Il processo illecito
Il processo illecito - Pareri: Corrado De Biase
- Dettagli
- By Kefeo
"Non posso sapere perchè la proprietà della Juventus si sia mossa in un certo modo, ma mi sento di dire, al 99%, che la vicenda è stata abilmente pilotata dai vertici della squadra torinese, a cominciare dalla richiesta di Zaccone, che ha lasciato tutti di stucco. Zaccone non è un incompetente, come molti credono, ma è stato solo un attore di questa vicenda.
Bisogna avere, innanzitutto, il coraggio di affermare una realtà: il procedimento di questa estate ha partorito un autentico aborto giuridico. Quando parlo di "aborto giuridico" mi prendo la piena responsabilità di ciò che dico. Quando si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno 6 mesi solo per un corretto iter investigativo, non può che venir fuori un aborto giuridico.
Quando si cassa, per motivi di tempo, un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concede solo 15 minuti per una arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico.
Quando non si concedono agli avvocati difensori degli imputati i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando, infine, si disassegna un titolo ad una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'Internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. Non è un problema di giustizia ordinaria o sportiva: in ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. E non venitemi a parlare di normative UEFA o di liste da dare alla stessa per le coppe europee: i diritti degli imputati, tra cui quello di potersi difendere con i mezzi che l'ordinamento mette loro a disposizione, vengono prima di una partita di calcio. Il punto che mi fa pensare che Zaccone abbia agito su input della proprietà è un altro, e cioè il modo in cui si sono mossi i vertici dirigenziali della Juventus, con quel finto ricorso al TAR. Come, mi chiedo, tu allontani i dirigenti, praticamente dichiarandoti colpevole, poi assisti inerte ed impassibile ad uno scempio mediatico e giudiziario ai danni della tua squadra e poi minacci di ricorrere al TAR? E' il concetto di chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, se ci pensate bene. Prima ti fai massacrare senza muovere un dito, ti fai disassegnare il titolo, fai stilare i calendari per i campionati e le coppe europee e poi minacci di andare al TAR, strombazzando il tutto sui giornali? Sa tanto di mossa politica per placare l'ira dei tifosi, mi pare. Se Zaccone, che è uomo di valore ed esperienza, avesse avuto il mandato di evitare il disastro si sarebbe mosso in maniera diversa, nel senso che avrebbe fatto notare queste "anomalie" nel tempo intercorso tra la fine del dibattimento e l'annuncio dei verdetti. Quello, infatti, era il momento buono per minacciare di ricorrere al TAR, quando le sentenze non erano ancora state scritte, ma andava fatto in camera caritatis, chiedendo un incontro con Ruperto, Sandulli e Palazzi, e non di fronte ai giornalisti della Gazzetta. Vi prego di notare che non sto discettando di alta strategia dell'arte forense, ma dei principi basici, dell'ABC della professione, di cose che si insegnano ai ragazzi che vengono in studio a fare praticantato: se tu, avvocato difensore, ritieni di avere delle armi da giocare, chiedi un incontro con il giudice e il PM, nel periodo che intercorre tra il processo ed il verdetto, e gli fai notare che, se il responso sarà giudicato troppo severo, le userai. E qua di armi ce ne erano in quantità industriale. Poi, di fronte al fatto compiuto, chi si prende la responsabilità di fermare una macchina che macina miliardi di euro, tanto da essere la sesta industria del paese? Io, per conto mio, posso solo ribadire il concetto già espresso: UNA PENALIZZAZIONE DI 8/10 PUNTI, UNA MULTA E LA SQUALIFICA DI MOGGI E GIRAUDO PER 10/12 MESI, QUESTA ERA LA PENA CONGRUA, A MIO PARERE. OGNI PARALLELO CON LA VICENDA DEL 1980 È IMPROPONIBILE: QUA NON CI SONO TRACCE DI ILLECITO, NÈ DI DENARO O ASSEGNI. L'illecito ambientale non è un reato contemplato da nessun codice, a meno che non si parli di inquinamento atmosferico.”
Il processo illecito - Conclusioni
- Dettagli
- By Kefeo
L’unico argomento che riconosciamo essere delicato e controverso è quello delle griglie discusse, ma l’illecito può avere un senso solo se completato da sorteggi manipolati, e le sentenze stesse diranno che non c’era traccia di manipolazione nei sorteggi arbitrali. Abbiamo inoltre potuto vedere come la stessa corte le abbia considerato queste discussioni sulle griglie una semplice violazione dell’art.1 (che, come noto, non comporta retrocessioni, né revoche di titoli sportivi).
