8) Le arringhe difensive

I tiggì della sera non ne hanno parlato, i quotidiani RCS non hanno titolato, ma il 2 e il 4 dicembre le difese hanno confutato le accuse dei pm, facendo vedere i fuochi d’artificio.
Sì, nonostante le 4 righe di Repubblica, le 30 della Stampa, le nessuna del Corsera, questa settimana il teorema accusatorio è stato fatto a pezzi.
La gente, ovviamente, si ricorderà solo delle richieste del pm, grazie alle 2 pagine e mezza a suo tempo loro dedicate dai 3 maggiori quotidiani italiani e ai servizi prontamente allestiti nei principali tiggì, tutti perfettamente riassunti dal titolone in prima pagina della Pravda Rosa: “Moggi: 6 anni”.
Quindi, tocca ancora una volta a noi supplire a questo inquietante vuoto. Suggeriamo così una serie di possibili titoli che una stampa non faziosa proporrebbe oggi, se nel nostro Paese esistesse un minimo equilibrio a livello di informazione. Ad ogni titolo, seguirà il brano delle arringhe dei difensori che sono intervenuti per perorare la causa di Luciano Moggi (il 2 dicembre, Marcello e Matteo Melandri, qui la trascrizione) e Franco Zavaglia (il 4 dicembre, Prioreschi e Rodella, quest’ultimo anche legale di A. Moggi), tratti dai resoconti di vari siti web (qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui).

VOLEVANO ROVINARE MOGGI ED ELIMINARE LA SOCIETA' DI PROCURATORI

Melandri: “Il pubblico ministero in aula ha assistito, come abbiamo assistito noi, a queste testimonianze e si è reso conto delle bugie che gli sono state dette da quelle persone che avevano un obbiettivo nel raccontargli tutte quelle cose, e l’obbiettivo, signor presidente, comunque finisca questo processo, quelle persone lo hanno raggiunto, Luciano Moggi nel calcio non c'è più, la Gea non c’è più.
Rodella: “Quella che abbiamo visto in questo processo è stata una sfilata di delusi e rancorosi. L'allontanamento dei calciatori dalla rosa è una prassi, pensate a quello che hanno subito Mutarelli o Adriano, ma anche da questo punto di vista i calciatori sono ben salvaguardati, perché possono chiedere un risarcimento dei danni.”

BALDINI? MANDAVA I NEMICI DELLA GEA DAI CARABINIERI

Melandri: “Non c’è riscontro: solo lui che ha detto un sacco di bugie nel processo: che faceva le riunioni con Antonelli per prendere a parametro zero Baiocco che aveva ancora un anno di contratto, che si incontrava per i lunghi caffè con Auricchio e che, quando sentiva qualcuno che si doveva lamentare per le invidie e le gelosie che nutriva nei confronti della Gea, li spediva a via Inselci. Insomma, sempre lui che ha approfittato dell’ingenuità di Luciano Moggi in aula che era affianco a me e che quando il Baldini ha detto che non aveva mai visto il Maggiore Auricchio se non quella volta o al massimo un paio, Luciano Moggi ha sorriso e gli ha detto ‘Se non l’hai mai visto’, e Baldini furbissimamente ha attirato l’attenzione del Presidente che aveva coperta la visuale dall’Avv. Prioreschi per continuare con la sua manfrina, dicendo che Luciano Moggi gli faceva gesti minacciosi. Io non voglio giustificare anche questi atteggiamenti di Moggi, però ritengo che sia assolutamente comprensibile l’atteggiamento molto adirato di chi per colpa di queste persone si trova senza lavoro, si trova ad aver rinunciato a ciò che aveva costruito con le capacità, di chi si trova imputato per associazione a delinquere. Ma se questi sono i fatti per i quali siamo a processo, se tutto il polverone che si è alzato ha generato questo? Ma veramente possiamo concedere a Luciano Moggi almeno di alterato con Baldini e Co!”.

