Sono passati solo alcuni giorni ed è già tutto dimenticato. Nessuno si ricorderà più di questa ventitreesima giornata di campionato, quella dove due delle prime quattro squadre sono state letteralmente sospinte verso la vittoria dalla mano arbitrale. Ricapitoliamo un attimo perché, sommersi dal bassissimo profilo che li ha accompagnati, alcuni fatti magari possono anche essere sfuggiti ai meno attenti:
- Napoli-Catania: rigore enorme non dato al Catania sul risultato di 1-0 per stoppata di braccio di Zuniga. Reazione violenta di Grava a gioco fermo nei confronti di un giocatore del Catania, con la panchina etnea che dice di aver sentito il quarto uomo suggerire all’arbitro l’espulsione (come da regolamento) ma il buon Calvarese, come Guida la settimana prima, non se la sente e ammonisce soltanto. Altre due espulsioni non comminate a giocatori del Napoli: Behrami per fallo di mano volontario essendo già ammonito, Inler per entrata violenta da dietro.
- Milan-Udinese: al 93' Valeri concede un rigore letteralmente inventato al Milan per un’entrata pulitissima sul pallone di Heurtaux su El Shaarawy. Che non fosse rigore è stato chiarissimo subito a tutti anche prima di vedere il replay, persino al commentatore di Mediaset Premium Roberto Cravero.
Sui fatti di Napoli la censura è calata subito, addirittura in alcuni servizi televisivi il fallo di mano di Zuniga è letteralmente scomparso. Tutti presi dalla grande voglia di Napoli che si respira in giro, tv e giornali hanno fatto cenni limitatissimi a questi episodi che hanno pesantemente condizionato la gara. Lo stesso Pulvirenti si è lamentato solo a due giorni di distanza ma con molta pacatezza, sottolineando prontamente come ad ogni modo questi fatti non siano affatto paragonabili a quelli di Catania-Juve, fatti questi ultimi “mai accaduti nella storia del calcio” secondo Pulvirenti. Non è mai accaduto, secondo lui, che un arbitro si consultasse con l’assistente di porta e cambiasse (sbagliando) la sua decisione annullando un goal per fuorigioco. Ma per lui, ricorderete, fu la panchina della Juve che, con le sue proteste, indusse l’arbitro all’errore. Strano che in Juve-Genoa gli juventini che hanno accerchiato Guida dopo il rigore non dato, nonostante il parere dell’assistente di porta, non abbiano sortito lo stesso effetto. Però, dicevamo, la voglia di Napoli è tale e tanta che nessuno, nemmeno il danneggiato Pulvirenti, se l’è sentita (come Guida, come Calvarese) di calcare la mano. D’altronde lamentarsi contro la Juve significa avere dalla propria parte la foltissima schiera dell’antijuventinismo militante, insieme alla totalità dei media compiacenti; farlo contro l’amatissimo Napoli è decisamente meno comodo e più controproducente.
