Il giorno successivo alla sentenza sul processo GEA, i responsabili dello scempio compiuto due estati fa tornano alla carica per ribadire la giustezza delle posizioni da loro assunte all’epoca. Tra loro, il professor Piero Sandulli, giurista tra i maggiori esperti di diritto sportivo, colui che partorì l’abominio giuridico dell’illecito strutturato, dice la sua dalle pagine di “Tuttosport” e “Repubblica”. E le sue dichiarazioni fanno sorridere, di un sorriso estremamente amaro. Troppo.
L’uomo che dichiarò al Corriere della sera il 28 luglio 2006 “Non ci sono illeciti. Era tutto regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L’unico dubbio è Lecce-Parma”, a distanza di due anni viene chiamato ad esprimere un parere alla luce delle novità emerse in questi ultimi giorni su uno dei caposaldi della farsa. E l’ex presidente della Corte Federale, attuale membro con la più elevata anzianità di servizio nell’organismo, cade dalla sua pur solida poltroncina in FIGC. Il professore si arrampica per difendere l’indifendibile e, non potendo negare l’avvenuta “derubricazione dell’ intero capo d’accusa”, si aggrappa al Grande Alibi, ovvero la frase dietro la quale si stanno nascondendo le varie categorie di fautori/sostenitori della farsa sempre più scricchiolante compiutasi due anni e mezzo fa, dai giornalisti agli addetti ai lavori. La frase è ovviamente: “la giustizia sportiva è una cosa, la giustizia ordinaria un’ altra”. Un concetto che viene ribadito più volte, facendo ricorso ad una metafora: “L’esempio resta quello di sempre: andare in giro senza cravatta non è illecito, ma nel circolo della caccia, se accetti la sua clausola compromissoria e il regolamento lo vieta, sei sanzionato”.
Bene, vediamo quali sono questi illeciti. Sandulli predica lealtà sportiva e ci propina il successivo pistolotto: “Quei comportamenti stravolgevano il concetto decoubertiniano. Eppoi io resto convinto che quella Juventus avrebbe vinto i due titoli persi lo stesso, anche senza quei disdicevoli comportamenti “. Grazie. Lo sapevamo pure noi che avremmo vinto lo stesso. E abbiamo sentito molti nostri detrattori sostenere questa tesi sulla nostra forza. Dopo Calciopoli, però. Prima da parte degli avversari sconfitti dalla Juve, perché inferiori, provenivano solo insulti e sospetti, maldicenze e ingiurie, senza mai riconoscerle i meriti. Quindi, possiamo tranquillamente archiviare le parole di Sandulli alla voce “briciole di vergognosa ipocrisia postuma”.
Perché prima dello scoppio di Calciopoli l’etichetta di ladri era ben appiccicata sulle nostre spalle già da decenni. Forse anche per Sandulli era così, visto che, a proposito della rinnovata verginità del calcio italiano sostiene che “…i tifosi, credo che oggi pensino che non c’è quel qualcosa sotto di cui si chiacchierava, esacerbandosi, nei bar dai tempi dei centimetri di Turone». Ora è tutto chiaro, il verdetto è stato prodotto dal tribunale di Trigoria. Davvero illuminante, anche se lo sospettavamo.
Il passaggio sulle “frequentazioni” è insieme il più divertente e delirante: «Non so se è penalmente rilevante quel tipo di frequentazione di Moggi, ma è violazione dell’articolo 1.». E’ ancora più divertente che Sandulli ricordi ciò che noi sappiamo a memoria, e cioè come al massimo (ma proprio al massimo) l’atteggiamento di Moggi configurasse la violazione dell’articolo 1 (slealtà sportiva) e prevedesse come pena massima alcuni punti di penalizzazione, non certo la revoca di due scudetti e la retrocessione. Invece, nella calda estate del 2006, i poveri giurati rimasero a decidere di queste importanti questioni abbandonati al loro triste destino in balìa dell’afa “senza aria condizionata in albergo a causa della visita di Condoleeza Rice”.
E’ forse al segretario di Stato di George W. Bush che dobbiamo chiedere i danni? Per aver contribuito a limitare la lucidità dei membri della Corte Federale e a far dichiarare al professore, sempre in quella stessa intervista al Corriere della Sera, a proposito della Juve:”Mi meraviglio che si lamentino. Per la Juve ci sono ipotesi di articolo 6. I suoi dirigenti avevano messo su un certo meccanismo…” . Fantastico. Eravamo rimasti alla fantasiosa teoria dell’1+1+1+1+1+1=6, già di per sé rivoluzionaria e innovativa, ma già allora Sandulli ipotizzava un articolo 6 (illecito sportivo), salvo dichiarare nello stesso articolo quanto riportato all’inizio: cioè che di illeciti non ce ne fossero.
