come tutti sapete, il Comitato Esecutivo dell’Uefa, riunitosi a Cardiff questo mercoledì, ha deciso di assegnare i Campionati Europei 2012 a Polonia e Ucraina.
La delegazione italiana, guidata dalla ministra riscaldata Giovanna Melandri (la definizione non è mia, ma di Roberto Beccantini de La Stampa), era atterrata a Cardiff accompagnata dai consueti squilli di tromba e dalle consuete fanfare trionfalistiche. Gli stessi squilli di tromba e le stesse fanfare che avevano accompagnato, la settimana precedente, la Roma a Manchester.
Polonia e Ucraina hanno fatto una presentazione impressionante, portando Andriy Shevchenko, il portiere del Liverpool Dudek, l’ex campione olimpico Sergei Bubka, ed il presidente Ucraino Victor Yushenko. Noi, invece, abbiamo schierato Matarrese e la Melandri. Una mina vagante e una ministra riscaldata che all’estero nessuno conosce.
I risultati li conosciamo tutti fin troppo bene. In entrambi i casi, una sconfitta epocale. 1 a 7 il risultato della Roma. 4 a 8 il risultato di Melandri e compagnia.
Ringraziamo quindi l’onorevole Giovanna Melandri, che nonostante la sua demagogica e populista crociata per il calcio nuovo, non si è fatta scrupoli ad accompagnarsi a persone (Carraro, Matarrese e lo stesso Abete) che con il calcio nuovo non hanno nulla a che fare.
Ringraziamo l’onorevole Pescante, per le sue profetiche ed opportune dichiarazioni di qualche tempo fa: “la chance principale che ha il nostro Paese in vista degli Europei 2012 è che i nostri avversari e competitori sono praticamente inesistenti. L’Italia in una partenza per una gara sugli 800 metri ha avversari con molti secondi in più”.
Ringraziamo Vincenzo Matarrese, il nuovo (si fa per dire) presidente della Lega Calcio. Matarrese, appena atterrato a Cardiff, ha messo in mostra tutta la sua sicumera, osando anche a criticare l’UEFA: “sono presuntuosamente fiducioso perché siamo un grande Paese, calcisticamente e non. Vorrei però capire qual è la nuova filosofia dell’UEFA: perché si mette a confronto una grande federazione con altre più piccole. C’è un Paese di tradizioni e titoli, contro avversari che rappresentano nazioni dall’impatto limitato, anche se ricche di passione. A volte le piccole squadre battono le grandi, quando sono distratte. Ma deve prevalere l’esperienza. Nel 2008 gli Europei ci saranno in Svizzera e Austria, e non credo che l’UEFA continuerà con le candidature congiunte”. Che dire? Chapeau!
Ringraziamo anche Pancalli e Carraro, per la loro illuminata decisione di appoggiare Johansson alla recenti elezioni dell’UEFA. Nonostante questo, tutti i principali quotidiani italiani – a cominciare dalla Gazzetta dell’intertriste Verdelli – erano comunque convinti, chissà perché, che Platini ci avrebbe consegnato gli Europei.
Ringraziamo infine il Governo Prodi che, come ha scritto Gramellini ieri su La Stampa, “fa le cose che non dovrebbe fare, per esempio impicciarsi dell’azionariato di Telecom, ma si guarda bene dal fare quelle che gli spetterebbero: come portare gli Europei di calcio nella tana dei campioni del mondo”.
E’ stata punita l’Italia dei furbetti dell’arbitratino, che ha riabilitato Franco Carraro (santo subito dopo il lodo arbitrale di fronte alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni), solo perché era il rappresentante italiano nel Comitato Esecutivo dell’UEFA.
Dopo un simile disastro, la dignità personale dei responsabili dovrebbe imporre loro di dare le dimissioni con effetto immediato. Ma sono sicuro che non ci saranno dimissioni di sorta.
Mi dispiace solo che Marcello Lippi, l’allenatore bianconero della nazio-Juve campione del mondo, sia stato coinvolto nel carrozzone di nani e ballerine che si è esibito a Cardiff.
La decisione dell’UEFA potrebbe avere, e molto probabilmente avrà, pesanti ripercussioni sul progetto del nuovo stadio e, in ultima analisi, sul futuro della Juventus.
