Per il momento si dichiarano contenti sia Guardiola che Mourinho, più avanti sarà il campo a dire chi ha visto giusto; ma intanto, per quanto riguarda i problemi di bilancio, non c'è dubbio che l'Inter con la cessione di Ibrahimovic abbia fatto un affarone, perché ha realizzato una plusvalenza, vera, di circa 70 milioni. In una società normale una plusvalenza del genere porta il bilancio in attivo, nell'Inter non sarà così perché il passivo annuale è sui 100-150; diciamo allora che, dopo aver messo il marchio di fabbrica su tre scudetti, Ibra come ultima prodezza ha sanato per metà le magagne di Moratti per il prossimo bilancio. Queste magagne sono state oggetto di tanti articoli sul sito, prendiamo spunto dall'operazione Ibrahimovic-Eto'o per aggiornare le valutazioni che sono state fatte e documentate in passato.
Intanto un'annotazione tecnica: le plusvalenze vengono classificate come proventi straordinari, mentre la gestione ordinaria di una società nei ricavi ricomprende quelli da stadio, dai diritti tv, dal merchandising, e nei costi, come voce principale, quella relativa ai calciatori (compenso annuale e ammortamento del prezzo d'acquisto). Deriva da qui la prima osservazione legata allo scambio Ibra-Eto'o: la plusvalenza si scarica interamente sul bilancio 2009-10 dell'Inter e ne dimezza teoricamente il passivo; ma per quanto riguarda la gestione ordinaria l'onerosità dei nuovi acquisti (non solo il camerunense ma, tra gli altri, Milito e Motta) sottintende per i prossimi anni gli stessi squilibri degli esercizi precedenti, anzi forse ancora li accentua (oltre allo stipendio per Milito e Motta bisogna ammortizzare 40 milioni di costo dei cartellini; nell'ultimo bilancio i ricavi della gestione ordinaria erano di 200 milioni, ma il costo del personale, compreso gli ammortamenti, superava i 210). Il bilancio dell'Inter, quindi, mostra una specie di miglioramento congiunturale di carattere appunto straordinario, grazie alla cessione di Ibrahimovic, ma resta comunque deficitario come indicazione di struttura a motivo dell'alta incidenza del costo del personale (nessuna società spende per i giocatori più di quanto incassa dalla gestione ordinaria); non era un bilancio sostenibile prima e non lo è neppure adesso.
Detto del miglioramento del prossimo bilancio, restano da considerare le magagne di quello del 2008-09 (compresi i supercompensi di Ibra e del doppio allenatore Mourinho-Mancini), che non dovrebbero essere tanto diverse da quelle dell'esercizio precedente chiuso con un passivo di 150 milioni. Con quali soldi sarà sanato questo passivo? In base alla normativa federale l'Inter dovrebbe averlo comunicato alla Figc nel budget inviato alla Covisoc entro il 30 giugno, specificando se si tratta di aumenti di capitale o di prestiti dei soci (cioè di Moratti), ma di ufficiale non si è saputo nulla. Non si tratta di curiosità fine a se stessa, il fatto è che la normativa vieta ad una società nelle condizioni e col passivo cronico dell'Inter di poter fare acquisti, se prima non cede dei giocatori oppure non versa del nuovo capitale; invece entro giugno si è saputo solo che Moratti ha incontrato Preziosi e che l'Inter ha ufficializzato gli acquisti di Milito e Motta (costati circa 40 milioni, di cui 10 cash). Un'altra possibile offesa ai regolamenti con la connivenza di chi dovrebbe controllare e sanzionare, il tutto in linea con quanto si va ripetendo a partire dall'estate 2006.
