E così, dopo ben tre udienze Narducci, PM del processo Calciopoli di Napoli, ha finalmente concluso la sua requisitoria. Una requisitoria che s'è “allargata”, rispetto alle previsioni iniziali di due udienze, facendo slittare tutto il calendario degli interventi successivi. Ma l'aver occupato un'ulteriore udienza non ha minimamente rafforzato la tesi dell'accusa, tutt'altro.
Perché adesso, a requisitoria finita (in realtà deve ancora parlare il PM Capuano, ma non crediamo che possa aggiungere nulla di nuovo per l'accusa), possiamo tranquillamente affermare che Narducci ha recitato il copione di una fiction. Una fiction liberamente ispirata al mondo del calcio. E della fiction vi sono tutte le caratteristiche: il cattivo ed i suoi soci, i buoni vessati, gli ignavi che per paura o semplice tornaconto non parlano ed infine gli eroi che con il loro intervento smascherano e fanno capitolare i cattivi. Una fiction scritta nel 2006 e seguita pedissequamente, senza nessuna concessione alle esibizioni degli attori chiamati a “recitare” a Napoli.
E chi non si è attenuto al copione è stato bollato come uno che o non sapeva o non raccontava la verità. E così Ancelotti, i due notai ed i giornalisti presenti al sorteggio non raccontano la verità, o quanto meno sono reticenti. Le testimonianze dei vari osservatori che riportano un'altra verità rispetto al copione: irrilevanti. Gli assistenti che testimoniano discolpando gli arbitri (su tutti la testimonianza di Camerota che riferisce di aver segnalato lui a Dattilo che Jankulovski andava espulso perché durante la partita Udinese-Brescia aveva colpito con un pugno un avversario): dimenticati. Ed in generale tutti gli elementi e le testimonianze che non si adattano alla fiction sono stati accantonati, tralasciati, insabbiati. Narducci non ha lasciato spazio alcuno alla modifica del suo copione e lo ha difeso strenuamente, a scapito della verità. E nell'ultima udienza s'è avuto un'ulteriore dimostrazione di intransigenza di Narducci. A suo dire i sorteggi erano truccati, e a sostegno di questo vi sarebbe la testimonianza di un teste definito fondamentale: Manfredi Martino. Sì, proprio lui, Manfredi Martino, l'sms più veloce della FIGC, il segretario della CAN che preparava le sfere per il sorteggio. E proprio la fase preliminare all'estrazione è quella finita sotto la lente di Narducci. Quella è la fase, a suo dire, in cui veniva iniziato il taroccamento, inserendo i bigliettini voluti nelle sfere prescelte perché riconoscibili. Sfere che, con maestria degna di Silvan, Pairetto estraeva alla bisogna. E conta nulla il fatto che fossero i giornalisti ad estrarre le palline e che ci fosse un notaio con le urne praticamente attaccate al naso. Facciamocene una ragione: i sorteggi “devono” essere stati truccati, il copione di Narducci dice questo! Altrimenti viene a mancare la scena madre e tutta la fiction perde di corpo.