Il progetto del nuovo stadio, da circa 120 milioni di euro, era infatti condizionato all’effettiva assegnazione all’Italia e alla Società dell’organizzazione dei Campionati Europei 2012, con la conseguente possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati del Credito Sportivo. Come sappiamo, gli Europei saranno organizzati da Polonia e Ucraina. Mi chiedo a questo punto se dobbiamo davvero rassegnarci alla realizzazione del progetto alternativo, che prevede il semplice adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza richiesti dalla normativa vigente, per una spesa di circa 20 milioni di euro.
Questo progetto alternativo non è certo compatibile con le dichiarazioni contenute nel piano sportivo approvato dal CDA in data 14 marzo 2007, piano che dovrebbe permettere (ma il condizionale è d’obbligo) “il rilancio della Società sotto il profilo dell’eccellenza sportiva, dello sviluppo commerciale e del rafforzamento finanziario e patrimoniale”.
Il semplice adeguamento del Delle Alpi, stadio che rappresenta la scomoda eredità che ci ha lasciato Luca Cordero di Montezemolo (è tifoso del Bologna, Signor Presidente, non della Juve), non consentirebbe infatti alla società di avere una struttura in grado di attirare spettatori e sponsor e di generare extra ricavi dalla gestione di attività commerciali. Uno stadio moderno e funzionale ed una adeguata cornice di attività commerciali e di entertainment costituiscono condizioni essenziali per “creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale.” Ho appena citato una frase che non è tratta dal piano sportivo ma da un’intervista che Antonio Giraudo aveva rilasciato al quotidiano La Repubblica il 1° aprile 2006, pochi mesi prima di essere silurato dall’Ing John Elkann (e dai suoi consiglieri Gabetti e Grande Stevens) al termine della partita Juventus-Palermo. In quella stessa intervista, Giraudo dichiarava di “voler far diventare la Juventus il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale che non ha eguali nel calcio”. Le idee di Giraudo erano chiare ed ambiziose. Lo stesso non si può dire delle idee del nuovo corso. Ma la responsabilità non è tanto dei nuovi dirigenti quanto piuttosto di un azionista di riferimento che palesemente considera la Juventus un peso.
Nel comunicato stampa che avete pubblicato sul sito internet della società, in relazione alle notizie giornalistiche sulla conclusione delle indagini della Procura di Napoli, avete promesso ai tifosi “il massimo impegno per vincere e per tornare ai vertici del calcio mondiale”. Se non volete che queste siano solo parole al vento, è necessario riconsiderare la vicenda stadio.
L’assegnazione dei campionati europei avrebbe consentito alla Juventus esclusivamente un risparmio in conto interessi. Perché il finanziamento da 120 milioni circa per la realizzazione del nuovo stadio avrebbero comunque dovuto essere restituito al termine del contratto. Alla luce di questa considerazione e tenuto conto che l’adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza comporterebbe comunque una spesa di venti milioni (interamente a carico della società), non mi sembra un’utopia immaginare di realizzare il piano più ambizioso, e cioè il rifacimento completo dello stadio secondo il progetto presentato all’UEFA. Si tratterebbe, infatti, di coprire, dal punto di vista economico e finanziario, i maggiori interessi su un capitale di circa 100 milioni. A spanne, 5/6 milioni all’anno. Poco più del costo di Boumsong…
Chiedo pertanto a Lei, Signor Presidente, ed al Dott. Sant’Albano in qualità di rappresentante IFIL nel CDA della Juventus, di precisare quali sono le intenzioni della società e dell’azionista di riferimento sulla questione stadio. Un’eventuale decisione di limitare l’intervento ad un restauro di facciata del Delle Alpi non farebbe altro che confermare il ridimensionamento in atto. Restando nell’ambito dei dati economici, ho letto attentamente la relazione semestrale al 31 dicembre 2006. Ed ho anche letto un interessante articolo di Gianni Dragoni del Sole 24 Ore, seppur leggermente impreciso in un punto.
