Paolo Bergamo è nato a Collesalvetti (LI) il 21 aprile 1943 ed è un ex arbitro di calcio italiano ed ex designatore degli arbitri di Serie A.
Debuttò nella massima serie nel 1975 e nel 1979 venne promosso al ruolo di internazionale. Nel 1982 arbitrò la finale di Coppa Italia tra Inter e Torino, vinta dai nerazzurri, e due anni dopo venne selezionato per il campionato europeo di calcio 1984, dove gli toccò la semifinale Francia-Portogallo, vinta dai transalpini 3-2 dopo i tempi supplementari. Concluse la carriera nel 1988, per dedicarsi successivamente al compito di dirigente arbitrale.
Paolo Bergamo diventò designatore arbitrale in serie A nel 1999 assieme al collega Pierluigi Pairetto, e mantenne l'incarico fino al 2005 quando decise volontariamente di dimettersi per le critiche mosse contro il suo operato. Dal 2002 al 2006 ha fatto parte della Commissione Arbitrale della FIFA, ed è stato osservatore degli arbitri UEFA.
Nel 2006 venne implicato nell'inchiesta Calciopoli, poiché, secondo l'accusa, ritenuto componente del presunto sistema di potere retto da Luciano Moggi, e di cui avrebbe fatto parte, tra gli altri, anche il collega designatore Pierluigi Pairetto: Paolo Bergamo venne, però, ritenuto non giudicabile dagli organi di giudizio, per difetto di giurisdizione, visto che, nel frattempo, Bergamo si era dimesso dall'AIA.
Per quanto invece concerne l'inchiesta sotto il profilo penale, Paolo Bergamo è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Napoli per l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva; il dibattimento è tuttora in corso.
Paolo Bergamo, è in uscita il Suo libro, in cui racconta la "Sua" Calciopoli: "Sono morto in una notte di luglio". Può anticiparci qualcuno dei temi? Ci saranno rivelazioni scottanti?
A parte la mia vita, descritta con la speranza di far capire che sono un “self made man” armato soltanto di corretti principi morali e di un costante impegno rivolto con amore al calcio, ho voluto mettere in risalto segnali inquietanti, reali, che avevano anticipato quella che già nel luglio del 2006 io definii “farsopoli”. Le riflessioni che io propongo potrebbero aprire scenari nuovi se affrontati con unità di intenti da parte di addetti ai lavori che conoscono la verità.
Perché un libro adesso, più di tre anni dopo Calciopoli, e nel bel mezzo del processo? Non è troppo presto o troppo tardi?
Farsopoli mi ha prodotto un profondo stato di frustrazione che pian piano ho risolto con l’aiuto dei miei familiari. Ho maturato l’idea di scrivere un libro, che potrebbe non essere l’ultimo, quando ho iniziato a maturare l’idea che il processo di Napoli potrebbe finire in prescrizione. Ho ritrovato e rinnovato le mie energie di combattente leale ma deciso, e giorno per giorno prenderò tutte quelle iniziative secondo me giuste per fare chiarezza sugli avvenimenti che mi vengono contestati.
Ripercorriamo un po' la "Sua" Calciopoli, dagli inizi degli inizi. E' vero che lei e Pairetto siete stati nominati come designatori durante una cena, alla presenza di Carraro, dai rappresentanti delle famose "sette sorelle"?
E’ vero. Ma noi ne siamo venuti a conoscenza anni dopo, quando Carraro stesso lo confermò in un’intervista. Ufficialmente la nomina ci fu comunicata da Nizzola, presidente FIGC, e da Gonella, presidente AIA, che giustificarono la decisione con l’enorme nuovo lavoro che per la prima volta andavamo ad affrontare nei 34 raduni settimanali di Coverciano.
Si è mai sentito un lottizzato? Oppure alla fine rabboniva tutti ma poi faceva di testa sua? Ci racconti qualche episodio, se può.