Riguardo alle intercettazioni, possiamo anche dire che le teorie esposte dai carabinieri non vedranno, quindi, nessuna conferma da parte delle pur approssimate sentenze della corte sportiva. Ma nonostante questo, la Juventus verrà punita con la revoca di due scudetti e la retrocessione in serie B con 9 punti di penalizzazione.
A quest’ultimo fine, i dossier e le intercettazioni hanno svolto perfettamente il loro compito che era quello di innescare la canea mediatica tra televisione e carta stampata, e non erano importanti tanto per il loro contenuto, che come abbiamo visto era ben poco consistente, ma quanto più erano importanti per il semplice fatto di sollevare dubbi, e soddisfare la voglia di scandalo che il calcio e le vittorie della Juventus richiedevano. Non era importante che contenessero fatti: le ammonizioni mirate, le griglie arbitrali imposte da Moggi, i sorteggi truccati, le partite truccate, il controllo di certo mondo giornalistico, la cupola, le prove di collusione con De Santis arbitro “juventino”, ecc. Era importante che contenessero qualcosa che gli assomigliasse, qualcosa che permettesse di ricondurre a quegli ipotetici illeciti, qualcosa che permettesse di poter “sbattere il mostro in prima pagina”.
Poi, a processo finito, qualcuno dei componenti della Corte Federale commenterà in un’intervista giornalistica: “abbiamo cercato di emettere le sentenze in sintonia con il sentire comune…”.
Come già abbiamo detto in apertura, prima si crea il sentire comune, e poi lo si accontenta.
Si chiude il cerchio, e cala il sipario.
Coloro che hanno approfittato di questa situazione, chissà quanto organizzata, si badi, non si sono neanche dovuti impegnare troppo, non hanno fatto nulla di straordinario, né di diabolico né tanto meno di geniale: hanno utilizzato una strategia ben collaudata e di tristissima memoria risalente al periodo più nero della storia dell’umanità; non hanno fatto altro che concretizzare lo slogan di hitleriana memoria “una non verità ripetuta mille volte diventa verità” innalzato a motto da Goebbels, ministro della propaganda durante il regime nazista.
Vogliamo chiudere questa Prima Parte con il sunto degli avvenimenti, come già ve lo abbiamo proposto nell’introduzione, affinché rimanga ben chiaro il senso di tutto ciò che è gravitato intorno alla Juventus FC nell’estate 2006. Le sentenze “Calciopoli” sanciscono che non ci sono partite alterate.
Che il campionato sotto inchiesta, 2004-2005, è da considerarsi regolare. Ma che la dirigenza juventina ha conseguito effettivi vantaggi di classifica per la Juventus FC anche senza alterazione delle singole partite.
In pratica, la Juventus e’ stata condannata per omicidio, senza che nessuno sia morto, senza prove, né complici, né arma del delitto.
Solo per la presenza di un ipotetico movente.
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (7)
- Dettagli
- By Kefeo
Il ruolo dell’amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, è un passaggio fondamentale di tutta la vicenda.
Dunque, tra Giraudo e Moggi, l'unico ad avere potere di firma era Giraudo e attenzione non Moggi.
Luciano Moggi, secondo un atto ufficiale presentato dalla difesa al processo e ovviamente non considerato rilevante dagli organi giudicanti, non aveva potere di firma.
Per colpire Moggi, si è ricorsi ad uno stratagemma dialettico, considerando Moggi e Giraudo come un'unica entità. Per la corte esiste dunque “un'entità” che riassume le figure di entrambi, Moggi e Giraudo. Giraudo (che aveva effettivamente potere di firma) è diventato dunque il tramite per giungere all’incolpazione di Moggi e darne responsabilità diretta alla società Juventus. Strabiliante.
Nelle sentenze, ad ogni modo, espletato il suo ruolo di arma per unire le responsabilità di Moggi alla Juventus, le incolpazioni a carico di Giraudo vengono ridimensionate ..."a causa della minor frequenza dei colloqui telefonici"...
Certo, zero (le telefonate di Giraudo) è "minore" di cinque (le telefonate di Moggi). Pare clamoroso un errore del genere in un documento ufficiale. Metaforicamente: io non ho mai ammazzato nessuno, quindi ho commesso "meno" omicidi di un serial killer.
Lo stesso metro di giudizio sembra essere stato usato per discriminare la gravità delle colpe, nel caso ad esempio di Galliani e Facchetti, che essendo coinvolti in poche telefonate non vi è paragone con le più numerose telefonate di Moggi e Giraudo. Ovviamente non ci si è preoccupati dei contenuti di quelle telefonate, ma del numero.
