Alla schiera di chi non crede a tutto quello che racconta Nucini si sono recentemente iscritti nomi di spicco come quelli dei pm Narducci e Capuano che, chiedendo di riascoltare Nucini, lo presentano nella nuova veste di "arbitro che aveva fatto parte dell'organizzazione", di fatto dimostrando di credere alla versione data da Gianfelice Facchetti e Fabio Monti e non alle giustificazioni di Nucini raccolte nella deposizione del primo dicembre 2010. Alla fine il bi-testimone Nucini cosa porta come prove documentate utili all'accusa? Lo analizzeremo in più articoli, perché le due testimonianze di Nucini sono molto diverse ed a loro volta diverse da quanto lo stesso aveva dichiarato a verbale nel 2007 ai carabinieri. L'unica cosa sicuramente provata da Nucini, e confermata da Gianfelice Facchetti, è il rapporto non consentito dai regolamenti con Giacinto Facchetti. Non essendo Nucini un imputato, i pm non evidenziano, come avevano fatto in altre occasioni, per esempio nel caso della mancata refertazione di Paparesta, il mancato rispetto del regolamento calcistico, non si occupano della lunga e dettagliata parte della deposizione relativa ai luoghi di incontri "riservatissimi" e ai riscontri forniti sui numerosi colloqui di lavoro procurati da Facchetti. Quella è roba per le difese.
Narducci, esaminando Nucini, entra subito nel vivo, inizia dall'iniziazione, come l'ha definita Nucini nella sua deposizione del primo dicembre 2010, quando ai marescialli che lo vanno ad interrogare a Milano racconta spontaneamente che, "come in tutte le organizzazioni allorché entra a farvi parte un nuovo partecipe", anche lui ha ricevuto una sorta di iniziazione, e che quella era stata la sua "netta impressione". Siamo sempre a livello di impressioni, badate bene, non di prove. Nucini dice che quella iniziazione lo porta a conoscere, dopo pochi giorni, Moggi al Concord. Nucini, sollecitato dalle domande di Narducci, racconta l'episodio accaduto prima della partita Livorno-Messina con l'appello al Santuario di Montenero, che riporteremo dopo.
Prima evidenziamo che Narducci dimostra interesse a sapere dal teste se fosse rituale quel riconoscimento effettuato presso un Santuario e non presso lo stadio, e Nucini risponde: "Mah, nel regolamento del gioco del calcio c’è scritto che l’appello e il riconoscimento delle squadre va fatto all’interno dello spogliatoio… non è previsto un altro luogo".
Dopo aver raccontato i fatti, Nucini aggiunge che il giorno dopo riceve i complimenti di Ghirelli e di un dirigente del Viminale e che "di questi complimenti ho comunicato tutto dopo a Paolo Bergamo"; e Narducci chiede: "Ha avuto possibilità di discutere di questa vicenda anche con i designatori?"; e Nucini risponde: "Ma loro… detto esplicitamente che abbia fatto bene o fatto male… mai". Questo è il primo cedimento della memoria di Nucini in questa sua seconda testimonianza, perché nel verbale del dicembre 2010, invece, dichiara: "Avvertii Bergamo dei complimenti ricevuti da T. e Ghirelli ed il designatore oltre a dimostrarsi molto felice e contento per il mio comportamento si disse soddisfatto dei complimenti che avevo ricevuto". Quindi Bergamo si era espresso esplicitamente, altro che "mai".
Il bello viene quando è il turno dell'avvocato Prioreschi che, dopo un elenco delle precedenti deposizioni e testimonianze di Nucini, chiede: "Lei, in queste precedenti circostanze, in particolare a dibattimento di questo processo, quando si era impegnato a dire la verità e a non nascondere nulla di quanto a sua conoscenza, non ha riferito di Livorno-Messina, di Avellino-Messina, dei numeri, delle schede. Me lo dice come mai? Livorno-Messina, Lei ha raccontato l’identificazione al Santuario, la telefonata di Bergamo, la telefonata di Fabiani che gli dice: "T’ha chiamato il capo?"; e questa è una circostanza che Lei la viene a raccontare a dicembre 2010 ai Carabinieri, e poi stamattina qua? Scusi eh, mi pare una circostanza rilevante...". Anche il Presidente Casoria chiede: "Lei perché non ha detto questo fatto, siccome era un fatto che è ritenuto dimostrativo di una certa cosa, Lei perché non l’ha detta qui l’altra volta che è venuto?". Eh già, perché?