Mi sono sempre sentito un parafulmine in una tempesta che non si placava mai. Ma non per nostre colpe specifiche. Quando chi fa opinione avrà il coraggio di aprire gli occhi sui risultati veri ottenuti da una squadra di uomini che in pochi anni sono saliti ai vertici dei valori tecnici mondiali sarà sempre troppo tardi, per il male che è stato fatto all’intero movimento arbitrale. Ascoltavo tutti, cercando di capire e trasmettere serenità. E’ logico che poi prendevo le decisioni che ritenevo le migliori per consentire ad ogni arbitro di affrontare la sua gara nelle migliori condizioni psicologiche possibili. Il designatore viene ignorantemente identificato in colui che designa, nel mio caso che sorteggia. Non è così. Il nostro è un lavoro molto complicato a sostegno di uomini (arbitri e assistenti) sempre nell’occhio del ciclone. Nelle prime quattro stagioni ho condiviso con Pairetto ogni decisione. Successivamente le continue assenze per gli impegni internazionali, le inevitabili diverse valutazioni di interpretazione degli errori dei nostri arbitri hanno deteriorato i nostri rapporti.
Ha mai pensato che le molteplici professioni di Carraro (presidente Figc e banchiere) e i suoi rapporti con Geronzi potessero essere in conflitto di interesse?
I bilanci in profondo rosso dei clubs, i numerosi fallimenti e i finanziamenti ottenuti da alcuni di essi sono vari aspetti che devono interessare l’intero mondo della finanza. I controlli, regole che non venivano rispettate, l’accettazione di fidejussioni senza adeguata copertura, devono far riflettere l’ordinamento federale. Il settore arbitrale ne ha subito dolorose conseguenze.
Con Carraro litigò molte volte, non ultima dopo quel famoso Roma-Juve. Il presidente è stato prosciolto da ogni accusa. E' giusto così?
Dopo Roma-Juve con Carraro sono volate parole grosse. Non ho niente da rimproverarmi per essermi sempre comportato con la massima trasparenza. La mia maniera colorita di esprimermi doveva convincerlo che mi stava incalzando senza una plausibile ragione. Mi auguro che il suo proscioglimento sia il primo passo verso una completa rilettura veritiera di quel periodo.
Ha potuto ascoltare la deposizione di Manfredi Martino? Come avvenivano in realtà i sorteggi per le designazioni? Era anche soltanto possibile truccarne la procedura?
Preferisco non commentare la deposizione di Manfredi Martino. I miei legali, quando Napoli avrà chiuso il processo, decideranno come valutarla. Dopo che nel 2000 ricevemmo una denuncia del giornalista Teotino perché “truccavamo il sorteggio” (il Teotino è stato condannato anche in Appello presso il Tribunale di Roma nel 2007 ad un anno per diffamazione ed al pagamento delle spese processuali) la Federazione decise che ad ogni sorteggio doveva essere presente, per garantirne la regolarità, un notaio che sempre, ad ogni sorteggio, ha controllato di persona. Dalla stagione 2002/2003, per dare più “colore” al sorteggio che era pubblico ed interessava tutti i mass media, il sorteggio dell’arbitro veniva effettuato da un giornalista di volta in volta nominato dall’USSI. La sequenza del sorteggio, obbligatoria, era la seguente:
-Pairetto sorteggiava la partita;
-un giornalista l’arbitro.
L’usura delle palline, i colpi di tosse e tutto quello che la fantasia più fervida può immaginare sono irrilevanti. Vi sembra poca cosa che io possa contare come testimoni dei due notai che hanno seguito tutti i sorteggi, ed ho avuto l’imbarazzo della scelta per avere alcuni giornalisti?
La sua tesi difensiva: i Suoi rapporti con Moggi erano uguali a quelli che teneva con gli altri dirigenti. E prende come esempio Facchetti. Come erano questi rapporti? C'è qualcosa che ancora non è stato detto?