Galliani avalla Meani nel darsi da fare con gli arbitri in merito a Milan-Chievo (illecito riconosciuto come art.6, l’unico di tutti i procedimenti): non è un problema secondo molti organi di stampa perché la telefonata dura solo 55 secondi.
In base a questo criterio, sappiamo d'ora in poi che chi riesce a fare una rapina in meno di un minuto è meno colpevole (anzi proprio non lo è) di chi per NON fare una rapina ci impiega un’ora.
VALIDITÀ DELLE INTERCETTAZIONI
Tutte le intercettazioni presentate sembrano davvero autogol per la tesi accusatoria. Perché servono solo a dimostrare che due amici (da 35 anni, ricordiamolo) erano in contatto. Nient'altro.
Qui qualcuno particolarmente malizioso potrebbe obiettarci che in effetti vi è un'anomalia di fondo nell’amicizia tra un dirigente di una squadra di calcio e un designatore arbitrale.
Con ogni probabilità, comunque, coloro che muovono tale obiezione potrebbero invece non riscontrare alcun conflitto di interessi in un commissario della FIGC, altrettanto amico di un dirigente di una squadra di calcio, di cui lui stesso dirigente, e avvocato, fino a qualche tempo addietro.
E probabilmente, sempre coloro che muovono tale obiezione, non hanno certamente nulla da obiettare sul fatto che il contatto intercorso fra questi due personaggi non ha prodotto l'assegnazione di questo o quel guardalinee, ma uno scudetto intero, senza diritto (poiché la squadra beneficiaria era coinvolta in ben 2 indagini sportive), senza richieste da parte UEFA (altra mistificazione mediatica del Commissario Straordinario) e senza bisogno di tante telefonate...
Il fatto che la "classe arbitrale" non fosse poi così succube di Moggi si dimostra molto facilmente, proprio tramite il caso Paparesta.
Secondo le interpretazioni delle telefonate inerenti quella situazione, fornite dagli organi inquirenti, viene da pensare che se il Direttore Sportivo juventino fosse stato così potente come ipotizzato, l’arbitro Paparesta avrebbe già smesso di arbitrare da un bel pezzo.
Invece che cosa succede? Dovendo stare agli atti, non lo sappiamo. Perché nella migliore delle ipotesi nessuno si prende la briga di andare a verificare se le minacce di Moggi hanno avuto poi un riscontro nella realtà.
E questo, in un processo di indagine è di per sé un gravissimo errore: viene dato credito alle parole e non ai fatti!
Se volessimo comunque verificare che conseguenze ha dovuto sopportare Paparesta, potremo ritrovarci tra le mani qualche sorpresa, e qualche incongruenza. Scopriremmo quindi, forse, qual è il vero motivo per cui non se ne fa cenno: Paparesta per lo scandaloso arbitraggio di Reggina-Juventus non subì nemmeno una giornata di sospensione: venne semplicemente “parcheggiato” ad arbitrare la serie B per un paio di giornate e poi tornò in serie A per il resto della stagione.
Ma non è tutto: Moggi ebbe a dire, nei suoi sfoghi telefonici, le stesse millanterie dell'assistente Copelli, ovvero che lo avrebbe rovinato, che gli avrebbe troncato la carriera, e chi più ne ha più ne metta, ed anche questa intercettazione viene presa come prova processuale per sottolineare il presunto potere di Moggi.
Anche in questo caso non interesserà a nessuno verificare a quali conseguenze sia andato incontro Copelli; e pensare che proprio nel periodo del processo lo stesso godeva di visibilità mondiale... già, perchè era in Germania ad arbitrare i Campionati del Mondo di Calcio.
Tutto quello che viene detto e viene fatto, dai cosiddetti organi inquirenti e dai mass-media nell'ambito dell’evento “Calciopoli” viene in modo arbitrario interpretato al fine di dimostrare l'esistenza di una cupola, di una struttura organizzata.
Queste indagini sembrano però condotte in modo davvero approssimato e spesso incongruente, contro logica.
Vogliamo qui ricordare alcune telefonate e circostanze già illustrate nelle pagine addietro:
Sensi regala orologi agli arbitri, la stampa lo mette in risalto. Senso oggettivo dell'episodio: Sensi commette illecito.
Interpretazione dei CC: Moggi ne trae vantaggio perché la stampa mette in cattiva luce il “comportamento in chiave simpatia” di Sensi.