Dragoni scrive: “La relazione semestrale elenca tra i debiti verso fornitori della società – alla quale sono stati tolti due scudetti, più la condanna in Serie B con nove punti di penalizzazione – quelli verso avvocati. Il debito più alto è verso lo ‘Studio Avvocato Zaccone e Associati’, 507mila euro. E’ lo studio del penalista Cesare Zaccone, il quale nel giudizio di primo grado, di fronte alla Caf di Cesare Ruperto, disse ‘Dateci la Serie B’. Poi c’è un debito di 226mila euro verso ‘Grande Stevens Studio Legale associazione professionale’… Lo studio Grande Stevens ha assistito la società nei processi sportivi. Uno dei suoi avvocati, Michele Briamonte, era nel gruppo che ha preparato il ricorso al Tar in agosto, poi ritirato: con Briamonte la Juventus ha un debito di 102mila euro. In tutto, ammontano a 835mila euro i debiti dichiarati per parcelle legali. Al conto vanno però aggiunte le somme già saldate agli avvocati, non indicate nella relazione”. L’imprecisione di Dragoni riguarda il ruolo di Michele Briamonte, che non si è limitato a partecipare alla splendida avventura del ricorso al Tar. Briamonte, infatti, ha assistito Zaccone in tutte le fasi dei processi (si fa per dire) sportivi. Ed era anche titolare nella squadra di 9 avvocati schierata dalla Juve in sede di arbitrato (assieme, ovviamente, al suo dominus Grande Stevens). Diamo quindi a Cesare quel che è di Cesare. E diamo allo Studio Grande Stevens, e non solo a Zaccone, il “merito” per l’esito dei processi sportivi. “Merito” è ovviamente tra virgolette. Fatta questa precisazione, mi sembra che dall’articolo di Dragoni traspaia una certa perplessità, che mi sento assolutamente di condividere, per gli importi delle spese legali, tenuto conto dei risultati ottenuti (due scudetti in meno, condanna in Serie B con nove punti di penalizzazione e, aggiungo io, smantellamento di una squadra e di una struttura societaria e finanziaria destinata a dominare ancora per anni). Faccio mia anche l’ultima precisazione di Dragoni. Nella relazione semestrale sono elencati solo i debiti ancora in essere al 31/12 verso i legali. Non c’è alcuna indicazione circa le somme già saldate in precedenza. Ripeto, quindi, in questa occasione le domande che avevo già formulato all’assemblea di fine ottobre:
(i) qual è l’importo dei compensi dovuti dalla Juventus FC allo Studio Grande Stevens (Briamonte compreso) per i servizi resi nei processi di Calciopoli?
(ii) qual è l'importo dei compensi dovuti dalla Juventus FC all’Avv Cesare Zaccone, sempre in relazione a Calciopoli?
(iii) qual è l’importo dei compensi dovuti dalla Juventus FC agli altri legali (Andrea Gandini, Riccardo Montanaro, Stefano Vinti, Angelo Buongiorno) a vario titolo coinvolti in Calciopoli?
In base alle norme federali, l’iscrizione al campionato (e la possibilità di operare sul mercato) è subordinata al rispetto di un rapporto di 3:1 tra ricavi ed indebitamento. La relazione semestrale evidenzia una posizione finanziaria netta negativa per 75,1 milioni di euro, in peggioramento rispetto al saldo negativo di 12,9 milioni al 30 giugno 2006. La posizione finanziaria netta non comprende ovviamente i crediti a breve termine derivanti dalla campagna trasferimenti. Qual è l’importo dei crediti a breve termine? Possono essere conteggiati a riduzione della posizione finanziaria netta, migliorano così il rapporto di 3:1? E qual è in definitiva l’importo dell’aumento di capitale che deve essere obbligatoriamente destinato a riduzione dell’indebitamento?
Nel bilancio al 30 giugno 2006 avevate stanziato un fondo rischi di 12,6 milioni di euro a fronte di imprecisati rischi di “perdite e altri effetti negativi derivanti dalla revisione dei rapporti di sponsorizzazione”. I principi contabili IAS/IFRS, tuttavia, permettono lo stanziamento di fondi per rischi ed oneri soltanto a fronte di obbligazioni in essere, per le quali possa essere effettuata una stima attendibile e per le quali non sussista in capo all’impresa alcuna realistica alternativa al loro adempimento. Mi chiedo pertanto se il fondo rischi sia ancora stanziato in bilancio o se sia stato invece stornato.