E’ la stessa risposta che fornisce oggi, quando dichiara che “…l’illecito associativo non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto”. Certo che inventarsi un reato che non esisteva nel bel mezzo di un processo, peraltro un reato fondato sul nulla, merita un plauso ironico per le qualità di Grandi Innovatori e un abbonamento all'insulto a vita da parte della tifoseria bianconera.
Tornando alle colpe, alle frequentazioni degne di essere punite, di cosa stiamo parlando? “Punimmo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudini, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica”. Leggiamo di etica, di concetto decoubertiniano, di cattive abitudini e disdicevoli comportamenti. Bene, seguiteci. Cosa c’è di decoubertiniano nello sport di oggi? Cosa c’è di olimpico nei bilanci falsi, nei documenti falsi, nelle società che vendono il marchio a se stesse? Era etico che qualcuno, il migliorarbitrodelmondo, pianificasse incontri segreti con il presidente di Lega e uomo forte del Milan? Era etico ottenere assistenti di gara a richiesta? Di cosa sarebbe orgoglioso il padre dello sport a cinque cerchi se sapesse che c’erano società che avevano la cattiva abitudine di ricevere arbitri in attività nella sede sociale? Cos’altro ci può essere di eticamente irreprensibile, nel far pedinare, intercettare e spiare tesserati, concorrenti, direttori di gara e giocatori, scandagliando addirittura archivi riservati dello Stato? Cosa avrebbe pensato il barone francese se avesse saputo che la stessa società di cui sopra condivideva i vertici del proprio organigramma con quelli dell’azienda che gestisce il traffico telefonico nazionale, attraverso il quale passavano le "prove" utilizzate per costruire il castello di Calciopoli? Cosa direbbe, infine, De Coubertin di una società che ha nel suo direttore generale dell’epoca la probabile mente delle informative dei carabinieri, atti sui quali si basa tutta la teoria di Calciopoli?
Fu corretto da parte di Sandulli ridurre la pena a Carraro, l’uomo che lo nominò presidente della Corte Federale, fino a portarla ad una ridicola multa di 80.000 euro, a fronte delle telefonate dal contenuto ben più rilevante a carico del “Poltronissimo” rispetto a quelle che gravavano sul conto di altri? Per il professore sarà stato un comportamento etico, per altri disdicevole (visto che la decisione fu presa a maggioranza), e Mario Serio (colui che dichiarò “per la formulazione della sentenza abbiamo cercato di interpretare il sentimento collettivo della gente ”) sulla questione la pensava in maniera totalmente opposta.
Fu corretto da parte di Sandulli ridurre la pena a Carraro, l’uomo che lo nominò presidente della Corte Federale, fino a portarla ad una ridicola multa di 80.000 euro, a fronte delle telefonate dal contenuto ben più rilevante a carico del “Poltronissimo” rispetto a quelle che gravavano sul conto di altri? Per il professore sarà stato un comportamento etico, per altri disdicevole (visto che la decisione fu presa a maggioranza), e Mario Serio (colui che dichiarò “per la formulazione della sentenza abbiamo cercato di interpretare il sentimento collettivo della gente ”) sulla questione la pensava in maniera totalmente opposta.
Non abbiamo parole, Calciopoli è sempre più Farsopoli. E tutte le teorie stanno diventando certezze, il vero marcio sta emergendo, e qualcuno dovrà prenderne atto. Qualcuno che dovrebbe leggere queste parole, le ultime che prendiamo in prestito dallo stimatissimo (?!) professor Sandulli: “Nel 2006 abbiamo garantito le regole del calcio e molto attenuato la portata della sentenza, ulteriormente alleggerita nell’Arbitrato. Io, a distanza di due anni, rivedo la Juve lottare per il vertice: sono il patrimonio culturale del calcio italiano e anche più simpatici ora”. Non vi sembra di averle già lette? Non vi suonano familiari? A noi sembra di leggere le stesse parole pronunciate, gli stessi concetti ripetutamente espressi da alcuni dirigenti della New Holland F.C. da quel maledetto giugno 2006 ad oggi. Evidentemente le loro dottrine hanno fatto scuola. Inutile che da Torino ora si sveglino e tentino di rialzarsi da quella posizione ad angolo retto che hanno colpevolmente assunta per due anni e mezzo.
Adesso, per difendere buona parte dell’onore e della Storia della Juventus, è troppo tardi.