I miei rapporti telefonici erano tanti con tutti i dirigenti. I regolamenti non lo vietavano, anzi eravamo sollecitati ad uscire dalla campana di vetro che da sempre ci aveva protetto. Si intensificarono raduni con i capitani, i dirigenti e gli arbitri. Il telefono in dotazione a me e Pairetto, intestato alla Federazione, era regolarmente a conoscenza di tutte le società. Ho preso per esempio i miei rapporti con Facchetti, che conoscevo dagli anni ’60 presentatomi da Armando Picchi, indimenticato capitano di quell’Inter, perché da subito mi rese molto curioso il fatto che i suoi contatti telefonici fossero scomparsi. Le lamentele di questo o quel dirigente erano sempre dello stesso tenore e riguardavano la prestazione dell’arbitro, negativa solo quando perdevano, rigori concessi o no, reti annullate o convalidate erroneamente, od altri fatti di giuoco, che naturalmente davano origine ad assordanti silenzi da parte di chi in quell’occasione ne aveva beneficiato.
Una tesi dell'accusa: Maria Grazia Fazi esercitava una grande pressione su di lei, pressione ritenuta negativa dai dirigenti juventini che spinsero per allontanarla. E' vero?
Falso. La signora Fazi era responsabile della nostra segreteria e svolgeva il suo ruolo con grande senso di responsabilità. Io e Pairetto decidemmo all’inizio della nostra ultima stagione 2004/2005 di utilizzare la signora Fazi, nella fase iniziale del campionato, all’interno del nostro ufficio di Roma, evitandole le trasferte di Coverciano. Io stesso proposi alla Fazi questa soluzione, pur momentanea, che non fu accettata. Non immaginavo che la proposta avrebbe causato una rinuncia all’incarico da parte della stessa Fazi. Non eravamo a conoscenza che i viaggi a Sportilia e a Coverciano erano una voce importante nella sua busta paga mensile.
Quali erano i Suoi rapporti con Pairetto? Si fidava di lui?
I rapporti sono stati di rispetto e collaborazione. I primi tre anni di lavoro hanno dato i migliori risultati. Successivamente le diverse valutazioni degli errori commessi dagli arbitri e la loro conseguente considerazione tecnica hanno determinato un divario insanabile. La testimonianza più significativa è dimostrata dalle mie continue pressioni fatte a Collina già nella stagione 2003/2004, per fargli accettare di sostituirci nell’incarico di designatore. Neppure il Presidente Carraro, dopo gli Europei in Portogallo, lo convinse, Collina per età aveva ancora un anno di arbitraggio a disposizione e propose una soluzione provvisoria, cioè di affrontare la stagione 2004/2005 con una persona di sua fiducia che traghettasse la CAN al 2005/2006, quando lui stesso avrebbe accettato l’incarico. Il Presidente federale non condivise questa proposta.
"Quest'anno è Milan-Inter". L'avrebbe detto Lei, alla partenza del campionato 2004-2005. Parole che finiscono all'orecchio di Moggi e Giraudo, che commentano in un'intercettazione. Lo ha detto davvero?
Era un mio pensiero espresso in libertà. Fare un pronostico, secondo personali convincimenti, non è peccato.
La paranoia era parte del sistema a tutti i livelli. Nucini ha ammesso di aver dossierato i suoi colleghi. Si è sentito tradito?
Si mi sono sentito tradito proprio da Nucini. Ma io non voglio parlarne. Solo lui potrà dire, quando avrà assorbito completamente la delusione per la sua mancata completa valorizzazione di arbitro di serie A, se i miei comportamenti nei suoi riguardi sono stati corretti.
Il processo sportivo di Calciopoli: giudizio equo o farsa? Perchè ha deciso di sottrarvisi?
E’ stato un processo grottesco, privo di serietà, falso nel giudizio finale. I tempi voluti dall’UEFA per ammettere le nostre squadre alle coppe europee in base alla classifica del campionato erano troppo brevi, perché potessimo difenderci adeguatamente. Ruperto e Sandulli, chiamati dal Commissario Guido Rossi, hanno fatto la loro parte, dopodiché sono scomparsi nel nulla! Io ho capito in anticipo quello che stava accadendo e, con grande sofferenza dopo 40 anni dedicati all’AIA, mi sono dimesso per non subire il disonore di una punizione totalmente ingiustificata, già scritta.
Come ha valutato la linea difensiva tenuta dalla Juventus in quel processo?
In linea con la volontà interna di distruggere Giraudo, Moggi e Bettega. Mai avevo assistito ad una autocondanna da parte di chi è accusato senza opporre difesa. Il mancato ricorso al TAR una miope scelta politica che ha umiliato milioni di tifosi juventini.
