Quando a Napoli gli avvocati difensori hanno chiesto al colonnello Auricchio quali accertamenti fossero stati disposti per acclarare la dolosità degli episodi contestati ai "delinquenti" di Calciopoli la risposta è stata, sostanzialmente, che accertamenti non c'erano stati. Gli avvocati hanno insistito, per esempio, sulle ammonizioni mirate: quel giocatore ammonito ha saltato la successiva partita con la Juve e va bene, ma qualcuno ha verificato che l'ammonizione fosse fraudolenta e non dovuta? Sorprendentemente la risposta è stata negativa; agli ordini di Auricchio c'era uno squadrone di 11 carabinieri incaricati unicamente di marcare stretto Moggi, ma sulle ammonizioni, stando sempre all'esempio accennato, nessuno degli undici è andato a verificare se erano "atti criminali" o falli veramente da ammonizione come se ne vedono in ogni partita.
Nessun accertamento investigativo, il pool guidato dal colonnello Auricchio si è limitato ad ascoltare le intercettazioni riguardanti Moggi, che per la Procura evidentemente era già un capo cupola all'apertura dell'indagine, e a leggere la Gazzetta per vedere cosa era successo poi nelle partite. Fermo restando il dubbio, quantomeno nostro, se questo lavoro investigativo sia stato fatto in diretta, partita dopo partita, oppure a posteriori per lotti di partite, un fatto è certo e agli atti del processo: se l'ammonizione risultava dalla Gazzetta allora il reato era stato consumato.
Essendo quindi, magari senza volerlo, diventata sostanzialmente un testimone dell'accusa, abbiamo letto con curiosità le due pagine di dossier che la Gazzetta ha dedicato il 13 aprile a Calciopoli, curiosità ed anche attenzione come abbiamo fatto, tra l'altro, con le informative del processo di Napoli e con tutte le udienze anche quando stampa e tv se ne disinteressavano. Un lavoro abbastanza faticoso ma che ci consente di informare adeguatamente chi ci legge; così possiamo adesso convinti affermare che a pagina 13 del 13 aprile la Gazzetta riporta una bufala; se al processo in corso a Napoli questo giornale dal piccolo formato è ormai assimilato ad un testimone dell'accusa, allora possiamo qui documentare che sta dicendo il falso. Grave? Grave sicuramente, ma forse molto di più.
In dettaglio, in un riquadro molto ben evidenziato la Gazzetta richiama una frase di una intercettazione tra Giraudo e Moggi relativa ad Udinese-Brescia. Parla Giraudo e riferendosi all'arbitro della partita dice " Se è un po' sveglio gli dimezza l'Udinese"; le parole sono riprese dalla trascrizione della telefonata, ma la Gazzetta di suo ci aggiunge" Settembre 2004: Giraudo parla con Moggi in vista di Udinese-Juventus".
Messa la notizia così, come la mette la Gazzetta, qualunque lettore (al bar sport e non solo) può pensare che i due dirigenti juventini stessero tramando, proprio da delinquenti, sulle ammonizioni mirate e, neanche a farlo apposta, in quella partita (gol del Brescia col portiere friulano a terra e conseguente zuffa quasi generale) ci furono effettivamente degli ammoniti nell'Udinese ed anche un espulso. Si dà il caso però che quella telefonata è del 26 settembre 2004 alle 18,00 ed è un commento di Giraudo a partita conclusa. Giraudo non stava tramando con Moggi, come falsamente sembra voler testimoniare il giornale milanese, ma stava solo osservando che gli espulsi potevano (e forse dovevano, aggiungiamo noi) essere di più. Non erano ammonizioni mirate ma, semmai, espulsioni mancate.
In tutti i giornali ci sono spesso errori ed anche gravi; se si tratta di giornali sportivi è fisiologico che ci siano redattori un po' tifosi e gli errori possono ricorrere con più frequenza; ma qui non si tratta più dell'informazione via web che fa le pulci alla carta stampata e magari la sbertuccia, è qualcosa di diverso e di molto più grave a causa del cortocircuito che nel processo Calciopoli si è innestato tra i giornali e lo svolgimento delle indagini e del processo stesso, prima quello sportivo e adesso quello ordinario.
Già nel 2006 un giudice della Commissione Disciplinare aveva dichiarato che le sentenze emesse cercavano di essere in sintonia col sentimento popolare e in tanti avevano ipotizzato la lettura della Gazzetta piuttosto che la compulsazione del Codice di Giustizia Sportiva; ma per l'indagine disposta dalla Procura di Napoli la lettura di quel giornale non è più un'ipotesi, ma un dato di fatto messo ormai agli atti del processo.
Un dato di fatto che, dopo la lettura del dossier del 13 aprile, dovrebbe far venire qualche dubbio; ma la cosa ancor più strabiliante è che nel frattempo la prima sentenza emessa contro Giraudo ha chiamato in causa proprio la partita Udinese-Brescia come una delle tre frodi addebitate a carico del dirigente bianconero. Strabiliante perché l'unico motivo che può aver chiamato in causa il dott. Giraudo, in base al materiale finora divenuto pubblico, non può che essere quella telefonata riquadrata dalla Gazzetta, quella telefonata che già nell'estate 2006 qualche giornale e servizio televisivo aveva artificiosamente provato a presentare come esemplificativa della trama criminale sulle ammonizioni mirate (così come la chiusura di Paparesta nello spogliatoio era la prova provata che Moggi e Giraudo tenevano in pugno gli arbitri). Strabiliante perché sorge il sospetto che quei servizi e articoli, le bufale giornalistiche di quattro anni fa di redattori un po' (o tanto) tifosi possano essere stati valutati come elementi di prova dagli inquirenti.
Non solo stupore, a questo punto, ma anche inquietudine perché il giudice che ha emesso la prima sentenza nel rito abbreviato di Giraudo deve ancora depositarne le motivazioni e il timore è che il cortocircuito mediatico-giudiziario stia riprendendo vigore. Stranamente infatti, dopo un lungo periodo durante il quale i media se ne sono praticamente disinteressati, all'improvviso in questi ultimi giorni l'argomento Calciopoli è tornato sulle prime pagine e nei telegiornali. Avevano tutti assicurato, da Ruggiero Palombo vice-direttore della Gazzetta all'ultimo opinionista notturno di Contro Campo, che la storia di Calciopoli dal punto di vista sportivo era finita; invece La Stampa del 14 aprile scrive addirittura che i legali della Juve starebbero valutando di chiedere fin da subito che venga revocato lo scudetto 2005-06 e, in raccordo col procedere della giustizia ordinaria, se ci siano gli estremi per la riscrittura del processo sportivo.
Sono proprio i due filoni d'indagine sui quali sta lavorando la redazione di Ju29ro.com; il dossier della Gazzetta con la bufala della telefonata di Giraudo lascia capire che potrebbe aspettarci ancora un lungo periodo di contro-informazione.
La Gazzetta: testimone dell'accusa?
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