Il Processo Telecom entra nel vivo. Mercoledì mattina è tornato in aula Giuliano Tavaroli, ex capo della “security” di Pirelli e di Telecom, per essere interrogato in merito ai dossier illegali realizzati fino al 2004 dai dipendenti e dai consulenti dell’ufficio da lui diretto. Nella prima parte dell’interrogatorio, quella svolta nell’udienza precedente, aveva confermato di avere avuto incarico da Moratti per spiare De Santis. Ieri ha rincarato la dose, confermando che anche altre persone del mondo del calcio sono state “attenzionate” su incarico della società nerazzurra, ed in particolare Luciano Moggi. Per approfondire il tema abbiamo sentito l’avv. Gallinelli, difensore di Massimo De Santis, l’ex arbitro che in questo processo si è costituito parte civile.
Avv. Gallinelli, leggendo gli atti di questo processo la sensazione è che ogni udienza contribuisca ad arricchire il puzzle che ben conosciamo con una nuova importante tessera.
E’ proprio così. La novità di oggi è che, studiando le carte, ho rinvenuto un atto della Procura di Milano risalente al 9 giugno 2005. È un decreto d’ispezione che riguarda materiale informatico di Tavaroli sequestrato il 3 maggio di quello stesso anno negli uffici Telecom. Viene deciso di far monitorare quel computer, a partire dal 15 giugno 2005, ai carabinieri della seconda sezione del nucleo operativo di via in Selci a Roma, guidata dal tenente colonnello Attilio Auricchio.
Secondo Lei come mai ciò avviene e a che titolo?
A mio parere questo evento è l’anello di congiunzione tra quanto accadde a Milano e a Napoli. Indubbiamente è una strana coincidenza che il computer di Tavaroli sia stato ispezionato, nell’ambito delle indagini su Telecom, dallo stesso ufficio dell’Arma che si occupava di Calciopoli, sul finire della stagione sportiva 2004-05, quando le indagini su Calciopoli non erano state chiuse e le informative sulle schede svizzere dovevano ancora essere realizzate.
Lei è a conoscenza dell’esito di quell'ispezione?
Per approfondire questo aspetto ho chiesto di poter visionare e studiare il verbale dell’operazione per capire quali furono i risultati di quell'ispezione e per quale motivo fu fatta a Roma, mentre poteva essere fatta benissimo a Milano. Studiando le date, passa circa un mese, e davvero non si capisce come mai il PM Napoleone decide di spedire il tutto a Roma. Cercheremo di fare chiarezza.
Emblematica a nostro parere è la chiamata in causa di Adamo Bove: Lei che ne pensa?
Senza dubbio la storia di Adamo Bove, ex dirigente della Security TIM, è una delle più misteriose di tutta la vicenda Telecom. Non dimentichiamo che il suo suicidio è avvenuto in circostanze poco chiare. Tra l’altro, durante le precedenti udienze abbiamo appreso che presso il suo ufficio era installato non solo il programma Radar per monitorare e interrogare in maniera anonima il traffico telefonico ma anche, e questo dovrebbe essere illegale, un apparecchio RT-6000 per ascolto e registrazione delle telefonate, identico a quello normalmente in uso alle Procure e alla polizia Giudiziaria.
Tutto ciò cosa Le suggerisce?
Il fatto che Tavaroli chiami in causa come “esecutore” materiale di queste indagini proprio Adamo Bove conferma i nostri sospetti soprattutto sulle modalità di acquisizione dei tabulati che poi hanno portato alle analisi del maresciallo Di Laroni sulle schede svizzere. Peraltro il Tavaroli ha più volte parlato di attività finalizzate ad accertare episodi di frode sportiva, di dossier consegnati a Facchetti e a Moratti, ma non ha mai accennato agli esiti di questi accertamenti, il che mi fa pensare che fossero assolutamente negativi. E qualche tempo fa anche lo stesso Moratti in un'intervista mi pare abbia affermato che dalle indagini sull’arbitro De Santis non uscì nulla.
Resta il fatto che Nucini fu spedito dalla Boccassini. Quali sono i punti di contatto con quanto affermato da Tavaroli in aula?
Moratti davanti a Borrelli dichiarò in maniera ambigua di essersi rivolto a Tavaroli, ma di non avergli dato nessun mandato, né di aver visionato alcun report. Esattamente il contrario di quanto dice Tavaroli, che afferma invece di aver avuto l’incarico di verificare quanto rivelato dall’arbitro Nucini a Facchetti e di aver consegnato proprio a quest’ultimo un resoconto. Ma fu lo stesso Moratti a confermare di aver spedito Nucini davanti alla Boccassini, per cui è improbabile che non conoscesse il contenuto di quel dossier. Peraltro la Boccassini, sentito l’arbitro, decise di archiviare tutto con il famoso modello 45. Possiamo perciò ipotizzare non solo che alla base dell’archiviazione ci fosse la mancanza assoluta di materiale probatorio, ma anche che il materiale che l’Inter aveva fornito a sostegno delle sue accuse fosse proprio il contenuto dei dossier di Tavaroli, e quindi frutto di attività illegali. In ogni caso da tempo ho chiesto di poter visionare il fascicolo per valutare quanto accaduto. E fino ad oggi non mi è stato concesso.
Lei pensa che quello stesso materiale, ripudiato dalla Boccassini, possa essere stato “riciclato” ed utilizzato per l’indagine di Napoli?
Questo non possiamo dirlo con certezza. Tuttavia alcune coincidenze fanno veramente pensare. In particolare sappiamo ad esempio che molti dei nomi che Tavaroli ha ammesso di aver fatto dossierare sono finiti, pari pari, nel fascicolo di Narducci. Si pensi alla vicenda Ceniccola, per esempio. Ma non solo. Il fatto che il computer di Tavaroli sia finito tra le mani di Auricchio, che in quel momento stava indagando proprio su mandato di Narducci, appare davvero inquietante.
Alla luce di quanto accaduto, quali sono i prossimi passi che farete?
Ovviamente stiamo studiando le carte con attenzione. Non credo sia il momento di anticipare le nostre future strategie. Di sicuro ascolteremo Emanuele Cipriani, uno degli esecutori materiali dei dossier, che dovrebbe venire a testimoniare dopo l’estate. E cercheremo di completare i dettagli di un quadro che ci sembra fin troppo chiaro. Dopodiché decideremo i passi da compiere, anche nell’ambito della giustizia sportiva.