Nucini, che quando è interrogato dal pm è calmo, risponde subito in modo preciso, punto e virgola, e chiede anche conferma ("Era questa, no, Pubblico Ministero?"), quando è controesaminato dai difensori si incarta spesso, tergiversa, come in questo caso: "Ma… a parte il fatto che questa… di questa… io sono venuto a testimoniare quanto avevo testimoniato alla Giustizia Sportiva, al Dottor Borrelli, ai Carabinieri…". La Casoria deve intervenire: "Che c’entra il dottor Borrelli, lasci perdere il dottor Borrelli. Lei adesso deve rispondere a queste domande qua, deve rispondere perché non l’ha detto prima, punto e basta". E qui Nucini dà la risposta buona per giustificare, secondo lui, tutte le precedenti reticenze avvenute dopo il giuramento di riferire tutto quanto a sua conoscenza: "Io credo che dopo che è uscito il memoriale di Facchetti sia anche caduto quel... quel senso di pudore... di pudore... di pudore... quel senso di pudore, di imbarazzo che…". Il Presidente Casoria invita ad andare avanti: "Basta, passiamo… perché ha spiegato che lo ha fatto… ha mentito… non ha… è stato reticente, diciamo così, per onorare la memoria di Facchetti… andiamo avanti".
Ma si parla di Fabiani, cosa c'entra la memoria di Facchetti con Livorno-Messina? E' quello che chiede Prioreschi e Nucini, impareggiabile, risponde: "Era una confidenza… era una confidenza che avevo fatto a Facchetti… io gli ho raccontato… gli ho raccontato fatti concreti… nella nostra confidenza, nelle nostre cose…".
Quindi su ogni reticenza passata basta aggrapparsi al salvagente, senza tema di poter essere smentito da chi non c'è più, che era stata una confidenza fatta a Facchetti? E perché tante altre confidenze fatte a Facchetti le ha riferite già dal 2006? La Casoria stoppa l'incalzante Prioreschi così: "La sua risposta è questa, che l’ha fatto per onorare la memoria di Facchetti. Poi vedremo se è concludente questa sua giustificazione".
Precisiamo che su Livorno-Messina Gianfelice Facchetti non ha detto una sola parola riferitagli dal padre, che Nucini ne parla spontaneamente, senza che i carabinieri gli rivolgano una domanda ed aggiungendo che per quel suo comportamento, che lui ritiene "confacente alle richieste di Fabiani", gli viene data fiducia "tanto da poter conoscere ed incontrare privatamente Luciano Moggi, tramite Fabiani". Quindi quel Livorno-Messina è un argomento strettamente legato all'incontro del Concord, anche quello riferito a Facchetti, eppure raccontato in più sedi senza nessun senso del pudore, senza remore per la memoria di Facchetti.
Nucini in precedenza era stato reticente su Livorno-Messina, e non poteva certo dire che gli era sfuggito un simile episodio sul Messina, squadra anche da lui collegata a Luciano Moggi. Inoltre, durante la testimonianza del 26 maggio 2009 sul Messina aveva insistito con molte domande l'avvocato Messeri, chiedendogli quante volte avesse arbitrato il Messina, e Nucini aveva risposto: "Il Messina è già più difficile da ricordare… vabbè, allora… Fiorentina-Messina, l’ultima stagione…"; Messeri evidenziava: "Per uno che ha fatto un’indagine, del tipo di quelle che ha fatto Lei, considerando che il Messina fa riferimento alla gestione Fabiani, non dovrebbe essere difficile"; e Nucini, sforzandosi per ricordare, non era andato oltre: "Fiorentina-Messina... Ma poi, in Serie B, Ternana-Messina… Avellino-Messina".