Altro giro altro regalo: il rigore assegnato da Valeri è, a mio avviso, uno degli eventi più incredibili e vergognosi che si siano mai visti su un campo da calcio dacché io seguo questo sport. E’ molto difficile che su un episodio si maturi una ragionevole certezza di giudizio già guardandolo in tv a velocità normale, ma che l’entrata fosse regolare era di una nitidezza più unica che rara. Solo un'esagerata voglia di dare il rigore e non rovinare il party balotelliano può giustificare la decisione di Valeri. D’altronde il contesto era per alcuni versi simile a quello napoletano: se di là c’era la grande voglia di Napoli e di aggancio al vertice, a San Siro c’era il Balotelli day, un evento mediatico iniziato il giorno dell’annuncio ufficiale e che ha trovato il suo apice con la partita della domenica sera. Il battage mediatico incessante, neanche fosse arrivato in Italia Leo Messi, ha inevitabilmente travolto a livello emozionale un arbitro che nemmeno doveva dirigere quella partita. E già questa è la prima grossa incongruenza: l’arbitro designato era Massa che però ha avuto un'indisposizione. Prassi vuole che in questi casi a sostituirlo sia il primo dei due assistenti di porta, in questo caso non uno qualsiasi bensì l’internazionale Orsato. Invece no: è stato chiamato Valeri, inizialmente designato come assistente di porta in Siena-Inter. Lo stesso Valeri col quale l’Udinese aveva precedenti pessimi e che, se non altro per una questione di mera opportunità, era proprio l’ultimo cui Braschi avrebbe dovuto pensare. A voler essere maliziosi ci si potrebbe ricamare in lungo e in largo. Qualcuno lo ha fatto? Giammai! A parte l’ex arbitro Paparesta nessuno ha posto l’accento su questa strana decisione, così come l’episodio finale è stato accolto con un profilo se possibile ancora più basso rispetto a quelli di Napoli-Catania. Non c’era la Juve e c’era Balotelli: nei resoconti lo spazio preponderante è stato per il numero 45 e la sua doppietta, c’era poco da stare a sottilizzare su come sia arrivata. Grande Milan, grande Balotelli: “Balotelli Unico”, “Ciclone Balo”. E il rigore? In piccolo, buttato lì, giusto perché era talmente grossolano che proprio non si poteva ignorarlo del tutto. E sì che qui stiamo discutendo di un episodio la cui influenza sul risultato finale è valutabile al 100%: non c’era altro tempo da giocare, era l’ultimo secondo e la partita, nonostante il “Ciclone Balo” in campo, sarebbe finita 1-1. Col ciclone Valeri è stato 2-1. Inutile fare lo stucchevole giochino del “cosa sarebbe successo se ci fosse stata la Juve”. Ormai è puro esercizio retorico, basti ricordare cosa è effettivamente successo quando a essere favorita fu la Juve, come a Catania. Oppure quando episodi favorevoli non furono nemmeno decisivi ai fini del risultato finale, ma vennero comunque enfatizzati dai giornali, e mi riferisco a Juve-Inter dove poi ci fu anche l’immancabile carico da undici messo da Moratti. E la Supercoppa di Pechino? Per i napoletani fu uno scandalo, per il Corriere dello sport fu “Super Vergogna”: rigore solare su Vucinic ma Rizzoli accusato per averlo segnalato; espulsione a norma di regolamento per espressioni ingiuriose di Pandev, ma l’assistente Stefani accusato per averla segnalata; espulsione a norma di regolamento per doppio giallo di Zuniga, ma Mazzoleni incredibilmente accusato, perché? Perché non era fallo? No, perché Zuniga di falli ne aveva anche subiti. Così si condizionano gli arbitri per il futuro, e infatti il Napoli da allora non subisce rigori a sfavore in campionato, con una statistica che dice addirittura un rigore contro nelle ultime 64 giornate.
