Dopo le reazioni dei media e della Gazzetta in particolare alla dichiarazione del Presidente Agnelli sulla possibilità di riapertura dei processi farsa di quattro anni fa, si è potuto constatare che neanche le intercettazioni inedite scovate dalla difesa di Moggi hanno fatto capire a questi signori che la questione va rivista completamente e analizzata nella sua interezza, conoscendo a fondo sia le carte inerenti al processo sportivo che quelle relative al processo penale. Ne sono evidente prova gli interventi di Ferrajolo (Presidente dell’Ussi) e di Pistocchi a Radio Radio, al quale ultimo l’avvocato di Moggi Maurilio Prioreschi e l’ex arbitro Massimo de Santis hanno risposto in diretta (l’avvocato per ben due volte in un giorno). Il primo, ammettendo candidamente di non conoscere le carte del processo penale e lasciando più di qualche dubbio anche sulla conoscenza di quelle sportive, sentenzia su rapporti tra dirigenti della Juventus e classe arbitrale e sulla scheda svizzera data a Paparesta padre, ironizzando sul fatto che è impossibile che il padre seguisse il figlio tutta la vita. Ma se Ferrajolo avesse seguito il processo di Napoli saprebbe che la scheda svizzera a Romeo Paparesta Moggi l’aveva data affinché gli facesse da osservatore arbitrale nel caso ci fossero stati errori (che Luciano temeva, alla faccia del capocupola) a favore delle milanesi e delle romane, ma soprattutto specificando di non dire nulla al figlio. E ricordiamo anche a Ferrajolo che Romeo Paparesta è andato a testimoniare a Napoli in qualità di teste dell’accusa, oltre al fatto che il teorema delle schede svizzere fa acqua da tutte le parti, in quanto non si è riusciti nemmeno a dimostrare il possesso di una sola scheda da parte di un singolo arbitro. Magari forse è meglio informarsi, che ne dice, Ferrajolo? Il secondo, Pistocchi, invece dichiara di conoscere bene le carte del processo penale, talmente bene da ricorrere alla “favoletta” di Corbelli che col suo Napoli va in serie A grazie all’affiliazione alla fantomatica “organizzazione” moggiana per poi scendere in B quando non si rispettavano gli accordi. Però ambedue, di fronte ai fatti e alle argomentazioni ben circostanziate di Prioreschi e De Santis, hanno attaccato il telefono. Il sentimento popolare non accetta contraddittorio. In più Prioreschi ha lanciato anche un importante appello: si faccia un dibattito pubblico sul vero scandalo di tutta questa faccenda, cioè il modo in cui sono state condotte le indagini dai carabinieri, prendendo questo e scartando quello riservandosi il diritto di selezione.
Un altro appello era stato lanciato dall’avvocato “sportivo” di Moggi, Paco D’Onofrio, sulla sua pagina di Facebook, appello riguardante un pubblico confronto televisivo sui temi che ci interessano. Per fortuna questa legittima richiesta è stata accolta da Fabio Ravezzani che nella sua trasmissione “Lunedì di rigore” ha invitato proprio l’avvocato D’Onofrio nella puntata di lunedì 8 novembre. Il dibattito ha riguardato le dichiarazioni di Gianfelice Facchetti e del direttore della Gazzetta Monti, che hanno accusato la difesa di Moggi di aver gettato fango sulla memoria dell’allora presidente dell’Inter, l’ascolto della famosa intercettazione del “5-4-4” tra Facchetti e Bergamo e l’imbarazzo dell’arbitro Bertini in seguito della visita dello stesso Facchetti negli spogliatoi prima di Cagliari-Inter di Coppa Italia, imbarazzo confidato a Bergamo in una telefonata dopo la partita. Di fronte ai suoi interlocutori, che stigmatizzavano il coinvolgimento di Facchetti e delle sue telefonate, l’avvocato D’Onofrio ha giustamente sottolineato il fatto che nessuno ha coinvolto l’allora presidente per sporcarne la memoria, ma per dimostrare che “l’esclusività” (che sta alla base dell’illecito strutturale) del rapporto Juventus-designatori non regge poiché era uso comune chiamare i designatori, in assenza di qualsiasi norma che lo vietasse. Ha inoltre aggiunto come il teorema delle schede svizzere non abbia trovato conferme in dibattimento, come ci sia la necessità di conoscere davvero le carte per poter parlare di questo argomento, mentre dall’altra parte si facevano le pulci a chi ha chiamato chi e si diceva che era inaccettabile paragonare qualsiasi altro dirigente a Moggi, quasi fosse colpevole a prescindere. I sentimentalisti devono capire che la “cupola” delle sentenze sportive è stata clamorosamente smontata in tribunale (così come il “sequestro Paparesta”, la possibilità per gli arbitri di fare carriera se favorivano la Juventus, le ammonizioni preventive) e che ora ci sono delle singole intercettazioni e su quelle si deve ragionare. Anzi, c’è il dovere di equiparare Moggi agli altri dirigenti, valutando solo ora, con tutte le prove a disposizione, le varie responsabilità. Da antologia, alla fine della trasmissione, l’intervento di D’Onofrio sulla revisione dei processi e la riassegnazione dei titoli, che chi nega “o è incompetente o in malafede”, anche sulla base del precedente di Guardiola, come giustamente ha ricordato l’avvocato. Va fatto assolutamente un plauso a Paco D’Onofrio da parte di noi juventini veri, che auspichiamo la sua presenza ogniqualvolta ci sia da difendere la Juventus e la sua storia.
L’ultima nota di colore (rosa) vorrei dedicarla al direttore della Gazzetta Monti, il quale in occasione della consegna a Zola del “Premio Facchetti” ha dichiarato: “..può succedere che nel corso di un processo, nella difesa soprattutto, ci sta che la realtà venga riscritta, magari in maniera un po’ farraginosa, non completamente rispondente al vero, ma l’impegno per la preservazione di figure che sono importanti per la storia del calcio e dello sport italiano deve essere serissimo da parte di chi per esempio come noi orienta l’opinione pubblica…”. Veda, caro Monti, a parte che se viene spacciata una realtà mediatica montata ad arte è preciso dovere di chi fa informazione riscriverla in presenza di prove inedite che la sconfessano, è soprattutto grave da parte di un direttore di un giornale affermare che bisogna orientare l’opinione pubblica. Il dovere dei media sarebbe quello di raccontare i fatti per come si sono svolti e in ciò non c’è nulla da orientare. Piuttosto, che alla Gazzetta diano così per scontato il fatto di orientare il "sentimento popolare" ci dà altre conferme sulla volontà di farlo nel 2006. Come ha sottolineato lo stesso Ravezzani si è fatto un grande autogol, caro direttore, e noi juventini speriamo che se ne accorgano anche i vostri lettori non bianconeri come ce ne siamo accorti noi quattro anni fa. Per il resto, ora speriamo che anche l’appello dell’avvocato Prioreschi venga accolto da qualche televisione e che si parli dello scandalo del “Metodo Auricchio” con interlocutori come lo stesso Prioreschi, Paco D’Onofrio, Nicola Penta o magari come i nostri Cozzolino e Cambiaghi. Però i sentimentalisti facciano attenzione, nel confronto faccia a faccia non si può attaccare il telefono.
Ecco come orientavano l'opinione pubblica
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