Carraro si lamenta con Bergamo perché è stato concesso un rigore regolare (ma durante la partita dubbio) alla Juventus; secondo lui questo rigore non andava dato perché in questo modo si alimentano le voci che si voglia favorire la Juventus.
Senso della telefonata: negli episodi dubbi non bisogna fischiare a favore della Juventus (anche se sarebbe giusto).
Interpretazione dei CC (puntualmente ripresa dalla Corte con il "copia e incolla"):
Anche a Carraro è noto che esiste la cupola organizzata.
Il giornalista Damascelli telefona a Moggi per informarlo che nella prossima partita con il Bologna la squadra avversaria avrà tre squalificati; Moggi casca dalle nuvole e manifesta il suo disinteresse per tale argomento.
Senso della telefonata: a Moggi non è interessato il fatto che i tre del Bologna siano squalificati o meno.
Interpretazione dei CC: la telefonata è una prova del disegno criminoso al quale la cupola dava sostanza con ammonizioni mirate.
Moggi al telefono: “COPELLI ne fa di tutti i colori, oh e…. e…. l’hanno preso pure per i campionati del Mondo ma mo lo faccio cancellà io!”.
Senso della telefonata: Moggi racconta una millanteria delle sue (tale è, visto che Copelli ai Mondiali ci è andato).
Interpretazione dei CC (puntualmente ripresa dalla Corte con il "copia e incolla”):
Ulteriore prova del potere di Moggi (senza ovviamente verificare se Copelli sia stato o meno "cancellato" dai Mondiali).
Lanese si lamenta dell'arbitro De Santis perché in Parma-Juventus non sono stati concessi un rigore (per la Juventus) e due ammonizioni (contro la Juventus).
Senso della telefonata: Lanese si lamenta perchè l'arbitro ha commesso degli errori a sfavore di entrambe le squadre.
Interpretazione dei CC: anche Lanese fa parte della cupola; l'arbitro De Santis ha volutamente favorito la Juventus.
Cellino (presidente del Cagliari) si lamenta di De Santis e lo giudica filo-juventino.
Senso della telefonata: Cellino dice quello che gli pare.
Interpretazione dei CC: ulteriore prova che De Santis è asservito a Moggi.
Il sito web del Lecce dopo Lecce-Juventus si lamenta dell'arbitraggio pro-Juventus.
Senso della situazione: sul sito del Lecce viene scritto quello che pare ai tifosi del Lecce. Interpretazione dei CC: Lecce-Juventus è da considerarsi frode sportiva (i CC definiscono così l'illecito).
Il guardalinee Copelli (quello che doveva essere cancellato da Moggi) al termine di Fiorentina-Inter chiama Meani (dirigente Milan) per dirgli che nella prossima partita con la Juventus, la Fiorentina avrà due squalificati; i due giocano su una loro teoria secondo la quale esistono le "ammonizioni mirate".
Senso della telefonata: Come mai un guardalinee alla fine di una partita chiama un dirigente di una squadra (che con quella partita non c'entra niente, oltretutto)?
Interpretazione dei CC: ulteriore prova che esiste il fenomeno delle "ammonizioni mirate".
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (6)
- Dettagli
- By Kefeo
Ad un breve tabellino che riassume l’andamento della gara si fa seguire un serie di commenti tratti dal sito ufficiale della società Lecce in cui ci si lamenta dell’operato dell’arbitro.
Tali commenti vengono forniti come prova del falsato andamento della gara: “…direzione di gara unilaterale a favore della squadra bianconera così come si evince ... dalle dichiarazioni rese dal presidente leccese SEMERARO e dall’allenatore Zeman, il tutto disponibile on-line sul sito ufficiale del Lecce Calcio.”
Crediamo che questo tipo di valutazione delle evidenze non meriti alcun commento, anzi sia piuttosto esplicito sull’attendibilità delle prove accusatorie.
A pagina 15 viene inoltre riportato, tra gli altri commenti, questo frammento di telefonata tra De Santis, arbitro della partita, e l’assistente Ceniccola.
Riferendosi a Moggi (secondo i fantasiosi CC) , l’arbitro dice: “…Per cui m’ha salutato m’ha detto sei stato bravo m’ha detto eeeeeeee anzi sei stato spettacolare m’ha detto, gli ho fatto ma secondo lei posso tornà ad arbitrare la Juve. È s’è messo a ride m’ha fatto voi tornà a fa ha detto non te voi mai annà da qui ha detto…”.
Secondo l’interpretazione dei CC il contenuto di tali frasi fornisce “indubbi e concreti elementi in ordine alla natura del rapporto collusivo... ....importanti elementi sul potere decisionale di Moggi. nell’ambito dei sorteggi arbitrali...”.
