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VOLERSI BENE TRA CUGINI
Grandi protagoniste del “sistema” sono state Inter e Milan che, dimentiche delle loro rivalità, hanno dato il via ad un incredibile valzer di giocatori tra via Turati e via Durini: Nel luglio del 2002 il terzino Francesco Coco, ceduto all’Inter per 29 milioni di euro, ha assicurato ai concittadini rossoneri una plusvalenza di 28,8. Percorso inverso per il centrocampista Clarence Seedorf che ha lasciato i nerazzurri per la stessa cifra. Molti altri calciatori hanno cambiato sponda (Pirlo, Guglielminpietro, Domoraud, West, Simic, Brocchi) facendo nascere sospetti prontamente sopiti dall’inarrivabile umorismo di Adriano Galliani: «Se ci scambiamo giocatori con l’Inter è perché le loro fidanzate sono ormai abituate a vivere a Milano e non saprebbero più farne a meno».
Ma a preoccupare non è il viavai di calciatori già affermati quanto quello di beati sconosciuti che hanno rimpinguato i bilanci di Inter e Milan con plusvalenze tanto benedette quanto irreali. Questi i nomi dell’incredibile giro d’affari meneghino: Ginestra, Bogani, Cordone, Bonura, Polizzano, Di Sauro. Ogni scambio ha fruttato plusvalenze tra i 3,5 e i 5,5 milioni di euro. Altro caso famoso è quello del difensore danese Thomas Helveg che i rossoneri acquistarono dall’Udinese nell’estate del 1998. Helveg fu ceduto all’Inter nel 2001 per 6,2 milioni di euro ma non varcò mai la soglia di Appiano Gentile. Il danese infatti fu ri-prestato ai rossoneri per mille euro a stagione fino al 2003, anno in cui passò finalmente in nerazzurro (L’Inter, che dal 1997/98 al 2004/05 ha ottenuto ben 400 milioni di euro in plusvalenze, è riuscita a cedere, nel 2001, Macellari al Bologna per 12 milioni di euro!).
Questi vorticosi scambi non si sono arrestati nemmeno dopo le promesse di morigeratezza (riduzione degli stipendi, pagamento regolare delle tasse, rinuncia al sistema delle plusvalenze) dei presidenti in cambio dell’ottenimento della Legge Salvacalcio. Nell’estate del 2003, a soli quattro mesi dalla sua introduzione, Milan e Inter sono infatti tornati a praticare il loro sport preferito, dopo il calcio: a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione dei bilanci, le due società hanno messo in piedi un ingegnoso sistema per evitare onerose ricapitalizzazioni dell’ultim’ora. Dal 26 al 30 giugno 2003 l’Inter è riuscita a passare al Milan Alessandro Livi, Giuseppe Ticli, Salvatore Ferraro e Marco Varaldi, mentre il Milan ha contraccambiato con Matteo Deinitte, Matteo Giordano, Ronny Toma e Simone Brunelli . Per entrambe le squadre grandi affari: circa 12 milioni di plusvalenza per il club di Berlusconi, 14 per quello di Moratti.
Tuttavia la Beneamata ha avuto modo di distinguersi anche per un altro paio di episodi storici. Il primo riguarda Gianmarco Frezza, centrocampista nato a Roma nel 1975, acquistato dalla Fidelis Andria nel 1998 per un miliardo e duecento milioni. Dopo una serie di prestiti, viene ceduto alla Roma per l’esorbitante cifra di 8 miliardi e 800 milioni di lire, la quale ricambia consegnando ai nerazzurri Alessandro Frau per 8 miliardi e 500. I giallorossi, a loro volta, prestano Frezza al Palermo e un anno dopo lo vendono al Torino per 15 miliardi di lire, intascando un’altra plusvalenza.
