L’unica frode sportiva per cui è stato condannato Giraudo, fondamentale per la sua inclusione nella cerchia degli associati, riguarda la gara Juventus-Udinese del 13 febbraio 2005, arbitrata da Rodomonti, gara della celeberrima grigliata Moggi-Bergamo del 9 febbraio 2005. Cerchiamo di contestualizzare storicamente quella gara.
Dalle intercettazioni note sin dal 2006 apprendiamo come la dirigenza juventina in quel periodo fosse convinta di avere subito danni derivanti da errori arbitrali. Le sviste nelle ultime sette-otto giornate, a detta dei dirigenti, avevano contribuito notevolmente alla nuova situazione di classifica, per quanto la squadra bianconera ci avesse messo del suo per ridurre il vantaggio sul Milan a soli due punti.
Così, in una telefonata del 6 febbraio, Moggi e Giraudo concordavano sulla necessità di sistemare l’ "ambiente interno" e quello “esterno”: lo spogliatoio da un lato, e l’ambiente arbitrale (o forse i media, interpretazione che vedremo in un successivo articolo) dall’altro.
Le conversazioni intercettate ed arcinote denotano solo la sensazione di essere deboli politicamente, manifestano il timore che alcuni arbitri commettano errori dovuti alla paura di essere "marchiati" come amici della Juve, che questi arbitri nel dubbio, sebbene “nel dubbio si può andare a favore o contro”, ormai sembra penalizzino costantemente la squadra bianconera.
Preoccupati per la piega che stanno prendendo gli eventi, i due dirigenti manifestano la volontà di sistemare la situazione, di chiarirsi cioè, “a brutto muso”, coi designatori. Perché loro?
Perché non va certo bene, dice Moggi, che se un arbitro involontariamente sbaglia a favore della Juventus, "è bandito, scappa dalla prima griglia, daaai [...] poi questi dicono 'chi ce lo fa fare?''", mentre ciò non accade quando gli errori hanno procurato un vantaggio al Milan: "Ora aspettiamo Rosetti in prima griglia domenica. Se lo merita. E se invece succede il contrario, scappa dalla prima griglia per 10 settimane, lo mandano addirittura in terza griglia. Non è mica una cosa giusta, eh", conclude infatti amaramente Moggi, riferendosi all’arbitro autore della mancata espulsione di Stam nella gara Milan-Lazio.
Per tutte queste ragioni, poiché "così ci assassinano in tutto", poiché "così ce lo infilano nel c**o, è chiaro come la luce del sole", si decide di organizzare per il giorno 8 febbraio una cena alla quale parteciperà il designatore Pairetto.
Come dimostrano quel “nel dubbio danno sempre contro”, quel “chi sbaglia a favore della Juve è bandito", quella conversazione Bergamo-Fazi dell’8 febbraio in cui sono riferite lamentele del dg bianconero su De Santis arbitro del precedente Juventus-Palermo ( “io non voglio che mi regali niente ma quello che c’è me lo deve dare questo bastardo”), la Juventus non mira certo a favori arbitrali, ma cerca spiegazioni al fatto che nelle ultime sette-otto gare "ce ne hanno fatte di tutti i colori", "tra favori agli altri e sfavori a noi ci hanno fatto un culo come un secchio".
Curiosamente Giraudo si lamenta anche della direzione di Racalbuto in Cagliari-Juventus, gara per cui sia Moggi che l'arbitro sono stati poi condannati.
Quello che i dirigenti chiedono, in conclusione, è solo una parità di trattamento. In altre parole, lamentano ingiustizie e chiedono con forza null'altro che equità.
Giraudo viene condannato proprio a causa di questa cena dell’8 febbraio con Moggi e Pairetto. Per il giudice infatti in quella riunione l’ex Ad bianconero prese parte alla predisposizione delle griglie arbitrali per il turno successivo. E' questo l'atto fraudolento che gli è valso la condanna, non certo l'aver protestato per le ingiustizie sic et simpliciter (proteste, tra l'altro, di dominio pubblico: "La Juve ultimamente ha protestato con vivacità per gli arbitraggi: anche Giraudo si è fatto sentire", scriveva Fulvio Bianchi su Repubblica).
La conclusione del giudice secondo cui in quella cena si parlò di griglie è di importanza capitale dato che per Stanziola, se in quella cena se ne parlò, lo si fece anche nelle altre riunioni, ed anzi era questa la loro ragione principale (“Ma a disvelare il senso reale delle riunioni periodiche è, a parere della Corte, il contenuto della telefonata del 9 febbraio 2005").