Osserviamo:
1. E’ evidente che non si riesce a dare una misura alle frasi di cui sopra. Stanno scherzando? Stanno ironizzando? Stanno parlando seriamente di un aspetto così delicato in un ambiente affatto riservato come quello degli spogliatoi a fine partita? Anche questo non lo sapremo mai perché la Corte non permetterà di sentire le intercettazione alle difese in aula.
2. Ma, soprattutto, va sottolineato che il fatto che stessero parlando di Moggi o di un dirigente juventino è una pura deduzione dei CC.
Ad ogni modo quello che emerge in merito a questa partita è:
A. il sito ufficiale del Lecce si lamenta dell’arbitraggio.
B. l’arbitro di quella partita parlando di qualcuno di cui non si conosce l’identità dice di aver ricevuto i complimenti e di aver chiesto se tornerà ad arbitrare la Juve.
JUVENTUS – LAZIO (pagina 19)
In questo caso la questione risulta piuttosto lineare: la partita Juventus-Lazio si svolge domenica 5 dicembre 2004. Venerdì 3 dicembre Moggi e Giraudo e relative consorti si intrattengono a cena con Bergamo e Pairetto e relative consorti. Il giorno seguente, sabato 4 dicembre, alle 11,53 la segretaria di Moggi telefona allo stesso per comunicargli gli arbitri delle partite, al che il dirigente juventino non si mostra affatto sorpreso facendo intendere di esserne già a conoscenza.
Questa circostanza è sufficiente agli encomiabili tutori dell’ordine per far loro emettere la seguente sentenza: “…fornendo in tal modo la prova oggettiva che nel corso della cena MOGGI ed i designatori hanno concordato il sorteggio dei direttori di gara e le designazioni degli assistenti…”.
Il commento sull’approssimazione dell’indagine è ormai superfluo, vale però la pena sottolineare quanto, ai CC preposti per le indagini, non viene il benché minimo dubbio che possano esserci altre spiegazioni, volendo anche più probabili, ai fatti di cui sopra, ad esempio che la comunicazione potrebbe essere stata fatta a Moggi dal designatore su un’altra utenza durante la mattinata stessa e/o che la segretaria si fosse informata sul sito ufficiale dopo il dirigente.
E anche qualora fosse stata nota la sera prima a Moggi, non vi è alcun elemento per asserire che fu concordata piuttosto che semplicemente comunicata, se non l’esplicita intenzione di caricare responsabilità del tutto ipotizzate.
Sempre in merito a questa partita viene fornita dai CC un’altra prova “inconfutabile”: a fine gara avviene un episodio sospetto in area di rigore a favore della Lazio, uno delle decine che possono capitare, da una parte e dall’altra, in ogni partita. Moggi viene intercettato al telefono con Fabio Baldas, commentatore della moviola del Processo di Biscardi, e chiede all’ex-arbitro di minimizzare l’episodio.
Secondo l’interpretazione dei CC, questo fatto è da considerarsi una prova del reato consumato.
BOLOGNA – JUVENTUS (pagina 23)
In questo caso vengono riportate tre “prove schiaccianti”: i commenti dei giornali e la solita telefonata a Baldas. Ma l’illecito in questo caso si prospetta per le ammonizioni mirate nella precedente disputa Bologna-Fiorentina in cui erano stati ammoniti alcuni giocatori che saranno diffidati nella partita in oggetto.
A sostegno di quest’accusa ecco le tre prove portate dall’accusa: la telefonata tra Meani e Copelli, già illustrata nel capitolo precedente “La prova delle ammonizioni mirate”; la telefonata a seguito riportata: Moggi sta parlando al telefono su un’utenza intercettata, nel frattempo squilla un altro telefono, in sottofondo si può udire quanto segue: “… Fiorentina – Bologna in modo particolare apposta! Il minimo….eh eh quello che mi serve in particolare …. mi serve …. Eh …il….. Milan ….eh …. Di avanzare ehm ehm nelle…. nelle ammonizioni per far fare le diffide, insomma…..”.
Da questo frammentato e incompleto colloquio e senza neanche ipotizzare con chi stesse parlando il dirigente, i CC deducono la richiesta di ammonizioni mirate per favorire la Juventus; la terza “prova” è la telefonata tra Moggi e Damascelli, già illustrata nel capitolo “Le ammonizioni mirate”.
