moggi_avvocati01

Dalla lontana estate del 2006 quando, a seguito di un processo parziale e frettoloso, venne spedita in serie B la squadra più blasonata d’Italia ad oggi, periodo in cui si celebra il processo d’Appello contro la condanna in primo grado di Luciano Moggi, molto è cambiato sul fronte Calciopoli. In quell'estate infausta per i colori bianconeri la parola d’ordine in ambito sportivo fu “illecito strutturale”. L’ex direttore generale della Juventus venne incolpato di essere il grande vecchio del calcio italiano e di aver inquinato, assieme a dirigenti arbitrali e federali e ad alcuni arbitri, il campionato di calcio del 2004/05.
Come ben sappiamo il giudizio di colpevolezza dei procedimenti sportivi si basò soltanto sulle informative preparate dai carabinieri. La squadra Offside dell’allora colonnello Attilio Auricchio aveva ottenuto dalla Procura di Napoli il permesso di ascoltare per circa un anno le conversazioni telefoniche di Moggi ed altre persone.
Facendo un bilancio di ciò che è avvenuto finora nelle aule di tribunale, risulta che degli originari 31 capi d’imputazione per frode sportiva, che coinvolgevano anche partite e personaggi non legati in alcun modo alla Juventus, come Meani, Lotito e Della Valle, finora nei vari giudizi ne sono stati stracciati 13, mentre per altri 5 sono stati condannate meno persone di quelle accusate dal procuratore della Repubblica.
Per quanto invece riguarda l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, dei 20 imputati 11 sono già  stati prosciolti 11: sono l’ex presidente dell’AIA Tullio Lanese, gli arbitri ed assistenti Cassarà, Gabriele, Pieri, Ambrosino e Baglioni, la “zarina”  Maria Grazia Fazi, l’ex designatore degli assistenti Gennaro Mazzei, il dirigente federale Ghirelli, oltre all’ex ds del Messina, Mariano Fabiani, e l'allora dirigente RAI, Ignazio Scardina.
È cronaca di oggi che il sostituto procuratore generale, Antonio Ricci, ha chiesto nell'Appello del rito ordinario l’assoluzione per Fazi, Mazzei e Scardina, che uscirebbero così definitivamente dal processo. Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per l'ex arbitro Salvatore Racalbuto, per i presidenti Lotito, i fratelli Della Valle e Foti, i dirigenti Mencucci, Fabiani e Meani, e per gli ex assistenti Puglisi e Titomanlio. Chiesti invece 3 anni e un mese per Moggi, 3 anni ciascuno per gli ex designatori arbitrali Bergamo e Pairetto e per l'ex dirigente federale Innocenzo Mazzini, considerati dal procuratore promotori dell'associazione, 2 anni e 5 mesi ciascuno agli ex arbitri Bertini e De Santis, nonché un anno e 3 mesi a Dattilo.
Ricordiamo anche che dopo l’Appello del rito abbreviato nei guai è rimasto solo l’ex amministratore delegato, Antonio Giraudo, condannato per i capi A, quello dell’associazione e il capo Q, che coinvolge anche Moggi, Bergamo e Pairetto, ma con assolti gli arbitri ed assistenti arbitrali.Premesso che, come scritto dal giudice Casoria nella sentenza di primo grado, la condanna per associazione a delinquere si basa in pratica sulle frodi, andiamo a capire cosa serve dunque ai giudici per poter mantenere in piedi la farsa. Per quanto riguarda le frodi abbiamo il seguente quadro per i nove condannati per il capo A:
Moggi: B, F, G, I, M, O, Q, Z, A5
Bergamo: F, G, H, L, Q, S, U, A4, A5, A10
Pairetto: F, G, Q
Mazzini: U, V, A5, A10
Giraudo: Q
De Santis: G, L, A10
Racalbuto: O, Z
Bertini: M
Dattilo: B
Per gli approfondimenti sui singoli capi d'accusa rimandiamo ai nostri articoli:
La prima cosa che salta agli occhi è che per mantenere dentro questa farsa Antonio Giraudo ci vuole necessariamente il capo Q, quello della "grigliata notturna" tra Bergamo e Moggi prima di Juventus-Udinese, imputazione che tra l’altro lega anche gli ex designatori e contiene un presunto incontro "fuori dalle sedi istituzionali" tra gli ex dirigenti bianconeri e l'altro ex dirigente arbitrale.Per mantenere dentro Mazzini, e quindi la Federazione, ci vuole invece assolutamente il capo A5, che incredibilmente coinvolge anche Moggi, ma non la Juventus, oltre al duo degli ex designatori.
