“Il sorteggio arbitrale non era truccato”, lo sostiene una sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma alla quale si era rivolto il giornalista Gianfranco Teotino, querelato dagli allora designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto.
Teotino è stato condannato al pagamento di mille euro di multa più le spese processuali. I designatori si sentirono diffamati da due articoli apparsi sul settimanale Rigore e sul quotidiano La Stampa nei quali Teotino sollevava dubbi sulla designazione dell’arbitro Borriello per Roma-Juve sostenendo che il sorteggio arbitrale non era regolare. Il tribunale lo ha smentito dando ragione in primo grado e adesso anche in appello a Bergamo e Pairetto.
La vicenda potrebbe essere una delle tante “querelle” giudiziarie che non finiscono in cronaca, ma in questo caso assume una valenza diversa e ben più importante. Infatti, una delle colonne portanti dell’accusa nell’inchiesta napoletana su Calciopoli riguarda proprio il sorteggio. Secondo i giudici napoletani il sorteggio era irregolare, Bergamo e Pairetto ne erano gli organizzatori per conto della “famosa” cupola e per questo dovrebbero essere processati. La sentenza di ieri, come già accadde a Torino con un pronunciamento analogo del giudice Maddalena, smonta questo teorema e potrebbe essere destinata a incidere anche sul processo napoletano.
Perlomeno sarebbe curioso se il sorteggio fosse regolare per i giudici romani e truccato per quelli napoletani. Vedremo. Comunque questa sentenza è un’arma in più in mano alla difesa che cercherà di demolire l’impianto di accusa di Calciopoli. Il processo a Napoli dovrebbe tenersi nella prossima primavera.
In valore assoluto, le righe sovrastanti si commentano da sole, non essendovi niente da aggiungere alle riflessioni di coloro i quali hanno proceduto il sottoscritto, con una sola eccezione, della quale si tratterà tra breve. E’ bene richiamare infatti i quattro capi accusatori contro la Juventus, durante il processo di farsopoli, per verificarne l’effettiva consistenza alla luce dei documenti ufficiali, assodata l’infondatezza nel pieno merito dal punto di vista strettamente dei contenuti, caratteristica in fondo, propria dell’intera pagliacciata che è stata messa su la scorsa estate.
Prima di tutto si fa riferimento all’episodio di Reggina-Juventus, tra Paparesta e Luciano Moggi, reo di averlo chiuso nello spogliatoio. Vi sono tre partite sospette, inoltre. Nei match contro Bologna e Lazio Luciano Moggi ha conosciuto prima del comunicato ufficiale l’arbitro, mentre nel match contro l’Udinese la griglia dalla quale è stato sorteggiato l’arbitro è frutto di pressioni da parte dello stesso Luciano Moggi(la famosa telefonata).
Secondo la sentenza, proveniente da un tribunale vero, e non da quello sportivo (falso?!?), la seconda, la terza e la quarta accusa contro la Juventus, viene meno in maniera evidente, lasciando spazio ad un semplice comportamento contro l’etica sportiva, sanzionabile, a rigore, con qualche punto di penalizzazione, fermo restando che più volte l’ex designatore Bergamo, ha fatto nomi e cognomi dei dirigenti che lo chiamavano ripetutamente durante la settimana.
La prima accusa, relativa a Paparesta, in questo spazio, è decaduta il 21 Luglio 2007 (“Approfondimento di Calciopoli : Paparesta”). In realtà, non è mai esistita, se si fa caso alla data dell’interrogatorio in questione.
La calciopoli bianconera è ufficialmente finita qui.
Fino alla doverosa restituzione degli scudetti, con scuse annesse per i vari disagi provocati, a partire dalla cessione di colui che diverrà il più forte attaccante del mondo, meglio non chiedersi perchè verrà rinnovato l’invito a non comprare alcuni giornali ed a non vedere alcune emittenti televisive. Analogamente, non chiedersi il perchè inviteremo i lettori a non pagare canoni mensili per seguire in diretta il campionato di calcio. Chi ha visto la trilogia di Ritorno al futuro, ricordera la famosa scena nella quale Doc mostra alla lavagna al piccolo Martin il perchè egli non riesce a ritrovarsi nel 1985, nonostante esso rappresentasse il punto di partenza della storia. Il disegno di una retta che ad un certo punto si spezza e prosegue in un’altra direzione, rende perfettamente l’idea di ciò che è successo a partire dall’estate del 2006.
D’altra parte, la Juventus da due anni a questa parte, è in mano ad una dirigenza che ha chiaramente dichiarato di volersi distaccare dalla precedente, e fino all’ultima dichiarazione nella quale, in risposta alla polemica granata sul gol di Trezeguet, si è ribadito che nessun dirigente bianconero ha l’abitudine di chiamare i designatori. Evidentemente il designatore, ha ritenuto da solo di dover intervenire e chiarire ulteriormente un episodio già palese per coloro i quali non vivono di malafede antijuventina...
In realtà, Torino-Juventus è stato un derby deciso dalla prodezza di un campione, ma che sarebbe potuto tranquillamente finire in pareggio. Inoltre, in verità, la regola, seppur applicata in maniera corretta, è decisamente confusionaria, ed andrebbe cambiata, per facilitare il compito delle terne arbitrali.