Il Suo successore Collina: si può dire che sia stato un arbitro migliore, in ogni senso, di quelli a giudizio con Lei a Napoli?
L’arbitro Collina fra i grandi campioni che il nostro gruppo ha prodotto in quegli anni è stato il migliore.
E come designatore?
Il designatore Collina ha commesso errori nel valorizzare alcuni arbitri non all’altezza e ha dato l’impressione, qualche volta, di subire gli attacchi polemici della stampa. Ma è un patrimonio enorme del settore arbitrale che deve essere difeso per garantire, in futuro, l’indispensabile autonomia arbitrale.
La moviola in che modo influisce, se influisce, sulla serenità di giudizio degli arbitri?
Gli arbitri sono da tempo abituati a leggere la moviola, a scopo didattico. Altrettanto non avviene nelle trasmissioni TV e sulla carta stampata, che ne fanno un uso improprio. Specialmente negli ultimi anni ’90 fino a Farsopoli abbiamo assistito a spettacoli rissosi, beceri, che hanno influito negativamente sull’opinione pubblica. Ogni errore diveniva uno strumento per accusare chi lo aveva commesso di aver voluto favorire gli avversari. Qualcosa sta cambiando, ma è ancora troppo poco per metterci in linea con la qualità dell’informazione sportiva offerta ai tifosi negli altri paesi europei.
E la Vostra moviola, quella che Lei e Pairetto scrivevate il lunedì sulla Gazzetta dello Sport? Fu un ordine di Carraro? Ne ha mai capito la ragione?
La rubrica del lunedì sulla Gazzetta della Sport voleva essere la risposta tecnicamente corretta alle tante accuse, per gli errori che gli arbitri commettevano. All’atto pratico non procurò alcun beneficio.
Le manca il calcio?
Il calcio mi appassiona ancora, perché, per me, è lo spettacolo più bello che esista. Sono riuscito però a scucirmelo dalla pelle ed oggi vivo una vita diversa, serena, più semplice, ricca però di quei valori che solo la famiglia sa darti.
VIDEO della presentazione del libro:
Video 1
Video 2
Video integrale
Debuttò nella massima serie nel 1975 e nel 1979 venne promosso al ruolo di internazionale. Nel 1982 arbitrò la finale di Coppa Italia tra Inter e Torino, vinta dai nerazzurri, e due anni dopo venne selezionato per il campionato europeo di calcio 1984, dove gli toccò la semifinale Francia-Portogallo, vinta dai transalpini 3-2 dopo i tempi supplementari. Concluse la carriera nel 1988, per dedicarsi successivamente al compito di dirigente arbitrale.
Paolo Bergamo diventò designatore arbitrale in serie A nel 1999 assieme al collega Pierluigi Pairetto, e mantenne l'incarico fino al 2005 quando decise volontariamente di dimettersi per le critiche mosse contro il suo operato. Dal 2002 al 2006 ha fatto parte della Commissione Arbitrale della FIFA, ed è stato osservatore degli arbitri UEFA.
Nel 2006 venne implicato nell'inchiesta Calciopoli, poiché, secondo l'accusa, ritenuto componente del presunto sistema di potere retto da Luciano Moggi, e di cui avrebbe fatto parte, tra gli altri, anche il collega designatore Pierluigi Pairetto: Paolo Bergamo venne, però, ritenuto non giudicabile dagli organi di giudizio, per difetto di giurisdizione, visto che, nel frattempo, Bergamo si era dimesso dall'AIA.
Per quanto invece concerne l'inchiesta sotto il profilo penale, Paolo Bergamo è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Napoli per l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva; il dibattimento è tuttora in corso.
Paolo Bergamo, è in uscita il Suo libro, in cui racconta la "Sua" Calciopoli: "Sono morto in una notte di luglio". Può anticiparci qualcuno dei temi? Ci saranno rivelazioni scottanti?