Con queste due frodi, tenendo conto della logica delle sentenze precedenti, il tribunale si potrebbe spingere a teorizzare una fantomatica associazione per delinquere priva di arbitri e che sostanzialmente finalizzava la propria attività criminale nel decidere di come comporre le griglie arbitrali in modo da “incrementare le possibilità che per una determinata partita fosse scelto in concreto un arbitro gradito a un competitore e sgradito all’altro” (pag. 96, nelle motivazioni della sentenza di primo grado). Detto del fatto che i sorteggi non erano truccati, come conferma anche la sentenza di primo grado, questo sarebbe sicuramente il tentativo più disperato da parte del tribunale, il quale sarebbe costretto ad ammettere la perfetta buona fede degli arbitri, dato che, ricordiamo, i direttori di gara sono andati assolti in questi due capi. "Arbitro gradito", dunque, ma non certo favorevole o fazioso.
Non essendoci quindi arbitri coinvolti e per cercare di mantenere l’impianto su un terreno un po’ più robusto, i giudici devono sostanzialmente trovare il modo di continuare ad implicare qualche arbitro. Per ora sono quattro fischietti per 5 capi d’imputazione legati a Moggi: B, G, M, O e Z. Tre ex-arbitri hanno ciascuno un solo capo d’accusa di quel tipo, mentre Racalbuto ne ha due. Vista la penuria di prove, non ci stupiremmo se al tribunale ne bastasse anche uno solo per convincersi dell’associazione. A questo punto ciascuno dei cinque capi farebbe al caso, ma va precisato che il capo G, quello della bufala delle "ammonizioni preventive" di Petruzzi e Nastase, non contiene, nelle motivazioni,  il teorema delle schede svizzere e dunque è quello, dal nostro punto di vista, con minor probabilità. Ciò è dovuto al fatto che sulle schede svizzere poggia la maggior parte delle argomentazioni del bar sport anti-juventino e c’è, da quel punto di vista, ovviamente un abisso se a possedere la scheda straniera sia un ex designatore oppure un ex arbitro. Il capo B del "pugno di Jankulovski", legato quindi anch'esso al teorema messo in giro da Meani, contiene invece l'attribuzione di una scheda all'arbitro Dattilo, ma ciò non corrisponde nei tempi con i fatti dell'imputazione, trattasi quindi di "prova" molto debole e poco credibile al di là di quanto racconta il maresciallo Di Laroni nella sua ricostruzione casereccia fatta a mano.
C’è poi da considerare che dei tre rimanenti il capo Z è quello relativo a Roma-Juventus, e che all’ambiente romano così ostile a Moggi far cadere proprio quella imputazione sarebbe come togliere il pane dai denti di un affamato. E anche se poggia sostanzialmente sul nulla cosmico, ovvero lo sgangherato teorema delle sim straniere ed alcune conversazioni di Moggi con esponenti del processo televisivo di Biscardi, potrebbe, chissà, essere proprio quello il capo più indicato a dover per forza resistere al buon senso e alle bordate delle difese, in modo da coinvolgere anche gli arbitri nell’associazione e mantenere così in piedi i cardini della farsa compiuta ai danni della Juventus e dei suoi ex dirigenti.