Il secondo caso è un capolavoro della dirigenza interista e si riferisce alla cessione di Hernan Crespo al Chelsea: l’attaccante argentino, acquistato nel 2002 dal Parma per 38 milioni di euro, viene venduto agli inglesi l’anno successivo per “soli” 24 milioni. Apparentemente una minusvalenza (il calciatore, dopo un anno di ammortamento, “valeva” 28,5) se non fosse che, due mesi prima della cessione, l’Inter è riuscita a svalutare il calciatore di 20 milioni grazie alla Legge Salvacalcio. In questo modo ha ottenuto una bella plusvalenza di 15,5 milioni! Stesso discorso con Cannavaro, che passa alla Juve nel 2004. Dapprima svalutato a circa 400mila euro, poi venduto a 10!
Altre perle con l’indirizzo di via Durini sono la doppia cessione nello stesso anno di Matteo Ferrari (nel 2001/02 fu dapprima venduto al Parma con plusvalenza di 8,5 milioni euro, riacquistato in comproprietà dall’Inter, infine rivenduto ancora al Parma con un’altra plusvalenza di 1,5 milioni) e la doppia comproprietà di Mohamed Kallon: nella stagione 1999/2000 la prima comproprietà con la Reggina frutta una plusvalenza di 1,4 milioni di euro, la seconda con il Vicenza 11,5.
Per quanto riguarda il Milan, invece, altri proficui affari vanno in porto nel 2003 grazie alla collaborazione del Parma: il Milan cede Marco Donadel, Davide Favaro e Mirco Stefani in cambio di Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari, per complessivi ricavi di 7,892 milioni. Non è un caso che, nel bilancio chiuso il 30 giugno 2003, il Milan abbia iscritto ben 28 milioni e 900 mila euro di plusvalenze fittizie
INSOSPETTABILI INTESE
Altra società “forte” del sistema è stata la Roma che in quanto a plusvalenze non si è fatta proprio mancare niente: nel 2001 i giallorossi cedono al Parma Gurenko, Poggi e Mangone in cambio di Lassissi, Longo e Fuser. Per entrambe le società grandi affari: plusvalenza di 25 milioni di euro per i capitolini, di 26 milioni per i ducali.
Ma è solo l’inizio. L’anno successivo i sofferenti bilanci giallorossi registrano un inaspettato attivo di 790.000 euro, ma solo grazie all’enorme cifra di 95,3 milioni, garantita dalle plusvalenze per la cessione di ben 20 calciatori delle giovanili:
Marco Amelia, Cesare Bovo, Franco Brienza, Simone Casavola, Daniele Cennicola, Daniele De Vezze, Giuseppe Di Masi, Simone Farina, Alberto Fontana, Gianmarco Frezza, Armando Guastella, Daniele Martinetti, Giordano Meloni, Matteo Napoli, Simone Paoletti, Manuel Parla, Marco Quadrini, Cristian Ranalli, Fabio Tinazzi, Alfredo Vitolo
Destinatarie del maxitrasferimento Cagliari, Cittadella, Ancona, Torino, Salernitana, Reggiana, Piacenza, Palermo, Cesena, Cosenza, Livorno, Messina, Napoli e Lecce che hanno contemporaneamente girato alla Roma altrettanti sconosciuti pedatori.
Il club di Sensi ha avuto modo di distinguersi anche per le cessioni di Musacco e Panarelli che hanno fruttato rispettivamente plusvalenze per 2.5 e 10 milioni. Senza dimenticare l’attaccante Quadrini venduto al Napoli per 3,7 milioni di euro dietro corrispondente cifra per il passaggio in giallorosso dello sconosciuto Malafronte.
Curioso come dietro gli affari di Milan, Inter e Roma ci sia quasi sempre stato il Parma dei Tanzi, quel Parma indicato come modello da seguire e salutato come unica “isola felice” del calcio italiano. Non stupisce quindi scoprire che gli emiliani hanno fatto volentieri affari anche con la Lazio. Dal 1998 al 2003 biancazzurri e gialloblu hanno “mosso” oltre 200 milioni di euro, in maggior parte costituiti dai 70 milioni incassati nel 1999 dal Parma per il passaggio dell’argentino Veron alla corte di Cragnotti. La storia si ripete l’anno successivo con la cessione ai biancazzurri di Crespo per 110 miliardi, dietro le contropartite di Almeyda (45 miliardi) e Sergio Conceiçao (35 miliardi). Ce n’è per tutti, insomma.