In questa denuncia di protratta impunità che falsava e falsa la regolarità del campionato la nostra Associazione s'è ritrovata inizialmente a predicare da sola nel deserto; poi c'era stato l'intervento del prof. Boeri su Repubblica che, parlando delle società di calcio aveva scritto che c'erano degli illeciti tollerati; adesso ci piace segnalare l'inchiesta del Sole 24 Ore del 2 luglio e particolarmente il punto in cui si dice che "l'Inter ha un patrimonio netto negativo e i revisori ribadiscono che il bilancio è stato redatto nel presupposto della continuità aziendale in base all'impegno del socio di riferimento a supportare economicamente e finanziariamente la società". Tradotto dal greco, e tenuto conto che la Figc, con la supervisione del Coni, dovrebbe garantire la sana e corretta gestione delle società di calcio nel rispetto di vincoli più stringenti rispetto alle normali società commerciali con fini di lucro, si ha la conferma che l'Inter partecipa al campionato senza essere in regola, ma solo perché Moratti assicura che verserà quanto serve (capitale o prestiti; dieci, cento o duecento milioni fa lo stesso). E' vero che le difficoltà di bilancio riguardano tutte le società, come scrive il 24 Ore, ma è altrettanto vero che nel caso dell'Inter le irregolarità non riguardano tanto la sopravvivenza e l'arte di arrangiarsi ma, anche senza ragionare con la mentalità di un pubblico ministero o la logica del prof. Sandulli, hanno come fine preciso il vincere comunque (vedi la rosa esagerata e l'incidenza del monte-stipendi) anche a costo di infrangere i regolamenti. Un illecito in piena regola per il quale la giustizia sportiva prevede anche la retrocessione e senza gli arzigogoli cui ha dovuto far ricorso il prof. Sandulli nell'estate 2006.
Sulla strana tolleranza di questo illecito fa luce anche l'affarone Ibrahimovic: e si tratta di una luce sinistra perché, nel contesto di acquisti e scambi megagalattici e di bilanci insostenibili di questa estate, è venuto fuori in un'intervista di Repubblica (del 20 luglio) a Platini che "Moratti mi ha chiesto aiuto, è stufo di rimetterci 100 milioni"; è venuto fuori, cioè, che mentre il Collegio Sindacale e la società di revisione attestano che il bilancio dell'Inter non sta in piedi ma viene approvato solo perché Moratti giura che farà ancora della "beneficenza", contemporaneamente di questa beneficenza Moratti si dice stufo. Con la mentalità del grande inquisitore alla Palazzi, dovremmo concludere che con qualcuno Moratti sta mentendo e mettere in guardia la Covisoc perché qualcuno dovrà pur pagarli i 150 milioni di passivo di quest'anno; sarebbe anzi il caso di aprire un fascicolo, se non fosse che il dott. Palazzi quando c'è di mezzo Moratti perde molta della sua baldanza (vedi intervista di Beccantini); con quella del giornalista appassionato di calcio diciamo solo che la tolleranza di quegli illeciti accennati dal prof. Boeri era intollerabile prima e diventa indecente adesso.
Che Moratti abbia confidato a Platini di essere stufo non ci sorprende, anche perché avevamo per tempo segnalato i motivi per cui era in crisi il finto mecenatismo alla milanese; c'è da dire, piuttosto, che mentre per il Milan il cambio di politica societaria sembra definitivo, nel caso dell'Inter di Moratti si ha chiara la percezione da un lato della difficoltà di fare ancora beneficenza (finta) a vagonate di milioni, dall'altro della persistente megalomania dello squadrone ad ogni costo (basta guardare a quali stipendi va incontro il prossimo anno). Una volta di più, quindi, appaiono fondamentali il ruolo dell'Uefa e le intenzioni di Platini di fissare un sistema di controlli che impedisca furbizie e giochi al rialzo da parte di quelle società che hanno i bilanci che non stanno in piedi e come presidenti dei presunti mecenati (con l'avvertenza che non si tratta del Real Madrid e neppure delle squadre inglesi).
Tra gli aspetti di contorno dell'operazione ci sembra infine interessante segnalare il comportamento del Corriere della Sera, che già dalla fine del campionato si era apertamente schierato a favore della cessione, anzi ha cominciato per tempo a raccomandare ai tifosi di non avere rimpianti. Era appena il 2 giugno e, mentre Mourinho era pronto a scommettere che Ibrahimovic sarebbe rimasto a Milano, il Corsera già lo salutava pubblicando l'articolo di Roberto Vecchioni (quello di Samarcanda) "Lo accompagneremo alla stazione cantando Addio Bocca di Rosa"; a cessione avvenuta è poi intervenuto anche Severgnini (addirittura in prima pagina) che s'è scervellato a elencare tutti i motivi per cui il tifoso interista non doveva avere rimpianti (e, aggiungiamo noi, doveva fare l'abbonamento). Un bel lavoro di squadra con la società, con i Branca e gli Oriali, che intanto portavano avanti la trattativa, dopo che Moratti in persona era andato a Barcellona dal suo amico Laporta e aveva gettato le basi per l'affarone Ibrahimovic.
L'affarone Ibra, il bilancio Inter e la beneficenza di Moratti
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