E a supporto di questa tesi Narducci cita, tra l'altro, la testimonianza di Zamparini, che il PM ha qualificato “di fondamentale rilevanza”. Zamparini ha riportato in aula il suo incontro con Moggi prima di Verona-Palermo, partita del campionato di B 2003/2004, incontro che il presidente del Palermo non riesce a collocare con precisione nel tempo e quindi, tanto per iniziare, non si sa se il sorteggio fosse già avvenuto o meno. Ricordate? Moggi chiede quale sia l'arbitro desiderato e Zamparini, dopo aver sentito Foschi, risponde: Rizzoli. Moggi alza il telefono e parla con un interlocutore misterioso, “ma si trattava evidentemente di persona che aveva capacità decisionali per le designazioni” chiosa Narducci. E poi arriva veramente Rizzoli. Questa è una prova “regina”, a dire di Narducci. Sarà, ma Narducci omette di segnalare che quel sorteggio lo realizzò il suo “testimone fondamentale”, senza la presenza di nessuno dei due designatori. Quindi, signor PM: o quel sorteggio non era truccato, ed allora il racconto di Zamparini è ininfluente, o era truccato ma il taroccatore non poteva che essere il suo "testimone fondamentale". Testimone fondamentale che, pur partecipando attivamente a taroccare i sorteggi, non è mai stato indagato. Strano ma vero. E tutta la prima parte della terza giornata Narducci l'ha impiegata a ribadire che il sorteggio era truccato, citando tutte quelle che a suo dire sarebbero le prove: palline rovinate, scheggiate, ammaccate, e telefonate in cui sembra che Moggi conosca in anticipo gli arbitri estratti per la Juventus, quando invece in aula la difesa ha prodotto molti comunicati dell'Ansa, antecedenti alle telefonate di Moggi, in cui vengono comunicati gli esiti dei sorteggi. E tra le prove vi sarebbe una foto di Pairetto che osserva attentamente l'urna con le palline. Forse Pairetto stava provando con l'ipnosi a far venir fuori la pallina voluta. E le testimonianze di chi vi partecipò direttamente, estraendo le palline o verbalizzando la correttezza dell'operazione, sono inattendibili, in quanto giornalisti e notai sarebbero stati letteralmente gabbati dall'abilità dei due designatori. Il copione prevedeva poi la scena delle cene “riservate”, aggettivo che Narducci utilizza spesso per enfatizzare i rapporti tra Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Lanese e Mazzini. Riservati come i presunti colloqui sulle sim svizzere. Cene che sarebbero la dimostrazione dell'esistenza del sodalizio, e Narducci di incontri riservati ne conta 13 o 14, "cene in cui sicuramente si parlava di calcio", afferma Narducci. Ma nulla ha detto sulle altre cene che i designatori intrattenevano con altri personaggi del mondo del calcio, perché altrimenti queste cene perdono il requisito dell'eccezionalità e dell'unicità; ma non crediamo certo che nelle cene con Moratti e Facchetti, o con Lotito, o con i Della Valle, o con i Tanzi, Sacchi e Baraldi e con tutti gli altri presidenti di A e B si parlasse della “critica della ragion pura” di Kant. E Narducci ha riproposto anche la scena dei vantaggi economici indiretti agli arbitri associati i quali, arbitrando di più, percepivano compensi più elevati, tralasciando anche in questo caso quanto detto da De Santis che, in una sua dichiarazione spontanea, ha elencato i guadagni di ogni arbitro nel campionato 2004/05, elenco che vede nei primi posti arbitri non associati, nell'ordine: Collina € 145.000, Paparesta € 137.000, Rosetti € 130.000 e Farina € 127.500.
Ed infine Narducci non ha dimenticato di descrivere le ingerenze di Moggi nel mondo dell'informazione, elencando le telefonate di Moggi con Baldas e Biscardi, che una così grande influenza avrebbero avuto nell'ambiente del calcio, vista l'istituzione della patente a punti per gli arbitri.
Francamente ritenere che il processo di Biscardi potesse spostare gli equilibri nel mondo del calcio è come ritenere che il sole gira intorno alla terra. Altro che Copernico, una controrivoluzione narducciana. Ma mentre Baldas e Biscardi sono considerati solo due strumenti nelle mani di Moggi, un terzo giornalista è considerato un associato: parliamo di Ignazio Scardina. Scardina all'epoca dei fatti era redattore capo nella redazione sport della RAI. Narducci lo dipinge come un sodale di Moggi a sua disposizione nell'ammorbidire Pieroni, che aveva rilasciato un'intervista critica nei confronti di Moggi, e soprattutto nell'esaudire i desideri del capocupola che alla Scarnati preferiva Venerato al seguito della Juventus. Eh sì, con Venerato al seguito la Juventus avrà guadagnato almeno 5 o 6 punti, altro che Nedved e Trezeguet! Peccato che i numerosi testimoni sentiti in aula abbiano smentito clamorosamente questa tesi riproposta ad onta di quanto emerso in aula. E a testimoniare erano stati chiamati lo stesso Pieroni ed i colleghi di Scardina: Carlo Paris, Fabrizio Failla, Fabrizio Maffei ed infine Andrea Giubilo.
