Sui giornali sportivi l'eco della polemica Paolillo-Platini sui debiti dell'Inter s'è spenta subito. Il presidente dell'Uefa ha dichiarato che nessuno sarebbe così stupido da comprare una società indebitata come quella nerazzurra; l'amministratore delegato Paolillo, dopo essersi sforzato per trovare le parole giuste, ha replicato che Platini non sa di bilanci e che l'Inter di Moratti non ha debiti con le banche; c'era da avviare una bella inchiesta piena di numeri che avrebbe interessato anche gli avventori del bar sport; ma si vede che è di quelle non ricomprese nel "rosa" della vita, o forse Ruggiero Palombo era troppo impegnato ad interpretare e scrivere sulla tosse di Bergamo e le sensazioni di Martino: fatto sta che l'eco era lì ma, come dicevamo, è stata subito zittita.
Rischiavamo così di essere i soli, col nostro blog, a tener vivo l'argomento, ma l'8 novembre ci è venuto in soccorso Gianni Dragoni che sul Sole 24 Ore ha pubblicato un bell'articolo dal titolo "Il pallone gonfiato dai debiti". Un bell'articolo, perché richiama la polemica che non interessava più a corrieri e gazzette, e anche perché dà corpo e sostanza, con le nude cifre dei bilanci, a quelle indicazioni che ci siamo sforzati di individuare con le nostre ricerche sul sito, nella sezione Bilanciopoli.
Estrapolando dall'articolo del Sole quello che riguarda la società del grande mecenate Moratti, ci sono due spunti da sottolineare:
1. anzitutto c'è scritto a chiare lettere che NON è vero che l'Inter non abbia debiti con le banche. Osserva Dragoni che i debiti ci sono: ci sono quelli diretti dell'Inter (48,3 milioni), ma ce ne sono anche altri, e precisamente: "Il club nerazzurro ha dato in pegno il 100% della controllata Inter Brand srl a Banca Antonveneta, per un valore pari a 40 milioni, a garanzia del finanziamento da 120 milioni ottenuto da questa società il 9 giugno 2006" (è appena il caso di aggiungere che, essendo Inter Brand srl, del figlio di Moratti, controllata al 100% dall'Internazionale di Moratti, i debiti del figlio ricadono sul padre; il mutuo con Antonveneta va considerato cioè nei debiti dell'Inter, rientra nel suo bilancio consolidato).
2. quanto poi ai debiti in generale (con le banche e con le altre società, con le controllate e in generale con terzi), l'articolo del 24 Ore osserva che l'Inter a giugno 2009 ne ha per 431,55 milioni, in aumento rispetto ai 395 dell'anno prima e solo lievemente alleggeriti dai corrispondenti crediti, che ammontano solo a 55,34 milioni. Abbiamo così il dato sui debiti netti (376,22 milioni) che sono quelli, aggiungiamo noi, che la Covisoc dovrebbe tenere sotto controllo per evitare che superino certi parametri (un terzo del fatturato fino a quando l'argomento era di dominio pubblico)
Se pensiamo, allora, alla risposta polemica di Paolillo possiamo dire che l'eco del giornale della Confindustria suona come uno sputtanamento per Paolillo e per l'Inter; questo forse è il motivo per cui sui corrieri e sulle gazzette si è messo il silenziatore alla polemica, ma questo sarebbe ancora il meno, perché non è la prima volta che sui bilanci dell'Inter si dicono o scrivono delle sciocchezze, se ne potrebbe scrivere un libro. Il fatto è che l'articolo, essendo il giornale specializzato proprio nell'analisi dei bilanci, fa notare la gravità della situazione in generale della serie A e in particolare proprio dell'Inter che è prima, non a caso, anche in questa graduatoria: la società di Massimo Moratti non solo ha debiti netti che sfiorano i 400 milioni, ma nell'ultimo anno ha creato un buco di 154,4 milioni e partecipa al campionato e alla Champions 2009-10 con un patrimonio netto negativo (-28,32 milioni al 30 giugno).
Viene così fuori dalle pagine del Sole una fotografia davvero impietosa: se pensiamo che Inter Brand possiede il marchio dell'Inter (metaforicamente la maglia nerazzurra) e Moratti ha dovuto darla in pegno per il mutuo, si potrebbe proprio dire, metaforicamente e non solo, che quello che ci fa vedere il Sole 24 Ore è un Moratti rimasto praticamente in mutande; è la fotografia di una società che, come diceva Platini, nessuno sarebbe così stupido da comprare, anche dopo la rassicurazione per finta di Paolillo.
Osserviamo, a questo punto, che non a caso già due anni fa sul nostro sito avevamo pubblicato l'articolo 'Quanto vale Moratti in mutande'; non a caso, perché la grave situazione dell'Inter è come quella di un malato cronico, non è una scoperta di questi giorni: e questo obbliga a due osservazioni importanti per un sito come il nostro di discussione e approfondimento sul calcio e i suoi problemi.
La prima fa riferimento alla giustizia sportiva e al suo funzionamento circa gli illeciti riferiti all'elusione della normativa federale (Codice di Giustizia Sportiva e N.O.I.F.) in tema di sana e corretta gestione. Qui non c'è più un sito di tifosi visionari, o peggio, che sproposita sui bilanci, qui siamo davanti al giornale economico più autorevole in Italia, e tra i più autorevoli in Europa, che riporta numeri precisi di una situazione che, normativa alla mano, può essere maturata solo in presenza di azioni illecite e perseguibili. Perché non sono state perseguite? Lo saranno adesso che ne scrive il Sole 24 Ore?
La seconda osservazione è di prospettiva. A meno di non pensare che l'Inter vinca tre Champions di fila oppure non venda ogni anno un Ibra per cento milioni, è evidente che il suo bilancio non potrà diventare sostenibile in tre anni; c'è una conseguenza non da poco: se l'Uefa attiverà le misure annunciate in tema di fair play finanziario, la società rischierebbe di non potersi iscrivere alla Champions (alla Gazzetta magari scriverebbero che ci penserà comunque il grande mecenate Moratti a metterci quanto serve; noi, sarà che non siamo vincolati solo al rosa della vita, abbiamo dei forti dubbi, e pensiamo che possa essere istruttiva la situazione della Roma con Unicredit che comincia a mandare gli ufficiali giudiziari per i pignoramenti già autorizzati).
La situazione descritta da Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore dell'8 novembre 2009 richiama quella del 2006, quando la società nerazzurra andava incontro, causa anche l'onere della salva-calcio, ad un buco di bilancio di 250 milioni; anche allora Moratti era metaforicamente, e non solo, in mutande; come abbiamo documentato sul nostro sito, l'amministratore Paolillo, da poco arrivato all'Inter (l'Uefa era all'epoca silente), s'è inventato il gioco di prestigio di Inter Capital, stampando in un colpo più di 200 milioni di euro finti, quasi che Moratti l'avesse chiamato apposta. Ci chiediamo oggi, vista la polemica di Paolillo con Platini e il silenzio dei giornali sportivi, se anche adesso a Milano non stiano preparando un altro simile gioco di prestigio; questo è l'allarme che lanciamo alle autorità di controllo, dopo aver fatto tesoro della situazione della Roma.
Anche il Sole 24 Ore fa vedere Moratti in mutande
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