Grandi protagoniste del “sistema” sono state Inter e Milan che, dimentiche delle loro rivalità, hanno dato il via ad un incredibile valzer di giocatori tra via Turati e via Durini: Nel luglio del 2002 il terzino Francesco Coco, ceduto all’Inter per 29 milioni di euro, ha assicurato ai concittadini rossoneri una plusvalenza di 28,8. Percorso inverso per il centrocampista Clarence Seedorf che ha lasciato i nerazzurri per la stessa cifra. Molti altri calciatori hanno cambiato sponda (Pirlo, Guglielminpietro, Domoraud, West, Simic, Brocchi) facendo nascere sospetti prontamente sopiti dall’inarrivabile umorismo di Adriano Galliani: «Se ci scambiamo giocatori con l’Inter è perché le loro fidanzate sono ormai abituate a vivere a Milano e non saprebbero più farne a meno».
Ma a preoccupare non è il viavai di calciatori già affermati quanto quello di beati sconosciuti che hanno rimpinguato i bilanci di Inter e Milan con plusvalenze tanto benedette quanto irreali. Questi i nomi dell’incredibile giro d’affari meneghino: Ginestra, Bogani, Cordone, Bonura, Polizzano, Di Sauro. Ogni scambio ha fruttato plusvalenze tra i 3,5 e i 5,5 milioni di euro. Altro caso famoso è quello del difensore danese Thomas Helveg che i rossoneri acquistarono dall’Udinese nell’estate del 1998. Helveg fu ceduto all’Inter nel 2001 per 6,2 milioni di euro ma non varcò mai la soglia di Appiano Gentile. Il danese infatti fu ri-prestato ai rossoneri per mille euro a stagione fino al 2003, anno in cui passò finalmente in nerazzurro (L’Inter, che dal 1997/98 al 2004/05 ha ottenuto ben 400 milioni di euro in plusvalenze, è riuscita a cedere, nel 2001, Macellari al Bologna per 12 milioni di euro!).
Questi vorticosi scambi non si sono arrestati nemmeno dopo le promesse di morigeratezza (riduzione degli stipendi, pagamento regolare delle tasse, rinuncia al sistema delle plusvalenze) dei presidenti in cambio dell’ottenimento della Legge Salvacalcio. Nell’estate del 2003, a soli quattro mesi dalla sua introduzione, Milan e Inter sono infatti tornati a praticare il loro sport preferito, dopo il calcio: a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione dei bilanci, le due società hanno messo in piedi un ingegnoso sistema per evitare onerose ricapitalizzazioni dell’ultim’ora. Dal 26 al 30 giugno 2003 l’Inter è riuscita a passare al Milan Alessandro Livi, Giuseppe Ticli, Salvatore Ferraro e Marco Varaldi, mentre il Milan ha contraccambiato con Matteo Deinitte, Matteo Giordano, Ronny Toma e Simone Brunelli . Per entrambe le squadre grandi affari: circa 12 milioni di plusvalenza per il club di Berlusconi, 14 per quello di Moratti.
Tuttavia la Beneamata ha avuto modo di distinguersi anche per un altro paio di episodi storici. Il primo riguarda Gianmarco Frezza, centrocampista nato a Roma nel 1975, acquistato dalla Fidelis Andria nel 1998 per un miliardo e duecento milioni. Dopo una serie di prestiti, viene ceduto alla Roma per l’esorbitante cifra di 8 miliardi e 800 milioni di lire, la quale ricambia consegnando ai nerazzurri Alessandro Frau per 8 miliardi e 500. I giallorossi, a loro volta, prestano Frezza al Palermo e un anno dopo lo vendono al Torino per 15 miliardi di lire, intascando un’altra plusvalenza.
