E' evento straordinario vedere Abete stizzito e sentirlo pronunciare frasi dal significato chiaro. E' quanto avvenuto in coda alla conferenza stampa di Conte, quando fuori dai denti ha anticipato che proporrà alla Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva, il nuovo organo che dovrebbe tutelare l'autonomia e l'indipendenza dei giudici sportivi, la conferma di Palazzi nell'ufficio di Procuratore Federale e, se non abbiamo capito male, anche di tutti gli altri protagonisti dei deferimenti e delle sentenze sul caso Conte.
La prima riflessione che si impone è che Abete interpreta il suo ruolo come un monarca assoluto: ammette le critiche sui suoi giudici, ma non le affronta, se non prendendole come un oltraggio al sistema a prescindere dalla loro fondatezza, ragion per cui tutti gli organi della giustizia sportiva vanno confermati a prescindere. Con ciò di fatto sottoscrive le loro decisioni e le ratifica.
Ma questo aspetto appartiene alla fenomenologia del sistema, al contingente manifestarsi di un problema di fondo più importante, che dovrà essere prima o poi affrontato: a che titolo il Presidente della FIGC e la FIGC in genere dovrebbero essere titolari di un potere di designazione dei procuratori federali e dei giudici sportivi?
La FIGC e il suo Presidente sono organi "politici", fanno valutazioni di ordine generale o particolare, ma comunque attinenti all'amministrazione e alla normazione dell'ordinamento calcistico.
Politica è stata finora la scelta degli organi di giustizia sportiva e politiche sono le valutazioni di sostegno a posteriori del loro operato: il rischio è che anche le sentenze siano sentenze politiche, perché questo di fatto chiede con le sue esternazioni Abete.
La designazione e la nomina degli organi della giustizia sportiva sono decisioni che invece dovrebbero comportare una valutazione tecnica e non politica: l'idoneità dei candidati a ricoprire dette cariche dovrebbe essere il nucleo di questa valutazione tecnica.
Diversamente è inutile parlare di separazione dei poteri, come fanno Petrucci e Abete a proposito dell'ordinamento sportivo: Abete e Petrucci fanno le designazioni per gli incarichi in base ad una valutazione "politica", come politica è la natura della FIGC e del CONI, e non tecnica, come dovrebbe avvenire per organi tecnici, quali la Commissione di Garanzia, la Procura Federale e gli altri organi giudicanti.
Quindi effettiva separazione dei poteri e nomine su base tecnica dovrebbero essere al primo posto dei progetti di riforma della giustizia sportiva.
Bene l'istituzione della Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva, ma va tagliato il cordone ombelicale con la FIGC e il CONI, se si vuole realizzare la separazione dei poteri nell'ordinamento sportivo. Attualmente, infatti, quattro membri della istituita commissione sono di nomina del Consiglio Federale FIGC e due di nomina del Presidente del CONI.
Dovrebbe essere invece il Governo, attraverso il Ministro competente, a nominare i membri di questo organo di garanzia, scegliendoli tra personalità aventi requisiti di eccellenza e un curriculum di prestigio, secondo criteri predefiniti con norma dello Stato.
E' l'ordinamento generale, lo Stato, che deve porsi come garante finale per il tramite della Commissione di Garanzia, affinché l'ordinamento sportivo si adegui, senza tentennamenti e senza disparità di trattamenti, ai principi generali della Costituzione, della comunità internazionale e della comunità europea in tema di giurisdizione. La c.d. "peculiarità" dell'ordinamento sportivo è termine indefinito che troppo spesso nasconde o può nascondere l'arbitrarietà delle sue decisioni. Ed è ora di finirla.
Dovrà poi essere questa Commissione di Garanzia a gestire le nomine di procuratori e giudici sportivi, in piena autonomia da FIGC e CONI, secondo criteri concorsuali (titoli e/o esami), aperti ai possessori di requisiti minimi di competenza tecnica, se si vuole evitare che attraverso nomine politiche si introducano nell'organigramma della giustizia sportiva persone non sempre all'altezza della competenza tecnica richiesta, tanto più fedeli alle direttive politiche quanto più sprovvisti di competenza tecnica. FIGC e CONI non debbono avere alcun potere di intervento e decisione nel procedimento di nomina, se non una puramente formale presa d'atto degli esiti del concorso.
La giustizia sportiva, com'è ora strutturata, assomiglia invece alla giustizia ottocentesca che si amministrava nelle monarchie assolute. Altro che separazione dei poteri e organizzazione su base democratica.
Da questo assetto discende poi la scelta di un sistema processuale di tipo fortemente inquisitorio, quale è l'attuale Codice di Giustizia Sportiva.
Ma questo, nel dettaglio, lo vedremo nelle prossime puntate.
Leggi la prima parte!
Rispetto per la Giustizia Sportiva! /2
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