Mai a Nucini venne in mente di ricordare anche Livorno-Messina, e su Avellino-Messina, che invece ricordava e che sarà parte rilevante dell'ultima testimonianza, non disse nulla.
Per chi vuole approfondire riportiamo prima il racconto di Nucini in aula e poi una breve analisi di altri fatti accaduti in quella giornata. Sui fatti di Livorno-Messina le cronache riportano versioni diverse, così come la versione del presidente Franza, riportata da La Repubblica del 9 settembre 2003, è diversa da quella di Nucini: "Noi non avevamo ancora deciso con precisione il da farsi quando ci è giunta la telefonata dell'arbitro (Nucini, ndr) che ci avvertiva che il Livorno si era presentato al Picchi. La notizia si è poi rivelata infondata ma l'arbitro ci ha detto di recarci immediatamente allo stadio e noi lo abbiamo fatto. Comunque ho già richiesto per iscritto un verbale di tutto ciò che è successo domenica sera e dimostrerò che il primo riconoscimento davanti all' arbitro lo hanno fatto i giocatori del Livorno. Noi allo stadio non siamo potuti nemmeno arrivare ed il signor Nucini ha potuto effettuare il riconoscimento solo in una piazzola a diversi chilometri dal Picchi". Di questa dichiarazione non abbiamo trovato smentita.
Udienza del 15 marzo 2011.
PM Narducci: Nel settembre del 2003, Lei venne designato per dirigere una partita, Livorno-Messina… Mi ricorda, per cortesia, che cosa avvenne nel corso della giornata in cui si disputa questo incontro?
Nucini: ... le società di Serie B per protesta nei confronti dell’allargamento del campionato, molte squadre decidono di non scendere in campo. Tra queste squadre che avevano deciso di non scendere in campo c’era il Livorno e il Messina. Comunque, la Lega e la Federazione avevano fatto sì che gli arbitri fossero stati designati. E quindi, le terne arbitrali si sono dirette nelle località dove dovevano essere disputate le gare. Io e gli assistenti abbiamo fatto una trasferta del tutto diversa dal solito, ci siam presi molto le cose con calma, abbiamo pranzato, e ci siamo diretti allo stadio sinceramente in ritardo rispetto a quello che dovevamo fare, perché sapevamo che questa gara non si sarebbe disputata. Ad un certo punto, arriva una telefonata dal designatore Bergamo, e mi dice: "Corri allo stadio perché il Messina vuole scendere in campo". Noi eravamo parecchio in ritardo sulla tabella di marcia… penso mancasse un’ora e un quarto… un’ora… un’ora, penso… perché di solito allo stadio bisogna arrivare un’ora e mezza prima… dopo questa telefonata, ha telefonato Fabiani e mi ha detto: "Ti ha avvertito il capo?"; faccio: "Sì"; e quindi finisce lì la cosa… io arrivo allo stadio e non c’era nessuno, chiaramente, allo stadio…
Fabiani era il direttore sportivo del Messina e per "il capo" Nucini presume che intendesse Bergamo. Nucini non chiede a Bergamo il perché di questo cambiamento rispetto alle previsioni, disse che furono attimi di caos, con le forze dell'ordine in subbuglio, finché un funzionario di Pubblica Sicurezza gli dice: "Guarda che un collega con scorta al Messina mi riferisce che non riescono ad arrivare allo stadio perché il Livorno glielo impedisce…".
Le forze dell'ordine indicano il Santuario, dove c’è un parcheggio molto ampio e controllabile, come luogo migliore per fare l'appello del Messina. Nucini racconta che viene fatto salire su una camionetta della Polizia e al Santuario di Montenero formalizza il riconoscimento della squadra del Messina al completo.