Il secondo caso è un capolavoro della dirigenza interista e si riferisce alla cessione di Hernan Crespo al Chelsea: l’attaccante argentino, acquistato nel 2002 dal Parma per 38 milioni di euro, viene venduto agli inglesi l’anno successivo per “soli” 24 milioni. Apparentemente una minusvalenza (il calciatore, dopo un anno di ammortamento, “valeva” 28,5) se non fosse che, due mesi prima della cessione, l’Inter è riuscita a svalutare il calciatore di 20 milioni grazie alla Legge Salvacalcio. In questo modo ha ottenuto una bella plusvalenza di 15,5 milioni! Stesso discorso con Cannavaro, che passa alla Juve nel 2004. Dapprima svalutato a circa 400mila euro, poi venduto a 10!
Altre perle con l’indirizzo di via Durini sono la doppia cessione nello stesso anno di Matteo Ferrari (nel 2001/02 fu dapprima venduto al Parma con plusvalenza di 8,5 milioni euro, riacquistato in comproprietà dall’Inter, infine rivenduto ancora al Parma con un’altra plusvalenza di 1,5 milioni) e la doppia comproprietà di Mohamed Kallon: nella stagione 1999/2000 la prima comproprietà con la Reggina frutta una plusvalenza di 1,4 milioni di euro, la seconda con il Vicenza 11,5.
Per quanto riguarda il Milan, invece, altri proficui affari vanno in porto nel 2003 grazie alla collaborazione del Parma: il Milan cede Marco Donadel, Davide Favaro e Mirco Stefani in cambio di Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari, per complessivi ricavi di 7,892 milioni. Non è un caso che, nel bilancio chiuso il 30 giugno 2003, il Milan abbia iscritto ben 28 milioni e 900 mila euro di plusvalenze fittizie
INSOSPETTABILI INTESE
Altra società “forte” del sistema è stata la Roma che in quanto a plusvalenze non si è fatta proprio mancare niente: nel 2001 i giallorossi cedono al Parma Gurenko, Poggi e Mangone in cambio di Lassissi, Longo e Fuser. Per entrambe le società grandi affari: plusvalenza di 25 milioni di euro per i capitolini, di 26 milioni per i ducali.
Ma è solo l’inizio. L’anno successivo i sofferenti bilanci giallorossi registrano un inaspettato attivo di 790.000 euro, ma solo grazie all’enorme cifra di 95,3 milioni, garantita dalle plusvalenze per la cessione di ben 20 calciatori delle giovanili:
Marco Amelia, Cesare Bovo, Franco Brienza, Simone Casavola, Daniele Cennicola, Daniele De Vezze, Giuseppe Di Masi, Simone Farina, Alberto Fontana, Gianmarco Frezza, Armando Guastella, Daniele Martinetti, Giordano Meloni, Matteo Napoli, Simone Paoletti, Manuel Parla, Marco Quadrini, Cristian Ranalli, Fabio Tinazzi, Alfredo Vitolo
Destinatarie del maxitrasferimento Cagliari, Cittadella, Ancona, Torino, Salernitana, Reggiana, Piacenza, Palermo, Cesena, Cosenza, Livorno, Messina, Napoli e Lecce che hanno contemporaneamente girato alla Roma altrettanti sconosciuti pedatori.
Il club di Sensi ha avuto modo di distinguersi anche per le cessioni di Musacco e Panarelli che hanno fruttato rispettivamente plusvalenze per 2.5 e 10 milioni. Senza dimenticare l’attaccante Quadrini venduto al Napoli per 3,7 milioni di euro dietro corrispondente cifra per il passaggio in giallorosso dello sconosciuto Malafronte.
Curioso come dietro gli affari di Milan, Inter e Roma ci sia quasi sempre stato il Parma dei Tanzi, quel Parma indicato come modello da seguire e salutato come unica “isola felice” del calcio italiano. Non stupisce quindi scoprire che gli emiliani hanno fatto volentieri affari anche con la Lazio. Dal 1998 al 2003 biancazzurri e gialloblu hanno “mosso” oltre 200 milioni di euro, in maggior parte costituiti dai 70 milioni incassati nel 1999 dal Parma per il passaggio dell’argentino Veron alla corte di Cragnotti. La storia si ripete l’anno successivo con la cessione ai biancazzurri di Crespo per 110 miliardi, dietro le contropartite di Almeyda (45 miliardi) e Sergio Conceiçao (35 miliardi). Ce n’è per tutti, insomma.