Lo scorso mese di settembre avete rinegoziato i contratti con Sky Italia, con una riduzione dei corrispettivi complessivi per l’esercizio in corso da 94,5 a 80,2 milioni di euro. Mi sembra che il contratto con Sky non contenesse, a differenza del contratto Tamoil, una clausola di rescissione attivabile in caso di retrocessione in Serie B. Immagino, quindi, che la Juventus e Sky Italia abbiano proceduto ad una semplice rinegoziazione in buona fede, per tenere conto della situazione venutasi a creare con la retrocessione della società in Serie B. E’ anche vero però che il campionato di Serie B, trasmesso da Sky, sta registrando ascolti record, proprio grazie alla presenza della Juventus. Vi chiedo quindi se abbia ancora fondamento la riduzione dei compensi concordata con Sky e se non sia ipotizzabile una rinegoziazione, sempre in buona fede, ma di segno opposto.
A proposito di Sky e dei mass-media in generale, un tema che sta particolarmente a cuore a me e a molti tifosi è il rapporto con le televisioni ed i giornali, che non perdono mai l’occasione per attaccare e denigrare la Juventus. Un paio di esempi sono più che sufficienti, ma la lista è molto lunga. La Gazzetta dello Sport, di Verdelli, Cannavò, Palombo, Arturi. Signor Presidente, si ricorda il titolo della Gazzetta dopo Bologna-Juventus ed il gol dubbio di Zalayeta? “JUVE, NON COSI’!. E non è malafede questa? E poi Controcampo, con Piccinini, Franco Rossi, Franco Ordine, Paolo Liguori, il comico interista Bertolino, la valletta interista Canalis e, soprattutto, Paolo Ziliani, uno degli autori della trasmissione. Ha mai provato signor Presidente ad andare sul sito del Signor Ziliani? Ci vada e troverà fango a volontà contro la Juventus ed i suoi giocatori, da Nedved a Del Piero.
Dopo Juventus Napoli, Nedved e Camoranesi si sono rifiutati di farsi intervistare da Sky. E immagino che sia successa la stessa cosa dopo Juve Rimini. E infatti Sky è stata costretta ad intervistare due giocatori non certo di primo piano come Birindelli e, udite udite, Legrottaglie.
Ecco, questo è l’atteggiamento che vogliamo nei confronti dei mass-media che ci attaccano. Non ha senso partecipare a trasmissioni come Controcampo. Non ha senso rilasciare interviste a quel giornale rosa che, per citare il grande Christian Rocca, si trova solo (e sempre meno) sui banconi dei gelati del bar. Non ha senso partecipare a video-chat organizzate sempre dallo stesso giornale rosa.
Sono i mass-media che hanno bisogno di noi, per cercare di colmare il drammatico calo di ascolti o di vendite. Non viceversa. Senza la Juventus, Controcampo ha perso il 30% degli ascolti. Senza la Juventus, il giornalaccio rosa è sempre più in crisi. Abbiamo il coltello dalla parte del manico. E allora usiamolo. E quereliamo tutti quei giornalisti che distorcono la realtà, diffamando la Juventus, i suoi giocatori e tutti noi tifosi.
E non mi si risponda, per cortesia, che così ci andrebbero di mezzo i tifosi. Non è vero. Perché i tifosi boicottano certi giornali e certe trasmissioni. Non guardiamo Controcampo. Non leggiamo il giornale rosa. Faccia un giro sui vari forum dei tifosi bianconeri, Signor Presidente, e troverà l’elenco completo dei mass-media (e dei prodotti ivi reclamizzati) oggetto di boicottaggio.
Restando in tema mass-media, mi auguro Signor Presidente che Lei non abbia ritirato il Premio Prisco e che non vada a ritirarlo in futuro. Il Premio Prisco, giunto alla quinta edizione, attribuisce un riconoscimento al dirigente, all’allenatore ed al calciatore che maggiormente abbiano contribuito – mantenendo uno stile di comportamento equilibrato – alla serenità del campionato di calcio, accettando sportivamente le sconfitte e sdrammatizzando gli episodi controversi.