JUVENTUS – UDINESE (pagina 34)
La partita si gioca il 13 febbraio 2005, tre giorni prima si svolge la famosa telefonata delle griglie che abbiamo già illustrato nel capitolo “La telefonata delle griglie”.
ROMA – JUVENTUS (pagina 43)
È la partita che suscita le ire di Carraro che abbiamo già illustrato e nella quale, vale la pena ricordarlo, la conclusione più ovvia è quella che Carraro imponesse a Bergamo il metodo secondo cui qualora ci fosse un dubbio a favore della Juventus, sarebbe stato meglio fischiare contro (vedi “Carraro e l’interpretazione dei CC”).
Invece, con un gran colpo di teatro, Roma-Juventus è considerata una frode sportiva dai CC proprio per quella telefonata tra Carraro e Bergamo.
Riassumendo la situazione delle accuse, le telefonate relative a queste partite saranno quelle prese in esame dal procuratore federale Stefano Palazzi per essere giudicate come illecito sportivo:
- Bologna – Juventus
- Juventus – Lazio
- Juventus – Udinese.
Quindi la tanto decantata e ignobile telefonata delle griglie sarà per la stessa accusa da considerare un semplice atto di slealtà sportiva, che non prefigura né contempla alcun presunto illecito sportivo.
Vedremo più avanti che cosa ne penseranno i giudici di questi presunti illeciti.
L’ILLECITO SPORTIVO
Dunque, dopo aver esaminato le intercettazioni e le interpretazioni arbitrarie a loro attribuite, viene lecito chiedersi dove stia realmente l’illecito sportivo, visto che in tutte queste pagine non ne abbiamo ancora avuto l’evidenza reale.
A Pagina 222 e successive del “Il libro nero del calcio”, vol. 2 probabilmente possiamo trovare gli elementi per comprendere.
17 aprile 2005: Lo sfogo, la minaccia, la richiesta e l’assenso.
“Alle ore 18.13 Meani chiama il vice commissario nonché designatore degli assistenti, Gennaro MAZZEI, per lamentarsi dell’errore di BAGLIONI nell’incontro perso dal Milan a Siena……..Meani prosegue nelle sue lamentele, non accettando le giustificazioni di Mazzei a cui intima di “…che c…o! Che c…o! io questo proprio non lo voglio no! Questo non lo voglio! Non l’ho mai chiesto né voluto! ….questo è uno….
Oltretutto adesso mi dice di stare molto attenti eh! Di non sbagliare perché Galliani è furibondo!… adesso in poi di non sbagliare più un c…o perché è furibondo! Quindi anche mercoledì cercate di mandare due intelligenti…..”
“Il richiamo di Meani a Mazzei diviene più deciso …alle ore 18.19..."adesso state attenti…..state attenti perché è supervelenoso, mandateci gente perché ormai …..anche perché …. Mandateci anche a noi il CONSOLO della situazione, non è che lo mandi sempre a Torino……mandateci anche a noi quelli che…” e Mazzei alquanto intimorito replica: sì, no, no te lo mando non è che ……. Ci mancherebbe altro….”
“A tal punto Meani intuendo di poter osare qualcosa in più, considerato … l’atteggiamento smarrito del suo interlocutore: “……però se devi far ruotare fa’ ruotare anche Puglisi sul Milan……” ricevendo un’abulica ed inquietante risposta positiva del vice commissario: “Va bene”.
18 aprile 2005: La conferma e le disposizioni.
Ore 10.58 , “a meno di un’ora dall’inizio del sorteggio ………Meani richiama Mazzei raccomandandogli le designazioni dei prossimi incontri del Milan, anche perché la dirigenza milanista è alquanto furibonda….”
“Alle successive ore 11,40 Meani chiama l’assistente Babini e con tono trionfante gli comunica che le sue lamentele hanno sortito l’effetto desiderato….L’assistente nell’apprendere il nominativo dell’arbitro e dell’altro assistente Puglisi si lascia andare ad un breve quanto eloquente commento che fornisce l’idea sulle modalità clientelari con cui vengono eseguite le designazioni “bisognerebbe rifiutarla quella partita lì”.
Ore 11.45 “Meani telefona a Puglisi :”…Se dobbiamo fare la guerra per bene facciamo anche la guerra alla Juve…… e quando è nel dubbio che lì …..nel dubbio sai che nel dubbio stai giù via! Nel dubbio di là stai vai su……finito il gioco!”.
Ore 14.47 “Meani chiama Puglisi……….MEANI ne approfitta per informare Puglisi di avere suggerito anche al Babini …..l’atteggiamento che dovrà assumere durante l’incontro, atteggiamento ovviamente favorevole ai rossoneri…”.