A parte la mia vita, descritta con la speranza di far capire che sono un “self made man” armato soltanto di corretti principi morali e di un costante impegno rivolto con amore al calcio, ho voluto mettere in risalto segnali inquietanti, reali, che avevano anticipato quella che già nel luglio del 2006 io definii “farsopoli”. Le riflessioni che io propongo potrebbero aprire scenari nuovi se affrontati con unità di intenti da parte di addetti ai lavori che conoscono la verità.
Perché un libro adesso, più di tre anni dopo Calciopoli, e nel bel mezzo del processo? Non è troppo presto o troppo tardi?
Farsopoli mi ha prodotto un profondo stato di frustrazione che pian piano ho risolto con l’aiuto dei miei familiari. Ho maturato l’idea di scrivere un libro, che potrebbe non essere l’ultimo, quando ho iniziato a maturare l’idea che il processo di Napoli potrebbe finire in prescrizione. Ho ritrovato e rinnovato le mie energie di combattente leale ma deciso, e giorno per giorno prenderò tutte quelle iniziative secondo me giuste per fare chiarezza sugli avvenimenti che mi vengono contestati.
Ripercorriamo un po' la "Sua" Calciopoli, dagli inizi degli inizi. E' vero che lei e Pairetto siete stati nominati come designatori durante una cena, alla presenza di Carraro, dai rappresentanti delle famose "sette sorelle"?
E’ vero. Ma noi ne siamo venuti a conoscenza anni dopo, quando Carraro stesso lo confermò in un’intervista. Ufficialmente la nomina ci fu comunicata da Nizzola, presidente FIGC, e da Gonella, presidente AIA, che giustificarono la decisione con l’enorme nuovo lavoro che per la prima volta andavamo ad affrontare nei 34 raduni settimanali di Coverciano.
Si è mai sentito un lottizzato? Oppure alla fine rabboniva tutti ma poi faceva di testa sua? Ci racconti qualche episodio, se può.
Mi sono sempre sentito un parafulmine in una tempesta che non si placava mai. Ma non per nostre colpe specifiche. Quando chi fa opinione avrà il coraggio di aprire gli occhi sui risultati veri ottenuti da una squadra di uomini che in pochi anni sono saliti ai vertici dei valori tecnici mondiali sarà sempre troppo tardi, per il male che è stato fatto all’intero movimento arbitrale. Ascoltavo tutti, cercando di capire e trasmettere serenità. E’ logico che poi prendevo le decisioni che ritenevo le migliori per consentire ad ogni arbitro di affrontare la sua gara nelle migliori condizioni psicologiche possibili. Il designatore viene ignorantemente identificato in colui che designa, nel mio caso che sorteggia. Non è così. Il nostro è un lavoro molto complicato a sostegno di uomini (arbitri e assistenti) sempre nell’occhio del ciclone. Nelle prime quattro stagioni ho condiviso con Pairetto ogni decisione. Successivamente le continue assenze per gli impegni internazionali, le inevitabili diverse valutazioni di interpretazione degli errori dei nostri arbitri hanno deteriorato i nostri rapporti.
Ha mai pensato che le molteplici professioni di Carraro (presidente Figc e banchiere) e i suoi rapporti con Geronzi potessero essere in conflitto di interesse?
I bilanci in profondo rosso dei clubs, i numerosi fallimenti e i finanziamenti ottenuti da alcuni di essi sono vari aspetti che devono interessare l’intero mondo della finanza. I controlli, regole che non venivano rispettate, l’accettazione di fidejussioni senza adeguata copertura, devono far riflettere l’ordinamento federale. Il settore arbitrale ne ha subito dolorose conseguenze.
Con Carraro litigò molte volte, non ultima dopo quel famoso Roma-Juve. Il presidente è stato prosciolto da ogni accusa. E' giusto così?
Dopo Roma-Juve con Carraro sono volate parole grosse. Non ho niente da rimproverarmi per essermi sempre comportato con la massima trasparenza. La mia maniera colorita di esprimermi doveva convincerlo che mi stava incalzando senza una plausibile ragione. Mi auguro che il suo proscioglimento sia il primo passo verso una completa rilettura veritiera di quel periodo.
Ha potuto ascoltare la deposizione di Manfredi Martino? Come avvenivano in realtà i sorteggi per le designazioni? Era anche soltanto possibile truccarne la procedura?
