Ieri 17 giugno è stata una giornata caldissima sul web. Ben tre notizie hanno catturato l'attenzione degli utenti di molti forum: la dichiarazione del manager FIAT De Meo, la deposizione di Moggi al processo GEA, ed un articolo dello stesso Moggi pubblicato su Libero, che riportiamo e poi commenteremo.
Le vere responsabilità di Carraro e le amnesie di Giraudo
di LUCIANO MOGGI
Il 24 aprile scorso Cobolli Gigli aveva tuonato in pubblico contro il nuovo deferimento in sede sportiva deciso dal procuratore Palazzi contro la Juve. "Abbiamo già pagato un prezzo salato. Se sarà necessario, ci difenderemo nelle sedi opportune". A quanto pare il momento è arrivato ma non nel modo giusto. La notizia è che la Juve ha deciso di chiedere il patteggiamento per chiudere il caso. In sostanza, i bianconeri, si apprestano a incassare quest'altra ingiustizia dopo aver subìto l'umiliazione della Serie B per aver rinunciato alla difesa. Nessuno può essere condannato due volte per la stessa accusa. Questo principio sembrava apparisse chiaro a Cobolli che, invece, ora lo sovverte. Dopo aver fatto il viso truce, il patron torna sui suoi passi, fa un bell'esercizio di incoerenza, dimenticando il richiamo ai 29 scudetti vinti sacrosantamente sul campo. Di cosa ha paura la Juve per proporre un patteggiamento a questa iniziativa forzata e del tutto inconsistente?
L'inerzia di Palazzi
Allo stesso modo non credo ci sia qualcuno in grado di spiegare l'inescusabile inerzia di Palazzi, incapace di arrivare a deferire uomini, evidentemente "molto speciali", le cui responsabilità legate alla vecchia Telecom sono precise e provate: anche se si è tentato di seppellire le vere responsabilità di Carraro e dei suoi amici in un calcio che non si accontentavano di governare ma che volevano e vogliono dominare completamente (vedi Guido Rossi «il calcio non vuol cambiare, chi comandava vuol continuare a comandare...»). Dubito che qualcuno possa essersi convinto della tesi difensiva dell'ex presidente della Federcalcio, che ha definito "istituzionali" (proprio così!) le telefonate da lui fatte a uno dei designatori arbitrali dell'epoca. Nelle stesse dava precisi input per come dovevano essere condotti gli arbitraggi. Siccome all'epoca non era proibito parlare con i designatori, i medesimi ascoltavano tutti e poi facevano di testa loro senza tener conto delle lagnanze della massa. Persino gli input di Carraro venivano trascurati! E ancora: durante le olimpiadi in terra greca (2004) lo stesso Carraro ebbe uno scazzo tremendo in tribuna vip, ad Atene, con Bergamo. Quest'ultimo svolgeva le mansioni di designatore Fifa. Motivo del bisticcio: l'arbitro Argentino Elisondo, quello della finale di Berlino Italia-Francia, aveva ingiustamente ammonito un nostro giocatore (Sculli). Carraro prese a male parole Bergamo, proprio perché al medesimo aveva detto di intervenire perché nessun italiano fosse ammonito. Questo era il nostro capo del calcio, queste le iniziative che lo stesso ha definito "istituziona li" davanti alla magistratura ordinaria (ma chi ci può credere)? La questione è talmente chiara che sfido Ruggiero Palombo, noto amico di Carraro, a prendere le difese dell'ex presidente della Federcalcio. Qualche giorno fa ha dato la sua intemerata sul disegno di legge del governo sulle intercettazioni, mostrandosi preoccupato per gli effetti che può avere sullo sport. Ma, di grazia, può Palombo dirci come considera le telefonate "dispositive" di Carraro al designatore degli arbitri? Non erano quelli gli interventi che "taroccavano" il campionato? Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano Corioni e Gazzoni, patron che retrocessero con i rispettivi club.
Il "ritiro" di Giraudo
Invece di fingersi preoccupato per il futuro, "Palazzo di vetro" abbia il coraggio di ammettere che i reggitori del sistema erano altri (che ci sono ancora) e non il sottoscritto e Giraudo. Proprio Giraudo nella sua prima memoria scrisse che nessuno aveva fatto niente di illecito. Il medesimo ha depositato qualche giorno fa una seconda memoria, prendendo spunto dal nuovo deferimento del procuratore Palazzi (nel quale lui non figura), per dire che lui si interessava di altre cose. Ponzio Pilato era un dilettante al suo cospetto. Siccome pugni in faccia ne ho presi già troppi per difendere me stesso, il dottor Giraudo e la Juve, mi preme precisare che lo stesso Giraudo, in qualità di amministratore delegato si interessava, "sapeva" e "parteci pava" a tutto ciò che riguardava la Società finanche alla spartizione della carta igienica. Torni, quindi, dal suo "ritiro" e cominci, anche lui, a difendere se stesso, me e la Juventus, anche se non so da che cosa.
Il parere del Team: Dietro questo articolo pubblicato ieri da Moggi, qualcuno ha visto una contrapposizione tra i due storici manager juventini. Proviamo a ricostruire la storia facendo anche una sintesi dei commenti di tanti utenti dei forum.
Partiamo dal presupposto che Moggi e Giraudo hanno adottato una diversa strategia di difesa, pur confermando entrambi che "calciopoli" non avrebbe mai avuto motivo di esistere.
Giraudo, da tutore morale designato di Andrea Agnelli, ha scelto, anche per il rispetto del ferreo codice della famiglia, di rimanere in silenzio. Per scelta, quindi, parleranno nelle opportune sedi: Giraudo nei processi VERI e Andrea nelle Assemblea dell’accomandita.
Quello che non emerge dall’articolo è che la memoria di Giraudo è stata presentata al processo penale di Napoli e non al processo sportivo, dove è coinvolto solo Moggi e la Juventus per il filone di calciopoli 2, riguardanti le sim svizzere.
In pratica, le memorie di Giraudo non hanno altro intento se non quello di segnalare al GUP De Gregorio che lui svolgeva i suoi compiti amministrativi che erano diversi da quelli di competenza di Moggi più prettamente tecnico-sportivi.
Giraudo dissociandosi, tende a smontare l’accusa di associazione a delinquere e mette in discussione l’architrave su cui si fonda il delirio del processo sportivo.
Se Giraudo non dovesse essere rinviato a giudizio, come si giustifica la retrocessione della Juventus per “responsabilità diretta”?