Luciano MoggiUna sentenza importante per i possibili riflessi futuri. Per la Corte di giustizia federale Moggi non è giudicabile in quanto non più tesserato. Accolti anche i ricorsi di Bertini, Gabriele e De Santis. Confermate le sanzioni per gli altri.

La Corte di giustizia federale della FIGC oggi ha emesso la sentenza del processo d'appello per Calciopoli-bis, il processo sportivo per le schede straniere tenutosi a seguito dei deferimenti del Procuratore federale Palazzi, ed ha annullato le squalifiche che erano state inflitte dalla Disciplinare a Luciano Moggi e agli arbitri Massimo De Santis, Marco Gabriele e Paolo Bertini.
Moggi e gli altri erano stati giudicati dalla commissione disciplinare della Figc in base al secondo filone di indagine su Calciopoli, un supplemento d'indagine dell'autorità giudiziaria emerso dopo il primo scandalo, per "aver costituito un sistema di comunicazioni telefoniche riservate" tramite utenze sim svizzere. Ricordiamo le pene che erano state inflitte: a Moggi ulteriori 14 mesi di inibizione, a Gabriele e Bertini un anno e sei mesi, a De Santis sei mesi. Restano confermati i quattro anni di inibizione per Fabiani (all'epoca dei fatti dirigente del Messina) e l'anno e i sei mesi di squalifica per gli altri: Antonio Dattilo, Stefano Cassarà, Marcello Ambrosino, Salvatore Recalbuto e Tiziano Pieri.

La Corte ha stabilito che per Luciano Moggi e Marco Gabriele non si sarebbe dovuto procedere, in quanto non più tesserati prima dell'inizio del procedimento. De Santis e Bertini, invece, non dovevano essere processati per il principio del "ne bis in idem", ovvero che non si può essere giudicati due volte per la stessa cosa: i due arbitri, infatti, erano stati già giudicati per Calciopoli nel processo del 2006.
Nelle motivazioni la Corte di giustizia federale ha ritenuto fondata l'eccezione di carenza di giurisdizione sollevata dalle difese di Moggi e Gabriele. La Corte in particolare: "rileva che la rinuncia da parte di un tesserato federale a tale sua qualità, intervenuta anteriormente all'inizio di un procedimento disciplinare instaurato a suo carico rende il dimissionario non più soggetto al vincolo di giustizia di cui all'art. 30 dello Statuto Federale e di conseguenza non più sottoponibile al giudizio disciplinare dell'ex tesserato, che ormai non fa più parte dell'ordinamento sportivo".
La Corte, nel dispositivo della sentenza, precisa: "l'insussistenza del vincolo di tesseramento comporta la conseguente impossibilità di decorso dei termini prescrizionali in relazione all’accertamento dei comportamenti antiregolamentari dallo stesso posti in essere in pendenza di tesseramento, potendo detti termini prescrizionali solo decorrere in costanza di vincolo di tesseramento e di quello, conseguente, di giustizia domestica; dall’altro lato, il fatto che la rinuncia al tesseramento, attuata in data anteriore all’inizio del procedimento disciplinare, dovrà essere valutata dai competenti Organi di Giustizia Sportiva, nel nuovo giudizio disciplinare da instaurarsi in caso di reiterazione della domanda di tesseramento ed ove accertato che la rinuncia medesima fosse stata strumentalmente formulata al fine di sottrarsi all’originario giudizio disciplinare, quale ulteriore comportamento posto in essere in grave violazione dei doveri di lealtà, probità e correttezza di cui all’art. 1, comma 1 C.G.S".
Tradotto in soldoni: qualora Moggi tornasse da tesserato scatterebbe il processo sulle sim svizzere.

Fulvio Bianchi, su repubblica.it, commenta: "Esulta l'aretino Bertini: già assolto in primo grado ha scontato 12 mesi di sospensione ed è stato fatto fuori dai ranghi arbitrali. La sua carriera si è così interrotta bruscamente: ma adesso ha intenzione di chiedere i danni. E anche Moggi adesso potrebbe chiedere la revisione del processo (sportivo) di primo grado: ecco perché la sentenza di oggi è molto importante anche per i riflessi futuri".

Paco D'Onofrio, avvocato di Moggi, dichiara: "Questa è una sentenza che apre un nuovo fronte. La useremo per Calciopoli-1".
Quale potrebbe essere il possibile traguardo di Moggi? Non chiedere un nuovo tesseramento alla Figc, ma poter operare da «libero professionista». Se dovesse vincere il ricorso sulla sentenza di Calciopoli-1 (dove ebbe 5 gli anni di squalifica), in quanto dimissionario e non giudicabile, potrebbe svolgere attività di consulenza con presidenti e dirigenti senza che quest’ultimi incorrano nelle sanzioni previste per chi intrattiene rapporti con persone inibite.