…ovvero del quadro senza autore.
Considerazioni che prendono spunto dal libro di Kefeo: Il processo illecito.
Immaginiamo di entrare in un museo e di constatare che tutti i visitatori sono attratti da una sola delle opere esposte, lì sospinti e disponibili a fare una interminabile fila per avvicinarsi ad essa dal clamore di tutti i mezzi di informazione sulla bellezza del dipinto e sulla innovatività dei suoi contenuti, una artistica rappresentazione della Giustizia, come mai prima era stata realizzata.
Ci accostiamo quindi con grande curiosità per ammirare da vicino questo capolavoro e talmente ne restiamo folgorati, che non possiamo fare a meno di chiedere a tutti i presenti quale eccelso ingegno avesse potuto concepirla e realizzarla.
A fianco della tela nessuna indicazione vi è, se non il titolo dell’opera, La Giustizia Popolare, e l’interrogativo da noi posto sconcerta la folla, che non sa dare una risposta.
Nessuno aveva detto o scritto chi fosse l’autore di quello splendido dipinto. Ma lo sconcerto dura lo spazio di un attimo. Cosa importa ? E’ troppo bello, perché porsi domande ?
Un critico ci prende in disparte, quasi a non voler turbare il godimento della folla con rivelazioni inopportune, e ci dà la sua spiegazione: “ Il nome del suo autore non è indicato perché quel quadro non ha un autore. Nessuno lo ha dipinto, nessuno ha mai impiegato i colori che lei vede impressi sulla tela. I colori sono in una notte apparsi sulla tela, in quel mirabile modo mescolati e assemblati, senza che mano umana ve li apponesse. “
Prevenendo una ulteriore nostra domanda circa il senso di quella affermazione, il gentile interlocutore aggiunge: “ Troverà la mia risposta misteriosa, ma quella tela si è dipinta da sola e la mia opinione è che ciò si sia potuto avverare perchè quella moltitudine, che lei vede in attesa per ammirarla, desiderava ardentemente che si avverasse. La contempli quindi anche lei, senza porsi inutili domande. Adesso però debbo salutarla, perché vedo che qua e là altre persone manifestano curiosità simile alla sua “.
Usciamo da quel museo, arrovellandoci su come sia possibile che quell’insieme compiuto di materia e lavoro possa esistere senza essere il risultato di un’addizione tra materia e lavoro, la somma di tante piccole particelle di materia via via distribuite sulla tela da innumerevoli gesti della mano di un uomo.
L’idea del quadro privo di autore mi è venuta riflettendo sul paradosso che un amico, a tutti voi noto nel forum, insistentemente ripropone per zittire i fautori di quella farsa chiamata Calciopoli: come è possibile che sia stata alterata la classifica di un campionato senza alterare alcuna partita giocata ?
L’interrogativo sarebbe banale in un paese normale con mezzi di informazione normali, diventa invece geniale, per la sua essenzialità bruciante, nel nostro paese.
Che io sappia, nessuno ancora gli ha dato una risposta, sia pure insoddisfacente. Silenzio soltanto.
Cercherò nelle prossime parti di analizzare, attraverso l’esame delle carte ufficiali, quale supporto giuridico sia stato dato a questo paradosso.
Il diritto a volte ha una logica divergente dalla logica comune e ciò che nella realtà fisica è improponibile potrebbe trovare razionalità nella realtà giuridica. Non so ancora a quali conclusioni si potrà arrivare. Lo vedremo insieme.
Parti seguenti:
Il paradosso di Kefeo - Introduzione
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