I dirigenti che hanno ricevuto la nomination sono tre: il nostro Presidente Cobolli Gigli, che ha vinto il premio, Gino Corioni e Aurelio De Laurentis. Lo stile di comportamento equilibrato di Corioni e De Laurentis è noto a tutti. La nomination per Corioni poi è particolarmente apprezzabile, poiché il Presidente del Brescia è appena stato squalificato per sei mesi per aver protestato in modo piuttosto acceso al termine di una partita...
Mi sembra un’ennesima presa in giro nei confronti della Juventus. Ed infatti chi c’è nella giuria del Premio Prisco? Il candido, ma sempre meno, Cannavò. Italo Cucci. Il decano dei giornalisti italiani, Antonio Ghirelli, che stravede per Massimo Moratti, il collezionista di scudetti di cartone. In un bar milanese, mercoledì era affisso il cartello ORE 18 APERITIVO, ORE 19 SCUDETTO. Ma non è andata così. Gli Onesti Indossatori di Scudetti Altrui hanno conosciuto un altro 5 maggio.
Comunque, l’Inter vincerà sicuramente il secondo scudetto di cartone della sua storia. Probabilmente non domenica. Perché gli Onesti giocano contro il Siena che ha le maglie bianconere. E quando vedono delle maglie bianconere gli Onesti se la fanno sempre addosso.
Questa collezione di cartoni ha indubbiamente tre protagonisti. Massimo Moratti, il petroliere più ambientalista che ci sia. E poi Guido Rossi e Paolo Nicoletti.
Massimo Moratti è noto per la compostezza con cui assiste alle partite della sua squadra, mandando elegantemente a quel paese arbitri e giocatori avversari e deliziando la platea con educati gesti dell’ombrello. Per non parlare poi di altri aspetti, certamente non secondari. La condanna in sede penale di un dirigente (Oriali) e di un giocatore (Recoba) dell’Inter per ricettazione e falsificazione di documenti. Le plusvalenze creative realizzate con gli scambi incrociati di giocatori (Coco per Seedorf, ad esempio, entrambi valutati 29 milioni di euro; oppure i 4 giocatori della primavera scambiati con altrettanti giovani del Milan, con una valutazione data a ciascun quartetto di circa 14 milioni di euro). Le plusvalenze creative (158 milioni di euro) realizzate con la cessione del marchio ad Inter Brand Srl, società controllata al 100% (operazione molto utile anche per spostare l’indebitamento dalla società di calcio alla società che detiene il marchio ed aggirare così i parametri previsti dalle normative federali). I pedinamenti a danno di giocatori ed arbitri. E quindi giustamente, Antonio Ghirelli, decano dei giornalisti italiani, gli ha dedicato un articolo dal titolo “Moratti, esempio di vero fair play”. Strano che non abbia vinto il Premio Prisco, Signor Presidente…
Mi sembrano quindi assolutamente fuori luogo le ripetute lezioni di etica e di morale da parte del petroliere più ambientalista che ci sia. Ma quello che mi stupisce di più è il silenzio con cui la dirigenza della Juventus subisce queste lezioni. Questa mancanza di orgoglio è francamente inaccettabile. L’unica lodevole eccezione è rappresentata da Ciro Ferrara. Come tutti sapete, infatti, la nostra squadra primavera ha conquistato la Coppa Italia, sconfiggendo in finale proprio i pari età nerazzurri. I perdenti (giocatori e dirigenza, rappresentata dall’amministratore delegato Paolillo) non hanno ritenuto opportuno assistere, come sempre avviene per buona regola sportiva, alla premiazione dei campioni. E Ferrara, giustamente, ha stigmatizzato questa clamorosa mancanza di sportività.