Ciò che non si comprende dalle motivazioni è come faccia il giudice a concludere che in quella cena venne affrontato l'argomento "griglie", tanto più se Stanziola afferma che è proprio quella conversazione del 9 febbraio tra Moggi e Bergamo successiva alla cena che “riprova che l’incontro serale tenuto il giorno precedente” era finalizzato a tale incombenza. Da dove si dedurrebbe una cosa del genere non è affatto chiaro.
In altra parte della sentenza, Stanziola sembra sposare invece le motivazioni del gup De Gregorio, secondo cui è la concatenazione delle vicende – la preoccupazione di Giraudo, la sua volontà di intervenire per cambiare il corso degli eventi, la cena col designatore e la successiva grigliata Moggi-Bergamo – a dimostrare inequivocabilmente che in quella cena si stabilirono le griglie arbitrali anche con Giraudo.
Potremmo fermarci qui, potremmo lamentare una mancanza di garantismo, potremmo dire semplicemente che non c'è alcuna prova reale che né in quella sera né in altre si parlò di griglie, sottolineare che quel "e adesso aspettiamoci Rosetti in prima griglia" pronunciato da Moggi faccia notare solo tanta passività, non certo la volontà e ancora meno la possibilità di imporre la propria griglia. Ma andiamo comunque avanti, passando in rassegna piccoli elementi ulteriori che possano scardinare l'idea secondo cui quella sera Giraudo prese parte allo stabilirsi delle griglie col designatore Pairetto.
Così, innanzitutto, facciamo notare come Moggi, nella telefonata del 9 febbraio con Bergamo parli adoperando costantemente il singolare. “Io l’ho vista oggi per bene la griglia”, "io ho studiato questo”, “io volevo mettere Tombolini poi però ha fatto il pasticcio”, e così via. Mai, in tutta la conversazione, si sente un plurale, mai un “noi abbiamo pensato”, mai un “ci siamo confrontati stasera”, mai un "ne ho parlato con Antonio, con Gigi" e cose di questo genere, che indurrebbero a ritenere con certezza che in quella cena si concordarono le griglie arbitrali e che Giraudo contribuì al loro stabilirsi.
In secondo luogo, Moggi inserisce nella sua personalissima griglia l’arbitro Tombolini - fra tanti "fidati", Tombolini! - serbando dubbi sull'opportunità di questa scelta. Quella di Moggi sembra l'indecisione propria di chi non s'è confrontato con anima viva (“ci avevo messo Tombolini, poi ha fatto casino con la Lazio, non lo so questo qui com’è, cioè ha fatto casino, ha dato un rigore”).
In terzo luogo, un'intercettazione del 10 febbraio 2005 dimostra come i designatori avessero griglie differenti l'uno dall'altro. Da questa telefonata apprendiamo innanzitutto che a quella data le griglie sono tutt’altro che definite, Pairetto e Bergamo si confrontano lungamente a telefono e si ripromettono di parlarne la sera stessa con più tranquillità.
Nella griglia di Pairetto, molto simile a quella che Bergamo aveva stilato autonomamente, risulta essere incluso l'arbitro Rodomonti, che Moggi, in verità, non aveva nella sua griglia. Su Rodomonti Moggi presta infatti solo un "assenso" su "proposta" di Bergamo, ma la sua griglia è composta da Bertini, Racalbuto, Trefoloni, Paparesta e Tombolini.
Insomma, se per il giudice quella di Pairetto è griglia concordata quella sera con Moggi e Giraudo, sarebbe logico che questa fosse identica a quella che Moggi "detta" a Bergamo, sarebbe logico che il dg bianconero, che con Pairetto ha concordato l'inserimento di Rodomonti, quando chiama Bergamo quella stessa notte dopo la cena, parli esplicitamente di questo arbitro, e non certo di Tombolini.
Infine, dubbi sul fatto che si siano stabilite griglie con Pairetto, sia in quella che in altre sere, derivano dal fatto che nell'altra occasione in cui nelle intercettazioni Moggi parla di griglie, e cioè in un'ambientale del 5 gennaio 2005 richiamata da Stanziola, il dg bianconero riferisce di averne parlato - chissà se davvero - ancora una volta con Bergamo. L'altro designatore, Pairetto, non è proprio nominato.
Questo, aggiunto ai rapporti con Pairetto non proprio ottimali soprattutto in quel periodo, pone seri dubbi sul fatto che i dirigenti bianconeri si fossero confrontati con lui nella cena dell’8 febbraio. L'avranno rampognato, al massimo, ma nulla più.
Sentenza Giraudo: l'atto fraudolento sarebbe una cena
- Dettagli
- By Antonio Izzo