Preferisco non commentare la deposizione di Manfredi Martino. I miei legali, quando Napoli avrà chiuso il processo, decideranno come valutarla. Dopo che nel 2000 ricevemmo una denuncia del giornalista Teotino perché “truccavamo il sorteggio” (il Teotino è stato condannato anche in Appello presso il Tribunale di Roma nel 2007 ad un anno per diffamazione ed al pagamento delle spese processuali) la Federazione decise che ad ogni sorteggio doveva essere presente, per garantirne la regolarità, un notaio che sempre, ad ogni sorteggio, ha controllato di persona. Dalla stagione 2002/2003, per dare più “colore” al sorteggio che era pubblico ed interessava tutti i mass media, il sorteggio dell’arbitro veniva effettuato da un giornalista di volta in volta nominato dall’USSI. La sequenza del sorteggio, obbligatoria, era la seguente:
-Pairetto sorteggiava la partita;
-un giornalista l’arbitro.
L’usura delle palline, i colpi di tosse e tutto quello che la fantasia più fervida può immaginare sono irrilevanti. Vi sembra poca cosa che io possa contare come testimoni dei due notai che hanno seguito tutti i sorteggi, ed ho avuto l’imbarazzo della scelta per avere alcuni giornalisti?
La sua tesi difensiva: i Suoi rapporti con Moggi erano uguali a quelli che teneva con gli altri dirigenti. E prende come esempio Facchetti. Come erano questi rapporti? C'è qualcosa che ancora non è stato detto?
I miei rapporti telefonici erano tanti con tutti i dirigenti. I regolamenti non lo vietavano, anzi eravamo sollecitati ad uscire dalla campana di vetro che da sempre ci aveva protetto. Si intensificarono raduni con i capitani, i dirigenti e gli arbitri. Il telefono in dotazione a me e Pairetto, intestato alla Federazione, era regolarmente a conoscenza di tutte le società. Ho preso per esempio i miei rapporti con Facchetti, che conoscevo dagli anni ’60 presentatomi da Armando Picchi, indimenticato capitano di quell’Inter, perché da subito mi rese molto curioso il fatto che i suoi contatti telefonici fossero scomparsi. Le lamentele di questo o quel dirigente erano sempre dello stesso tenore e riguardavano la prestazione dell’arbitro, negativa solo quando perdevano, rigori concessi o no, reti annullate o convalidate erroneamente, od altri fatti di giuoco, che naturalmente davano origine ad assordanti silenzi da parte di chi in quell’occasione ne aveva beneficiato.
Una tesi dell'accusa: Maria Grazia Fazi esercitava una grande pressione su di lei, pressione ritenuta negativa dai dirigenti juventini che spinsero per allontanarla. E' vero?
Falso. La signora Fazi era responsabile della nostra segreteria e svolgeva il suo ruolo con grande senso di responsabilità. Io e Pairetto decidemmo all’inizio della nostra ultima stagione 2004/2005 di utilizzare la signora Fazi, nella fase iniziale del campionato, all’interno del nostro ufficio di Roma, evitandole le trasferte di Coverciano. Io stesso proposi alla Fazi questa soluzione, pur momentanea, che non fu accettata. Non immaginavo che la proposta avrebbe causato una rinuncia all’incarico da parte della stessa Fazi. Non eravamo a conoscenza che i viaggi a Sportilia e a Coverciano erano una voce importante nella sua busta paga mensile.
Quali erano i Suoi rapporti con Pairetto? Si fidava di lui?
I rapporti sono stati di rispetto e collaborazione. I primi tre anni di lavoro hanno dato i migliori risultati. Successivamente le diverse valutazioni degli errori commessi dagli arbitri e la loro conseguente considerazione tecnica hanno determinato un divario insanabile. La testimonianza più significativa è dimostrata dalle mie continue pressioni fatte a Collina già nella stagione 2003/2004, per fargli accettare di sostituirci nell’incarico di designatore. Neppure il Presidente Carraro, dopo gli Europei in Portogallo, lo convinse, Collina per età aveva ancora un anno di arbitraggio a disposizione e propose una soluzione provvisoria, cioè di affrontare la stagione 2004/2005 con una persona di sua fiducia che traghettasse la CAN al 2005/2006, quando lui stesso avrebbe accettato l’incarico. Il Presidente federale non condivise questa proposta.
