Sono passati oltre sette anni da quell’estate maledetta. A Napoli, in una qualche aula di Tribunale, proprio in questi giorni si sta cercando di aggiungere un altro tassello a quella che sarà la verità processuale di Calciopoli. E’ in corso infatti il Processo d’Appello contro Moggi e altri, già condannati in primo grado a pene variabili. Probabile che non sia l’ultimo atto di questa storia infinita e che la Cassazione debba presto trovare nelle condizioni di dover mettere un punto definitivo sulla vicenda, almeno in Italia.
Dalle labbra di questo infinito Processo pendono in tanti e per motivi diversi. Ma la novità è che questa attesa snervante, adesso, è appannaggio soprattutto degli addetti ai lavori e dei reduci, arruolati o in congedo, di quell'estate maledetta. Il popolo e i tifosi, hanno lentamente mollato la presa e affievolito l’interesse per una questione che li ha appassionati per mesi. I motivi di questo apparente oblio sono molteplici. Da un lato i tifosi della Juventus sono stati “distratti” dalla ritrovata competitività della squadra. Dall’altro, i tifosi delle altre squadre, in particolare Inter e Milan, per motivi diversi, ma simili, hanno tutto l’interesse che non si parli più di un epoca che ha visto le rispettive compagini coinvolte in modo pesante con accuse più gravi rispetto a quelle di cui sono stati accusati gli ex dirigenti bianconeri.
I giornali, ovviamente, si sono adeguati; un po' perché hanno capito che l’argomento non costituiva più un boost per le vendite, ma anche e soprattutto perché hanno intuito che al "Palazzo" del calcio fa piacere che certi fatti e certe aberrazioni della Giustizia Sportiva cadano sempre di più nel dimenticatoio. Abete e la FIGC sanno bene che una “spada di Damocle” pende sulla loro testa. E’ il famoso ricorso al TAR presentato da Andrea Agnelli. Quello dei famosi 444 milioni di Euro di risarcimento danni, per una retrocessione che, se fosse stata applicata parità di trattamento, e alla luce dei fatti incontrovertibili emersi nel corso di questi sette anni, non ci sarebbe mai potuta essere. Il ricorso è attualmente pendente e non è stata ancora stabilita la data della discussione. E’ evidente che il TAR aspetta le sentenze definitive di Napoli. Ed è evidente che quando il TAR si muoverà lo farà per emettere una sentenza politica che non faccia troppo male a nessuno.
Personalmente non mi illudo che questo ricorso possa approdare a qualcosa di concreto. Anche se la decisione del Tribunale Amministrativo dovesse essere “agevolata” da assoluzioni definitive a Napoli, faccio fatica a credere che possa condannare la FIGC, ma ovviamente spero di sbagliarmi. Sono convinto che difficilmente troveremo terreno fertile dentro i confini nazionali. Paradossalmente la cosa più facile da ottenere potrebbe essere un accordo sottobanco per la questioni scudetti, che, non dimentichiamolo, sarebbe gratis e non toccherebbe le tasche di nessuno. Sentenze definitive provenienti da Napoli potrebbero a mio parere riaprire i giochi soprattutto su questo fronte e sparigliare le carte finora apparecchiate.
Abete recentemente ha lanciato messaggi di pace, e questo mi preoccupa assai. Il ritrovato dialogo tra la Juventus e la FIGC, concretizzato con una noiosa partita della Nazionale, è a mio parere foriero di inciuci che non promettono nulla di buono. Non dimentichi il lettore che la Juventus è attualmente fuori dalle stanze del potere, sia in FIGC che in Lega Calcio, e di questa circostanza abbiamo avuto contezza durante lo scandalo Calcioscommesse, dove si è cercato di azzoppare la squadra puntando non più i dirigenti, ma l’allenatore. E’ chiaro che Abete e soci vogliono prendere tempo, e ogni ritardo dai Tribunali è per loro una buona notizia. Più tempo passa e meno difficile sarà fronteggiare la situazione dal punto di vista mediatico, se dovessero complicarsi le cose. E perché no, nel frattempo qualche ignobile beneficiario potrebbe anche essere uscito dal mondo del calcio.
Andrea Agnelli a mio parere non ha molte frecce nella sua faretra. Incassata la vergognosa, e giuridicamente ridicola, incompetenza da parte della FIGC sulla questione della revoca Scudetto di Cartone, ha capito che deve giocarsi le sue carte con una migliore scelta di tempo. Ecco perché l’articolo 39 del CGS, la principale tra le cartucce che potrebbe sparare, è attualmente ben lontano dall’essere utilizzato e lo sarà solo con sentenze definitive. Si trova altresì tra l’incudine del tifoso ed il martello del manager. Da un lato sono certo che farebbe di tutto per recuperare il maltolto, passando definitivamente alla storia della società. Dall’altro però lo conosco come manager e so che alla fine potrebbe piegare le sue scelte a beneficio degli interessi dell’azienda che guida, interessi che potrebbero essere non concordanti con le aspirazioni dei tifosi. In quest’ottica non mi meraviglierebbe se si giungesse a qualche barcollante compromesso con le istituzioni del calcio, che non perdono occasione di adularlo mentre, nei fatti, lo emarginano. In questo caso mi auguro che Andrea sappia coniugare “realpolitik” e trasparenza verso tifosi ed azionisti.
La mina vagante di questo risiko è Luciano Moggi. L’ex DG è la trasposizione vivente dell’hashtag #finoallafine. Sono certo che a qualcuno farebbe piacere la sua scomparsa “fisica”, invece Lucianone combatte con ritrovato vigore, a dispetto dei suoi quasi 80 anni, e gira l’Italia in lungo e in largo per mantenere il contatto con la gente e promulgare la sua verità. Respinto con perdite dal doppiopesismo della Giustizia Sportiva, continua ad avere grande fiducia nei Tribunali dello Stato, e la sentenza di primo grado del giudice Casoria, pur condannandolo, lo mette in condizione di preparare un'articolata strategia per l’Appello. I suoi legali e i suoi consulenti hanno ulteriormente approfondito i capi di imputazione ancora pendenti e scandagliato attentamente le telefonate relative. Trovando, a quanto pare, altri spunti interessanti da proporre alla Corte.
Possiamo quindi affermare senza dubbio che, per quanto ci riguarda, Calciopoli non è affatto dimenticata. Continueremo a tenere vivo l’argomento, e lo faremo con il nostro consueto metodo, riportando all’attenzione dei lettori le novità del processo d’Appello, che si preannunciano succulente. Ma anche riproponendo approfondimenti e analisi su una vicenda che ancora oggi, ogni volta che la osserviamo, ci indica nuove, sorprendenti, prospettive.
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