Ore 17.08 “Meani richiama nuovamente l’assistente Babini…..ne approfitta per rammentare di nuovo l’atteggiamento che dovrà tenere…..” 19 aprile 2005: Il coinvolgimento del vertice della società: Meani si muove su disposizione di Galliani e lo tiene informato….
Ore 14,41 “MEANI telefona ad Adriano Galliani il quale ne approfitta per chiedere se ha parlato con i designatori….”.
Il cerchio si chiude.
Ecco servito l'unico vero illecito sportivo di tutta questa squallida faccenda.
Il processo illecito - Parte prima sulla Juventus (5)
- Dettagli
- By Kefeo
LANESE: PRO O CONTRO?
Abbiamo qui un altro esempio di come all’insieme di telefonate inconcludenti e soprattutto alle quali Luciano Moggi non partecipa neanche è stato dato un significato di illecito sportivo.
L’idea comune, a seguito del bailamme mediatico, è che si tratti comunque di telefonate nelle quali viene davvero commesso qualcosa di illecito, magari poco, ma comunque qualcosa.
In realtà sono telefonate dalle quali non emerge davvero nulla. E’ l’interpretazione palesemente falsa, illogica, distorta, assurda, per niente corrispondente alla realtà, che fa loro assumere un significato negativo per la Juventus.
E, da notare bene, le intercettazioni sono tutte dello stesso tenore.
Fonte: Il libro nero del calcio vol. 1
pagina 210
Si parla di De Santis (Capitolo: Il legame tra De Santis e Moggi): si riporta che l’arbitro in questione avrebbe diretto la gara Parma-Juventus 1-1 in maniera “sfacciatamente favorevole alla Juventus”.
Il motivo per cui i CC sostengono questa tesi è che ci sarebbe una telefonata di Tullio Lanese con Boschi (osservatore ufficiale dell’incontro) nella quale il presidente dell’AIA chiede conto all’osservatore dell’arbitraggio di De Santis.
L’osservatore risponde che ci sono stati alcuni episodi poco chiari: un rigore non concesso (ma non specifica a favore di chi sarebbe stato quel rigore) e due ammonizioni non comminate a giocatori della Juventus, evidenziando poi che ne aveva parlato successivamente con l’arbitro e gli aveva fatto notare quanto sopra.
Lanese: “...a parte l’episodio del rigore…” “te lo dico che ...per ammonire un giocatore della Juventus uno di debba dà una coltellata altrimenti non ammonisce è...”.
Quindi, a giudizio di Lanese, il fatto grave non sarebbe tanto il rigore non concesso quanto piuttosto le due ammonizioni non sanzionate, perché i giocatori della Juventus devono venire ammoniti come gli altri e non “aspettare che diano delle coltellate”.
Da qui potremmo effettuare due semplici osservazioni:
1. Per quale motivo Lanese, che si sospetta sia una rotella dell’ingranaggio malavitoso che fa capo a Moggi, si lamenta tanto se non vengono sanzionate due ammonizioni nei confronti dei giocatori Juventini?
2. Perché ai poco investigativi (ma solo in questo caso) CC non viene la curiosità di sapere a favore di chi sarebbe stato il rigore?
La prima domanda è retorica e non merita risposta se non nel comune buon senso di valutazione della realtà.
Per quanto riguarda la seconda domanda, troviamo la risposta a pagina 219: il rigore era per la Juventus.
Quindi, l’arbitro filo juventino per antonomasia arbitra in modo sfacciatamente favorevole una partita per la Juventus (a giudizio dei CC), concedendo due ammonizioni in meno alla Juve ma negandole un rigore sacrosanto, poi un membro della gang che muove le fila a favore di Moggi si lamenta per l’arbitraggio: non per il rigore non concesso alla Juventus (quello ci può stare: “...a parte l’episodio del rigore…”) ma specificatamente per le ammonizioni non sanzionate alla Juve.
Le incongruenze si moltiplicano e sono di diversa specie:
1. De Santis non concede il rigore (mentre dovrebbe essere naturalmente propenso a fischiarlo stante quanto sostenuto in tutto il dossier) 2. Lanese si lamenta per gli errori commessi a favore della Juventus (dovrebbe essere lui stesso a volerli)
3. Lanese si lamenta SOLO per gli errori commessi a favore della Juventus (in veste istituzionale, dovrebbe invece lamentarsi per entrambi)
4. L’arbitraggio viene giudicato sfacciatamente favorevole alla Juventus (ma un rigore negato non vale ben di più di due ammonizioni non sanzionate?).
