La scorsa estate aveva fatto scandalo la faraonica campagna acquisti del Manchester City, quest'anno è di turno il Paris Saint-Germain: merito (o colpa?), degli sceicchi che, dopo essere sbarcati in Inghilterra, hanno adesso conquistato Parigi (pare sollecitati addirittura dal presidente Sarkozy) e fatto le prime puntate in Spagna (col Malaga e il Getafe); col dubbio di dove potrebbero sbarcare l'estate prossima, visto che il fenomeno ha tutta l'aria di non essere una moda, ma una scelta e un disegno preciso.
La stampa nostrana si scandalizza perché vengono stravolte le gerarchie non solo nei singoli campionati ma a livello internazionale, resta come sorpresa perché le nostre società, anche quelle di primissima fascia, risultano così fuori dai grandi giochi, chiama in causa il fair-play finanziario varato dall'Uefa che, come dichiarazione d'intenti, avrebbe dovuto invece contenere il calcio-business a favore della componente sportiva.
Sulle misure dell'Uefa occorre però fare qualche puntualizzazione. Le intenzioni annunciate da Platini erano chiare, partivano da un monito preciso (è una vergogna che si vinca grazie a debiti spropositati) e avevano un obiettivo importante (bilancio sostenibile, spese uguali ai ricavi e niente più mecenati che a fine anno staccano l'assegno milionario per pareggiare i conti). Solo che per metterle in pratica l'Uefa ha lavorato di concerto con i manager delle società sulla cresta dell'onda (per l'Italia Paolillo, amministratore delegato dell'Inter) e così, mentre le intenzioni erano forti e chiare, le misure varate hanno suscitato, e suscitano tuttora, alla luce di quanto sta avvenendo, forti perplessità.
Per i prossimi sei anni infatti, così ha voluto il fair-play ideato tra gli altri da Paolillo, i bilanci della società potranno essere ancora in perdita seppure su valori non elevati e decrescenti; le società inadempienti verranno in questi anni richiamate a comportamenti più virtuosi; solo dal 2016-17 a quelle col bilancio in passivo verrà vietata la partecipazione alle competizioni Uefa.
Sembravano misure ritagliate apposta per squadre come l'Inter visto che Moratti, per citare Platini, ha dichiarato di essere stufo di mettere decine di milioni ogni anno. E infatti la squadra milanese negli ultimi due anni ha fatto cessioni lucrose (e qualcuna dovrà forzatamente farla anche questa estate) e inserito in rosa qualche giovane dai costi d'ingaggio contenuti tendendo così, in prospettiva, ad un bilancio meno insostenibile.
Tutto bene, sulla carta, se non fosse che gli arrivi dei fondi sovrani hanno completamente mutato lo scenario: troppi sceicchi, come potrebbe succedere ed in parte è già successo, e poco fair-play finanziario, come è stato concordato tra le società, hanno determinato una situazione del tutto nuova e potrebbero appunto stravolgere le gerarchie anche a livello internazionale.
Adesso si grida allo scandalo per il costo di Agüero e i 42 milioni di Pastore, ma dovrebbe parlarsi piuttosto di lucida follia: la follia di campagne acquisti faraoniche accompagnate però dal disegno lucido di entrare nell'élite del calcio internazionale, aumentando velocemente i ricavi; con la speranza, non si sa quanto velleitaria, di arrivare al pareggio di bilancio magari prima del 2017. E' quello che potrebbe succedere col Manchester City e che sarà verosimilmente l'obiettivo del PSG. E che magari porterà nei campionati europei altre vagonate di petro-dollari al seguito di sceicchi e petrolieri d'assalto, interessati anche al ritorno d'immagine che il calcio a grandi livelli può garantire.
Per le nostre grandi società è evidente il rischio di restare fuori dall'élite internazionale; di sicuro lo scarto in termini di fatturato e valore del brand rispetto alle omologhe dei più importanti campionati stranieri è destinato ad accentuarsi, a meno di novità ad oggi imprevedibili.
In linea puramente teorica una novità potrebbe essere l'arrivo anche in Italia dei capitali di qualche fondo sovrano come è successo col PSG, magari sollecitati, tanto per fare un esempio, da Berlusconi per il Milan. Finora l'unico tentativo è stato fatto da Zamparini che è comparso anche in Tv con un possibile socio arabo, ma la comparsata non ha avuto seguito. Si pensava potesse succedere con la vendita della Roma, ma Unicredit, non s'è capito bene come mai, il socio è andato a cercarselo negli Stati Uniti e tra gli italo-americani.
Un'altra potrebbe riguardare una rivisitazione del fair-play finanziario dell'Uefa che modifichi la tempistica dei controlli e dei paletti sinora fissati, rendendo la normativa più stringente e prevedendo sanzioni fin da subito.. Anche questa, però, sembra di difficile realizzazione; Mario Sconcerti, anzi, è arrivato a scrivere sul Corriere della Sera che a suo avviso il fair-play finanziario non sarà mai messo compiutamente in atto.
Una previsione, comunque, ci sentiamo di farla: in assenza di novità anche la prossima estate la stampa sportiva nazionale potrebbe nuovamente scandalizzarsi e dover raccontare, incredula, la campagna acquisti faraonica di qualche nuovo sceicco in giro per l'Europa.
Troppi sceicchi, poco fair-play
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