L'ancora presidente della FIGC Giancarlo Abete continua imperterrito a sparare giustificazioni vuote di contenuti, propaganda con la quale pensa di poter ribaltare i fatti noti con le parole.
Abete, che avrebbe dovuto dimettersi perché la FIGC da lui presieduta nei fatti non è riuscita a garantire la par condicio, è seduto ancora su quella sedia solo perché ha una grande fortuna: i mandolinari sono tutti girati dall'altra parte e fanno finta di non aver capito cos'abbia fatto girare le scatole agli "eredi degli Agnelli", che le regole le hanno rispettate, che hanno pagato (insieme a 14 milioni di tifosi), e trovano intollerabile che altri competitors abbiano potuto bellamente non rispettarle, senza pagare dazio e ricevendo, addirittura, un premio. Le prese in giro non si possono tollerare, signori mandolinari. Non pongono una sola domanda scomoda ad Abete, non evidenziano le colpe della FIGC nell'aver dormito non solo sulle intercettazioni ritrovate, ma anche su fatti evidentissimi e noti da maggio 2006.
Anzi, visto che non c'è la Juve da matare, ma è la FIGC sul banco degli imputati, i mandolinari impiegano il loro tempo per insultare Andrea Agnelli definendolo "cafone" o irridendolo.
L'ultima esternazione di Abete è di lunedì 21 novembre, nel corso della trasmissione radiofonica "Radio anch'io lo Sport", nel corso della quale ha risposto ai radioascoltatori dicendo: "In Federazione non spadroneggia nessuno. Il fortino federale è ben difeso, se pure fosse da espugnare, perché ci sono regole e comportamenti. Ma non è un fortino: siamo tra la gente e non stretti dentro le mura. Non abbiamo la sensazione di essere chiusi per le preoccupazioni del nostro agire. Siamo trasparenti: in Figc padroneggiano le regole, ma sbaglia di brutto l’ascoltatore quando parla di sentenza di Palazzi, semmai fa un atto d’accusa, e lo ricordo: per il processo di Napoli e per questo caso, ci sono tre gradi di giudizio. Devo ricordare che l’esposto della Juve del 1° aprile 2010 (era del 10 maggio, ndr) era successivo, come ricordava Palazzi, alla prescrizione per quei fatti, scattata il 30 giugno 2007 per i club e il 30 giugno 2009 per i tesserati. Palazzi ha rispettato una legge dello Stato (usando solo le trascrizioni del Tribunale, ndr): non c’è stato nessun ritardo sul lavoro legato all’esposto juventino. Era già intervenuta la prescrizione. E chi scrive lo dica chiaramente".
Allora, visto che altri camerieri si sono già fatti avanti scrivendo quale deve essere il menu da servire "al tavolo", quali sono le pietanze che si devono cucinare e quali quelle che non si devono azzardare a chiedere e di cui non si deve proprio parlare, guarda caso le stesse che sono oggetto del contendere, lo buttiamo giù anche noi un promemoria per il maître.
Tralasciamo, per questa volta, il fatto che la Procura di Napoli abbia "selezionato" le intercettazioni da dare alla giustizia sportiva senza lasciare alla stessa il vaglio dei comportamenti antisportivi, e vediamo quello che era "disponibile" per l'Ufficio Indagini già nel 2006, o cosa poteva e doveva richiedere alla giustizia ordinaria.
Perché, dottor Abete e mandolinari di corte, la disparità di trattamento, diventata di enorme evidenza nel 2010, è presente già dal 2006, e non serve a nulla dire oggi che la prescrizione è del 2007, che ci si è attenuti alle regole che prevedono la prescrizione, perché nel 2006 fatti evidenti, e che si è fatto finta di non vedere, erano già "disponibili" per fare scelte diverse dall'assegnare quello scudetto per "meriti etici". E Abete non si rifugi, per non rispondere, nel comodo "Rispettiamo l'autonomia della giustizia sportiva", perché per giustificare l'ingiustificabile ritardo di anni nel chiedere le intercettazioni di altri tesserati i piedi nella giustizia sportiva ce li ha messi.