In buona sostanza tutta la requisitoria di Narducci è stata improntata a ripercorrere le informative di Auricchio senza nessun scostamento e senza nessuna concessione a quanto emerso in aula, come se decine di udienze ed oltre 60 testimoni fossero passati invano, senza nulla aggiungere o raccontare sul mondo del calcio. Un affresco disegnato da Narducci che si discosta palesemente dalla realtà, perché adesso, a dibattimento finito, appare chiaro che non esisteva nessuna cupola a monopolizzare il mondo del calcio. Perché non possiamo dimenticare tutte le intercettazioni ascoltate e trascritte, che forniscono una diversa visione generale dei fatti. E per fortuna Narducci non ha avuto l'ardire di riaffermare in aula che “piaccia o non piaccia” gli altri non telefonavano. Ma si è limitato a far finta che le altre telefonate non esistano. Non esistono, quanto meno nella sua requisitoria, i contatti di Facchetti con i designatori, non esistono i contatti tra Manfredi Martino e Meani, e non esistono le migliaia di telefonate di Meani con arbitri, assistenti e designatori. E non esistono, sempre nella requisitoria del PM, tutte le telefonate degli arbitri prima durante e dopo le partite. Telefonate che danno evidenza ai reali rapporti tra arbitri e designatori, e soprattutto dimostrano la buona fede dei direttori di gara. Ma dar rilievo a queste telefonate significava smentire la teoria per cui le telefonate avvenissero solo su sim svizzere. Significava quindi far crollare il pilastro centrale dell'accusa. Perché un aspetto di grande rilievo, bisogna sottolinearlo, è che l'accusa poggia le sue basi su dei fatti di nessun rilievo penale: le cene “segrete” in cui si pianificavano le attività criminose e le sim svizzere non intercettate, ovvero elementi di nessun rilievo giuridico. Non si sa infatti cosa si siano detti in quelle cene, e cenare con amici/conoscenti non può essere considerato un reato; così come non si sa chi possedesse le schede svizzere, né tanto meno quali conversazioni si siano svolte e chi abbia parlato con chi. E quando Narducci cita le telefonate tra Moggi e Giraudo non coglie mai l'atmosfera in cui i due si dovevano muovere. Da molti mesi i dirigenti della Juventus avevano la netta percezione di essere ormai alla fine della loro avventura e che il riassetto in seno alla proprietà della Juventus inevitabilmente li avrebbe spazzati via. E notizie in tal senso le ricaviamo da alcune telefonate di Moggi con Tosatti, ed ancora di Moggi con Materazzi (padre) e con un generale della Guardia di Finanza, che riportavano voci di un Montezemolo pronto a farli fuori. E se la situazione interna era traballante quella esterna non era da meno. Come può Narducci scartare tutte le conversazioni di Meani con Galliani, in cui è solare che il Milan tutto appare meno che la squadra vessata? Non crederà anche lui come Auricchio che il Milan non abbia televisioni? O che una puntata di Biscardi avesse maggior peso di “Controcampo” e della redazione sportiva di Mediaset? Tutti abbiamo sentito Meani che, parlando con Galliani, gli chiede l'autorizzazione ad appoggiare un loro uomo nella CAN B, affermando che “è un bene se abbiamo il controllo anche nelle categorie minori” e Galliani lo esorta: “Spinga spinga”. E ancora, all'indomani di Siena-Milan, abbiamo sentito Galliani chiedere a Meani se avesse parlato con i due ex designatori, palesando il fatto che l'epoca di Bergamo e Pairetto come designatori era ormai agli sgoccioli e che il Milan stava preparando la strada a Collina, non certo malvisto a Milano. Narducci ricorda la telefonata di Collina che pianificava un incontro riservato (questo si che lo era!) nel giorno di chiusura del ristorante di Meani?
Una requisitoria, quindi, che non ha colto la realtà delle forze in campo, esagerando ed ingigantendo l'influenza di Moggi e Giraudo che, ormai delegittimati dalla stessa proprietà Juventus, avevano visto affievolirsi la loro influenza in FIGC (emblematico è quanto avviene in occasione della morte del Papa: Moggi spinge per giocare, Galliani è per il no, e non si giocherà), con Baldini che predicava ribaltoni e sognava di prendere il posto di Moggi a Torino, e con Galliani Presidente di Lega che, in una delle migliaia di telefonate con il suo luogotenente Meani, quasi incazzato, abbiamo sentito dire: “Ma Lei pensa che io dormo?!”. Ecco: forse Narducci pensa che il Milan e Galliani dormissero veramente e subissero le angherie di Moggi; di certo dopo questa requisitoria non siamo sicuri che Morfeo non abbia accolto tra le sue braccia il PM Narducci durante le molte e spesso noiose udienze del processo.
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