Riprendiamo da tiscali.it e pubblichiamo questo bellissimo articolo di Oliviero Beha.
Ho parlato spesso di Moggiopoli, neologismo facilotto da me coniato all’indomani dello scoppio dello scandalo del calcio, inizio maggio 2006, e poi immediatamente volto in Calciopoli, e quindi in questi anni tradotto in Farsopoli per la piega presa dagli eventi in Tribunale, a Napoli.
Di questo scandalo, oltre a dirne “da solo” nei miei commenti al Tg3 per due anni prima della mia espulsione manu militari nel settembre 2010 con una censura da cavallo, ho scritto più volte qui in questo ultimo anno e mezzo (cfr. l’archivio), sul “Fatto” cui collaboro, e in precedenza, tra il 2006 e il 2008, su “l’Unità”. Ma di scandali calcistici e paracalcistici ho scritto sia pure a periodi per tutta la vita/carriera. Ci torno qui per un grido d’allarme.
Pare che ci sia il rischio forte della prescrizione per tale processo, che è attualmente a giudizio di un collegio presieduto dal giudice Teresa Casoria. Il rischio, già formidabile per tutti gli impiastri del cosiddetto “processo breve” che si sta facendo di tutto per far passare in Parlamento per i noti motivi (con il processo breve, prescrizioni a gogò e indovinate a partire da chi, le iniziali sono S. e B.), è da ieri salito al quadrato e oggetto di altra analisi.
I due pubblici ministeri, Narducci e Capuano, hanno infatti ricusato per la seconda volta la Casoria. Quindi l’accusa nei confronti di Moggi e compagnia non ritiene che questo collegio possa giudicare con serenità nell’occasione per una serie di risvolti tutti interni al Tribunale di Napoli, ai rapporti tra giudici, ad esposti presso il Consiglio Superiore della Magistratura: tutto materiale che vi risparmio per non farvi venire il mal di testa.
Partiamo invece da considerazioni logiche e logistiche. Qualunque sia il motivo di questa ricusazione (già la seconda), se venisse accolta ovviamente ci sarebbe bisogno di un altro collegio. Tradotto in termini cronologici, si andrebbe certamente alla prescrizione di tutti, da Moggi alla caterva di imputati, arbitri, dirigenti ecc.
Direte: che fortuna, per Moggi e gli altri alla sbarra. Rispondo: sarebbe una vera sciagura perché la prescrizione nei confronti degli imputati verrebbe comunque spacciata dalla stampa e percepita e ricevuta dall’opinione pubblica come una “mancata condanna”. E siccome la giustizia sportiva nel 2006 ha già fatto strame del diritto calcistico con quelle sentenze poi apparse alla luce degli sviluppi delle “favole mirate”, è evidente il tipo di messaggio che ne scaturirebbe. Condannati dagli organi interni (su cui invece bisognerebbe investigare fino in fondo per capire e spiegare come e quanto dipendano da quello stesso potere calcistico e sportivo implicato nello scandalo, un’autentica palude nella più generale Palude Italia), prescritti dalla giustizia ordinaria: si chiuda dunque e finalmente questo “brutto capitolo del calcio italiano” con dei colpevoli perfetti e dimostrati anche se solo parzialmente (mentre la questione arbitrale si ripropone puntuale ogni domenica).
Quindi un disastro: verrebbe fatto un torto alla verità o alla ricerca della verità, che siano colpevoli o innocenti gli imputati, e che ve ne siano altri in ballo non ancora imputati ma che potrebbero diventarlo. Le intercettazioni telefoniche dell’ex maggiore Auricchio scelte ad hoc (da chi? da lui? da altri?) prima del processo di Napoli e “buone” strumentalmente per il processo sportivo, si sono allargate infatti a dismisura chiamando in causa il potere calcistico nelle sue varie forme: sentire quelle telefonate, non solo le prime ma anche le molte altre, rende l’idea da un lato di che cosa sia il pallone oggi, dall’altro di come con Moggi si sia cercato e trovato truffaldinamente un unico capro espiatorio comprensivo di un’associazione a delinquere con designatori ed arbitri a Napoli ancora lontanissima dall’essere dimostrata. Quindi vorrei dei bei confronti tra la versione di Moggi e quella di Moratti, per esempio, lasciando quella di Barney alla letteratura e al cinema… e non la prescrizione che tutto avvolge nella nebbia.
Cari Narducci e Capuano, pubblici ministeri che stimo fino a prova contraria e dai quali sono stimato (ricordo una loro intervista- di Narducci con Beatrice - a “L’Espresso”), devo immaginare che non vogliate tutto questo e che se il processo dovesse dimostrare la fragilità dell’impianto accusatorio, come scrivono quelli che hanno studiato, come magistrati potreste e dovreste battervi in appello per dimostrare la bontà delle accuse. La prescrizione così raffazzonata invece è una ferita per tutti, non un vantaggio per Moggi. E’ tanto difficile da capire? E’ civiltà giuridica tutto ciò? Secondo me, non difendendo nessuno se non la ricerca della verità, sarebbe proprio l’esatto contrario.