CLAMOROSI RISVOLTI SU INDAGINI, INQUIRENTI E PRINCIPALI ACCUSATORI

Prioreschi: "Qui c'è un ufficiale dei Carabinieri che ha dichiarato il falso sapendo di dichiararlo. Perché ognuno nega di aver conosciuto l'altro? Invece questi personaggi si vedono, parlano, dicono e stradicono: eppure è su di loro che si basa tutto il processo. Perché negano? Hanno la coda di paglia? Hanno un palmo di rogna alto così?".
Rodella: “Dalle indagini erano risultati 300 calciatori, quando invece quelli della Gea erano solo 150, anche perché giocatori come Erjon Bogdani e Marek Jankulovski risultavano essere quattro persone anziché due".
Prioreschi: “E' un processo d'omicidio senza il morto. Dove l'accusa ha volutamente scambiato, fatto passare, il rapporto d'amicizia, di parentela, con un legame malavitoso. Si sono usate frasi ad effetto, ma la realtà è che da tutte le udienze, da ogni deposizione, è scaturito che nessuno è stato minacciato, o costretto ad affidarsi alla Gea, e che Luciano Moggi non sapeva intimidire proprio nessuno. Mancavano addirittura i presupposti per iscrivere gli imputati nel registro degli indagati. L'accusa prevista dal 513 bis d'illecita concorrenza con minacce e violenza, è stata ‘resuscitata’. A oltre vent'anni dal varo della norma si contano sulle dita delle mani i precedenti penali". A questo proposito, lo stesso presidente Luigi Fiasconaro è intervento rispondendo ad una domanda del legale ammettendo di non aver mai trattato una vicenda in cui si ipotizzava questa fattispecie. 

PROCESSO GEA: NON ESISTONO NE’ ASSOCIAZIONE NE’ DELITTO

Prioreschi: "Mi chiedo come la Gea potesse controllare il mondo del calcio. Il pm ha chiesto la condanna per Zavaglia, Luciano e Alessandro Moggi ritenendoli i capi e Ceravolo come unico operativo. Molti generali e nessun esercito. Le trattative dei giocatori finite nell'occhio del ciclone riguardano 7 professionisti, da Amoruso a Zetulayev. Ditemi voi se valeva la pena mettere in piedi una organizzazione simile se si doveva conquistare la procura di tali calciatori. In questo processo mancano tutti i presupposti: è come un processo per omicidio senza il morto".
Melandri: “Rispetto ai salti logici compiuti dal pubblico ministero, Pindaro è un dilettante, in confronto. L'ex dirigente bianconero, di volta in volta, è stato usato come uno specchietto per le allodole. Il reato associativo è una cosa seria, per cui vanno perseguiti soggetti che sono capaci di incutere terrore. Qui abbiamo un commercialista (Zavaglia) che insieme ad un avvocato (Moggi jr) e ad un medico fanno una società per azioni con i tutti i figli di papà d'Italia. Ma quali minacce! Pertanto chiedo l'assoluzione di Luciano Moggi da tutti i capi d'imputazione per non aver commesso il fatto".

GEA WORLD: FASULLA LA CHIACCHIERA SUL MONOPOLIO

Prioreschi: "Mi chiedo come la Gea poteva controllare il mondo del calcio, avendo solo sette procure di giocatori di A e quattro società come Messina, Siena, Crotone e Avellino".

NUOVI SVILUPPI: ERANO I CALCIATORI A MINACCIARE

Rodella: "Altro che anello debole del mondo del calcio e vittime sacrificali, sono i calciatori a decidere e a muovere i fili. Il vero anello debole sono i procuratori, che vengono cambiati in continuazione dagli stessi calciatori, perché questi ultimi decidono in base ai due criteri di carriera e di soldi. Ciò che abbiamo ascoltato riguardo a procuratori che venivano allontanati o scartati, lo hanno subito anche Zavaglia e Alessandro Moggi in diverse occasioni".
Prioreschi: “L'atteggiamento di Blasi è stato di opportunismo, sia con Zavaglia sia con Stefano Antonelli; Blasi è un assetato di soldi non gli bastano mai. E' tanto interessato ai soldi che è lui che cerca attraverso un amico il contatto con la Gea e quando c'è la trattativa sul rilascio della procura alla Gea lui dice: prima mi fate firmare il contratto con la Juve e poi vi firmo la procura. Quindi chi è che ha il coltello dalla parte del manico? Dove sono le minacce?".

