C’era una volta…
“Un re!”, direte voi.
No, avete sbagliato. C’era una volta…
“ Un pezzo di legno!”, direte ancora voi.
No, avete sbagliato di nuovo. C’era una volta un magazziniere di Carate, che sognava di giocare nella Juve e diventare un campionissimo vincente della storia bianconera.
Ecco la favola di Moreno Torricelli, magazziniere di un mobilificio e giocatore di categoria Interregionale, che un bel giorno, durante un amichevole tra la sua Caratese e la Juventus, fu adocchiato da Trapattoni, che decise di portarlo alla sua corte, in quel di Torino.
Moreno fu pagato, nell’estate del 92, la bellezza di “60 milioni di lire”. L’automobile di Baggio costava, all’epoca, quasi il doppio.
Fu così che il potente terzino si tolse il camice da magazziniere ed andò ad indossare la prestigiosa casacca juventina.
Vorrei ricordare la prima intervista di Moreno zebrato, tratta da un quotidiano dell’epoca, che riassume la sua storia, quella che ogni giovane calciatore vorrebbe vivere.
“Sono un ragazzo normale, che faceva il magazziniere e che ha avuto tanta fortuna. Ho cominciato a giocare a calcio giovanissimo, una passione naturale. Sono cresciuto nelle giovanili del Como, poi ho girato diverse società della zona: Cantù, Folgore, Verano, Oggiono. Quindi sono arrivato alla Caratese, campionato interregionale. Mio papà fa l’autotrasportatore; mia mamma Teresa ha accettato la professione di calciatore quando ha capito che la Juve mi voleva realmente: prima, infatti, era un hobby per tutti, vivevo con i soldi del mio lavoro di magazziniere.
Poi, all’improvviso è spuntata la Juve e fino all’ultimo non ci ho creduto. Avevo appena fatto due provini, uno con la Pro Vercelli ed uno con il Lecce, quando giocammo due amichevoli con la Juve che aveva bisogno di prestiti per le gare di Vicenza ed Ancona.
La mia favola è iniziata da lì..”
Faceva un certo effetto, durante il primo periodo, leggere la formazione della Juve: Peruzzi, Torricelli, Dino Baggio, Conte, Kohler, Carrera, Platt, Vialli, Roberto Baggio, Moeller, Casiraghi.
Leggere il cognome di Moreno, affiancato a quello di così importanti campioni, era quantomeno strano.
Invece, gara dopo gara, il giovane s’impose all’attenzione di tutti i tecnici del calcio, dimostrando una potenza ed una facilità di corsa incredibili. Difettava, è vero, di grazia e tecnica, cui sopperiva con una grinta ed una determinazione difficilmente riscontrabili in altri atleti.
Viveva il suo sogno così, con rabbia ed impeto, impedendo a se stesso di svegliarsi.
La sua sfida al mondo pallonaro era stata lanciata il 13 settembre 1992, giorno del suo debutto in Seria A: Juve-Atalanta 4-1.
Il Trap lo promuove titolare fisso, vincendo il suo primo trofeo, la Coppa Uefa in finale con il Borussia Dortmund.
Da quel momento tutti riconosceranno Moreno come campione juventino che conquisterà 3 Scudetti, Coppa Italia, Champions League, Coppa Intercontinentale, Supercoppa Italiana, Supercoppa Europea, con un totale di 230 presenze in bianconero e tre reti all’attivo.
Arriva, non tanto improvvisa, anche la Nazionale.
La maglia azzurra va a sostituire quella bianconera durante i Mondiali di Francia del 1998, grazie alla chiamata di Cesare Maldini.
Con molta probabilità Moreno avrà ripensato al suo camice da magazziniere mentre indossava quella maglia “color del cielo”, rifiutando ancora una volta di svegliarsi: il suo sogno doveva continuare all’infinito, azzurro come la sua nuova maglia.
Nell’estate del '98 chiede alla Juve di essere ceduto alla Fiorentina del Trap, il suo padre e maestro, ma questa è un’altra storia, di colore viola, che andrà a sostituire quella bianconera, che lo ha incoronato campione ed idolo di tutti i bambini, che sognano di togliersi il grembiule scolastico per indossare la casacca della squadra dei loro sogni, e di tanti giocatori che militano nei campionati dilettanti, rischiando le caviglie nel fango dei campi di provincia.
Adesso Moreno fa l’allenatore, con la Juve nel cuore, come più volte ha ricordato nelle interviste.
E’ purtroppo notizia dello scorso anno la terribile disgrazia che lo ha colpito: la morte della moglie Barbara a soli 40 anni, in seguito a terribile malattia.
E’ proprio vero che il destino rivuole tutto indietro.
Ma Moreno combatterà, come faceva in campo, sulla corsia di destra, con la grinta da guerriero che è in lui, perché il suo sogno continuerà per sempre.
C’era una volta…
“ Un re!”, direte voi.
No, vi sbagliate. C’era una volta un grande campione juventino…
Moreno Torricelli: C'era una volta...
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