In precedenza si è più volte accennato all’approssimazione e alla superficialità con le quali sono state compilate le tre informative dei Carabinieri. Sono documenti scritti con un discutibile italiano, ricchi di locuzioni e giri di parole superflui, con decine di telefonate inutili (gente che chiede di essere richiamata, che telefona a casa, che si mette d’accordo per cena) e con intercettazioni ripetute (anche tre volte) nel giro di poche pagine. Inoltre, il clima che vi si respira non sembra improntato alla completa imparzialità. Nell’introduzione all’informativa del 19 aprile 2005, mentre si parla di Moggi si fa riferimento ai Rolex regalati da Franco Sensi a designatori, arbitri e guardalinee. Incredibile l’interpretazione fornita: «la vicenda – pubblicizzata con uno scoop giornalistico evidentemente attivato nell’interesse delle società Juventus e Milan come sostenuto da Teotino Gianfranco nelle dichiarazioni rese al Pm in data 17/04/2000 - non ebbe altro effetto che consolidare il sistema di potere gestito da Moggi e dai due designatori Bergamo e Pairetto ridicolizzando il goffo tentativo di Sensi di proporsi in chiave di simpatia con la struttura arbitrale». Inconcepibile: le auto scontate (nemmeno destinate ai designatori) sono la prova che Moggi condizionava gli arbitri, mentre i Rolex di Sensi sono un tentativo di proporsi in «chiave di simpatia»? Oltre duecento milioni di lire spesi per «simpatia»? La disequità dei compilatori si evidenzia anche attraverso una serie di notazioni del tutto gratuite riguardo al potere di Moggi, il quale è dato per certo solo grazie ad alcune dichiarazioni rilasciate da Franco Baldini: «Le stesse dichiarazioni rese a quest’ufficio dall’ex direttore sportivo dell’AS Roma non lasciano margini di dubbio sull’effettività di tale disegno». Tale è l’urgenza di screditare la Juventus che anche nel bel mezzo di un discorso sul Milan, si riesce a citare il celeberrimo gol annullato a Cannavaro in Juve-Parma del maggio 2000: «la Juventus, nella penultima giornata di campionato,vinse con il Parma per 1 a 0 ed ai gialloblu non fu convalidato un goal dall’arbitro De Santis nonostante la palla avesse abbondantemente superato la linea di porta». Un inciso scritto forse troppo in fretta visto che non si trattava di un gol fantasma. Ma a distinguersi è l’informativa del 2 novembre 2005: giornata per giornata, vengono elencati gli episodi arbitrali a favore della Juventus, commentati con l’ausilio di articoli tratti dalla Gazzetta dello Sport e la Repubblica (due giornali non molto in sintonia con i bianconeri) e, addirittura, dai siti internet delle squadre di volta in volta avversarie. Come chiedere a Peppone cosa ne pensa di don Camillo. Senza contare che le intercettazioni non sono mai riprodotte integralmente, ma a pezzi intercalati da commenti e conclusioni puramente arbitrari. Non riportando le conversazioni nel loro contesto (quanto sono lunghe? Di che cosa si parla prima? Di che cosa si parla dopo?) è troppo facile estrapolare delle frasi e sistemarle secondo convenienza. Documenti di questo tipo (243 pagine di cui nemmeno il 5% composto dalle conversazioni intercettate) possono essere facilmente realizzati contro qualsiasi squadra.
Gli estensori dei documenti sono il tenente colonnello Giovanni Arcangioli e il maggiore Attilio Auricchio. I due hanno una storia misteriosa alle loro spalle: Arcangioli è stato accusato di aver fatto sparire l’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino nei concitati minuti seguiti al suo assassinio in via d’Amelio, il 19 luglio 1992. Un video lo mostra mentre tiene in mano la borsa del giudice, la quale conteneva l’agenda in questione (dalla quale, dice la moglie, Borsellino non si separava mai). Arcangioli aspetta il rinvio a giudizio dopo che le indagini della Procura di Caltanissetta hanno stabilito che egli «sarebbe più volte caduto in contraddizione (negli interrogatori), avrebbe fornito versioni diverse su quanto accadde quel giorno in via d’Amelio e sarebbe stato smentito da alcuni testimoni». (Repubblica, 25 febbraio 2006) Auricchio è stato accusato anni fa di manipolazione di intercettazioni telefoniche e una sua querela per diffamazione non ha ottenuto l’esito sperato. Una vicenda poco chiara, complicata ulteriormente dagli sviluppi sul loro conto dopo la chiusura dei processi sportivi:
Terremoto in arrivo al Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma. Saranno trasferiti i principali artefici dell'inchiesta su Calciopoli: il tenente colonnello Giovanni Arcangioli, comandante del Nucleo Operativo di Roma, e il maggiore Attilio Auricchio, titolare dell'indagine per conto dei pm di Napoli Narducci e Beatrice, «passeranno ad altro incarico». […] Le loro informative alla Procura di Napoli che si basavano sulle oltre diecimila telefonate intercettate durante l'anno calcistico 2004-2005 sono state ritenute figlie di una ricostruzione parziale, molto spesso lontana dalla realtà. Ma gli uomini dell'Arma che hanno condotto l'inchiesta sono finiti nell'occhio del ciclone anche per la fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione integrale di tutte le informative redatte per conto della Procura di Napoli. (Corriere della Sera, 10 settembre 2006)
Inquietante. Visti i precedenti non è stata certamente una decisione felice l’aver affidato a loro il compito di eseguire le intercettazioni.
I misteri delle informative
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