LUCIANONE SOCIO OCCULTO? UNA LEGGENDA METROPOLITANA

Melandri: “Luciano Moggi non era affatto un socio occulto della Gea, era solo il dirigente di un importante club di calcio e come tale faceva gli interessi della sua società. Al figlio spesso celava le operazioni di mercato che si accingeva a fare e mai, dagli atti processuali, risultano interferenze sull'attività che Alessandro svolgeva per la Gea. Solo Moggi senior ha pagato per queste accuse, lasciando il calcio. Sciolta la Gea, il figlio Alessandro continua ad avere le procure di centinaia di giocatori. Eppure la procura ha adottato una linea diversa quando ha deciso di non procedere nei confronti dei figli di Tanzi e Cragnotti o di archiviare le posizioni di altri figli eccellenti, tutti soci Gea, da Riccardo Calleri a Giuseppe De Mita, a Chiara Geronzi che aveva preso per un orecchio Nesta e lo aveva portato davanti a suo padre Cesare. Noi non ci lamentiamo della loro archiviazione, ma ne siamo contenti perché è stata valutata così la loro posizione sul caso di Nesta portato di peso nella sede della Banca di Roma davanti a Cesare Geronzi. E se nel primo caso il gip ha valutato che non ci fosse alcun presupposto di reato, non vedo che differenza ci sia tra l'incontro nella sede della Juventus tra Alessandro Moggi e David Trezeguet. Non capisco perché si sono due pesi e tre misure, almeno tre misure". Inoltre, in base alla ricostruzione offerta dal legale, l'archiviazione sarebbe stata fatta nel "giro di mezz'ora". 

ITALIA, 2008: TRIBUNALE SCAMBIATO PER "SCHERZI A PARTE"

Melandri: “L'eco che ha avuto sui media questa vicenda processuale non ha consentito di trovare un pubblico ministero che avesse il coraggio di chiedere l’archiviazione del caso. Si deve avere il coraggio di assolvere, quando nel corso del dibattimento non si è arrivati a nulla. Moggi non sarà per simpatia come Fiorello e non è nemmeno San Luigi Gonzaga, ma sicuramente non è quel Belzebù che è stato descritto".

CLAMOROSO A ROMA: L’ANTIPATIA NON SAREBBE REATO

Melandri: "Moggi non è certo una persona simpatica. Anche Mourinho, che non spicca certo per simpatia, quando gli è stato chiesto il motivo dell'esclusione di Balotelli, ha risposto che era dovuta al mancato allenamento e che lo avrebbe tenuto in tribuna fino a quando il calciatore non avesse capito la lezione. In fin dei conti è la stessa cosa che faceva Luciano, ogni volta che diceva di voler far mettere fuori squadra un giocatore che non rispetta le regole, che non si allena o, che so io, che si droga. Però se lo dice Mourinho allora va bene, rientra nel mondo dello sport, se lo dice Moggi però non va bene, si arriva in una aula di giustizia. La stessa procura non è stata coerente quando in aula ha appreso che Antonelli, passato a fare il dirigente al Torino, ha girato a suo cognato le procure di alcuni giocatori o quando non ha chiesto la trasmissione degli atti al suo ufficio nei confronti dei testi che hanno fornito una versione dei fatti edulcorata rispetto a quella dell'accusa".

CALCIOPOLI: USATA LA GEA PER AFFOSSARE LA JUVE

Melandri: "Nella Juve di quegli anni la Gea c'entra ben poco se si pensa che sono stati appena tre gli atleti finiti in bianconero che erano legati a quella societa' di procuratori sportivi. La realtà è che la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega, spendendo poco e con oculatezza, riuscì a vincere molto sul campo, consentendo agli azionisti di incassare qualche denaro: sapeva valorizzare i suoi giovani, prestati a club di fascia inferiore per consentire loro di farsi le ossa e poi ripresi, e imponeva un certo comportamento a tutti i tesserati. Ecco perché a Miccoli fu consigliato di togliersi l'orecchino. Alla Juve certi atteggiamenti non erano consentiti".

Per approfondire la posizione dei legali, vedi anche le nostre interviste a: Paco D'Onofrio; Matteo Melandri; Maurilio Prioreschi

(in continuo aggiornamento)