E’ CONSENTITO DEDURNE
Sentenza CAF, pagina 84
"Ora, se potrebbe anche essere ipotizzabile che Pairetto e Bergamo avessero una lecita necessità di comunicare tra loro, tale ipotesi non appare sostenibile nei rapporti tra Moggi e i designatori. Se le comunicazioni tra loro vi sono state (la circostanza è pacifica) e se lo stesso Moggi si è dato carico di fornire (almeno a Bergamo) il telefonino ed ha provveduto a ricaricarlo a sue spese, è consentito dedurne che l'oggetto delle conversazioni (non essendo state prospettate altre ipotesi plausibili da parte degli incolpati) non dovesse essere del tutto lecito."
Se é consentito dedurre per condannare, allora consentiteci di dedurre che Guido Rossi (Commissario Straordinario FIGC / Commissario Straordinario Telecom), Massimo Moratti (Consigliere Telecom), Carlo Buora (Vice Presidente Telecom) nel commissionare e fornire le intercettazioni (illegali e non richieste da organi di Stato) a 7 procure per poi riuscire a farsele accettare da quella di Napoli, avessero qualche interesse in quanto rispettivamente Consigliere Amministrazione Inter, Presidente Inter, Vice Presidente Inter.
LA PROVA DELLE AMMONIZIONI MIRATE
“Il libro nero del calcio” vol. 2
A pagina 9 si parla del “fenomeno dei calciatori assenti per squalifica delle squadre che incontrano la Juventus”.
In tale ottica si assiste ad una delle conclusioni più allucinanti dell’intero dossier, ovvero al considerare come prova d’illecito la dichiarazione di un dirigente del Milan.
Infatti si dice: “…tale fenomeno (nda: quello delle ammonizioni mirate) non sfugge neanche al dirigente milanista Leonardo Meani” e a prova si riporta una telefonata tra tale dirigente ed il guardalinee Copelli, quello che Moggi avrebbe dovuto professionalmente distruggere (e che invece andrà ad arbitrare ai Mondiali in Germania).
È il 20 marzo 2005: pochi minuti dopo il termine della partita Inter-Fiorentina l’assistente chiama il dirigente rossonero per fargli notare che due giocatori della Fiorentina già diffidati sono stati ammoniti e verranno squalificati per la prossima partita con la Juventus. Meani si lamenta quindi per quella che secondo lui sarebbe una pratica diffusa.
Questa telefonata ci dà occasione per alcune osservazioni:
1. per quale motivo un guardalinee che ha arbitrato Inter e Fiorentina sente la necessità di telefonare a fine partita a un dirigente del Milan?
2. quale valenza di colpevolezza per la Juventus può avere quanto asserito in una conversazione privata da un dirigente di una squadra avversaria della Juventus stessa?
La difesa di Giraudo porterà nel processo di secondo grado a discolpa una statistica nella quale si farà notare che i diffidati delle avversarie della Juventus erano assolutamente nella media. Inutile dire che l’equanime corte non vorrà nemmeno visionare tale documento.
Quindi, la sintesi è questa: un guardalinee telefona ad un dirigente di una squadra (Milan) alla fine di una partita preoccupato di giocatori diffidati che non potranno incontrare una seconda squadra (Juventus) sua concorrente al titolo ed il contenuto di tale telefonata, in cui i due interlocutori sproloquiano su un’arzigogolata teoria da loro inventata, è considerato un punto cardine per dimostrare un illecito della seconda squadra.
LE PARTITE INCRIMINATE
Vorremmo ora analizzare più in dettaglio i punti forti dell’accusa federale: le circostanze che più evidenzierebbero gli estremi della frode sportiva da parte della dirigenza juventina.
Il libro nero del calcio, vol. 2
Capitolo: La frode sportiva (da pag. 2 a pag. 74).
Ci limiteremo a riportare esclusivamente le 5 partite prese in considerazione dalla stampa, per le ipotesi di colpevolezza. Le altre partite sono ancora meno significative: basti pensare che vengono considerate atto di frode anche le partite perse dalla Juventus e addirittura la partita Livorno-Juventus disputata dopo la matematica conquista dello scudetto!
Le partite analizzate sono:
Lecce – Juventus 0-1 disputata il 12.11.04
Juventus – Lazio 2-1 disputata il 05.12.04
Bologna – Juventus 0-1 disputata il 12.12.04
Juventus – Udinese 2-1 disputata il 13.02.05
Roma – Juventus 1-2 disputata il 05.03.05