Sul fatto che la FIGC sia un bel fortino siamo d'accordo, ma dal 2006 è un fortino a difesa dell'Inter come evidenziano fatti documentati. Abete parla di regole e comportamenti senza che gli interlocutori gli facciano domande dirette chiedendogli risposte meno propagandistiche e più precise su fatti specifici .
Piaccia o non piaccia ai mandolinari che fan finta di non aver capito, il motivo del contendere che ha portato alle azioni legali è la "disparità di trattamento" e su questa Abete deve rispondere, senza vendere risposte fumose.
Le regole devono rispettarle tutti nello stesso modo o i furbi vengono premiati?
Adesso sì, adesso no, come nella barzelletta sulla freccia della "gazzella". Questo è sotto gli occhi di tutti, e su questo non si deve svicolare, si deve rispondere anche a nome della giustizia sportiva della FIGC.
La FIGC in questi anni ha usato la stessa bilancia per tutti gli affiliati o due pesi e due misure diverse?
La gente sa qual è la risposta, e le chiacchiere stanno a zero. Il ritardo GRAVE non è sull'esposto della Juventus, è sulla necessità di continuare ad indagare sui "plurimi filoni indagativi che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo", segnalata da Borrelli nella sua relazione a Palazzi del 2006.
Abete deve dare agli sportivi italiani risposte dirette su questi fatti conclamati:
A) Parlare ed avere fitti rapporti con un arbitro era ed è violazione del regolamento, sì o no?
Risponda, Abete, che questa domanda è facile.
B) Perché la FIGC nel 2006 ha fatto finta di non essere a conoscenza del rapporto tra Facchetti e Nucini, perché non ha aperto un fascicolo d'indagine, salvo trattare questa violazione solo nella relazione di Palazzi nel 2011, a prescrizione avvenuta?
I rapporti non permessi dal CGS tra l'allora presidente dell'Inter e l'arbitro erano stati portati alla luce da 'La Repubblica' già l'11 maggio 2006. Nucini disse a Mensurati: "Io credo che non sia corretto riferire i contenuti dei molti incontri che ebbi con Facchetti. Dico solo che non è stato un incontro casuale". Di cos'altro aveva bisogno l'Ufficio Indagini della FIGC?
C) Perché nel 2006 l'Ufficio Indagini della FIGC non ha indagato sull'Inter, visto che sulle informative di Auricchio si parlava di una cena di Facchetti a casa di Bergamo, "luogo non pubblico", e di una telefonata di Moratti, quando questi stessi comportamenti erano imputati ad altri dirigenti nell'aula-bunker dell'Olimpico?
La difesa che la Procura di Napoli non aveva fornito quelle telefonate sarebbe un'offesa ricordando i nomi di Borrelli, Falcicchia e D'Andrea che quelle informative devono averle sicuramente lette. Hanno chiesto con un atto ufficiale alla Procura di Napoli le telefonate dell'Inter, delle quali c'erano le tracce?
Al "tavolo" Borrelli dovrebbe essere il primo invitato, visto che è ancora nell'organico della Giustizia Sportiva della FIGC, perché dovrebbe spiegare tante scelte investigative fatte quell'estate, affinché quanto ammesso alla Commissione Giustizia del Senato non sia a conoscenza dei pochi che leggono questo sito.
D) Per quale motivo pochi giorni fa, il 18 novembre, la FIGC risponde a De Santis, che ha portato in giudizio l'Inter per il massiccio dossieraggio subito: "Tenuto conto che la fattispecie di cui all’istanza esula dall’ambito sportivo, l’azione dinanzi al Tribunale Civile di Milano non necessitava di autorizzazione ex articolo 30 dello Statuto Figc", ed ha invece archiviato il caso dossieraggi nel 2007 con uno stringato comunicato in giuridichese poco comprensibile?
Ha fatto giustamente notare Moretti di Tuttosport, che non mandolina ma fa il giornalistavero: "Esula dall’ambito sportivo? Ma secondo via Allegri non lo pedinavano per come arbitrava, e se lo faceva favorendo la Juve?". E noi aggiungiamo: Perché Borrelli non chiese alla Boccassini il fascicolo archiviato come "modello 45" e che gli avrebbe potuto rivelare CHI indusse il pm ad aprire quel fascicolo?