Teotino è stato condannato al pagamento di mille euro di multa più le spese processuali. I designatori si sentirono diffamati da due articoli apparsi sul settimanale Rigore e sul quotidiano La Stampa nei quali Teotino sollevava dubbi sulla designazione dell’arbitro Borriello per Roma-Juve sostenendo che il sorteggio arbitrale non era regolare. Il tribunale lo ha smentito dando ragione in primo grado e adesso anche in appello a Bergamo e Pairetto.
La vicenda potrebbe essere una delle tante “querelle” giudiziarie che non finiscono in cronaca, ma in questo caso assume una valenza diversa e ben più importante. Infatti, una delle colonne portanti dell’accusa nell’inchiesta napoletana su Calciopoli riguarda proprio il sorteggio. Secondo i giudici napoletani il sorteggio era irregolare, Bergamo e Pairetto ne erano gli organizzatori per conto della “famosa” cupola e per questo dovrebbero essere processati. La sentenza di ieri, come già accadde a Torino con un pronunciamento analogo del giudice Maddalena, smonta questo teorema e potrebbe essere destinata a incidere anche sul processo napoletano.
Perlomeno sarebbe curioso se il sorteggio fosse regolare per i giudici romani e truccato per quelli napoletani. Vedremo. Comunque questa sentenza è un’arma in più in mano alla difesa che cercherà di demolire l’impianto di accusa di Calciopoli. Il processo a Napoli dovrebbe tenersi nella prossima primavera.
In valore assoluto, le righe sovrastanti si commentano da sole, non essendovi niente da aggiungere alle riflessioni di coloro i quali hanno proceduto il sottoscritto, con una sola eccezione, della quale si tratterà tra breve. E’ bene richiamare infatti i quattro capi accusatori contro la Juventus, durante il processo di farsopoli, per verificarne l’effettiva consistenza alla luce dei documenti ufficiali, assodata l’infondatezza nel pieno merito dal punto di vista strettamente dei contenuti, caratteristica in fondo, propria dell’intera pagliacciata che è stata messa su la scorsa estate.
Prima di tutto si fa riferimento all’episodio di Reggina-Juventus, tra Paparesta e Luciano Moggi, reo di averlo chiuso nello spogliatoio. Vi sono tre partite sospette, inoltre. Nei match contro Bologna e Lazio Luciano Moggi ha conosciuto prima del comunicato ufficiale l’arbitro, mentre nel match contro l’Udinese la griglia dalla quale è stato sorteggiato l’arbitro è frutto di pressioni da parte dello stesso Luciano Moggi(la famosa telefonata).
Secondo la sentenza, proveniente da un tribunale vero, e non da quello sportivo (falso?!?), la seconda, la terza e la quarta accusa contro la Juventus, viene meno in maniera evidente, lasciando spazio ad un semplice comportamento contro l’etica sportiva, sanzionabile, a rigore, con qualche punto di penalizzazione, fermo restando che più volte l’ex designatore Bergamo, ha fatto nomi e cognomi dei dirigenti che lo chiamavano ripetutamente durante la settimana.
La prima accusa, relativa a Paparesta, in questo spazio, è decaduta il 21 Luglio 2007 (“Approfondimento di Calciopoli : Paparesta”). In realtà, non è mai esistita, se si fa caso alla data dell’interrogatorio in questione.
La calciopoli bianconera è ufficialmente finita qui.
Fino alla doverosa restituzione degli scudetti, con scuse annesse per i vari disagi provocati, a partire dalla cessione di colui che diverrà il più forte attaccante del mondo, meglio non chiedersi perchè verrà rinnovato l’invito a non comprare alcuni giornali ed a non vedere alcune emittenti televisive. Analogamente, non chiedersi il perchè inviteremo i lettori a non pagare canoni mensili per seguire in diretta il campionato di calcio. Chi ha visto la trilogia di Ritorno al futuro, ricordera la famosa scena nella quale Doc mostra alla lavagna al piccolo Martin il perchè egli non riesce a ritrovarsi nel 1985, nonostante esso rappresentasse il punto di partenza della storia. Il disegno di una retta che ad un certo punto si spezza e prosegue in un’altra direzione, rende perfettamente l’idea di ciò che è successo a partire dall’estate del 2006.
D’altra parte, la Juventus da due anni a questa parte, è in mano ad una dirigenza che ha chiaramente dichiarato di volersi distaccare dalla precedente, e fino all’ultima dichiarazione nella quale, in risposta alla polemica granata sul gol di Trezeguet, si è ribadito che nessun dirigente bianconero ha l’abitudine di chiamare i designatori. Evidentemente il designatore, ha ritenuto da solo di dover intervenire e chiarire ulteriormente un episodio già palese per coloro i quali non vivono di malafede antijuventina...
In realtà, Torino-Juventus è stato un derby deciso dalla prodezza di un campione, ma che sarebbe potuto tranquillamente finire in pareggio. Inoltre, in verità, la regola, seppur applicata in maniera corretta, è decisamente confusionaria, ed andrebbe cambiata, per facilitare il compito delle terne arbitrali.