"Quest'anno è Milan-Inter". L'avrebbe detto Lei, alla partenza del campionato 2004-2005. Parole che finiscono all'orecchio di Moggi e Giraudo, che commentano in un'intercettazione. Lo ha detto davvero?
Era un mio pensiero espresso in libertà. Fare un pronostico, secondo personali convincimenti, non è peccato.
La paranoia era parte del sistema a tutti i livelli. Nucini ha ammesso di aver dossierato i suoi colleghi. Si è sentito tradito?
Si mi sono sentito tradito proprio da Nucini. Ma io non voglio parlarne. Solo lui potrà dire, quando avrà assorbito completamente la delusione per la sua mancata completa valorizzazione di arbitro di serie A, se i miei comportamenti nei suoi riguardi sono stati corretti.
Il processo sportivo di Calciopoli: giudizio equo o farsa? Perchè ha deciso di sottrarvisi?
E’ stato un processo grottesco, privo di serietà, falso nel giudizio finale. I tempi voluti dall’UEFA per ammettere le nostre squadre alle coppe europee in base alla classifica del campionato erano troppo brevi, perché potessimo difenderci adeguatamente. Ruperto e Sandulli, chiamati dal Commissario Guido Rossi, hanno fatto la loro parte, dopodiché sono scomparsi nel nulla! Io ho capito in anticipo quello che stava accadendo e, con grande sofferenza dopo 40 anni dedicati all’AIA, mi sono dimesso per non subire il disonore di una punizione totalmente ingiustificata, già scritta.
Come ha valutato la linea difensiva tenuta dalla Juventus in quel processo?
In linea con la volontà interna di distruggere Giraudo, Moggi e Bettega. Mai avevo assistito ad una autocondanna da parte di chi è accusato senza opporre difesa. Il mancato ricorso al TAR una miope scelta politica che ha umiliato milioni di tifosi juventini.
Il Suo successore Collina: si può dire che sia stato un arbitro migliore, in ogni senso, di quelli a giudizio con Lei a Napoli?
L’arbitro Collina fra i grandi campioni che il nostro gruppo ha prodotto in quegli anni è stato il migliore.
E come designatore?
Il designatore Collina ha commesso errori nel valorizzare alcuni arbitri non all’altezza e ha dato l’impressione, qualche volta, di subire gli attacchi polemici della stampa. Ma è un patrimonio enorme del settore arbitrale che deve essere difeso per garantire, in futuro, l’indispensabile autonomia arbitrale.
La moviola in che modo influisce, se influisce, sulla serenità di giudizio degli arbitri?
Gli arbitri sono da tempo abituati a leggere la moviola, a scopo didattico. Altrettanto non avviene nelle trasmissioni TV e sulla carta stampata, che ne fanno un uso improprio. Specialmente negli ultimi anni ’90 fino a Farsopoli abbiamo assistito a spettacoli rissosi, beceri, che hanno influito negativamente sull’opinione pubblica. Ogni errore diveniva uno strumento per accusare chi lo aveva commesso di aver voluto favorire gli avversari. Qualcosa sta cambiando, ma è ancora troppo poco per metterci in linea con la qualità dell’informazione sportiva offerta ai tifosi negli altri paesi europei.
E la Vostra moviola, quella che Lei e Pairetto scrivevate il lunedì sulla Gazzetta dello Sport? Fu un ordine di Carraro? Ne ha mai capito la ragione?
La rubrica del lunedì sulla Gazzetta della Sport voleva essere la risposta tecnicamente corretta alle tante accuse, per gli errori che gli arbitri commettevano. All’atto pratico non procurò alcun beneficio.
Le manca il calcio?
Il calcio mi appassiona ancora, perché, per me, è lo spettacolo più bello che esista. Sono riuscito però a scucirmelo dalla pelle ed oggi vivo una vita diversa, serena, più semplice, ricca però di quei valori che solo la famiglia sa darti.
VIDEO della presentazione del libro:
Video 1
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