campoE' da un po' di tempo che non riesco a digerire il nostro calcio. Sarà anche colpa dell'overdose fatta fra campionato e coppe nel corso dell'anno, ma l'insofferenza arriva da più lontano. La radice è in quella maledetta estate del 2006. Calciopoli è stata la morte del calcio italiano. Volevano ripulirlo ma lo hanno insudiciato ancora di più con sentenze sporche figlie di un processo da bar. Hanno ammazzato la Juventus, hanno ferito gravemente altre squadre, tutto questo in assenza di illeciti. In quell'estate c'era un ministro che scodinzolava sul pullman mondiale e che voleva cambiare il calcio. Voleva ripartire più equamente i diritti televisivi e ci ha fatto una legge. Che belli i tempi in cui vinceva lo scudetto il Verona! Ma oggi la competizione vera è quella internazionale e il campionato italiano sembra sempre più un torneo "inter" aziendale per grazia ricevuta. Come se non fosse bastata calciopoli, adesso ci saranno anche gli effetti di questa legge nefasta a far soffrire i bilanci delle squadre che negli ultimi vent'anni hanno fatto grande l'Italia in Europa (Juventus e Milan: ce ne sono altre?).

Ma gli errori sul calcio italiano dell'ultimo ventennio hanno un'origine ancora più remota se penso a che razza di stadi ci ritroviamo. Stadi vecchi e fatiscenti con l'occasione di Italia '90 sprecata per erigere cattedrali nel deserto che magari già sono state abbattute come nel caso del Delle Alpi a Torino. Dovevano essere non stadi solo per il calcio ma strutture polivalenti. Il caso più eclatante è quello della mia Padova, lo "stadio delle tangenti", poi ribattezzato Euganeo. La distanza fra le curve e il terreno di gioco è improponibile e forse da primato perché bisognava costruirci la pista per l'atletica. Non contenti di questo ci hanno costruito gli spalti senza nemmeno seguire l'andamento delle curve della pista ma piazzandoci gradinate in rettilineo. Lo stadio più assurdo e brutto d'Italia. Per che cosa poi? Per farci un meeting di atletica leggera all'anno e pure con entrata gratis per il pubblico. Complimenti a lor signori!** Il presidente del Comitato Organizzativo dei mondiali era Luca Cordero di Montezemolo, uno che con il calcio non ci ha mai azzeccato (Juventus di Maifredi docet). La logica di certe scelte è tutta di quel Comitato. Si doveva seguire una regola elementare: il calcio genera ricchezza per gli altri sport? Bene, si fa in modo che il calcio sia sempre più all'altezza delle proprie esigenze realizzando strutture "ad hoc" per renderlo più competitivo. E invece no, si sono fatte strutture che il calcio lo hanno penalizzato togliendogli appeal. Si tratta di decisioni che alla stregua dei conti hanno portato lo spettatore medio di certe piazze a seguire il calcio alla tv, in un Paese in cui la televisione sembra essere il primo problema e la prima risorsa del paese. Il risultato è che oggi il campionato tedesco (media di 37.100 per partita), quello inglese (36.100) e quello spagnolo (25.600) fanno più spettatori di noi (23.000).* Guardate i loro stadi!

E fuori dagli stadi? Negli altri paesi impazza il merchandising, quello legale. In Inghilterra si fatturano 171 milioni a questo proposito, in Spagna 145, in Germania 127, in Francia 86. E in Italia? Appena 64! Non sarà per caso anche perché fuori da ogni stadio si vende merce contraffatta in barba a una legge che non viene fatta rispettare? Gira e rigira è sempre un problema di cattiva legislazione e di mancato controllo quello che regola il gap, sempre più forte, fra l'Italia e i principali mercati calcistici d'Europa. Che dire poi della violenza che anche in questi anni ha generato lutti e leggi speciali, mentre altrove si è da tempo risolto brillantemente il problema?

La politica continua a sonnecchiare. Servirebbe una legge quadro sul calcio che riprendesse in mano l'intera materia a livello di legislazione, ma invece si parla tanto senza fare nulla. Gli stadi dovrebbero essere di proprietà delle società in modo da diventare veramente polivalenti quali strumenti per generare business (e non polivalenti con riferimento a piste per l'atletica spesso inutili). Da questo dipenderebbe anche una diversa gestione del problema "violenza". Il merchandising dovrebbe essere solo quello legale, con la conseguenza di maggiori introiti per le società, ma si dovrebbe avere la forza di mettere al bando ogni contraffazione dei marchi per uso commerciale.

Stadi e merchandising sono forse i due aspetti cardine da cui può discendere un ciclo virtuoso in grado di investire positivamente il calcio italiano. In Italia invece sembra che esistano solo i diritti e i ricavi televisivi dove infatti siamo fortissimi. Come diritti, con i nostri 732 milioni, siamo secondi solo all'Inghilterra (880), precedendo Francia (565) e Spagna (557), mentre per tv e ricavi guidiamo la speciale classifica con un 63%, precedendo Francia (58%), Spagna (42%) e Inghilterra (39%). Ormai il calcio italiano sembra dipendere solo dalle televisioni. Servirebbe una risposta politica per invertire la tendenza, ma non di quella stessa politica che il nostro calcio l'ha affossato.

*Fonte dei dati: SportMarkt

**Stadio Euganeo di Padova. La distanza massima dagli spalti al campo è 180 metri... E' istruttivo leggere la storia di questo stadio: http://it.wikipedia.org/wiki/Stadio_Euganeo