Ma torniamo all’oggi e chiediamoci quali siano stati i più grossi scandali arbitrali rimasti nella mente dell’osservatore comune. Il rigore clamoroso non dato al Catania, sotto gli occhi dell’assistente di porta, sull’1-0 per l’Inter a San Siro? Il rigore dato da Tagliavento a Genova per fallo su Hamsik fuori area? Il rigore non dato a Robinho da Valeri (toh…) nel derby di Milano? Il goal annullato a Montolivo sempre da Valeri e sempre nel derby? Il goal di El Shaarawy in Milan-Genoa viziato da fuorigioco decisivo di Abate? Il rigore dato da Rizzoli per fallo di ascella di Isla in Milan-Juve 1-0? Il rigore decisivo su Klose in Lazio-Cagliari assegnato da Orsato? Il rigore chiudi partita per fallo inesistente su Pazzini in Milan-Siena 2-1 (toh, Calvarese…)? Il palleggio di mano di Floccari prima del goal del vantaggio in Lazio-Atalanta, non visto da Peruzzo? I due rigori non dati da Valeri (toh…) in Juve-Samp 1-2, oltre all’espulsione non data a Palombo per fallo da ultimo uomo? Il disastro di Guida che non concede tre rigori alla Juve e uno al Genoa infischiandosene anche della segnalazione del suo assistente di porta Romeo? I quattro rigori non concessi alla Juve nelle due sfide di Coppa Italia con la Lazio e, nella gara di ritorno, la complessiva direzione a senso unico di Banti? Nulla di tutto ciò, ovviamente (e ho citato episodi a memoria, sicuramente ne avrò tralasciato qualcuno non avendo io l’abitudine di appuntarli tutti di domenica in domenica). Gli episodi maggiormente enfatizzati da giornali e tv in questi primi cinque mesi di campionato sono, senza ombra di dubbio, quelli di Catania-Juve e quelli di Juve-Inter. Dite di no? Proviamo a fare solo un piccolo giochino, poi ognuno tragga le sue conclusioni: confrontiamo le prime pagine di Gazzetta dello Sport e Corriere dello Sport in tre date: 29 ottobre 2012 (dopo Catania-Juve); 4 novembre 2012 (dopo Juve-Inter); 4 febbraio 2013 (oggi, dopo Milan-Udinese).
Catania-Juventus:
Scandalo, veleni, foro degli episodi incriminati, foto dell'arbitro a colloquio con l'assistente.
Juventus-Inter:
Chiaro riferimento agli errori già nel titolone (più forte di tutto), richiamo anche nel sottotitolo. "Ma lo scempio resta" nell'editoriale, foto del fuorigioco di Asamoah per la Gazzetta.
Milan-Udinese:
Richiamo al rigore inventato ben nascosto nei sottotitoli; titolone solo per Balotelli, unica attrazione degna di nota della serata; foto dell’episodio incriminato? Nemmeno a parlarne. Bastava un fermo immagine tipo questo, ma avrebbe tolto spazio alla celebrazione del nuovo fenomeno mediatico con la cresta; e soprattutto al lettore sarebbe balenata l’idea che la differenza tra la vittoria e il pareggio l’avesse fatta Valeri, invece che Balotelli.
E’ solo un piccolo esempio del solito modo asimmetrico col quale vengono trattati gli episodi a seconda che a esserne avvantaggiata sia la Juventus o qualsiasi altra squadra. Persino il Corriere dello Sport, che avrebbe interesse a evidenziare con forza il modo in cui il Milan si è portato a soli tre punti dal terzo posto della Lazio, preferisce soprassedere: il titolone anti-Juve fa vendere, quello anti-Milan evidentemente no. E giova ricordare alcuni particolari non proprio insignificanti: a Catania i rossoblu avevano avuto 40 minuti di tempo dal goal di Vidal per rendere inefficaci i due torti subiti; l’Inter aveva comunque vinto ugualmente, e con merito, la partita con la Juve; a Milano ieri a decidere la vittoria rossonera è stato al 100% l’errore di Valeri. Eppure potete vedere come si fa presto a vestire mediaticamente in maniera totalmente diversa episodi molto simili. Così, da sempre, si crea e si alimenta il sentimento popolare: una squadra, nell’immaginario collettivo, deve essere quella sempre e comunque favorita dagli arbitri. E così si condiziona anche l’operato di chi deve arbitrare: prima di scendere in campo sa già che se sbaglierà dalla parte giusta il tutto verrà trattato in maniera soft, silenziato, fatto scivolare via. Se sbaglierà a favore della Juve, per lui sarà il disastro: titoloni, processi mediatici, rischio di lungo stop o di fine anticipata della carriera (vedi guardalinee Romagnoli dopo il goal non convalidato a Muntari lo scorso anno). Quando c’è da prendere una decisione importante, il più delle volte la differenza tra sentirsela e non sentirsela sta tutta qui.
Pesi e misure, sentirsela e no
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- By Alessio Epifani