Mentre era al Santuario gli giunge la notizia che anche il Livorno sarebbe giunto allo stadio per disputare la gara: "Quindi, io dovevo correre assolutamente allo stadio per formalizzare anche il riconoscimento del Livorno". Allo stadio non c’era nessuno, erano scaduti i 45’ di attesa, il Livorno non era presente, ed era presente il Messina. A termine di regolamento il Messina avrebbe vinto la partita a tavolino. Nucini ricorda che "poi la Lega e la Federazione decisero di annullare tutte le partite anche se 2 o 3… 3 o 4 furono giocate… quindi, furono annullati tutti i provvedimenti disciplinari presi in quelle 3-4 partite".
Quale è il rilievo criminale di questo episodio? In che misura dimostra l'esistenza di un interesse da parte della cupola?
Nucini sottintende che l'obiettivo del designatore è quello di fargli effettuare il riconoscimento, anche in modo non rituale, per favorire il Messina di Fabiani. Questa precisa volontà la evince dal luogo insolito dell'appello, sul quale batte più volte anche rispondendo ai difensori: "... però c’è anche una cosa fondamentale da dire: non si è mai visto un arbitro che vada a fare l’ appello al Santuario", ed ancora: "L’unica indicazione che io ho avvertito come fosse un messaggio chiaro è stato nell’occasione di Livorno-Messina, che sono andato a fare l’appello al Santuario. Quella è stata proprio un’indicazione molto chiara".
Allora per prima cosa è il caso di evidenziare che se erano state fatte le designazioni era normale che si voleva garantire un diritto di chi poteva liberamente scegliere di giocare. Come seconda cosa ricordiamo che a Nucini l'indicazione di andare al Santuario la dà un funzionario di Polizia e che Bergamo, con una breve deposizione spontanea, dichiara che lo sciopero non era ufficiale, che gli arbitri dovevano presentarsi allo stadio ed, eventualmente, riconoscere i giocatori se si fossero presentati.
Bergamo: Non era una cosa semplice, perché io e Pairetto dovevamo stare in contatto con tutti i Questori delle città dove si giocavano le partite, perché chiaramente c’era una mobilitazione anche dei tifosi contrari a questa cosa. A Livorno si verificò cosa? Che mi chiamò il vice-questore e mi disse: "Guarda, Paolo, fate attenzione perché i tifosi, visto che il Livorno non si presenta o ha intenzione di non presentarsi, stanno bloccando il pullman del Messina, quindi c’è una situazione assolutamente difficile perché si rischia di andare incontro a ripercussioni di ordine pubblico che noi vorremmo evitare". Io dissi: "Ma che dobbiamo fare?". Dice: "Guarda, noi garantiamo che il Messina possa recarsi in un posto tranquillo dove però ci deve essere l’arbitro a fare il riconoscimento, perché il Messina non può arrivare allo stadio. Poi l’arbitro ritornerà allo stadio e se ci sarà il Livorno riconoscerà anche il Livorno.
Ma come altre volte in questo processo le cose appaiono, o vengono fatte apparire, come uniche fin quando l'inquadratura è a campo stretto, per poi presentare un altro scenario quando si allarga il campo.
Il riconoscimento al Santuario è irrituale, certo, ma non è un mistero tenuto nascosto, se ne parla diffusamente sui giornali, nessuno si scandalizza del luogo quanto delle condizioni che hanno portato a questa situazione.
Un riconoscimento irrituale, come tutta la giornata, come quello successo in altri stadi e città. Ad Ascoli l'arbitro Rizzoli ha fatto il riconoscimento sul pullman, come scrive il Corriere: "Tra fischi, insulti e lancio di fumogeni, il pullman del Genoa è stato respinto nel suo tentativo di raggiungere il campo. Bloccata alle 19.30 anche l'auto con arbitro e assistenti: Rizzoli ha effettuato il riconoscimento dei rossoblù sul pullman, che ha effettuato un rapido dietro-front". A Pescara Rosetti ha potuto fare il riconoscimento della Fiorentina nello stadio solo perché "il questore Dante Consiglio ordina di aprire alla comitiva viola i cancelli che il club di casa, fermamente deciso a non giocare, avrebbe voluto tenere ben serrati".
La giornata è stata davvero delicata non solo a Livorno e non solo per Nucini, ma in almeno altri quattro stadi: Palermo, Pescara, Ascoli, e Torino.
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