La delusione di Ruggiero Palombo per la mancata radiazione di Moggi si poteva mettere in conto, anche perché s'era sbilanciato prima del tempo, assicurando già il 24 aprile 2010 in "A proposito di Calciopoli", che dentro il "palazzo di vetro" quella radiazione era stata decisa (e venne poi data per certa da Galdi e Piccioni il 29 aprile, in prima pagina); ma stavolta, contrariamente all'estate 2006, non ci aveva preso. Meno prevedibile, invece, era un articolo come quello firmato sulla Gazzetta del 5 marzo 2011, pieno non solo di delusione ma anche di rabbia, come per un sogno infranto: al punto da concludere che sarebbe meglio lasciar perdere Moggi e la radiazione fantasma e voltare definitivamente pagina. Suggeriamo di leggerlo con attenzione, perché in alcuni passaggi potrebbero rintracciarsi i segni di quelli che in gergo calcistico vengono definiti come falli di frustrazione.
Palombo da un lato sostiene che il Codice di Giustizia Sportiva (il vecchio come il nuovo) consentiva, anzi obbligava, i vertici federali a procedere con la radiazione e, dall'altro, scrive che in Figc nessuno s'è assunto quella responsabilità perché c'era il timore che i radiati si rivolgessero alla giustizia ordinaria con richieste di risarcimento danni (milionari, aggiungiamo noi).
E' uno spunto importante, l'ipotesi che Calciopoli abbia comunque strascichi in aule di Tribunale diventa secondo noi ogni giorno più verosimile e si porta dietro un corollario che dispiacerà, e tanto, a quanti la pensano come Palombo: il corollario, cioè, che la giustizia sportiva, al contrario di quanto hanno sempre sostenuto soloni ed editorialisti, non può prescindere dagli accertamenti e dalle sentenze di quella ordinaria. Sostenere, come è stato fatto nell'estate 2006, che la giustizia sportiva potesse stravolgere i canoni del giusto processo, con tutto quello che ne è seguito, fino alla pena massima dell'ergastolo della radiazione, si è rivelato un azzardo e adesso se ne stanno accorgendo tutti, come sembra ammettere anche Palombo, magari involontariamente.
Un altro fallo di frustrazione si rintraccia quando il vicedirettore della Gazzetta dice che Moggi è comunque colpevole dei reati addebitatigli nel 2006 e che, se sono emersi "fatti nuovi" al processo di Napoli, allora Palazzi deve procedere, e velocemente, con altre punizioni, evidentemente senza modificare la sentenza Sandulli, quella che, detto in parole povere, aveva "copiato" le informative degli inquirenti autori delle indagini per la Procura di Napoli (la cupola moggiana con annessi e connessi e le telefonate dell'Inter che non c'erano).
Si dà il caso che la fattispecie dei fatti nuovi è stata presa in considerazione anche dall'ordinamento della giustizia sportiva ed è regolamentata dall'art. 39 del C.G.S. sulla "revocazione e revisione" delle sentenze passate in giudicato. Sull'art. 39 i lettori della Gazzetta sono stati giustamente tenuti all'oscuro: il vicedirettore ci prova ancora adesso, con la conseguenza che quanto scritto non sta in piedi: i fatti nuovi emersi a Napoli (le telefonate dell'Inter con annessi e connessi e, magari, la cupola che non c'era) possono essere presi in considerazione dagli organismi di giustizia sportiva solo a condizione che la Figc disponga la revisione di Calciopoli perché, volenti o nolenti, vanno a impattare con i dispositivi delle relative sentenze passate in giudicato. Palazzi, secondo quanto comunicato dalla Presidenza federale, sta lavorando sì sui fatti nuovi, ma solo nell'ottica di un'istruttoria che consenta poi al Consiglio Federale di decidere sull'esposto della Juve circa l'assegnazione dello scudetto 2005-06.
Sarà la delusione, o forse la rabbia, o chissà cos'altro, fatto sta che sulla fantomatica radiazione di Moggi-Giraudo-Mazzini il vicedirettore Palombo arriva addirittura a scrivere: "Noi non abbiamo preso posizione, abbiamo riportato il parere della Corte di Giustizia Federale". E qui bisognerebbe chiedere a Ruggiero Palombo che fine abbia fatto Moggiopoli e dove siano finite le centinaia e centinaia di pagine che nell'estate 2006 sono state dedicate dalla Gazzetta al più grande scandalo della storia del calcio e al mostro che l'aveva congegnato. Avranno fatto pulizia negli archivi del giornale eliminando sudiciume e roba sporca e compromettente, oppure è solo il vicedirettore che da quelle pagine si dissocia col senno di poi? Oppure è solo frustrazione come quando un giocatore va in bambola e non si rende conto di quello che fa?
Non ci meraviglia invece, anzi in redazione ce l'aspettavamo un po' tutti, che Palombo chiuda il suo articolo con l'invito a voltare definitivamente pagina; è dalla fine dell'estate del 2006 che le fanfare dei giornali che fanno opinione, e magari la indirizzano, intonano il refrain "chi ha avuto ha avuto..." e invitano a voltare pagina. Come i nostri lettori sanno, noi siamo convinti, invece, che prima di chiudere la storia di Calciopoli di pagine se ne scriveranno ancora tante: e la morale della " favola" della radiazione fantasma e della frustrazione di Palombo è che questa convinzione ne esce rafforzata.
La radiazione fantasma e la frustrazione di Palombo
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