spesso i giornalisti stessi, sentendosi un po' più liberi, possono finalmente indossare la maglietta della loro squadra preferita e scendere al bar come tutti noi. E se anche voi pensate che questo a volte succeda spesso pure sulle pagine dei giornali o in televisione, non rimarrete certo delusi. Per esempio se vi era parso che in Rai tirasse un certo qual vento capitolino, non vi suonerà strano leggere, praticamente a cadenza giornaliera, i tweet di Marco Mazzocchi, che tra foto di animali in posizioni abbastanza strana, infila di qui o di là qualche bel sondaggio che mostra appena appena l’attesa febbrile con cui si aspetta il derby della capitale in Rai. Si parte già il venerdì, smaltita l’indigestione da coppe europee: "Domenica derby della Capitale. Chi vince? Roma (Retwitta) o Lazio (Preferiti). Roma in vantaggio 60-27". Poi per amor di statistica ovviamente si riprende il sabato, prima al pomeriggio: "24 ore al derby della Capitale. Chi vince? Roma (Retwitta) o Lazio (Preferiti)?", e perché no, anche un bel sondaggione di mezzanotte: "Derby della Capitale. 15 ore al fischio d'inizio. Chi vince? Roma (Retwitta) o Lazio (Preferiti) ?", che non sia mai, mancano solo 15 ore alla #festadelcalcio. Sì, avete letto bene, l’espressione è proprio quella: "A Roma si respira aria di derby. Alcune zone intorno all'Olimpico sono inaccessibili da ore...#festadelcalcio". #festadelcalcio per una partita che ogni anno tra sospensioni, risse e accoltellati di "festoso" ha ben poco...
Ma anche su twitter a prevalere in settimana sono stati i colori nerazzurri. Con le battute, non troppo divertenti per la verità, di Zazzaroni. "Sta nascendo l'Inder. #Thohir"… vabbè, ci può stare. "Titolo del Corriere dello sport: "Venduta l'#Inter!". Un tempo erano gli arbitri.": ecco questa no, non fa ridere. Ma forse bisogna dargli il merito di aver riassunto con una battuta 18 anni di presidenza Moratti, in maniera sicuramente più pragmatica e meno poetica dei Monti, ma senz’altro più fedele. Non di sole battute però vive Zazzaroni, capace anche di esprimere opinioni forti e non banali. E se magari le sue simpatie nerazzurre sono quanto mai manifeste nei continui tweet con cui segue la partita della beneamata, bisogna dire che non sfonda mai nel tifo cieco e becero, condannando giustamente i cori anti-napoletani dei tifosi interisti durante la partita col Sassuolo. "Cori - più che razzisti - stronzi contro i napoletani al Mapei Stadium. Dubito che i cantanti fossero del Sassuolo. Se si divertono così..." Bravo Zazza, duro contro questi incivili, anzi stronzi. Però va bene il fervore ma forse bisognerebbe pensarci un attimino prima di derubricare il razzismo a semplice "stronzaggine", perché non è che basta una parolaccia per rendere le cose più gravi… Da che mondo è mondo infatti mi risulta che le curve vengano squalificate per cori razzisti, non per cori stronzi. E a proposito di curve chiuse, sempre su twitter, Fabio Ravezzani ci coinvolge nei suoi dubbi: "Più prendo informazioni e meno mi convince questa storia della curva Nord chiusa per razzismo". Ci piacerebbe sapere da dove vengono queste informazioni però, perché se siamo sempre alle fonti della Gazzetta, tipo bausciafè.com, allora non c’è molto da meravigliarsi. Fare il giornalista vuol dire darle, le informazioni, non esprimere giudizi sulla base di chissà quale fonti occulte e segretissime facendo pieno sfoggio di "miocugginismo".
Concludo tornando ancora una volta però alle grandi celebrazioni per il commiato di Massimo Moratti dalla proprietà dell’Inter. E torniamo alla Gazzetta perché, se sulle pagine del cartaceo prende la parola il direttore Monti, su twitter ci pensa il vicedirettore Franco Arturi a ribadire il concetto: "Non credo che sarò più presidente". In piedi: Moratti e la sua famiglia meritano un applauso lungo mezzo secolo. Da tutti". Signor vicedirettore, d’accordo essere grati a Moratti ma decidere chi gli altri debbano applaudire credo vada al di là delle sue facoltà. Forse può applaudire Lei che ha coronato quel mezzo secolo pubblicando intercettazioni tagliate ad arte, riempiendo prime pagine con titoli a caratteri cubitali sul "sistema Moggi" che tanto sistema poi non era, celebrando i processi da inquisizione della giustizia sportiva, e godendo delle vittorie che ad essi sono seguite, nonché delle gesta dei grandi campioni che in quell'estate del 2006 hanno abbandonato la Juventus per accasarsi alla corte di Moratti. Ma chi quel mezzo secolo lo ha passato a leggere le malignità e le accuse gratuite di Moratti dalle rosacee pagine del suo giornale, no. Al massimo (e scusate il gioco di parole) con una mano sul cuore e il sorriso sulle labbra, possiamo mettere da parte tutte quelle polemiche e, nel giorno del passaggio di consegne, ricordarlo solo come quel presidente un po' sfortunato, diciamo così, costretto a vendere la sua società oppressa dai debiti accumulati negli anni per comprare fenomeni del calibro di Vampeta, Gresko, Choutos, Quaresma… Continuate voi.
Twitter: @SimoDiDio