E che dire di Guido Rossi? Certamente non si può dire, come ha fatto Lei tempo fa Signor Presidente, che Guido Rossi “abbia svolto con efficienza il suo incarico”. Forse è meglio leggere la voce Guido Rossi nell’enciclopedia online Wikipedia: “La sua passione per lo sport e l’amicizia personale con Massimo Moratti lo portano a ricoprire per quattro anni la carica di consigliere nel Consiglio d’Amministrazione dell’Inter”. È interessante conoscere anche che cosa ha detto di Guido Rossi Milly Moratti, moglie del petroliere ambientalista: “E’ un uomo passionale, tutt’altro che compassato. Ricordo un gol importante dell’Inter e ho in mente la sua reazione: si alzò e baciò e abbracciò mio marito Massimo”. De gustibus…
Paolo Nicoletti è forse meno conosciuto, ma è anche lui un esponente di spicco della lobby nerazzurra. Basta fare qualche ricerca sui quotidiani. Paolo Nicoletti è stato “avvocato dell’Inter in alcune occasioni ‘calde’... Era stato Nicoletti a gestire, nell’estate del ‘97, il complicato lavoro per portare a Milano il fenomeno Ronaldo” (così il Corriere della Sera del 12 febbraio 2007). E ancora. Dal Corriere della Sera del 17 maggio 2006: “Qualcuno, tempo addietro, ha parlato anche di ‘lobby nerazzurra’. … Ma nel caso della ‘Beneamata’ il peso economico e finanziario che il tifo comune è in grado di concentrare sugli spalti del Meazza è assolutamente invidiabile. ... Ma della parrocchia interista il neo commissario Guido Rossi è stato, ed è tuttora, uno dei rappresentanti più considerati, ... Del Football Club Internazionale Milano, l’ex presidente della Consob … è stato rappresentante a tutti gli effetti, nel consiglio di amministrazione in carica prima delle dimissioni di Massimo Moratti del ‘99. ... Si pensa alla Borsa, si fanno acquisti prestigiosi: le cronache dell’estate ‘97 ricordano il complicato lavoro per portare a Milano il ‘Fenomeno’ Ronaldo, un trasferimento da 52 miliardi al quale lavora anche Paolo Nicoletti, allora alle dipendenze dello studio Rossi e ora vicecommissario in pectore della Figc”. E allora sono andato a rileggermi le cronache di quell’estate del 1997. Ed effettivamente Guido Rossi e Paolo Nicoletti hanno assistito l’Inter nell’acquisto di Ronaldo. Da un articolo, sempre sul Corriere, del 21 luglio 1997: “Faccia a faccia tra Inter e Barcellona oggi alla Fifa House, sulla collina più esclusiva di Zurigo. Va in onda qui, nella casa del calcio mondiale, l’ultimo atto dello sceneggiato che ha caratterizzato la primavera - estate ‘97. Il progetto messo a punto da Sepp Blatter, potente segretario della Fifa, … è chiarissimo: scongiurare una decisione da parte dell’ente mondiale… Stamattina sarà … [Moratti] a capitanare la delegazione nerazzurra, composta dagli avvocati Guido Rossi e Paolo Nicoletti”. Infine,se non sbaglio Paolo Nicoletti è stato anche il rappresentante dell’Inter al G-14.
Ed è proprio nell’ambito di questo contesto nerazzurro che siamo stati condannati alla Serie B, con lo scippo di due scudetti (uno dei quali assegnato proprio alla squadra del cuore di Rossi e Nicoletti).
Queste cose però avrebbero dovuto dirle a suo tempo i nuovi dirigenti della Juventus ed i rappresentanti dell’azionista di riferimento. E invece nulla. E’ storia vecchia. Lo so. Ma non posso dimenticare cosa è successo l’anno scorso. Anche perché tutte le volte che vado al Comunale, devo sempre ricacciare indietro il groppo in gola che arriva puntuale quando i ragazzi scendono in campo. E’ questione di un attimo. Ma in quell’attimo non posso fare a meno di ripensare al passato.
Ci attendono ora nuove sofferenze sul fronte della giustizia sportiva. Francesco Saverio Borrelli, paciosamente in letargo sin quando si trattava di indagare sull’Inter (d’altronde l’obiettivo della prescrizione è a portata di mano), si è subito risvegliato non appena ha sentito il nome Juventus. Si è immediatamente attivato. Ha riunito i collaboratori. E’ andato a Napoli per incontrare i PM Beatrice e Narducci.