Aspettiamo una risposta seria ed esaustiva da parte di Borrelli, Abete e Palazzi. Qualcuno prenda appunti per la "tavolata", per chiedere conto ad Abete delle distrazioni federali e della giustizia sportiva: di quei dossieraggi parlava 'La Repubblica' già l'11 maggio 2006, articolo di Luca Fazzo, e il 23 maggio e il 2 giugno 2006 con gli articoli di Bonini e D'Avanzo.
E) Quando Abete dice "Palazzi ha rispettato una legge dello Stato", ovvero attendere le trascrizioni dei periti del tribunale di Napoli, sta implicitamente ammettendo che la FIGC nel 2006 non ha rispettato la stessa legge accontentandosi delle trascrizioni di Auricchio, sì o no?
Agli sportivi italiani "Lo dica chiaramente" lui per primo, come ammonisce che faccia "chi scrive".
E già questo diverso approccio di Borrelli nel 2006 e di Palazzi nel 2010 non è un'evidente disparità nell'applicazione delle regole?
Dottor Abete, risponda a questa domanda, ci illumini sul suo concetto di par condicio, e sulla FIGC che "non ha figli e figliastri". Ma Lei pensa davvero che la gente non ci arrivi a vedere la differenza tra una lepre ed una tartaruga?
F) Quanto c'è di "trasparente" nel secretare la grazia di Preziosi?
Abete, a parole, usa sempre lo slogan che la FIGC è trasparente, ed allora DEVE spiegarci cos'abbia a che fare con la trasparenza la secretazione del lodo che ha portato alla "grazia per Preziosi". Gli atti della FIGC dovrebbero essere davvero e sempre accessibili e consultabili da parte della gente che regge e finanzia il circo del calcio. La trasparenza vorrebbe anche che dopo cinque anni si possa sapere COSA davvero la Procura di Napoli abbia consegnato al magistrato in pensione Borrelli quel 26 maggio, quando ancora non aveva firmato l'incarico di Capo Ufficio Indagini, perché il gioco a rimpiattino tra Procura e FIGC deve finire ed abbiamo il diritto di sapere i nomi dei responsabili di un processo fatto solo ad alcuni e non a tutti quelli che dovevano essere giudicati, e di un campionato 2006-07 che immacolato non è, leggendo la relazione di Palazzi e contando quanti dirigenti e società l'hanno fatta franca e si sono schierati illibati ai nastri di partenza. I mandolinari fanno finta di non capire che è questa la causa del ricorso ai legali, insieme alle molteplici e diffuse dichiarazioni di "non competenza". Un'epidemia di non competenza.
La cosa che ci lascia sempre interdetti quando ascoltiamo Abete, ma anche l'ultimo Petrucci, è sentire il ritornello, suonato anche da tanti mandolinari, che "Attenzione, l’ordinamento sportivo è diverso da quello penale". Questi signori non vogliono comprendere che anche i codici di una qualsiasi federazione sportiva devono essere coerenti non solo con l'ordinamento costituzionale e statale ma anche con quelli europei.
Fanno finta di non conoscere la sentenza Meca-Majcen?
Fanno finta di non conoscere come è finita la storia della coraggiosa signora che ha vinto in Europa la sua battaglia sul decoder presente nel suo pub?
Allora rischiano, un bel giorno, e noi auspichiamo che la Juventus arrivi sino ad un tribunale europeo, di prendersi un sonoro schiaffone in stile Bosman, il modo migliore per "sterilizzare" l'ambiente federale e costringerli a riscrivere leggi sportive "moderne" ed in linea con quelle europee.
A proposito di regole, termine usatissimo e abusatissimo dai vertici sportivi in questi giorni, la prima regola da riscrivere, quella che ci aspettavamo avrebbe scritto il professor Guido Rossi che, invece, è andato via senza lasciarci una riga di regola, dovrebbe essere: eliminare qualsiasi potenziale conflitto di interessi, evitando, per esempio, di arruolare giudici del TAR e/o del Consiglio di Stato negli organigrammi della giustizia sportiva.
Voi non ci vedete nessun conflitto?
Meditate, gente, meditate.
Abete, basta chiacchiere: i fatti la smentiscono
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