Non capisco come una mano pura possa toccare un giornale senza una convulsione di disgusto. (Charles Baudelaire)
Ebbene sì, i giornalisti hanno recuperato la memoria. Dopo un inspiegabile black-out si sono ricordati che a Napoli si sta celebrando quello che loro hanno definito il processo del secolo. Loro, sia chiaro. Ma non è del processo che voglio parlarvi, bensì del comportamento dell' "informazione". Stampa che, a nostro giudizio di cittadini e di lettori, oggi, merita l'accusa di pressappochismo, se non peggio.
Seguitemi nel ragionamento e capirete perché non ho nessuna paura a lanciare queste accuse, che sono a prova di bomba e a prova di querela. Anzi, sfido i corifei che pomposamente si definiscono "giornalisti professionisti" a querelarmi, sommessamente (ma non senza perfidia): inoltre ricordo che l'appellativo di "giornalisti professionisti" è frutto di una legge risalente al ventennio.
Inutile stare a girarci attorno, fino ad ora il processo ha disvelato una serie incredibile di pessime figure per tutti coloro che, o per fede calcistica o per interesse, si sono schierati tra i colpevolisti: si va da un De Cillis che ha tranquillamente ammesso come tra i suoi clienti, oltre a Moggi, vi fossero tanti altri protagonisti del mondo del calcio, per esempio Marco Branca dell'Inter; ad un Dario Galati che ha ammesso come un guardalinee gli confessò come un dirigente dell'Inter gli avesse confermato l'esistenza di un dossier contro gli arbitri pagato ben cinquecentomila euro (si noti che l'affermazione andrebbe a spiegare perché nella sede londinese della Polis d'Istinto, società di investigazione coinvolta nella faccenda degli spioni Telecom Italia, sia stata rinvenuta ricevuta di pagamento con tanto di firma dell'amministratore dell'Inter); oppure ancora, all'arbitro Nucini che ha ammesso le frequentazioni con il già presidente dell'Inter Giacinto Facchetti cui avrebbe addirittura consegnato un dossier sui suoi colleghi (forse questo dossier è appendice di quello di cui parlava Galati?).
Insomma, la realtà dipintaci nel processo dai testimoni, si noti, dell'accusa, è a dir poco devastante per la dimostrazione delle tesi colpevoliste. Ma, dicevo, i mass media non hanno avuto nulla da raccontare.
L'unico argomento che pare li abbia interessati, finora, è legato ad una frase detta dal giudice Casoria relativa all'utilità del processo. Secondo certa stampa e certi giornalisti disse: "In questa sezione abbiamo anche processi più seri da portare avanti" quando in realtà aggiunse questo inciso: "Nel senso che abbiamo pendenti casi con gente agli arresti". Inciso, come potete notare, di fondamentale importanza: chi in un paese civile non considererebbe più importante un processo dove ci sono persone private di un bene supremo come la libertà e che potrebbero essere innocenti, dunque detenute ingiustamente? Eppure, solo Tuttosport ha citato correttamente ed interamente la frase. Tutti gli altri giornali più diffusi che si sono occupati della questione si sono limitati a riportare la prima parte, dando della Casoria un'immagine falsa, di Giudice svogliato, poco interessato se non addirittura prevenuto nei confronti delle tesi accusatorie.
Un vero linciaggio a mio avviso. Questo perché la parola di chi accusa la Casoria non è frutto di una critica motivata e circostanziata (che i giudici devono accettare), ma di un'omissione atta a distorcere il pensiero.
Omissione, inutile ricordarlo, che, essendo fatta su un giornale, crea e manipola anche l'opinione pubblica, che inesorabilmente sarebbe, in caso di assoluzione degli imputati, portata a pensare che ciò è avvenuto a causa di un collegio giudicante non all'altezza della situazione e comunque quantomeno insipiente. Non va, secondo voi, considerato un linciaggio a mezzo stampa, un simile comportamento che mina alle fondamenta la credibilità del magistrato?
Cui prodest? Chi è interessato a distruggere (volontariamente o meno) la dignità professionale della Casoria?
Noi questo non lo vogliamo dire, però, inutile negare che la frase troncata a metà e le relative critiche sono apparse sul Corriere dello Sport, sulla Gazzetta dello Sport e sull'Espresso. Ricorderete senz'altro il comportamento di queste testate nell'orribile estate in cui la Juventus e i suoi dirigenti furono posti alla gogna e additati al pubblico ludibrio: non si fecero scrupolo di fronte a nulla neanche di fronte alla Legge che vietava e vieta la pubblicazione di materiale coperto da segreto istruttorio, ma addirittura, in ossequio ad un malcostume becero e degradante (per chi scrive e chi legge) mascherato da "libertà di stampa", pubblicarono anche intercettazioni strettamente confidenziali che nulla avevano a che fare con le materie dell'inchiesta, all'unico scopo di umiliare, distruggere, disintegrare le persone coinvolte.
Come potete vedere, le testate che io accuso, pena la perdita della loro autorevolezza (in Italia il calcio è materia estremamente seria), hanno tutto l'interesse a minare la credibilità di chi giudica nel processo di Napoli, qualora mantenga un comportamento non gradito. Naturalmente, è valido, dal punto di vista tecnico, il fatto che i cronisti non abbiamo correttamente sentito ciò che ha detto la Casoria; ma è senza dubbio curioso che a non sentire siano stati i giornali che in passato si siano spesi di più nell'appoggiare le tesi colpevoliste. Non basta, sebbene io non sia un giornalista, mi è facile immaginare che nelle redazioni vengano analizzati i giornali concorrenti. Dunque, perché non hanno rettificato una volta letta la versione originale su Tuttosport e anzi continuino a propagare questa menzogna (da omissione)?
Fino a quando ciò non avverrà io continuerò ad accusarli di pressappochismo, per difendere i propri interessi privati, se non interessi altrui (non nascondiamoci, ci sono squadre che grazie alla distruzione della Juventus hanno potuto incamerare vittorie insperate con relative prebende multimilionarie).
Il caso peggiore, inutile sottolinearlo, è quello della Gazzetta dello Sport, che addirittura ha fatto da megafono a possibili accuse di incompatibilità del giudice con relativa possibile richiesta di ricusazione. Pietra dello scandalo, ovviamente, sempre la famosa frase pronunciata e non riportata correttamente. Il furore di questo giornale, secondo me, lascia intendere la loro ansia, la loro paura di vedere la vecchia Juventus assolta. Per loro che così tanto si spesero deve essere un'ipotesi nefasta. Sanno bene che la loro credibilità ne verrebbe definitivamente minata e compromessa. E dunque, addirittura a parlar (o meglio a far parlare gli intervistati) di possibili ricusazioni. Ipotesi farneticante sulla scorta di quanto affermato veramente dal Giudice.
La loro paura deve essere veramente tanta. Mi fanno quasi pena. Dopo aver fatto i Torquemada per un'estate, ora, sono costretti a sperare in una ricusazione o ancora meglio, supponiamo, ad applaudire di nascosto il PM che, a differenza degli avvocati difensori, dà parere favorevole alla sospensione delle udienze, causa la riammissione delle parti civili. Non si sa mai che arrivi una bella prescrizione.
Era una volta il miglior giornale sportivo italiano. Sic transit gloria mundi.
Dagli al giudice!
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