Mi auguro che questa volta la società decida di agire “con la massima determinazione senza guardare in faccia nessuno”. Queste sono le parole con cui il Dott. Gabetti, il 5 luglio 2006 alle ore 12.10 circa, prometteva fuoco e fiamme. Sappiamo tutti che il medesimo giorno alle 19.12 circa, l’avv. Zaccone patteggiava la Serie B con penalizzazione, ritenendola una pena congrua.
Cerchiamo di non ripetere ora gli stessi errori del passato. Questa è una guerra e come tale deve essere combattuta. Senza esclusione di colpi. Bisogna difendersi sia dai mass-media sia dalla giustizia sportiva. E’ in gioco, se non lo avete ancora capito, la sopravvivenza stessa della Juventus. Perché l’obiettivo di questa nuova ondata di fango è chiaro. Mettere in difficoltà la Juventus. E forse ci stanno riuscendo. Perché, a prescindere dal rischio di nuove sanzioni, immagino che sia ora più difficile trattenere o attirare a Torino calciatori di un certo livello.
Avete l’obbligo morale di difendere con orgoglio la Juventus e di pretendere che il codice di giustizia sportiva sia applicato a tutti, anche ai presunti immacolati di Via Durini. E’ un obbligo che avete nei confronti di Gianni e Umberto Agnelli. Gaetano Scirea. Andrea Fortunato. Francesco Romeo. Riccardo Neri e Alessio Ferramosca. E’ un obbligo che avete nei confronti di milioni di tifosi.
Ma è un obbligo che avete anche nei miei confronti. Perché ho cercato in tutti i modi, assieme a molti altri tifosi, di difendere un sogno chiamato Juventus. Ho rinnovato l’abbonamento al buio, quando i processi farsa non era ancora incominciati. Ho partecipato alla marcia del primo luglio a Torino. Ho seguito quasi tutte le partite al Comunale. Sono andato in trasferta. Ho tempestato di email i tanti, troppi giornalisti che hanno fornito un’informazione
completamente distorta su Farsopoli, istigando la voglia di Piazzale Loreto dell’Italia anti-juventina e preparando il terreno per le sentenze Ruperto e San Dulli (sentenze non a caso entrambe pubblicate in anteprima sulla Gazzetta dello Sport): Liguori, Ziliani, Cannavò, Arturi, Verdelli, Palombo,... I nomi sono sempre gli stessi. Sottoscriverò l’aumento di capitale. Sostengo, anche economicamente, l’associazione Giù le Mani dalla Juventus, E sfoggio sempre in palestra, a Milano, pantaloncini e maglietta con il logo della Juve. Le sembrerà magari un atteggiamento infantile, ma sono orgoglioso e fiero di dimostrare a tutti la mia juventinità. Camminando a testa alta, senza abbassare lo sguardo. E rispondendo a muso duro a tutti coloro che criticano o denigrano la mia squadra. E mi piacerebbe davvero riscontrare il medesimo orgoglio, la medesima fierezza anche nei dirigenti della mia squadra del cuore.
E’ il momento di tirare fuori l’orgoglio e gli attributi. Perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Se non ne siete capaci o non avete la volontà e la passione per farlo – e mi rivolgo qui non tanto a Lei, Signor Presidente, quanto soprattutto all’azionista di riferimento e all’Ing. John Elkann – allora è il momento di passare la mano.
Avevo concluso il mio intervento all’assemblea di ottobre chiedendo le Sue dimissioni, Signor Presidente. La scorsa settimana, intervenendo alla trasmissione “la Juve è sempre la Juve”, Lei ha dato l’impressione di essere in procinto di lasciare la carica. Ma forse è stata solo una simpatica fase dialettica tra Lei ed il conduttore. Sia come sia, ho cambiato idea Signor Presidente. Perché ci sono strane voci in giro in merito ai suoi potenziali sostituti. Si parlava di Lapo Elkann. Si vocifera di un ritorno di Grande Stevens. Se queste sono le possibilità, io divento seduta stante un cobolliano di ferro e la invito a rimanere al Suo posto. Anche perché Frosinone si avvicina e abbiamo un appuntamento allo stadio.
FORZA JUVE
Altro intervento all'Assemblea dei Soci
- Dettagli
Signor Presidente, Signori Consiglieri,