Inutile fingere: ci mancherai, caro presidente.
Dopo tanti anni eri diventato quasi un nemico/ amico, un po' come nei cartoni animati di Tom & Jerry, o del Willy-coyote, dove si fronteggiano personaggi complementari, necessari l'uno all'altro per esistere, in un'eterna battaglia tra il bene e il male, l'astuzia e la stupidità, l'intelligenza e l'idiozia. Non che tu ci fossi così necessario, caro presidente, anzi, a volte ci eri gradito come un foruncolo sulle parti molli, ma spesso solo pensare alla tua inadeguatezza, al dilettantismo e all'approssimazione con cui gestivi la tua amata Inter, nemmeno fosse la squadra aziendale della tua Saras, cambiando allenatori e giocatori a piacimento, ecco, quel pensiero alleviava i (rari) momenti in cui la nostra squadra ci deludeva, e ci consolavamo pensando a te.
E poi c'era quel simpatico accanimento che hai sempre avuto, presidente, contro la nostra Juventus, un accanimento che veniva da lontano, da quella famosa partita sospesa per pacifica invasione di campo, e che tu, ragazzo, già speravi di vincere a tavolino, quasi un segno del predestinato. Un accanimento che paradossalmente ti rendeva quasi simpatico ai nostri occhi, una sorta di paperone/paperino, ricco, anzi, ricchissimo, ma imbranato come il simpatico papero di Walt Disney. E come in quasi tutte le storie di Disney anche tu hai avuto il tuo lieto fine, e sei riuscito, dopo tanti anni e tanti soldi spesi, ad eguagliare e persino superare i risultati ottenuti da tuo padre sempre alla guida dell'Inter. Certo, ci sono state curiose circostanze che hanno favorito quel filotto di vittorie, ma è inutile rivangare adesso, nel momento dell'addio più cocente.
Non sarebbe giusto nei confronti di una persona limpidamente onesta, di un vero signore, come sei stato sempre definito. Persino dai gesti più triviali, cui spesso ti abbandonavi in tribuna nella foga del tifo, come il gesto dell'ombrello, traspariva la tua natura di signore, e quell'arrotare l'avambraccio sogghignando aveva un che di nobile. Tutto questo, ora, non ci sarà più, e le tue divertenti interviste a fine partita, arricchite dal quel gustoso accento meneghino, resteranno solo un ricordo. O forse no. Forse, quasi certamente, i giornalisti tuoi amici continueranno, di quando in quando, a cercarti, a diffondere quelle tue perle che tanto ci divertivano. Come è successo per un altro ex-presidente, anche lui grande interista, e senza dubbio un simpatico (oltre che elegante): il mai troppo dimenticato Cobolli Gigli. Un tuo buon amico (tra simpatici ci si intende) il quale, dopo essere stato dimesso dalla sua carica in Juventus, ha continuato e continua a dispensare pareri sulla Juve stessa.
Ciao, Massimo.
Ci dicono che resterai nell'organigramma, forse come presidente onorario, perché rimani pur sempre un azionista importante. Ma oramai il comando passa di mano, assieme alla maggioranza delle azioni, ad un magnate indonesiano che, secondo i primi flash di agenzia, era interista fin da bambino. E però con i magnati, presidente, non si sa mai. E allora un dubbio ci assale: ma ti lasceranno il posto macchina in sede?